6. La culla della civiltà. Ripensando alle origini dell’Antico Egitto
In questo capitolo viene affrontato il quesito fondamentale del libro: da dove arriva la civiltà faraonica?
Fino a poco tempo fa la risposta veniva cercata in Vicino Oriente per vari motivi.
Innanzi tutto motivi religiosi, in quanto i primi studiosi che si posero il problema, in accordo con le tre grandi religioni monoteistiche, da cui a quei tempi non si poteva prescindere né dar contro, pensarono non ci fosse alcun altro modo, per l’umanità di essere stata creata, se non come narrato nella Bibbia, attraverso Adamo ed Eva e la loro discendenza, notoriamente alloggiati dapprima nel Paradiso Terrestre, per tradizione localizzato in quelle zone.
Inoltre esistevano problemi contingenti: i grandi monumenti attiravano l’attenzione di studiosi e viaggiatori i quali non riuscivano a spiegare altrimenti queste manifestazioni di grandezza, quindi le collegarono alle civiltà allora conosciute, cioè quelle dell’area mesopotamica.
Con gli scavi di Petrie sì cominciò a catalogare materiale dall’aspetto differente, ricollegabile ad un periodo precedente, ma solo dagli anni ’30 del secolo scorso si intrapresero studi seri e mirati alla scoperta della matrice da cui si formò la cultura egizia.
Fu davvero difficile eradicare le idee ormai acquisite e stabilizzate, ma gli studi degli ultimi 20 anni sono stati fondamentali per chiarire le dinamiche dei gruppi umani abitatori dell’Egitto prima dell’unità statale, sia dal punto di vista prettamente archeologico, che da quello antropologico e culturale.
Ormai gli studi comparati sui materiali scavati permettono di rintracciare nelle culture predinastiche naquadiane le principali comunità da cui si formò lo stato.
Loro antecedenti sarebbero proprio quelle popolazioni seminomadi dedite all’allevamento transumante descritte in precedenza, in un ritratto ricavato dall’analisi dei petroglifi del Deserto Orientale.
L’Africa, nel periodo precedente a quello esaminato finora (circa il 4000 a.C.), è costellata di insediamenti diversi, testimoni di ambienti altrettanto differenti: la Valle del Nilo, le coste, le zone desertiche e le “playe” fossili.
Ma né i rari centri costieri, né la fertile Valle in cui trovarono già posto le prime comunità stanziali di agricoltori, né il Popolo di Nabta Playa, conosciuto grazie a studi recentissimi, sembrano essere i veri antenati dei naqadiani, ma proprio gli abitatori seminomadi del deserto, identificabili, per varie motivazioni, con i badariani, i quali riassumono al meglio tantissime caratteristiche mai più abbandonate nella tradizione dinastica, le quali riemergeranno a più riprese e troveranno espressione sempre più ampia e caricata di significati.
Quindi si conclude ribadendo gli ascendenti africani della civiltà egizia, e spiegando come, attraverso i millenni, dalle culture più primitive, si possa essere arrivati alla realizzazione delle cose meravigliose poste sotto gli occhi dell’umanità da millenni.