Operazione Sfingi 2007

Ultimo Aggiornamento: 03/10/2008 11:32
Autore
Vota | Stampa | Notifica email    
Diego Baratono
[Non Registrato]
Viandante
02/07/2008 14:20
 
Quota

Operazione Sfingi 2007
Mi permetto d'inviarvi due articoli comparsi sulla rivista "Archeomisteri": buona lettura e fatemi sapere, Diego.
P.S.:le immagini le ho inviate per e-mail all'indirizzo egittophilia@libero.it, spero di non aver combinato disastri!!!
Copyright © 2002 Archeomisteri - Diritti riservati agli Autori. Riproduzione vietata.


TRE PIRAMIDI PER UN ENIGMA

Negli ultimi tempi, la discussione tanto accanita sulla disposizione delle piramidi, riaccesa da diversi studiosi a cominciare da Robert Bauval, ha consentito di focalizzare l’attenzione su di un problema non ancora risolto.

di Diego Baratono



Il modello di riferimento per lo "zoning" delle tre piramidi presenti nella piana di El-Giza sarebbe dunque da ricercare direttamente nel cielo. Gli Egizi, in sostanza, avrebbero riprodotto sulla piana di El-Giza una particolare costellazione: Orione.
Più precisamente, la cosiddetta "Cintura di Orione", tre stelle che in apparenza sembrano richiamare la disposizione delle tre piramidi. In estrema sintesi, cose più o meno note ed in certa misura tollerate.
Malgrado sia estremamente circostanziata nei particolari e molto vicina alla realtà, credo tuttavia, che a quest’idea manchi una compatibilità chiara con le tradizioni di culto più antiche della civiltà nilotica. In diversi testi sacri, il riferimento ad Orione effettivamente esiste, richiamando in modo indiscutibile la figura di Osiris quale divinità della rinascita.
Si legge per esempio, in qualsiasi buona traslitterazione dei "Testi delle Piramidi":

"...egli è venuto come Orione; ecco Osiris è venuto come Orione... Ti ha concepito il cielo con Orione e Ti ha partorito il crepuscolo con Orione... TU USCIRAI CON ORIONE DALL’ORIENTE DEL CIELO, TU CALERAI CON ORIONE NELL’OCCIDENTE DEL CIELO..."(1).

Il riferimento al dio Osiris, qui esplicitamente identificato con Orione quale compagno per il defunto, è significativo. Tuttavia, il brano prosegue:

"...La vostra terza è Sothis, dalle pure sedi: essa sarà la vostra guida per le belle vie che sono in cielo, nel Campo de i Giunchi...".

Il risvolto della questione che, in buona misura, sembra emergere da questo passo non è proprio secondario: Osiris è certamente una figura preminente all’interno del ricco pantheon egizio; tuttavia, non determinante, almeno non in questo caso.
La guida vera e propria che consente ai due viaggiatori di raggiungere la meta ultima, "Il Campo dei Giunchi", non è Osiris-Orione, bensì la stella Sothis, vale a dire Sirio, che s’identifica con Isis(2).
I "Testi delle Piramidi", insieme ai "Testi dei Sarcofagi" sono riconosciuti dai maggiori studiosi, forse come i più antichi documenti religiosi della civiltà egizia che ci siano pervenuti(3), con il primato per i "Testi delle Piramidi" che risalgono almeno alle prime dinastie menfite, quelle delle piramidi di El-Giza per intenderci e per non andare troppo indietro nel tempo.
Non è inverosimile ritenere, quindi, che buona parte di questi testi appartengano integralmente ad una cultura scientifico-religiosa, se così si può chiamare, di fatto originaria e non ancora mistificata da interventi esterni al mondo faraonico. Cosa che avvenne, per quanto si conosce, e non bisognerebbe mai stimarla come una nota marginale, molto probabilmente a partire già dalla V dinastia, esplodendo in una vera e propria rivoluzione sociale, con tutte le conseguenze che una rivoluzione sociale comporta, nel cosiddetto "Primo Periodo Intermedio", intorno al 2.100 a.C.(4)
Nei testi menzionati, ad emergere costantemente o meglio, ossessivamente, sembrerebbe essere, di fatto, l’"Orizzonte dell’Occidente".
Viene da chiedersi perché sia così importante l’Occidente se addirittura il dio supremo, in prima persona, dice:

"...Io ho fatto la grande inondazione... IO HO FATTO(5) CHE I LORO CUORI CESSASSERO DI DIMENTICARE L’OCCIDENTE..."(6).

È particolarmente importante questo riferimento giacché l’Ovest dovrebbe essere, in ultima analisi, la porta al "Dat", o "Duat" che dir si voglia, la necropoli del "bell’Occidente" che consente al trapassato di "uscire alla luce", di rinascere seguendo un percorso simbolico molto simile al cammino virtuale che compie il Sole quando tramonta morendo in un punto preciso dell’Occidente e rinascendo, rinnovandosi, in un punto altrettanto preciso dell’Oriente.
Un’osservazione che forse è banale, ma che nella stessa misura, è evidentemente significativa per gli Antichi Egizi, giacché si legge, infatti:

"...giunge Onnos(7) alla quiete della vita nell’Occidente e lo accompagnano gli Abitatori del Dat. Splende Onnos nuovo all’Oriente..."(8).

Quando si parla di "rinascita", di "rinnovamento", tuttavia, è inevitabile dover parlare proprio dell’inondazione periodica nel Nilo, giacché: "...bello è egli, questo dio che si rinnova..."(9).
Nella nota esplicativa a questo passo dei "Testi dei Sarcofagi", il Donadoni afferma che: "...il rinnovarsi è tipica espressione per l’acqua della piena...".
A questo punto, credo non sia necessario sottolineare l’importanza, tanto simbolica che materiale, che riveste il fiume Nilo per la civiltà egizia. Se questo è vero, forzando lievemente l’interpretazione che gli accademici forniscono, non dovrebbe essere del tutto inverosimile vedere nella piana di El-Giza in toto, che è ritenuta la riproduzione in terra del Duat celeste, un terreno in cui inumare i defunti, sacro proprio perché nelle sue vicinanze scorre il fiume che con le sue piene cicliche, è logico, tutto rinnova restituendo virtualmente la preziosa vita anche ai trapassati.
Per rendere in qualche modo sacro questo terreno, presumibilmente, occorreva fissare un momento particolare che è legato alla ciclicità di queste piene, attimo che molto probabilmente è l’inizio o forse la fine dell’afflusso, oppure entrambi i periodi. In questa prospettiva non dovrebbe essere una mera ipotesi stimare che gli antichi egizi abbiano guardato al cielo, ad un determinato orizzonte del cielo, quello occidentale, dove l’anima del defunto: "...non devia dalla sua via di ieri; non la respinge nessuna magia quando essa giunge a Coloro che danno l’acqua..."(10).
È del tutto compatibile con il pensiero religioso della civiltà nilotica delle origini.

Note:

1. Sergio Donadoni, Testi Religiosi Egizi, Torino 1988, p. 65.
2. Vedi nota n° 6 op. cit.
3. Opere fondamentali del Sethe e del Faulkner.
4. Il Primo Periodo Intermedio, generalmente viene considerato l’arco temporale che va dal 2.100 a.C. al 1.990 a.C.
5. In modo, N.d.A.
6. Donadoni, op. cit., pp. 106-107.
7. Nome del faraone defunto, N.d.A.
8. Donadoni, op.cit., pag. 25.
9. Donadoni, op.cit., pag. 118.
10. Donadoni, op.cit., pag. 103.


