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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Biografie: Amenhotep III

Ultimo Aggiornamento: 16/01/2009 21:57
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18/01/2006 15:31
 
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Amenofi, o Amenhotep III era figlio di Thutmosi IV e di Mutemueya, la quale doveva essere una concubina o una sposa secondaria che ottenne i suoi titoli di prestigio, come Grande Sposa Reale, Madre del Re e Sposa del Re, solo quando il figlio salì al potere.

Nacque a Tebe (Egitto) e salì al trono che era ancora un bambino, intorno ai 10/12 anni. Nei suoi primi anni di regno venne aiutato e guidato dal consiglio di reggenza, del quale faceva sicuramente parte la madre. Restò sul trono d'Egitto per circa 39 anni, di cui 36 documentati da iscrizioni presenti su giare di vino e sappiamo che celebrò tre Giubilei, nel 30°, 34° e 36° anno.
Morì ad una presumibile età compresa tra i 46 e i 50 anni.


Nel secondo anno di regno venne combinato il matrimonio con Teye che non era di sangue reale ma figlia di Yuya, un nobile che ricopriva un'alta carica nell'esercito. Intorno al 5° anno di Regno fece coniare degli scarabei commemorativi di questo evento.

Dalla Grande Sposa Reale Teye, Amenofi ebbe almeno sei figli tra i quali due maschi: un Thutmosi morto in giovane età, Amenofi o Amenhotep IV (Akhenaton).

Sono relativamente pochi i documenti diplomatici che lo riguardano, giunti fino a noi e per lo più risalenti al periodo compreso fra il 1° e l'11° anno di Regno.

Amenofi III intrattenne relazioni pacifiche con le potenze straniere attraverso diversi matrimoni interdinastici, si hanno notizie di matrimoni con: Gilu-Kheba figlia di Shuttarna di Mitanni (decimo anno di regno) e con Tadu-Kheba figlia di Tushratta di Mitanni; con una sorella e una figlia di Kadashman Enlil di Babilonia.

Il suo regno fu per la maggior parte un regno pacifico; si ha notizia di una sola spedizione in Nubia nel 5° anno di regno, peraltro non comandata dal sovrano in persona, ma dal Figlio del Re di Kush, in pratica il vicerè; mentre i territori asiatici non crearono grossi problemi.

L'apparente pace nella regione della Siria mascherò, in realtà, la pregressiva riduzione dell'influenza egiziana a vantaggio dell'impero Ittita
Amenhotep III fu un grande costruttore e sotto il suo regno l'Egitto si arricchì di meravigliosi monumenti, progettati in gran parte dall'architetto Amenhotep figlio di Hapu.
Tra i monumenti che fece innalzare, non possiamo scordare il Tempio di Luxor.
Tale Tempio nasce come Gineceo di Min (il Dio della fertilità e della procreazione).

Per affermare il suo potere divino, considerato che la madre non era una principessa di sangue reale, seguì le orme della regina Hatshepsut. Per mettere in pratica il suo disegno di legittimazione utilizzò come strumento proprio il Tempio di Luxor, le cui pareti fece decorare col racconto della sua deificazione. L'annunciazione, il concepimento, la nascita divina del bambino-Re, l'allattamento, l'incoronazione ed infine una sorta di Epifania, ossia la rivelazione al popolo della sua divinità, in quanto figlio diretto di Amon, da esso concepito con Mutemueya, sotto le mentite spoglie di Thutmosi IV.

Degno di nota il fatto che fece costruire la sua dimora reale a Malqata, sul lato Ovest del Nilo, quando di norma i suoi predecessori occuparono quasi sempre la riva Est.

Fu sepolto nella sua tomba la n°22 della Valle dei Re a Tebe, ma la sua mummia venne ritrovata nella tomba di Amenofi II, ivi trasportata dai sacerdoti della XX dinastia, per preservarla dai saccheggi e dagli atti di vandalismo. Del suo grandioso tempio funerario rimangono solamente due statue, I colossi di Memnone, a cui è legata una curiosa notizia riportata da molti storici greci: ogni giorno, all'alba, una delle due statue cantava, quando veniva colpita dal primo sole. Questo curioso fenomeno, dovuto ad un fenomeno di espansione della roccia, fu talmente famoso nell'antichità che anche alcuni imperatori romani vollero udirlo. Il canto scomparve dopo i restauri alla statua ordinati da Settimio Severo.
L'esame della mummia ha concluso che la causa della morte del faraone fu una setticemia cagionata da problemi dentari; e che in vita doveva soffrire di problemi legati all'obesità.

