| | | OFFLINE | | Post: 7.073 Post: 6.865 | Registrato il: 12/02/2006 | Colei/Colui che siede alla destra della Sacerdotessa | Capo del Tesoro | - ShemsetRa - Architetto Reale | |
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24/07/2008 14:09 | |
Visto quanti problemi emergono anche dalla sola definizione del termine?
Dunque per essere archeologo è necessario avere il titolo giusto, fornito dalla scuola in cui si ha studiato la materia.
Ho chiesto un po’ in giro e mi risulta non essere obbligatoria, per quanto consigliata l’eperienza sul campo, quindi, teoricamente si può accedere a quel titolo di “archeologo” senza partecipare attivamente a scavi.
Certamente questo rappresenta un limite (non insormontabile) nella formazione individuale, perciò, chi è motivato a seguire un certo percorso, opterà per partecipare anche alle esercitazioni pratiche, onde procurarsi una preparazione più completa possibile.
Durante il percorso universitario lo studente si indirizza già verso alcuni argomenti, vuoi per interesse oppure per convenienza o calcolo, quindi opera delle scelte; ma su alcune cose è vincolato e non può scegliere.
Abbiamo visto come uno di questi vincoli sia l’autorizzazione allo scavo che l’ateneo di appartenenza possiede: pur essendo appassionata di predinastico e decisa a continuare lo studio di questo argomento, se la mia università non avesse un sito predinastico da propormi ( e le università italiane non ne hanno davvero molti!) dovrei accontentarmi di qualunque altra località egiziana e anche del Sudan.
Anche Natale Barca, ha scritto un bel libro, ma non credo proprio sia andato a rovistare nelle sabbie di Naqada.
Che dire poi di Franco Cimmino, è un punto di riferimento per tutti noi, i suoi saggi sul periodo amarniano sono quanto di più completo esista nella nostra lingua, il suo metodo rigoroso è garanzia per le sue affermazioni, possiamo non essere d’accordo con il suo parere personale su alcuni aspetti della storia, ma dobbiamo riconoscere il grande contributo che ha dato all’egittologia; eppure anche lui non ha raccolto un sasso dalla terra di AkhetAton.
E FrAnkh, il nostro?
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