LA SOLUZIONE?


parti precedenti:

TRE PIRAMIDI PER UN ENIGMA »


Proprio in questa ciclicità regolare delle piene, in questa "Maat" che è visibile, riscontrabile, oggettiva, verificabile dall’intelligente civiltà dei Faraoni, che è una civiltà tanto pragmatica quanto scrupolosa osservatrice, potrebbe risiedere buona parte della soluzione di un mistero millenario.
L’ondata di piena del Nilo è, grosso modo, da Giugno a Novembre, con il suo picco massimo intorno ai mesi di Luglio e Settembre.
È interessante rilevare, a questo proposito, come un’antica tradizione riportata da un esploratore ante litteram poco conosciuto, il Pinchia(11), vedrebbe il popolo nilotico adorare, da tempi immemorabili, due costellazioni in particolare: quelle che noi moderni chiamiamo la "Vergine", Virgo per i tradizionalisti, e la costellazione del Leone, Leo. Erano stelle adorate, giacché quando il Sole entrava, ed entra, in questi segni le acque del Nilo inondavano, ed inondano, abbondantemente le aride terre d’Egitto.
Buon... segno.
Tentiamo di verificare tramite un comunissimo astrolabio che cosa avviene nel cielo intorno al Solstizio estivo, proprio nei pressi dell’orizzonte occidentale.
Credo che l’immagine si commenti da sola, suggerendo di aver colpito... nel segno.
Senza complicati calcoli, senza cieli antidiluviani, compaiono, ancora oggi, all’orizzonte occidentale del solstizio estivo, due stelle grandi ed una notevolmente più piccola che è anche defilata in modo visibile, rispetto alle altre due. È il "layout" delle piramidi che sono presenti a El-Giza. Con gli opportuni ribaltamenti ne sono l’esatta riproduzione(12).
Sono questi gli: "...spiriti che portano l’acqua... Coloro che danno l’acqua...".
È la riproduzione di queste tre stelle, la costruzione delle tre piramidi di El-Giza, che la divinità suprema volle per far sì che gli uomini: "...cercassero di dimenticare l’Occidente..."?
Con pochi dubbi credo di sì.
Ancora a proposito della disposizione delle tre piramidi, è interessante rilevare che se si punta un compasso sul vertice della piramide di Chefren, con l’apertura determinata indifferentemente tanto dalla piramide di Cheope, come dalla piramide di Menkaura, è possibile tracciare un cerchio che passa esattamente sui rispettivi vertici.
In altre parole le tre piramidi sono perfettamente equidistanti. Questo è un particolare che non è mai emerso chiaramente.

Note:
11. Pinchia, abate di Ivrea, viaggia in Egitto ed in Terra Santa negli anni 1719-1721.
12. Si deve notare che l’astrolabio riporta le stelle ribaltate rispetto a chi lo guarda. Per avere la visione reale del cielo, infatti, si deve posizionare questo strumento sopra la propria verticale. In tal modo tornano a coincidere i punti cardinali e di conseguenza la collocazione corretta delle stesse in cielo. Se le tre stelle in oggetto vengono poi guardate riflesse in uno specchio, dopo aver ribaltato come si è detto l’astrolabio, queste assumono lo "zoning" corretto delle piramidi esistenti nella piana di El-Giza.






"...FUI COLUI CHE NACQUE COME UN CIRCOLO"
di Diego Baratono

Nel bastone "Uas" i monumenti egizi e la loro occulta chiave? Alla scoperta di una paleo-geometria perduta e di un codice segreto.


"...Fui colui che nacque come un circolo...": è un brano distillato dai "Testi dei Sarcofagi". (1)
È breve, essenziale. È una metafora ermetica.
La formula è oscura; meglio, diciamo "scura" quanto la fertile terra da cui è gemmata: è "kemet". (2) È l’Antico Egitto. (3) Il passo, al contempo, include un’indicazione che irraggia luce propria ed incanta per la consistenza sensibile, densa, che raggiunge. Il soggetto della proposizione è nitido; anzi, l’assunto sfiora la banalità: il brano lancia l’idea di circonferenza. Il cerchio si rivela. È esplicito. Il cerchio s’apre. È sfolgorante quanto l’Antico Egitto. Non vi è nulla di troppo arcano od esoterico, sia chiaro.
Quanto è adombrato in queste poche parole, riconduce semplicemente ad una paleo-geometria che dispone di requisiti esclusivi. La magia non c’entra; non in modo totale almeno. È piuttosto l’immaginario religioso della civiltà faraonica ad essere chiamato in causa.
Non è poco, in un clima intellettuale dove non vi è ancora una chiara distinzione specialistica dei domini culturali.
Nell’Antico Egitto, la visione del mondo è, si può dire, inclusiva. Le esperienze intellettuali, sociali, morali, pratiche, si risolvono immancabilmente nel piano mitologico. (4) È il vigore del sincretismo. È la mancanza di categorie. Sono entrambe le cose. Forse. È certamente l’efficacia di una proto-scienza che semmai è unica nel suo genere. Sono idee limpide che trovano la soluzione, continuamente, in miti ed in simboli convergenti, se si vuole, globali. (5) Dio è tutto. Tutto è Dio.
Ad un primo approccio, l’assunto sembra anticipare l’idea biblica. Non è così. Non ancora.
La ricetta appartiene all’Antico Egitto.


MAAT, OVVERO DELLA GEOMETRIA SACRA
Detto questo, è legittimo sostenere che nel paesaggio culturale nilotico la Religione sia "anche" Geometria, che la Geometria sia "anche" Religione? La Geometria, in altri termini, è un tratto fondamentale del sacro?
Può essere, o almeno non è sbagliato pensarlo, giacché tutto è "Maat" nella terra dei Faraoni.
"Maat" è la parola d’ordine che sembra imperare nell’Antico Egitto; forse s’impone anche sulla volontà del Faraone. Diviene il Faraone.
Parlare di "Maat": "...è un po’ come fare un giro d’orizzonte attorno a tremila anni di storia egiziana..." (6)
Si ritornerà su tali concetti. È inevitabile, vista l’importanza che raggiungono nel quadro che si vuole dipingere.
Il soggetto in primo piano è "Geometria", ordine, armonia, "Maat" appunto.
Torniamo a parlare della singolare paleo-geometria sacra che si è individuata. È un sistema geometrico, questo, che molto probabilmente appartiene "in toto" all’espressione intellettuale egizia.
Si vedrà, infatti, come le sue impronte, profonde, permanenti, si possono individuare già nel momento aurorale della civiltà nilotica.
Eppure... non si sono mai viste; non si sono mai stimate fedelmente. È probabile che simili tracce, per dir così, geometricamente sacre, non siano state distinte od intese per quanto sono: un percorso, un prodotto dell’intelligenza umana. Applicata, esecutiva, pragmatica.
È poco? È molto? Difficile da stabilire.
La questione si lascia valutare ad altri.
È uno strano mondo, la paleo-geometria.
Si ri-tracciano graficamente linee antiche, sbiadite dall’inesorabile macina del tempo e s’uniscono arcaici punti virtuali stabiliti chissà da chi, chissà quando, chissà perché e come. Combinati insieme sulla carta, linee e punti creano insolite ed oscure trame. Sono disegni che non si vedono nella realtà. Dai tracciati gemmano indizi e segnali da leggere, da confrontare, stimare e, soprattutto, da comprendere. Si sente il carico dell’impegno che si è assunto.
Esplorare paesaggi intellettuali arcaici, sconosciuti.
È elettrizzante, ma complesso. Non sempre si può assicurare che quanto emerge corrisponda a verità. Il discorso cambia se ad entrare in gioco sono le planimetrie, i rilievi topografici, le mappe aeree su cui si ragiona sino a tarda notte: queste, sì, sono reali. Sono vere come le vestigia che inquadrano. Sono documenti inoppugnabili, testimonianze scritte, ecco che cosa sono.
Rilievi archeologici aerei e paleo-geometria: è un connubio perfetto.


