Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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"Il potere del re. Il predominio del Dio. Amenothep III e Akhenaten" (di Enrichetta Leospo e Mario T

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2007 14:33
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14/05/2007 16:41
 
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"Il potere del re. Il predominio del Dio. Amenothep III e Akhenaten" (di Enrichetta Leospo e Mario Tosi).

Personalmente faccio fatica a giudicare questo saggio in modo univoco. Divido pertanto le mie impressioni in tre parti.
Essendo il saggio stato scritto a quattro mani, il mio imbarazzo è forse giustificato dalle due menti diverse che lo hanno scritto.
Ho trovato la prima parte un po' ostica, in quanto non essendo una studiosa ho fatto fatica a recepire certi concetti astratti relativi alle varie divinità (Atum, Aten, Ra, Rat) sebbene i concetti stessi vengano ripresi, e ripetuti, parecchie volte.
Ho trovato, inoltre, alcune contraddizioni. Ad esempio: "Djedefra aggiunge al protocollo reale due nuovi titoli: "Dio grande" e "figlio di Ra".
Più avanti, però, si legge: "Neferirkara, terzo re della V dinastia, fu il primo sovrano a proclamarsi nei documenti ufficiali: figlio di Ra".
Il saggio di Hornung, sulla religione dell'Aten, rimane, per me, unico ed esaustivo sull'argomento. Solo leggendolo ho capito veramente il senso della rivoluzione voluta da Akhenaten.
Nella seconda parte il saggio elenca i vari personaggi vissuti dal regno di Amenhotep III fino alla fine della dinastia. Ovviamente niente di nuovo. Però i suddetti sono trattati con molta superficialità. Ad esempio su Tutankhamen sono state spese solo una quindicina di righe.
Molto dettagliato ed interessante, invece, il capitolo dedicato alla città di Akhetaten (riporterò dei brani in altro post).
Alla fine del saggio viene riportato un intervento di Gian Luca Franchino, giovane collaboratore di Tosi, dal titolo "La tomba KV55: analisi di un caso archeologico".
Lettura piacevole ed interessantissima in quanto l'autore riassume, in una ventina di pagina, tutte le vicende salienti dalla scoperta della tomba fino ai giorni nostri.
Per concludere la lettura del saggio offre un buon ripasso del periodo, ed una specie di dizionario per i personaggi vissuti all'epoca (funzionari, re, regine, principesse, visir, etc.).
Per quanto riguarda i capitoli che parlano di Akhenaten se ne può dedurre che Tosi ha una certa ammirazione per il personaggio, in quanto, contrariamente a molti altri autori, ha scorto nelle azioni e nelle opere del faraone lati positivi (dei quali non ho mai dubitato) sui quali la maggioranza ha sorvolato per accanirsi solo contro disfunzioni vere o ipotetiche (ne parlerò in altro post).
Tutto sommato il saggio è da leggere, sia per chi ama il periodo, sia per chi lo avversa.



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14/05/2007 16:46
 
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-francis-, ho spostato la discussione nel Salotto, poichè esiste già la recensione del testo, se non erro ormai tra gli "essenziali", poichè non si tratta di una pubblicazione recente.
Qui potremo così dare spazio ai commenti dei lettori, e, nel caso ce ne fossero, anche alle loro critiche.

Con la nuova struttura del Forum, sulla quale sto lavorando, ho provveduto a considerare la creazione di uno spazio riservato proprio a questo tipo di discussioni [SM=x822713]
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14/05/2007 17:21
 
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Hai fatto benissimo. In effetti, prima di inserire il messaggio, avevo fatto una ricerca col nome Tosi proprio per evitare doppioni.
Ma, come dici tu, il saggio non è recentissimo (2005) ed il post relativo deve essere "precipitato" in fondo alle discussioni. [SM=x822712]
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14/05/2007 22:10
 
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non l'hai trovato perchè, dopo un certo periodo di tempo provvedo a trasferire i testi presentati nella "Vetrina di Seshat" alla sezione "L'Egitto nei libri". In linea di massima lo faccio dopo alcuni mesi dalla loro uscita.... anzi, ora che ci penso, sarebbe opportuno darmi da fare [SM=x822714]
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15/05/2007 14:32
 
