3. Cacciatori e allevatori di bestiame. Il volto nascosto dell’artista
La grande varietà di soggetti raffigurati nelle manifestazioni artistiche su roccia indusse i primi studiosi a crederli espressioni di popoli differenti, con varie provenienze e appartenenti a culture cresciute in luoghi remoti. In seguito comunque le divisioni vennero ridimensionate.
In particolare appare chiaro come la gente del deserto ben conoscesse l’ambiente della Valle. Le immagini di ippopotami, barche, e altri soggetti appartenenti all’habitat umido si trovano nei manufatti rinvenuti in entrambi i luoghi.
Vice-versa i popoli della Valle conoscevano il deserto, i suoi abitatori e i luoghi particolari, e lo frequentavano.
Nella tomba predinastica detta B101 di Abydos è stato rinvenuto un ricco corredo funerario con vari elementi indiziari; le raffigurazioni particolareggiate di animali del deserto, non solo dipinte, ma anche scolpite, spesso adornano oggetti in pietra tratta da cave individuabili o miniere sfruttate già molto tempo prima dei faraoni.
La grande abbondanza di tavolette per il trucco rivela quanto fosse diffusa l’usanza di dipingersi il volto, pratica collegata, in tutte le parti del mondo in cui è stata riscontrata, a sottolineare particolari riti di passaggio o alla preparazione dell’evento aggressivo, caccia o guerra, infatti le scene di caccia con cani e armi abbondano e anche quelle di battaglie sono discretamente rappresentate, inoltre resteranno patrimonio della memoria collettiva della civiltà egizia per tutta la sua esistenza.
Molti oggetti sono piccoli e maneggevoli, dotati di fori per essere appesi e portati addosso, mentre mancano i grossi oggetti e quegli utensili specialistici legati alle attività agricole e alla sedentarietà che esse portarono con sé.
Gli insediamenti scavati presentano tracce di occupazione stagionale, quali strati sottili ricorrenti di sterco animale, legati alla pratica di una sorta di transumanza piuttosto che alla semplice caccia.
Il bestiame ricorre spesso anche nelle immagini dei petroglifi, non come oggetto di caccia su mandrie libere, bensì come possedimento personale, una delle prime risorse di ricchezza accumulabile.
I bovini assunsero una particolare importanza testimoniata dalle varie forme in cui vennero ritratti negli oggetti d’uso e in quelli funerari: vasi e amuleti riproducevano l’animale intero o parti di esso, piccole sculture accompagnavano i defunti nell’aldilà mentre altre potevano essere indossate come amuleti, nei primi censimenti di epoca dinastica i capi di bestiame saranno usati come indicatori di ricchezza, mentre il toro assunse significati simbolici allusivi al comando.
Tutto ciò porta alla conclusione che, gli abitatori della Valle possessori di bestiame si recassero periodicamente nel deserto seguendo le proprie mandrie alla ricerca di pascoli estivi, nell’attesa della ritirata delle acque e della crescita del nuovo foraggio durante l’autunno e l’inverno.
Apprendiamo anche come l’ordinamento di questi gruppi fosse di tipo patriarcale, attraverso immagini in cui un uomo adulto raggruppa il bestiame accompagnato dal figlio, e come l’acconciatura badariana fornita di piume indicasse dapprima un capofamiglia, un leader, poi un defunto, un antenato, quindi una divinità, tradizioni ereditate in seguito dalla cultura egizia e mai dimenticate.