UN UOMO E IL SUO CANONE: LEPSIUS
Ora, i segni identificati, isolati, terminano nella piana di el-Giza. L’impianto dell’area, con le sue sorprendenti piramidi, con l’enigmatica Sfinge, è un documento superbo. (7) È il testamento olografo di una civiltà eccezionale e, per diversi aspetti, mai più eguagliata, forse unica.
La singolarità si riflette integralmente nel sistema paleo-geometrico che si è individuato e ricomposto. È eccezionale anche questo, pur risolvendosi, alla fine, in maniera concettualmente economica.
La sua struttura formulare, a prima vista, può dare l’impressione d’essere una faccenda complicata, ma non lo è. È stato maggiormente laborioso individuarne l’esistenza e giustificarla, contestualizzarla.
Il problema, in una certa misura, infine si è risolto.
Ecco i risultati ottenuti.
Sarà più semplice capire questa "Geometria Sacra" se, per prima cosa, si rievocano certe conoscenze che si sono acquisite già da diverso tempo. Il paradigma s’incardina su queste conoscenze. Sono l’architettura teorica e pratica della "scoperta". È strano, ma probabilmente anche tali cognizioni non si sono mai stimate per quanto meritano. Ancora una volta. Il motivo non è ben chiaro: forse è mancato fino ad ora, diciamo, un "compasso". Si è trovato pure quello; se ne parlerà a tempo debito.
Ora, si deve precisare come una parte della documentazione che storicamente è accettata dagli studiosi, proviene dalle fortunate esplorazioni condotte intorno alla prima metà dell’Ottocento da Karl Richard Lepsius. (8) La stagione, profuma di Romanticismo, è ricca di spedizioni organizzate e scientifiche. (9) È una "febbre dello scavo", che inizia con la missione napoleonica sul finire del Settecento.
L’Egitto ed il suo mondo arcano sono passati al vaglio degli studiosi. Lepsius è fra questi. La sua presenza è una garanzia; tanto quanto le sue notevoli scoperte ed intuizioni. Il personaggio è considerato, a ragione, uno dei "grandi padri" dell’egittologia.
A Sakkara, in una tomba incompiuta, Lepsius: "...trovò registri di figure con linee e punti geometrici chiaramente segnati. In queste figure la linea verticale mediana era sempre tracciata, ed anche altre sei linee che in modo più o meno evidente intersecavano le figure in senso orizzontale...". (10) È il "Canone Lepsius". È l’importante "Teoria dei quadrati".
Else Christie Kielland, un’attenta studiosa norvegese, in un suo autorevole, fondamentale studio annota: "...Un centinaio d’anni fa Lepsius affermò che gli artisti Egizi realizzarono le loro figure secondo una formula prestabilita. Le grandezze di queste figure erano poste in relazione ad un RETICOLO QUADRATO, tracce del quale sono spesso visibili nei loro lavori artistici...". (11) L’archeologa prosegue, tuttavia, rilevando come: "...È innegabile che esistono alcuni punti deboli nel Canone Lepsius... Perciò abbiamo una miscela di calcoli intenzionali e lavori irregolari che non appare del tutto coerente... Successivamente gli egittologi pensarono generalmente che l’arte egizia fosse basata sui sistemi dei reticoli quadrati, che sono strettamente connessi con le proporzioni delle figure... sappiamo... che l’artista seguiva le regole di un sistema che era saldamente impresso nella sua mente... I quadrati dovrebbero spiegare come queste composizioni erano realizzate, copiate o trasferite da modelli o disegni, MA ESSI NON CHIARISCONO COME QUELLI (12) FOSSERO CREATI...". (13)
Già, con quale criterio si determinava il modulo quadrato?
"La questione è intrigante, giacché - incalza la Kielland - da solo il 'Canone Lepsius' non riesce a spiegare l’insieme. Edgar ha anche le seguenti osservazioni da fare: 'Oltre a queste linee principali, che sono basate sul canone, (14) qualche volta troviamo un certo numero di linee secondarie, che praticamente possono essere sempre ben distinte, anche quando i quadrati non sono pienamente evidenziati... Sono inserite od omesse del tutto arbitrariamente, soltanto a piacimento dello scultore?'...". (15)


È POSSIBILE CHE...
Ragioniamo. Si è accertato come gli scultori ed i pittori seguissero un canone che, in una certa misura, è noto. È lo schema che s’identifica con "una griglia modulare a base quadrata". È il "Canone Lepsius". Fin qui tutto corre.
I sacerdoti-architetti, invece, quali regole seguivano?
Gli edifici che erigevano, erano destinati a contenere parte delle opere che s’erano realizzate seguendo il canone. Su questo non vi è dubbio.
Ora, gli edifici sacri, piramidi comprese, potevano essere plasmati senza seguire alcuna formula particolare?
Le rigide norme che erano imposte, per dir così, all’arte minore erano valide solo per i pittori e gli scultori?
La risposta si prefigura imbarazzante quanto le domande, viste le premesse.
A questo punto è possibile focalizzare una prima consequenzialità logica. L’equazione è semplice da formulare. Viste le premesse, non è sbagliato aspettarsi che pure gli architetti-astronomi-sacerdoti seguano dunque dei canoni prestabiliti, degli schemi geometrici. Sì, ma quale natura potrebbe avere una ricetta geometrica del genere? Da dove si ricava?
Difficile dirlo e tuttavia non impossibile. In fondo, è l’esercizio della logica che impone la direzione da seguire. È la razionalità che reclama una soluzione che sia concettualmente economica. Si parla di "euristica". (16) È chiaro come l’esito dovrà essere strettamente coerente con la "forma mentis" egizia che si conosce attraverso i documenti; dovrà essere, soprattutto, un risultato alla portata "tecnica" di questa sorprendente civiltà.
L’idea è questa: può essere verosimile stimare che sia esistente un unico, un solo "corpus" di conoscenze e di regole da seguire tanto per gli scultori ed i pittori, quanto per i sacerdoti-architetti?
Può essere. Lo scenario è compatibile con quanto si conosce della cultura nilotica. (17)
Del resto è ovvio: se il lavoro del pittore o dello scultore, in qualche maniera, è reso sacro mediante l’impiego di una particolare geometria, nondimeno, dovrà essere sacro l’ambiente al quale la stessa composizione è destinata. La Palice insegna.
Ora, può esistere una geometria che rende sacra in una maniera la pittura e la scultura, ed una geometria che consacra in un modo diverso l’edificio che la contiene?
Credo di no; non esisterebbe l’equilibrio, l’ordine.
È evidente: non esisterebbe "Maat".