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18/01/2006 15:38
 
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Amenofi III è noto come il 're Sole' dell'Egitto, appellativo che gli deriva da motivi diversi. Tra i suoi soprannomi ci fu quello di "NebMaatRa, l'Aton risplendente". Fu questi a rendere esplicita questa identificazione col disco dell'Aton che aveva già fatto la sua comparsa durante il regno di Thutmosi IV, suo padre.


Potremmo tranquillamente affermare che con questo sovrano si posero le basi di quella che, a mio parere, venne in seguito erroneamente definita l'epoca dell'eresia Amarniana, imputata ad Amenofi IV, poi Akhenaton.

Amenofi III non si accontenta dell'assimilazione ad Osiride, che viene riconosciuta al Re ormai defunto. Egli, in vita, si identifica con Ra. Egli è sia l'occhio lunare che quello solare, divinità per eccellenza.
Una fase di transizione che porterà Amenofi IV, successivamente a identificare il potere del Re col potere divino, stabilendo che il sovrano è intermediario divino tra il dio e il suo popolo.
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18/01/2006 15:43
 
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Anche l'evoluzione artistica, che avrà il suo culmine in epoca Amarniana, inizia a prender forma già all'epoca di Amenofi III.
Viene accentuata in questo periodo dagli artisti la grazia e la sensualità. Le figure femminili vengono rappresentate con curve sinuose e occhi grandi con taglio a mandorla.
Visi rotondi, nasi piccoli e menti appena pronunciati, sottolineano una delicatezza senza pari. Si mette da parte l'anonimato che caratterizzava statue e raffigurazioni di epoca precedente, curando i particolari delle effigi, anche per i sovrani. E subentra una sorta di espressionismo.
Persino sui volti e sul collo delle Dèe compaiono le rughe. Non si hanno quindi più immagini idealizzate, ma si da ampio spazio al realismo.
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15/01/2009 12:32
 
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Dal libro di Budge “Tutankhamon” pagine 20-21, si può ricavare come l’autore ritenesse Mutemuia, sposa di Thutmose IV, una principessa dei Mitanni, figlia del re Artatama I.
Egli non parla di ipotesi, ma sembra parlare di un dato accertato.
Al riguardo Cimmino nel “Dizionario delle dinastie faraoniche” pagina 256 scrive:

«[…] Sposò Mutemuia, forse una sposa secondaria o una concubina, che generò il futuro Amenhotep III. Sposò anche una principessa di Mitanni, figlia di Artatama I; non sappiamo con sicurezza il nome della sposa ma è assai dubbio che possa trattarsi della Mutemuia, priva di titoli a corte e non citata nella lettera n. 29 trovata nell’archivio reale di Khet-Aton. […]»

E’ evidente che le due informazioni sono in netto contrasto.
Io ho l’impressione che nel corso del 20° secolo gli Egittologi egiziani abbiano alterato volutamente alcune verità storiche.
L’Egitto islamico non gradiva qualsiasi connessione col mondo ebraico e per estensione col mondo dei popoli dell’Asia occidentale.
Oltre a cancellare le evidenti connessioni fra Egizi e Ebrei si è cercato di sminuire l’importanza delle principesse dei Mitanni, andate in sposa ai faraoni.
Si è cercato di non fare della principessa sposa di Thutmose IV la madre del faraone Amenhotep III e di sminuire l’importanza delle due principesse dei Mitanni sposate da Amenhotep III.
Per la prima, Gilu Heba, si sorvola sulla possibilità che alcuni dei figli di Amenhotep III siano suoi figli, mentre per la seconda, Tadu Heba, si cerca di negare persino un suo matrimonio con Amenhotep III. Sapendo poi che Tadu Heba fu ceduta in sposa da Amenhotep III ad Amenhotep IV, si cerca di far credere che Tadu Heba non sia Nefertiti, ma che, al più, sia Kiya.
Hawass ritiene però che Kiya possa essere la madre di Tutankhaton, per cui in qualche modo deve ammettere che una principessa dei Mitanni abbia generato un faraone.

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- ShemsetRa -
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16/01/2009 15:04
 
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Hawass ritiene però che Kiya possa essere la madre di Tutankhaton, per cui in qualche modo deve ammettere che una principessa dei Mitanni abbia generato un faraone.



Su questo non sono d'accordo con te Antonio.
L'ipotesi di Kiya madre di Tut mi ha convinta abbastanza da subito, però siccome non credo che né Kiya, né Nertiti siano state principesse mitanne, ma seguo (per ora), la corrente di pensiero cecondo cui sarebbero egizie, non arrivo comunque alla conclusione che un faraone abbia avuto madre straniera.
E non sono un'archeologa egiziana, non ho nulla contro gli ebrei o cose del genere, ciò nonostante mi riesce comunque difficile convincermi delle conclusioni che ti sembrano così ovvie.