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Akhetaten

"Nel settore nord si apriva una porta monumentale e si notava un sigolare palazzo con caratterisrtiche di edificio rappresentativo, una costruzione che ci illumina sull'atmosfera di Amarna e sullo spirito del suo fondatore. In questo palazzo nord vi erano due cortili, l'uno di seguito all'altro e, sul lato nord, altari destinati al culto dell'Aten ed ambienti adibiti a stalle per cavalli, vitelli, antilopi.
Nell'angolo nord-est un giardino circondato su tre lati da porticati a colonne; le piccole stanze situate sui lati lunghi del giardino potevano essere usate, in base a quanto rimane della decoraziojne parietale, almeno per alcune di esse, come luoghi per allevare volatili, uccelli acquatici in particolare. Vi erano poi appartamenti regali ipostili con la sala del trono. In una stanza situata nel lato stretto orientale, si apriva una grande finestra sul giardino che permetteva al re di osservare gli uccelli ed altri animali. In nessun luogo ad Aklhetaten il senso della natura è apparso tanto manifesto come in questo singolare edificio, nel quale il sovrano poteva vivere in mezzo alle creature del suo disco solare, venerandolo attraverso il contatto non solo visivo con loro".

"La residenza reale disponeva di un vasto giardino, di magazzini, di cortili, di appartamenti residenziali che presentano il settore "reale" con sala ipostila, cappella per il culto privato, soggiorno, camere da letto ad alcova, e settori riservati alla servitù.
Il Palazzo reale comprendeva inoltre una sezione privata, il gineceo per le donne, magazzini ed una sezione ufficiale con vasti cortili, uno dei quali presentava lungo un lato una serie di statue del re e della regina. La sala del trono era preceduta e affiancata da grandi ambienti ipostili, il più vasto dei quali aveva 32 file di 17 pilastri ciascuno. Il materiale usato per la costruzione del Palazzo è la pietra dura e non il solito mattone crudo".

"Sono interessanti le notizie relative ai servizi igienici, ritrovati in molte case e non solo in quelle dei funzionari più importanti; vi erano stanzette evidentemente destinate a questi scopi e contigue alla camera da letto del proprietario e della sua consorte. La stanza da bagno è stata definita come tale per via di una lastra di calcare su cui lavarsi, collocata nell'angolo formato da due pareti ricoperte da sottili lastre di calcare: le lastre avevano la funzione di proteggere dagli spruzzi dell'acqua i mattoni crudi di argilla delle pareti ed il pavimento in terra battuta.
La lastra di calcare per il bagno aveva di solito un leggero incavo, in cui confluiva l'acqua che era versata sulla persona che si lavava, ed un leggero beccuccio che terminava all'esterno attraverso la parete della stanza, oppure finiva entro un grande vaso collocato nel pavimento della suddetta stanza".

"La loggia nord della casa del visir Nakht era decorata copn un soffitto color azzurro, mentre le pareti, dipinte di bianco con una striscia rossa in prossimità del soffitto, erano ornate da un fregio di petali azzurri su sfondo verde. Il pavimento era formato da mattonelle dipinte in bianco ed in seguito arricchite da un disegno colorato".

Ho riportato alcuni brani tratti dal saggio "Il potere del re. Il predominio del dio" perchè non riesco a capire come hanno fatto a ricostruire quanto sopra descritto con i pochi resti che rimangono visibili ad Akhetaten.
E' pur vero che gli archeologi riescono a ricostruire anni di storia da una sola pietra, e che i primi esploratori sicuramente trovarono ad Amarna molto più di quanto è oggi visibile, però rimango ugualmente sbalordita, in positivo, di questa capacità.

Per Hotep: ovviamente la descrizione di Akhetaten non finisce qui. Dalle parole di Tosi si evince una città bella, piena di verde, di pareti colorate con i colori della natura, della flora e della fauna. Belle strade, bei palazzi... Tutto ciò contrasta con quello che ha scritto il nostro amico nel suo pessimo romanzo: Nefertiti. [SM=x822736]

[Modificato da -francis- 15/05/2007 14.33]

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