ARMONIA E PROPORZIONE, OVVERO DELLA SEZIONE AUREA
La questione non è ancora cristallina.
L’unica cosa indiscutibile è che tutta l’arte egizia sia aromatizzata con essenza d’armonia pura.
La domanda è ovvia: gli Antichi Egizi padroneggiavano la formula euritmica della "sezione aurea"?
Gli esperti sono d’accordo. La risposta alla "vexata quaestio" è: no, gli Antichi Egizi non conoscevano la "divina proporzione", la "sezione aurea".
È curioso: non si è mai trovato un solo testo geroglifico che menzioni la "sezione aurea"; o qualche cosa di simile. (18)
In teoria, quindi, gli Antichi Egizi non ne intendevano i dettami.
Giusto, in teoria; eppure vi è qualche cosa che sfugge. Sì, ma che cosa?
Si sa che le proporzioni fissate seguendo i precetti del "rapporto aureo", erano tenute in gran considerazione dai Pitagorici. Si sa che i Pitagorici, in qualche maniera, entrarono in contatto con la proto-scienza dei Faraoni. Sono ancora relazioni sfuggenti, ambigue, quelle che intercorrono tra i Pitagorici e l’Antico Egitto.
Secondo alcuni, comunque, è proprio Pitagora, attivo nel VI secolo a. C., a risolvere numericamente il valore della "sezione aurea". (19)
Con Pitagora, tuttavia, si è già ben oltre l’arco temporale che interessa. I conti non quadrano. Molto probabilmente, è la teoria che definisce "oggi" tale nozione geometrica, che non era conosciuta dalla cultura nilotica.
Per gli Antichi Egizi, la "Sezione Aurea" era ben altra cosa. Per la coscienza spirituale del cosmo faraonico non era un’incolore relazione matematicogeometrica.
È molto probabile che la sfumatura del contenuto semantico ascritto all’idea di "Sezione Aurea" rientri in parametri condizionati, subordinati alla religione. Può essere. Lasciamo decantare per il momento la questione. Torniamo alla paleo-geometria. Identificarne la struttura potrebbe aiutare a risolvere il dilemma.
Facciamo alcune considerazioni in merito.
Si è detto come il canone che gli scultori ed i pittori seguono, il "Canone Lepsius", sacralizza, in qualche modo, le opere che essi realizzano. Si è data poi come plausibile, l’idea che pure i sacerdoti-architetti seguissero prescrizioni della stessa natura per erigere templi, piramidi, e quant’altro. È naturale allora fissare i parametri della possibile conclusione.
La paleo-geometria, se esistesse veramente, per essere accreditata dovrebbe giustificare tre requisiti essenziali:
1 - Deve restituire la configurazione del "Canone Lepsius", ed in ultimo grado, risolverne la parte che manca, di cui si è persa la memoria. Questa è, se si vuole, la "conditio sine qua non" fondamentale.
2 - Il sistema geometrico deve esprimersi mediante un idioma, per dir così, "teologico". La sua configurazione, per intenderci, deve consentire una rappresentazione che sia consonante "anche" con la teoria cosmogonica dell’Antico Egitto. Di conseguenza, deve essere parte integrante della religione egizia.
3 - Si dovrebbe riuscire a rintracciare in testi religiosi antichi un segnale che, in qualche maniera, adombri i tratti sostanziali di una geometria così importante. È quantomeno inevitabile pensarlo. Dovrebbero essere testi che precedono il drammatico "Primo Periodo Intermedio" della storia nilotica, se si è visto giusto. (20)
Le condizioni così fissate sono restrittive e vincolanti. Non c’è che dire.


IL PROTOCOLLO EL-GIZA
Ora, esiste con certezza una griglia modulare a base quadrata. Lepsius n’è il garante.
Si è anche detto, nondimeno, come il sistema non sembri esaurirsi con il canone menzionato. Mancherebbe, in sostanza, una componente fondamentale alla ricetta. Per completarne la formula.
Per assimilarne il metodo. È un gran problema.
È altrettanto problematico, del resto, focalizzare la "ratio" che tanto i pittori e gli scultori, come gli architetti-astronomi egizi, osservano per impostare un simile reticolo modulare.
La prova è che, ad oggi, sia gli studiosi accademici sia quelli, diciamo, di "confine", non sono ancora riusciti a fornire una soluzione semplice e concettualmente non troppo estensiva, che sia in grado di risolvere l’intricata questione.
Di presunte verità ne sono gemmate fin troppe; soluzioni che implicano strane evoluzioni nei cieli dove anche Pindaro soleva rifugiarsi. La verità, a volte, è molto più banale di quel che si può pensare.
Cartesio, nella sua "Regula XII", scrive: "...Non si deve considerare nessuna conoscenza delle cose più oscura di altre, poiché sono tutte della medesima natura e consistono nella sola composizione di cose di per sé note...".
Ciò, non significa ragionare in modo "semplicistico", intendiamoci. La soluzione, se esiste, deve essere semplice, sì, ma anche alla portata di una civiltà che splendeva per gli straordinari risultati raggiunti cinquemila anni fa.
Gli Antichi Egizi erano intelligenti e dotati di una profonda sapienza. Non vi è dubbio. È proprio per questo motivo che, quasi certamente, erano poco propensi a complicarsi la vita con astrusi ed improponibili calcoli da colica cerebrale, di matematica o di geometria. Erano soprattutto poco inclini a discostarsi da quanto l’accurata osservazione della Natura offriva loro.
Intelligenza e semplicità, sono i binari da seguire; la via da percorrere è questa. Proviamoci anche noi. Graficamente, almeno. Servono un compasso, un righello ed una topografia aerea della piana di el-Giza. Si parte.
Ecco il "Protocollo el-Giza":
1 - Il sistema ha come centro "Chefren". Il raggio della prima circonferenza è determinato dalla parte terminale anteriore delle zampe della "Sfinge". Tracciare questo primo cerchio.
2 - Segnare adesso il diametro della circonferenza ottenuta. È inequivocabile. Si deve mantenere, come punto di riferimento, la parte terminale mediana delle zampe della Sfinge. S’individueranno ovviamente due punti sulla circonferenza. Sono i primi due punti dell’Esagramma. (21)
3 - Con il compasso, si determineranno gli altri quattro punti che sono occorrenti per costruire la prima figura esagrammatica. (22)
Tracciare il primo Esagramma.



(N.B.: proprietà dell’autore)



4 - Impostazione della seconda circonferenza isocentrica. Il raggio di questo cerchio è dato dalla formula (r1 / KA) + r1 = r2, dove "r1" è la misura del primo raggio individuato; "KA" è la costante aurea che si è determinata analizzando lo scettro "Uas".
Il suo valore numerico è 7.2.
Si deve far notare che questa NON È ASSOLUTAMENTE la procedura seguita dagli Antichi Egizi, che invece impiegavano direttamente lo scettro citato sopra. Più avanti si vedrà in che modo. (23)
5 - Si devono tracciare in questo secondo cerchio, tre diametri. Saranno utilizzati come riferimento, i sei punti d’intersezione dei due triangoli equilateri incrociati che compongono il primo Esagramma. Saranno quindi individuati sei punti sulla seconda circonferenza: sono i sei vertici del nuovo Esagramma.
Tracciare il secondo Esagramma.
6 - La composizione del sistema geometrico è ultimata. Gli ingredienti sono due cerchi isocentrici, ossia una "corona circolare", e due coppie di triangoli equilateri che s’intrecciano. Dalla loro intersezione si generano alcuni punti particolari. Sono i quattro punti, che l’Esagramma maggiore origina intersecando la parte interna centrale dell’Esagramma minore. (24)
Sono due coppie reciproche di punti abbinati in senso orizzontale; una coppia è in alto, una è in basso per intenderci.
7 - Si devono tracciare, ora, due rette parallele passanti ortogonalmente per le due coppie di punti. In tal modo, i punti saranno congiunti anche in senso verticale.
Compariranno, esattamente al centro della composizione geometrica, due quadrati affiancati, su due lati, da quattro rettangoli.
Si deve completare la seconda parte del sistema: occorre sviluppare entro le due circonferenze, i rimanenti due quadrati come lascia intuire la logica della geometria in esame.
I quadrati centrali diventeranno quattro. Si dovranno integrare i quadrati con i rettangoli ai quali sono correlati. Si avranno, alla fine, sedici rettangoli accoppiati. La paleo-geometria è ora risolta: quattro quadrati centrali affiancati da sedici rettangoli. (25)
Prima di procedere, sono necessarie alcune importanti osservazioni in merito. Rapportando i lati di uno qualsiasi dei sedici rettangoli così determinati, si scoprirà che il loro prodotto è 1,618. È LA SEZIONE AUREA. Si può inferire che i rettangoli rispettino una proporzionalità armonica. Vi sono poche incertezze in proposito: È LA PARTE CHE MANCA DEL "CANONE LEPSIUS". È: "...ciò che i quadrati non riescono a spiegare". (26)



(N.B.: proprietà dell’autore)



8 - Si deve sviluppare, ora, la griglia modulare quadrata mantenendo il centro in Chefren. Il reticolo quadrato è proporzionale. Può essere modulato, ossia demoltiplicato, a piacimento. Tutto quanto insiste sulla piana di el-Giza, rientrerà in maniera geometricamente corretta nei moduli o nei sottomoduli del reticolo così impostato.