In più, nutro qualche dubbio e un po' di diffidenza verso Budge, mentre Cimmino mi ispira qualche briciola di fiducia in più, ma anche questa è una valutazione personale.
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EgiTToPhiLo/a
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16/01/2009 19:18
 
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Gli Egittologi egiziani sono, a mio parere, condizionati dalla politica e dall’orgoglio nazionale.
Quelli delle altre nazioni pretendono invece di vedere l’antico Egitto con gli occhi moderni, facendosi spesso condizionare dalla morale odierna senza immedesimarsi nella cultura del periodo.
E’ il caso del cambiamento di pensiero riguardo eventuali sovrani figli di principesse straniere, ma anche il non voler accettare matrimoni fra faraoni e figlie, anche in tenera età.
Al riguardo esistono prove di richieste di spose bambine ai principi stranieri, reperti archeologici in cui si parla di matrimonio fra Amenhotep III e almeno una figlia e fra Amenhotep IV e almeno due figlie.
Gli Egittologi tendono a sminuire l’importanza di questi eventi, decisamente contrari al comune senso morale dei giorni nostri.

Al riguardo il pensiero di Cimmino è da sottolineare.

Nel “ Akhenaton e Nefertiti, pagine 43-44 scrive:

«[…] In seguito Tuthmose IV sposò Mutemweya, forse figlia di Artatama I di Mitanni e probabilmente madre di Amenophis III, a proposito della quale Tushratta scriverà anni dopo: Egli (Tuthmosis IV) inviò il messaggio cinque volte, lo ripetè una sesta volta, ma nessuna volta lui la concesse (in sposa). Egli rinnovò il messaggio a mio nonno per la settima volta; allora lui, con riluttanza, la concesse (A.29). […]»

Nel “Dizionario delle dinastie faraoniche” pagina 256 scrive:

«[…] Sposò Mutemuia, forse una sposa secondaria o una concubina, che generò il futuro Amenhotep III. Sposò anche una principessa di Mitanni, figlia di Artatama I; non sappiamo con sicurezza il nome della sposa ma è assai dubbio che possa trattarsi della Mutemuia, priva di titoli a corte e non citata nella lettera n. 29 trovata nell’archivio reale di Khet-Aton. […]»

Cimmino una prima volta propone Mutemuia come probabile figlia di Artatama e probabile madre di Amenhotep III, mentre nel Dizionario considera Mutemuia una probabile sposa secondaria o cuna concubina e sicura madre di Amenhotep III.

I documenti archeologici parlano in modo certo che Amenhotep III era figlio di Mutemuia (a meno di bugie reali) e il ripensamento di Cimmino sulle origini della madre di Amenhotep III lascia pensare a un condizionamento anche involontario.

La presenza di una regina di origine mitannica può fra l’altro spiegare il cambiamento di religiosità a corte. Essa sicuramente sarebbe stata attratta maggiormente dal culto di una divinità legata ad un astro, il Sole Ra, piuttosto che una divinità misteriosa (Amon), anche se sincreticamente collegata a Ra.
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

16/01/2009 21:57
 
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Re:
antonio crasto, 16/01/2009 19.18:

Gli Egittologi egiziani sono, a mio parere, condizionati dalla politica e dall’orgoglio nazionale.
Quelli delle altre nazioni pretendono invece di vedere l’antico Egitto con gli occhi moderni, facendosi spesso condizionare dalla morale odierna senza immedesimarsi nella cultura del periodo.



Non sono d'accordo su nessuna di queste due considerazioni, può darsi che qualcuno possa anche essere caduto in questo errore, ma non si può fare di tutta l'erba un fascio, alcuni egittologi di nazionalità diverse sono molto preparati sulla realtà di due, tre o cinque millenni a.C., anzi, alcuni di loro ci insegnano proprio a capire questa realtà, soprattutto coloro che si occupano anche di archeologia sperimentale.

Alcuni archeologi, non espressamente egittologi, per studiare come gli uomini paleolitici lavorassero la pietra, hanno impiegato decine di anni prima di raggiungere le capacità tecniche di un artigiano di settemila anni fa, per ottenere risultati paragonabili; non credo che questa gente si faccia tanto condizionare da modi di vedere moderni o dalla morale o dal razzismo o cose del genere.

Ci sono alcuni indizi che possono far pensare alla volontà di non mescolare il sangue reale con stirpi straniere, ma ridurre queste osservazioni ad una rigidezza di pensiero degli egittologi titolati mi sembra un po' eccessivo.

Anche io ho il mio pensiero in proposito e, a parte il fatto che il mio pensiero possa contare poco o niente, non ci sto a farmi tacciare di moralismo o peggio ancora di razzismo perché continuo a sostenerlo e non mi sento invece di appoggiare l'ipotesi della Nefertiti o della Kiya Mitanna.


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