2. Le sabbie del tempo. Datazione dell’arte rupestre
Trattandosi di semplici incisioni sulla roccia i petroglifi sono molto difficili da datare.
Esistono metodi scientifici per la ricerca delle datazioni assolute dei reperti archeologici, come l’esame delle patine superficiali, che non hanno portato a risultati sempre soddisfacenti, e altri, come l’esame dell’erosione su frammenti di roccia, introdotti da poco in contesti particolari (ad esempio in Australia) hanno dato qualche risultato apprezzabile, ma non possono essere sempre utilizzati per i tempi ed i costi richiesti.
I metodi logici, quali la valutazione dell’altezza, l’osservazione reciproca della giacitura dei disegni o l’individuazione di elementi di datazione sicura sono già stati utilizzati ove possibile, ma spesso si prestano a clamorose contraddizioni (ad esempio ricordate l’ambiguo disegno di cui si è discusso nel topic “Razzo e omini…”?).
Infine esistono le analisi tipologiche, stilistiche e tecnologiche applicabili ai manufatti artistici, ma oltre ad essere spesso additate per soggettività delle conclusioni, esse vedono accrescere la loro validità con l’aumentare dei reperti confrontabili a disposizione e con la conoscenza personale dei caratteri tipologici, stilistici e tecnologici dell’epoca in questione, di cui è dotato colui che analizza tali reperti.
Nel caso dei petroglifi inoltre ogni considerazione può portare solo a datazioni relative, non assolute, per ottenere le quali occorre ancora poter collegare il materiale della ricerca con altro sicuramente datato, ad esempio con il metodo del radiocarbonio (su resti organici), con scintigrafia o termoluminescenza (su manufatti ceramici), ecc.
Per questo Toby Wilkinson compì parecchie spedizioni nel Deserto Occidentale, con l’obiettivo di raccogliere tutto il materiale possibile, rilevando centinaia di siti fra quelli conosciuti e quelli di nuova scoperta, con migliaia di disegni documentati da foto, copie a ricalco, disegni dal vero, ecc.
Le tecniche esecutive individuate sono due, quella puntinata corrispondente alla fase più antica e quella a linea continua, più recente.
I soggetti sono molteplici e rimandano ad una fase storica, individuata fra il 6000 a.C. e il 3500 a.C., in cui l’attuale deserto aveva un aspetto piuttosto diverso da quello attuale, grazie ad un clima che dispensava ancora saltuarie precipitazioni, in grado di garantire una certa ricchezza di vegetazione e quindi di fauna selvatica, come nella savana situata più a sud o nella Valle del Nilo.
In particolare vengono analizzate le iconografie dell’ippopotamo, dell’acqua, del cacciatore, del cane, del pastore, dell’elefante, della giraffa, della barca, del nemico, della corona rossa e altro ancora, attraverso un arco di tempo che comprende tutto il periodo Predinastico.