(N.B.: proprietà dell’autore)



Non è una casualità. Non è una condizione predeterminata. Non si sono utilizzati strani calcoli. È evidente come questo sistema paleo-geometrico euritmico e proporzionale, sia gemmato seguendo linee, tracce e punti che esistono sulla piana di el-Giza.
Per concludere il discorso, è ancora di grande interesse osservare una peculiarità determinante.
Il lato della piramide di Cheope, è in rapporto aureo rispetto al lato del modulo quadrato d’origine in cui è inscritto. Si può parlare in tal caso di semplici combinazioni fortuite? Non credo: la "coincidenza" è troppo complessa da giustificare come tale. Non rimane, a questo punto, che contemplare la topografia di el-Giza.
Attraverso il filtro di questo sistema graduale, che chiameremo "RA" dalle iniziali di "Reticolo Aureo", si possono individuare diverse occasioni geometriche interessanti. Si lasciano scoprire all’acutezza del lettore. Si deve solo aggiungere che tale paleo-geometria è di una bellezza straordinaria, commovente. È ovvio, per chi apprezza quest’idea di bello.
Altro dettaglio da far notare: si è detto come non si sono utilizzati numeri predeterminati per comporre il sistema.
L’unica grandezza numerica che è occorsa, "7.2", si è assunta per comodità.
In questo modo si sono evitati inutili giri di parole. Avrebbero solo confuso il discorso. In effetti, i quadrati ed i rettangoli del "Protocollo el-Giza", di "RA", si possono definire anche in altro modo. Senza l’ausilio d’alcun numero. Servono unicamente un compasso, un righello e tanta pazienza. Non è il caso d’infierire.
Esaminiamo, piuttosto, la cosiddetta "Tavolozza di Narmer". (27)
È un altro esempio d’applicazione del sistema geometrico "RA".
La stele, è stata analizzata dalla Kielland. La studiosa nel suo esame approfondito, tenta di ricostruire la matrice geometrica dell’oggetto. Si può notare come l’esperta riesca ad individuare, in modo quasi perfetto, la figura dell’Esagramma.
La ricercatrice, s’accorge che la configurazione della stele è strutturata su due triangoli equilateri incrociati. Non vi sono dubbi. La matrice geometrica è quella; la studiosa però si ferma qui.





Secondo quanto è ancora indicato dalla Kielland, compaiono, centralmente, anche due quadrati ed un rettangolo. L’esperta, tuttavia, non arriva a razionalizzare lo schema geometrico di base. Per risolvere l’organizzazione geometrica della "Tavolozza di Narmer", l’archeologa impiega ribaltamenti, calcoli e schematismi che sono, si può dire, eccessivamente "moderni".
La Kielland, in sostanza, propone una lettura che risulta essere troppo complessa.
Secondo chi scrive, questa non è una ricostruzione del tutto coerente con il pensiero egizio delle prime dinastie.
La "stele della caccia" non è meno suggestiva per conformazioni plasmate sull’Esagramma della "Tavolozza di Narmer".





Proviene anche questa dalla necropoli di Hierakompolis. Secondo gli esperti risale al periodo predinastico. La "Tavolozza di Narmer" anche. Si è intorno al 3400-3000 avanti Cristo circa. Il periodo è antecedente d’almeno cinque secoli rispetto l’epoca di costruzione delle tre piramidi di el-Giza.
Il pregevole sistema geometrico era già conosciuto. "RA" è più remoto di quanto si potrebbe supporre. Questa però, è già un’altra storia.
Ecco i documenti. Partiamo dalla scrittura; dai geroglifici.
Silvio Curto, eminente egittologo, a proposito dei caratteri geroglifici di forma circolare, in particolare dei segni classificati con "e", (28) scrive:
"...Nell’insieme, i documenti citati dimostrano che i tre tipi di e rappresentavano quello che per definizione era un 'cerchio d’oro o d’argento'... Come determinativo, per ovvia immagine suggerita dal cerchio aureo... nella grafia del vocabolo 'wbn', (29) RISPLENDERE, SORGERE DEL SOLE... Ancora come determinativo... in un’altra sua accezione, CIRCOLO, ESSERE ROTONDO... Come ideogramma, a indicare il disco solare... L’assunto del presente paragrafo - abbastanza comprovato, parmi, dall’intera documentazione relativa al geroglifico - che si ebbe, cioè, già nell’Egitto arcaico, un’identificazione del disco solare come cerchio metallico...". (30)
Non credo servano grandi commenti. La "corona circolare", l’"anello", è il presupposto di "RA". Si può dire che ne sia il "codice genetico". La contiguità, l’aggancio con il dominio religioso solare degli Antichi Egizi, a questo punto è già piuttosto evidente. Non basta. La cosiddetta "stele di S’abaka" potrebbe esprimere in simbolismo religioso, il sistema geometrico come si è individuato. (31)
Il testo illustra un evento speciale. Il documento, affresca in modo sintetico ma preciso la genesi di quattro divinità. Sono déi particolarmente importanti per il paesaggio cultuale egizio. Il contenuto della stele indica come: "...Nella forma di Atum ebbe origine il cuore ed ebbe origine la lingua. Ma il dio supremo è Ptah che ha dotato tutti gli dei e il loro Ka mediante il (suo) cuore che apparve in forma di Horus, e mediante la (sua) lingua che apparve in forma di Thot, ambo i quali erano forme di Ptah...". (32)
Ora, proviamo a sostituire alle divinità del testo gli ingredienti geometrici che organizzano "RA".
L’equazione, sarà, in sequenza:
1 - Atum, è la divinità che si può identificare nei due Esagrammi che s’intersecano, ossia nelle due coppie di triangoli equilateri incrociati dai quali gemmano i quadrati ed i rettangoli aurei.
2 - Ptah, diventa la perfetta "Corona circolare" da cui tutto scaturisce. Si deve notare come senza il cerchio, è quasi impossibile costruire il triangolo equilatero e di conseguenza tutto il resto.
3 - Horus, ossia il cuore di Ptah, è ravvisabile nell’esagono che si manifesta appunto come centrale nel sistema geometrico. Alcune considerazioni in merito. Il faraone era considerato l’"Horus vivente". Il geroglifico che gli Antichi Egizi impiegavano per segnalare la regalità dell’"Horus vivente", ossia la condizione di faraone, era l’"ape". È chiaro a questo punto il motivo: l’ape, si sa, compone le cellette dell’alveare ad esagoni...
4.Thot è la lingua, che si può intendere come l’idioma con cui s’esprime Ptah nelle sue manifestazioni creative. È riconoscibile nei rettangoli in proporzione aurea. La convergenza metonimica, qui è particolarmente convincente. Thot è il costruttore, l’architetto dell’Universo per antonomasia... e per gli Antichi Egizi. Non c’è che dire: è sorprendente. Il prodotto, il sistema paleo-geometrico come si è ricomposto, è estremamente coerente con la visione offerta dal notevole documento religioso memfita. Gli elementi ambigui, nella circostanza, sono pochi. "RA", l’euritmico sistema geometrico, sembra aprire uno spiraglio di luce anche nel fondamentale dominio cultuale egizio. Si lascia al lettore, in ogni caso, il piacere di scoprire gli altri episodi mitologici che la geometria "RA" consente di definire. (33)



LO SCETTRO UAS: IL COMPASSO DI DIO




Gli Antichi Egizi non possedevano strumenti simili, per dir così, al compasso moderno.
Non si è ancora trovato il riscontro documentario. Questo è quanto sostengono gli egittologi. È vero. Non esiste. Meglio: non esiste il concetto di compasso come s’intende oggi. Trovato, questo sì. È sempre stato, anzi, sotto gli occhi di tutti. Si distingue in centinaia di raffigurazioni. Stele, papiri, statue, iscrizioni, geroglifici: pochi non riportano, in qualche maniera, il segno di questo strumento. La sua effigie è abbinata, di solito, ad una croce.
Il simbolo cruciforme è l’"Ankh", la cosiddetta "croce della vita". Il "compasso di Dio" è invece lo "scettro Uas". (34)





Il bastone "Uas" si compone di tre parti. Ha una forcella in basso. Il corpo centrale è l’asta vera e propria. Ha una parte terminale che è costituita da una barretta inclinata rispetto alla verticale del bastone.





