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 19/04/2006 22:41 | |
Un asteroide potrebbe colpire la terra il giorno di Pasqua dei 2036; è quanto hanno decretato gli scienziati americani, in collaborazione con quelli dell'Università di Pisa. La minaccia si chiama Apophis, un asteroide la cui potenza potrebbe essere analoga quella di 65 mila bombe atomiche. Il nome dell'asteroide riprende quello di un dio egizio, Apep, che incarnava le caratteristiche della malvagità e dell'oscurità. Al di fuori del mondo naturale, si pensava che Apep non portasse alcun nutrimento, se non quello di "respirare le sue urla". Sembra che l'esistenza di questo dio abbia avuto origine dopo la contestata e travagliata età delle piramidi, cioè dopo il Medio Regno. Una buona parte della mitologia degli dei è nata ai tempi del Nuovo Regno, con i Testi Funerari, in cui si respirano accenni a questa forza malefica. Di solito Apep è dipinto nei testi funerari come un grande serpente, lungo 16 metri, la cui prima parte del corpo è costituita di argilla. Spesso è rappresentato smembrato, nell'atto di essere distrutto da molti coltelli. Era un serpente forte che si pensava fosse esistito dai primordi del tempo nelle acque del caos premevo, antecedente la creazione, ed il suo potere era così grande, che avrebbe continuato ad esistere in un perpetuo circolo di attacco, sconfitta e rinascita dell'attacco. Apep lo troviamo all'interno di vari culti sottoforma di dio o demone da cui essere protetto Esistono vari riti ed incantesimi per prevenire il male di questo dio, e la maggior parte di questi è racchiusa all'interno del Libro di Apep, un insieme di incantesimi risalenti al Nuovo Regno, sebbene il più conosciuto, il Papiro Remner-Rhind, ora conservato al British Museum, risalga al IV millennio a. C. Nel Periodo Tardo questi incantesimi vengono letti all'interno dei templi, per proteggere il mondo dall'attacco del nemico di Ra, il dio Sole. Un altro rituale per proteggersi consisteva nel dipingere un'immagine del serpente su un pezzo di papiro, inserirlo in una bottiglia e metterlo in mare, prima di essere bruciato. |