Mi sto dedicando alla lettura di questo volume, i cui contenuti sono davvero interessanti, almeno per la sottoscritta che ha sempre avuto una personale ammirazione per questo Sovrano, di cui, in realtà, si parla molto poco. E' una delle ragioni per cui sto apprezzando in particolar modo il testo scritto a quattro mani dal Dott. Tosi e dal Dott. Moschetti.
Dal titolo scelto dagli autori si può intuire quale sia l'argomento di apertura del libro: siamo nell'Antico Regno, all'epoca dei grandi costruttori, e ci troviamo sulla Piana di Giza, dove Chefren (
Khafra in egizio antico), oltre a far erigere una Piramide degna di competere con quella di suo padre Cheope (
Khufu), fa scolpire la grande statua con corpo leonino e testa umana: la Sfinge, com'è nota in tempi moderni.
Il "guardiano dell'Orizzonte Occidentale", ovvero della Necropoli, ha lo scopo di esaltare la figura del Re. Un omaggio alla sua divinità e alla sua regalità. Secondo gli Autori, infatti, occorrerà attendere l'avvento del Nuovo Regno per poter parlare di un culto vero e proprio riservato alla Sfinge, quale "incarnazione" di Horakty, ovvero "
Horus all'orizzonte". Una posizione, la loro, che solleva qualche interrogativo, onestamente, data la presenza davanti alla statua leonina di un tempio coevo che si ritiene ad essa specificatamente dedicato.
Non sappiamo quale fosse il nome antico con cui, durante l'Antico Regno, ci si riferisse al colosso di pietra. Anche in questo caso dobbiamo accontentarci di apprendere che durante la XVIII dinastia la si definisse con i nomi della divinità che rappresentava:
Harmachis-Khepri-Ra-Atum, ovvero il Sole. Ed è con questo nome che il Dio si presenta in sogno al giovane Principe Thutmosi, promettendogli di riservargli il trono delle Due Terre, se avesse mostrato riguardo, se l'avesse liberato dalla sabbia accumulata secolo dopo secolo che ne opprimeva il corpo, lasciando affiorare soltanto la testa, all'ombra della quale il Principe trova ristoro.
Così fu. Thutmosi, quarto di questo nome, figlio del grande Aakheperura Amenhotep (meglio noto come Amenhotep II), divenne sovrano d'Egitto e volle, durante il suo primo anno di Regno, rendere grazie al Dio Solare facendo scolpire una stele che fu posta tra le zampe della Sfinge.
E' interessante analizzare l'episodio in sé: attualmente, infatti, ancora ignoriamo quali furono gli eventi che interessarono l'ascesa al trono di questo Re. E', tuttavia, lecito sospettare che non fosse così scontata. Se Thutmosi fosse stato il primogenito di Amenhotep II, ne avrebbe ereditato il trono di diritto e "il sogno della Sfinge" non avrebbe assunto alcun significato. Non avrebbe avuto ragione d'essere.
Lo studio procede entrando dunque nel vivo della biografia del Sovrano, illustrandone le costruzioni, la statuaria, le caratteristiche del suo Regno, che durò all'incirca 10 anni, e le sue campagne militari, sempre improntate, come nel caso dei suoi predecessori, non tanto ad allargare i confini dell'Egitto, quanto al mantenimento della condizione di vassallaggio degli stati asiatici e a garantirne i tributi, un beneficio notevole per il Paese.
Un approfondimento sulla tomba e la mummia del Re, sulla tomba di Maherpira, da alcuni ritenuto un figlio del medesimo, una breve analisi sugli eventi storici di cui l'Egitto fu teatro dopo il Regno di Thutmosi IV e un interessante repertorio iconografico concludono questo volume, che si fa leggere tutto d'un fiato.
[Modificato da -Kiya- 18/01/2011 21:54]