Le molteplici rappresentazioni iconografiche, non consentono di comprenderne immediatamente il funzionamento. La giustificazione è abbastanza semplice.
La tecnica di rappresentazione pittorica egizia, oltre a seguire i canoni di cui si è detto, adottava verosimilmente un sistema che è stato definito dal Lange e dallo Schafer "Legge della frontalità".
In estrema sintesi, il procedimento è vicino, in una certa misura, alle moderne proiezioni ortogonali.
L’immagine che s’ottiene impiegando questa tecnica, è un curioso incastro dei vari ribaltamenti assiali cui il soggetto da raffigurare è sottoposto. È, in sostanza, una miscela prospettica di diversi punti di vista assommati.
Le riproduzioni del corpo umano, ad esempio, subiscono strane torsioni del busto rispetto alla testa ed ai piedi. Sono le classiche illustrazioni "all’egizia".
Le immagini segnalano in ogni caso la realtà; o la sua essenza. Il discorso vale anche per gli oggetti.
Nel caso del bastone Uas, si può pensare ad una torsione di 90° tra la forcella inferiore rispetto alla barretta diagonale superiore. (35)
L’asta, riconsiderata in questo modo, assume un significato diverso. Diventa altro. Non è più solamente un simbolo di potere. Lo scettro, in questa prospettiva, riscatta il suo autentico valore. Recupera la sua dimensione primigenia.


Lo scettro Uas così ricostruito diventa effettivamente un dispositivo per tracciare cerchi. In quale modo?
Semplice: s’innesti la forcella in un perno fisso a terra. S’appoggi ora l’asta al suolo. La barra obliqua, diviene l’apparato tracciante. Facendo ruotare l’asta s’otterrà un cerchio. È elementare.
Non vi sono dubbi in tal senso.
Si è visto però, come l’euritmico sistema geometrico "RA" è strutturato sulla "corona circolare". Le circonferenze quindi sono due; isocentriche per di più. Allora, i conti non tornano?
Mettiamo nuovamente alla prova l’arcano bastone. La barretta angolata che corona lo scettro Uas è "bivalente". È sufficiente, infatti, capovolgere il bastone. Di conseguenza s’invertirà la barretta rispetto alla prima posizione assunta. Mantenendo sempre la forcella innestata sullo stesso perno, la rotazione darà origine ad una seconda circonferenza. È facile intuire che questa sarà leggermente più grande della precedente.
Non servono tante parole per intendere il significato di tutto ciò. L’immagine è piuttosto chiara.
È la corona circolare del sistema. È il cerchio da cui tutto ha principio. È la genesi, il "Tepzepi".
"...Fui colui che nacque come un circolo...". È l’Antico Egitto. Il cerchio si chiude.

(Conferenza 8/9 Giugno 2002, San Marino)

Note:
1. Testo dei Sarcofagi 714, R. T. Rundle Clark, Mito e simbolo nell’antico Egitto, Milano, 1997, p. 66.
I "Testi dei Sarcofagi", sono composizioni che si sono ricuperate nei sarcofagi del Medio Regno (1990 - 1780 a. C. circa). Sono formule magiche per agevolare il defunto nell’aldilà. Sono scritture strettamente imparentate con i più arcaici "Testi delle Piramidi" di cui, è molto probabile che ne siano l’adattamento. I testi più antichi risalgono al "Primo periodo intermedio" (2100-1990 a. C. circa).
2. Il termine "kemet": "...impiegato nella lingua egizia, era traducibile con 'la nera (maschile)' ed indicava la terra fertile (nera appunto) in contrasto con deshert, 'la rossa (maschile)', termine con il quale si designava quell’enorme parte di territorio egiziano che è il deserto...". A. Luvino, Il dono del Nilo, Torino, 1997, p. 26.
Il vocabolo, è forse all’origine di parole come "alchimia" (in arabo "al-kimiya") ed ovviamente "chimica".
3. La stagione presa in considerazione, è il cosiddetto "Antico Regno". È suddiviso tra il Periodo Thinita delle prime due Dinastie (2900-2600 a. C. circa), e il Periodo Memfita, che si concluderà con la VI Dinastia (2600-2100 a. C. circa). L’epoca successiva, il cosiddetto Primo periodo intermedio (2100-1990 a. C. circa) si può considerare come il "break event point" della storia dell’Antico Egitto. Si veda anche la nota 20.
4. "...Nel mondo degli dei si giustifica, così, tanto il mondo della natura che quello della storia...". Sergio Donadoni, Testi religiosi egizi, Firenze, 1988, p. IV.
5. "...I Greci furono i primi a scoprire sfere d’attività indipendenti dalle premesse religiose, o esprimibili in termini non religiosi... ma gli Egiziani appartenevano all’èra pre-greca... Dèi, uomini, animali, piante e fenomeni fisici, tutto apparteneva allo stesso ordinamento. Non vi erano regni distinti di esseri...". R. T. Rundle Clark, op. cit., p. 16.
6. "...Maat... si potrebbe dire sia tutto ciò che l’Egitto rappresenta... Questo concetto... è indissolubilmente legato alla cosmogonia e al momento favoloso degli inizi, chiamato dagli Egizi tep zepi, la Prima Volta... affinché maat sia presente, in Egitto deve esserci l’istituto della regalità: il sovrano, infatti, è l’unico che può garantirla sulla terra... Tutto, in Egitto, simbolizza e ricorda questo momento... Ogni elemento che concorre a disegnare l’ambiente ripete quel momento e ogni elemento che compone la vita è parte del principio iniziale. Tutto ciò che esiste, perciò, è consustanziale: fa parte, cioè, della stessa sostanza... maat diventa il fondamento principale della vita quotidiana, l’etica, la morale, la pietà religiosa...". A. Luvino, op. cit., p.156-157. Le considerazioni qui espresse sono una sintesi della vasta letteratura disponibile sull’argomento "Maat". Si lasciano alla scrupolosità del lettore gli ulteriori approfondimenti.
7. A proposito della Sfinge e delle tre piramidi di el-Giza, si rimanda all’articolo redatto da chi scrive, comparso sul numero 2, marzo/aprile 2002, della rivista "ArcheoMisteri".
8. "...Tedesco, nato nel 1810 a Naumburg an der Saale, nei pressi di Lipsia... perfezionò e portò a termine il lavoro di decifrazione dei geroglifici iniziato da Champollion... Nel 1842... fu incaricato di guidare una missione per la raccolta dei testi epigrafici... I risultati apparvero nei 'Monumenti dell’Egitto e dell’Etiopia': un’opera formidabile, i cui dodici volumi... dovevano costituire nei decenni futuri il punto di riferimento per le ulteriori ricerche scientifiche...". AA VV, Le grandi scoperte dell’archeologia, Novara, 1993, vol. 1, p. 41.
9. Si ricordano le spedizioni "scientifiche" di Champollion e di Rosellini (1828-29), appunto di Lepsius (1842-45) e di Mariette (1850).
10. Else Christie Kielland, Geometry in Egyptian Art, Londra, 1955, p. 13, T. d. A. Una copia del testo originale è conservata nella biblioteca del Museo Egizio di Torino. È il libro n° 24487, n° cat. 2220, pos. E III 14.
11. E. C. Kielland, op. cit., p. 13 e seguenti, T. d. A., maiuscolo dell’Autore.
12. Sono i quadrati che compongono il reticolo modulare.
13. E. C. Kielland, op. cit., p.13 e seguenti, T. d. A., maiuscolo dell’Autore.
14. S’intende il "Canone Lepsius", ovviamente.
15. "...Qualcuno avverte che il canone Lepsius e i quadrati non riescono a spiegare ogni cosa, e sottintendono che dovrebbero esistere altri metodi, ma altri sembrano ritenere che ciò che i quadrati non riescono a spiegare è puramente e semplicemente lasciato al gusto ed all’intuizione propria dell’artista. MA CIÒ NON COMBACIA CON LO SPICCATO AMORE DEGLI EGIZI PER L’ORDINE E LA REGOLARITÀ... L’orientamento delle piramidi e dei templi, ottenuto tendendo corde, era effettuato da 'tenditori di corda' professionisti e celebrato con cerimonia solenne. Esistono al riguardo diverse iscrizioni dai templi che indicano l’importanza di quest’atto... Non vi è ragione di credere che gli scultori ed i pittori lavorino meno consapevolmente degli architetti, che posizionavano le loro piramidi in relazione ai corpi celesti. Essi erano tutti sacerdoti che operavano per lo stesso fine. Le opere degli architetti, basate sulle osservazioni astronomiche, erano realizzate per mezzo di calcoli geometrici...". E. C. Kielland, op. cit., p. 13 e seguenti, T. d. A., maiuscolo dell’Autore.
16. Con euristica, s’intende: "La ricerca di fonti e documenti, preliminare ad ogni studio specifico", Devoto-Oli, Vocabolario illustrato della lingua italiana, Milano, 1976, p. 983. S’intende anche: "Parte di una scienza che si propone di ricercare la verità attraverso documenti", DeA, Dizionario Maximus, Novara, 1992, p. 964.
17. "...L’artista diventa lo strumento che sottomette il lavoro artistico che sta eseguendo alla legge dell’eternità, la legge che Ptah stabilì quando fu creato il mondo...
Gli studi e le analisi dell’arte Egizia mi hanno convinta che la geometria era soprattutto il modo per ottenere quest’equilibrio e quest’ordine. Un’opera d’arte, è un cosmo nel quale dominano le leggi della geometria...Le loro opere d’arte possono essere considerate l’incarnazione di una geometria sacra che consente alle opere stesse di diventare sacre. Dobbiamo ricordare che, in pratica, tutta l’arte dell’Egitto che conosciamo, proviene da templi e tombe...". E. C. Kielland, op. cit., T. d. A., p. 8-9.
18. La "divina proporzione" o, appunto, "sezione aurea" è la definizione data dal pittore e matematico Rinascimentale Piero della Francesca (ca. 1420-1492) a tale particolarità geometrico-matematica.
Leonardo da Vinci, che ne utilizzò ampiamente le regole, lo definì "rapporto aureo".
19. I contatti tra Pitagorici ed i sapienti dell’Antico Egitto, secondo molti studiosi, sono ben documentati. Si deve dire, tuttavia, che la questione non si è ancora risolta in modo decisivo. La definizione corrente di "Sezione Aurea" è: "Parte di un segmento media proporzionale tra l’intero segmento e la parte rimanente", AA VV, Dizionario Enciclopedico di Scienza e Tecnica, Milano, 1974, vol. 1, p. 327.
La sezione aurea di un segmento AB, è in sostanza quella parte di segmento AX che soddisfa la proporzione: AB : AX = AX : XB. Il numero che caratterizza il rapporto aureo è approssimato a 1,618.
Il suo reciproco è 1/1,618, ossia 0,618. La lettera greca che identifica il "numero d’oro", è F (fi) dal nome di Fidia, l’ideatore del Partenone. Con il p (pi greco), il cui valore è 3,14, e con il numero 1,414 (radice quadratica di 2), il "numero d’oro" 1,618 sembra regolare le leggi di Natura.
20. Il cosiddetto "Primo Periodo Intermedio", che in genere gli studiosi collocano intorno al 2100-1990 a. C. circa, è una stagione particolarmente travagliata per la storia dell’Antico Egitto.
Per maggiori dettagli, si rimanda ancora all’articolo comparso sulla rivista "ArcheoMisteri" già citata.
21. L’Esagramma, si ricorda, è una figura geometrica composta di due triangoli equilateri incrociati.
22. È la costruzione geometrica dell’esagono come s’insegna alle scuole elementari. A proposito dell’esagono e dell’Esagramma, è di grande interesse rilevare come proprio il geroglifico dell’ape (BIT o BITY) è un simbolo per indicare il Faraone. Non credo sia necessario far notare come l’ape compone le cellette dell’alveare in forma esagonale...
23. Mediante il bastone "Uas", infatti, non importa la dimensione, è possibile tracciare le due circonferenze isocentriche (corona circolare), senza utilizzare alcun tipo d’operazione matematica e nemmeno impiegando numeri predeterminati o arbitrari. L’unica condizione che si deve rispettare per ottenere tale sistema geometrico, sono le proporzioni del bastone Uas stesso. Si possono ricavare misurando una sua qualsiasi rappresentazione: sia essa un bassorilievo piuttosto che un disegno su papiro. La raffigurazione che in questo caso si è utilizzata per riprodurre il bastone Uas, appartiene al cosiddetto "Papiro Ani".
24. In pratica, è l’esagono al centro dell’Esagramma minore.
25. È di grande interesse notare come i rettangoli sono uniti in "otto coppie". Si deve anche osservare come la simbologia che allude ai quadrati potrebbe essere contemplata dai "Quattro figli di Horus". I rettangoli potrebbero essere ben rappresentati dall’"Ogdoade". Insieme, quadrati e rettangoli, si possono identificare con l’"Enneade", ossia "tutti gli dei". In tal senso, è chiarificatore questo brano tratto dal cosiddetto "Papiro di Leida", composto intorno al 1279-1213 a. C., nel Nuovo Regno: "...L’Enneade si combina nel tuo corpo: la tua immagine è ogni dio, unito nella tua figura...". Il "Papiro di Leida" è considerato come: "...La più sofisticata espressione della teologia tebana...". David Silverman, Antico Egitto, Milano, 1998, "Capitolo 90", p. 126.
26. Si veda la nota 15, p. 5.
27. La stele di scisto verde, fu rinvenuta nel 1897 da Quibell e Green, tra le rovine del Tempio di Hierakompolis. Gli esperti, concordemente, la datano al 3400-3000 a. C. circa. Il periodo è quindi predinastico.
28. Secondo la classificazione del Curto, i geroglifici "e", in particolare "e3 = S21", caratterizzati dal doppio cerchio sono da considerare anelliformi. Soprintendenza al Museo delle Antichità Egizie Torino, "Attraverso l’egittologia, scritti di Silvio Curto", Torino, 2001, p. 131, nota 3.
29. "Wbn", da leggersi "uben" o "ueben".
30. S. Curto, op. cit., p. 133 e seguenti., maiuscolo dell’Autore.
31. Secondo il Donadoni, la stele di S’abaka: "...riporta il testo di un papiro descritto dal redattore come antichissimo. L’esame linguistico mostra che la notizia è attendibile e perciò diamo qui fra i monumenti dell’Antico Regno questo testo...". Sergio Donadoni, op. cit., p. 91.
32. R. T. Rundle Clark, op. cit., p. 51.
33. Si veda anche la nota 25, p. 11.
34. Lo scettro Uas era l’insegna del "nomos" (provincia) di Tebe. Tebe era appunto "Uaset", la "città dello scettro".
35. Un’indicazione di notevole importanza a questo proposito, è rilevabile dalla statuetta di Ptah rinvenuta nel tesoro di Tut-Ankh-Amon. Lo scettro Uas che Ptah impugna, è esattamente impostato secondo la sagomatura che si è segnalato.



Diego Baratono è originario di Agliè Canavese, in Piemonte. È ricercatore indipendente. Le sue esplorazioni archeologiche sono indirizzate verso lo studio delle paleo-geometrie e degli antichi sistemi geometrici applicati alla topografia dei luoghi sacri. In seguito allo sviluppo d’alcune efficaci teorie inerenti alla possibilità di previsione dei fenomeni sismici, collabora con il C.N.R. di Milano. È autore del libro " Le Abbazie ed il segreto delle Piramidi".





[Modificato da -Kiya- 03/07/2008 01:21]
OFFLINE
Post: 41.058
Post: 22.720
Registrato il: 24/08/2005

Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
03/07/2008 01:28
 
Quota

Foto inserite. Spero di aver rispettato l'esatta sequenza, qualora così non fosse, Diego dimmi cosa devo cambiare.

Ho letto due volte l'intero scritto e... posso solo dire che sono ... incantata!

Complimenti, non solo per i contenuti, molto dettagliati e precisi, oltre che estremamente originali, seppur nella loro "evidenza". Un'evidenza tale da renderli praticamente invisibili. Hai ragione quando affermi, nell'insieme, che è sorprendentemente incredibile il non averli colti. Ma voglio complimentarmi anche per la fluidità dell'esposizione e la chiarezza con cui esprimi concetti di grande complessità, rendendoli semplici e comprensibili anche a chi non ha dimistichezza con la materia trattata.
Diego Baratono
[Non Registrato]
Viandante
03/07/2008 08:38
 
Quota

"Operazione Sfingi 2007"
Buon giorno a tutti. Grazie Kiya, per aver dato seguito all'incombenza derivante dall'inserimento delle immagini (la sequenza è corretta, quindi nulla da eccepire). Spero che i due articoli siano di vostro gradimento, anche perché le scoperte effettuate con "Operazione Sfingi 2007", si fondano e si giustificano, almeno in una certa misura, proprio sui dati contenuti in questi scritti.
Voglio ora riprendere un argomento, o meglio, un chiarimento che ho lasciato in sospeso in precedenza. Riguarda un dubbio di Teie, che mi chiedeva chiarimenti in merito alla mia affermazione " ... basta un sassolino nell'Acqua, guarda caso ...". Devo qui precisare, infatti, che l'Acqua per la coscienza religiosa egizia, com'è ben noto, è un elemento di fondamentale importanza. E' dal Nun primordiale, dall'"Isfet" delle Acque che tutto includevano, infatti, che tutto nasce nel "Tep Zepi", nel "Primo Tempo". Il " ... fui colui che nacque come un circolo ..." enunciato dalla divinità nel momento della sua emersione da "Isfet", è una potente rappresentazione mentale del mito della creazione. L'Acqua è l'elemento dal quale la "MAAT" deriva l'ordinato mondo che gli Egizi Antichi conoscevano, pieno di quelle regolarità cicliche (il giorno e la notte, la luce e il buio, le piene del Nilo e la siccità e così via) che tanto hanno impressionato le coscienze dei pensatori nilotici. potrà sembrare banale affermare che il Nilo, quindi l'Acqua, per l'Egitto Antico era, ed è, di fondamentale importanza, ed è su questo elemento, in combinazione diretta con il Sole, che gli attenti osservatori egizi fondarono, al di là di ogni ragionevole dubbio, buona parte delle loro primigenie mitologie.
Un caro saluto a tutti, fatemi sapere, a presto, Diego.
OFFLINE
Post: 41.058
Post: 22.720
Registrato il: 24/08/2005

Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
03/07/2008 10:31
 
Quota

Buongiorno Diego, nessuna incombenza, semplicemente un piacere ;)

Sicuramente numerose saranno le domande che scatuiriranno dalla lettura dei tuoi articoli, per i quali invito gli utenti a non lasciarsi affatto intimorire dall'apparente lunghezza, poichè, credetemi, la lettura cattura talmente l'attenzione che lo berrete d'un sorso!
OFFLINE
Post: 41.058
Post: 22.720
Registrato il: 24/08/2005

Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
03/07/2008 11:07
 
Quota

Ho spostato la discussione nella sezione creata appositamente per ospitare gli scritti di Diego. Ho creato una cartella atta ad ospitare proprio l'argomento "Sfingi", abbinata a quella già esistente, più generica, che Diego potrà utilizzare come più ritiene opportuno.
Non riscontrerete alcuna differenza, i permessi di accesso sono i medesimi rispetto alla posizione precedente, ovvero tutti sono autorizzati a partecipare, sia in lettura che in scrittura, senza la necessità di essere registrati al Servizio. Il reindirizzamento alla nuova posizione è automatico, e avverrà cliccando sul titolo della discussione originaria.



Lasciarla nell'area d'origine mi pareva brutto... un po' come tenere un ospite gradito sull'uscio di casa...
Diego Baratono
[Non Registrato]
Viandante
03/07/2008 11:58
 
Quota

"Operazione Sfingi 2007"
Buon giorno a tutti ... per la seconda volta ...
Volevo chiedere ad Antonio se era possibile avere il titolo del suo saggio e se si trova in commercio, per aver modo di leggerlo (averne uno con dedica, pagando il giusto è ovvio, sarebbe possibile?). Sono contento che ci sia qualche altro ricercatore che condivide le mie "strane" teorie (ora non più "solo" teorie, visti i risultati conseguiti) ...
OFFLINE
Post: 4.090
Post: 4.089
Registrato il: 04/04/2007
Scriba Reale
La Divina Cantatrice
- HdjetmeMaat
MerytAton Sitenjterw -
03/07/2008 14:09
 
Quota

Buongiorno Diego,
ho letto con grandissimo interesse tutti gli articoli e li trovo affascinanti, anche io ringrazio per averli portati alla nostra attenzione.
Una piccola domanda : Trovati innumerevoli bastoni nei corredi funerari, possiamo provare a pensare quindi che abbiano un significato strettamente simbolico ? Magari possiamo rivedere le ipotesi di coloro che, relativamente ai numerosi presenti nella tomba di Tut,li avevano ritenuti essere dei presidi sanitari necessari ad una sua congenita malformazione!
Proverò a cercarne tutte le immagini.
OFFLINE
Post: 4.090
Post: 4.089
Registrato il: 04/04/2007
Scriba Reale
La Divina Cantatrice
- HdjetmeMaat
MerytAton Sitenjterw -
03/07/2008 14:28
 
Quota


quale malformazione di Tut?



Ma come non hai capito che non esiste nessuna malformazione e che io sono convinta della sua assoluta integrità ?

Sai anche tu che qualcuno ha sostenuto che avesse problemi di deambulazione da cui la presenza di tutti quei bastoni !
Diego Baratono
[Non Registrato]
Viandante
03/07/2008 14:31
 
Quota

Operazione Sfingi 2007
Il bastone o scettro "Uas" era/è il "Compasso di Dio". E' uno "strumento" vero e proprio, pragmatico, pratico, concreto abbinato quasi sempre alla croce Ankh. Diventa un simbolo di grandissima importanza se considerato quale strumento in grado di originare il "meccanismo" (la paleogeometria "RA") necessario per "creare" tutto ciò che è utile a mantenere la MAAT, e di conseguenza il mondo nilotico, lontano da Isfet. Saluti, Diego.
OFFLINE
Post: 954
Post: 954
Registrato il: 20/07/2006
Artista del Re
03/07/2008 14:59
 
Quota

Intanto Grassssie anche a te Diego. Leggerò oggi tuoi articoli.

Teie
Vota:
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:27. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com