Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Papiro greco n° 4673: primo riferimento all'unione fisica

Ultimo Aggiornamento: 25/12/2005 12:03
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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
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S3t n m3't -
22/12/2005 15:42
 
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“Io, Eros che tutto posso, prometto di legare te, Isidora, a Eleno, figlio di Tapia, in modo che congiungiate le vostre labbra e che uniate bianco a nero; e prometto che vi legherò con un vincolo d’amore perenne”.


Così recita un breve testo su papiro, una sorta di amuleto, redatto attorno al 300 d. C.da qualcuno, probabilmente dalla stessa Isidora, al fine di propiziare con una formula magica l’amore eterno tra lei e l’amato Eleno, fino a quel momento restio a corrisponderle un sentimento di uguale intensità. Si tratta di un papiro magico di recente pubblicazione (è apparso nell’ultimo volume dei papiri di Ossirinco con il numero 4673, unitamente ad altri due formulari magici, tutti in greco antico) e, pur facendo parte di una tipologia abbondantemente testimoniata, presenta un elemento di novità assoluta: l’esplicita menzione all’unione fisica – indicata con la metafora del bianco (maschile) e del nero (femminile) -, come elemento centrale del rapporto d’amore, che Eros avrebbe dovuto favorire. Per la prima volta un amuleto su papiro, solitamente costituito da formule magiche, di difficile comprensione lessicale, centralizza l’aspetto sessuale e lo identifica come elemento costitutivo, come condizione imprescindibile per la durata della relazione della coppia. Il nuovo scritto si aggiunge, e completa per i motivi appena evidenziati, un’abbondante documentazione di papiri magici, che è anche un preciso indizio dell’attenzione per l’astrologia e per la divinazione tra gli antichi e in particolare nell’Egitto greco-romano (III secolo a. C. – IV secolo d. C.), dove simili formulari sono stati trovati. I più numerosi sono i testi oroscopici: si tratta di vere e proprie carte astrali preparate per pochi oboli da un sacerdote e consegnate a un astrologo di professione, per permettergli la stesura dell’oroscopo. Venivano menzionati luogo e data di nascita del richiedente e si calcolava la posizione di sole, luna, pianeti e luminari al momento della venuta al mondo; si chiudeva lo scritto con la formula di buona fortuna (“agathé tùche”, in greco antico), tacendo però per ragioni scaramantiche il nome del neonato. Simili carte astrali venivano per lo più scritte su cocci di terracotta (il papiro era più costoso): un buon numero ne è stato recuperato negli scavi nell’oasi del Fayum (l’antica Arsinoite, a 90 km sud-ovest del Cairo) e ora è raccolto in “Oroscopi greci” di Donata Baccani (Sicania Editore).
Rappresentano una tipologia largamente testimoniata i papiri oracolari, tra l’altro esempio concreto dell’influenza delle classi sacerdotali in materia di giustizia. Si tratta di bigliettini che riportano le questioni più bizzarre, poste dai fedeli a una delle divinità del vasto pantheon egizio: si chiedeva se era opportuno concludere un certo affare, o intraprendere un viaggio rischioso, o ancora se frequentare una certa persona, e così via. Ma si potevano porre anche domande più delicate, come appunto se il tale risultasse colpevole di un certo reato. In un’urna venivano introdotti due foglietti, uno con risposta negativa, l’altro positiva: quello estratto era considerato il responso del dio ed era ritenuto incontestabile; si può facilmente arguire l’ampio potere decisionale, anche in materia di giustizia, dei sacerdoti della divinità, gli unici insigniti di eseguire l’estrazione. Al genere dei papiri magici appartengono infine gli amuleti, come il papiro di Ossirinco presentato sopra. Sono foglietti con formule di invocazione a divinità, anche minori, richieste di propiziare gli avvenimenti più disparati, solitamente riconducibili all’àmbito della salute, dei soldi e dei sentimenti: una simile prassi, di evidente origine pagana, era così radicata che continuò, mutando la divinità di riferimento, anche nell’Egitto cristiano, nonostante le condanne dei vescovi. Curiosa è infine la forma di divinazione costituita dai versi omerici: si scrivevano a caso 216 versi tratti dall’Iliade e dell’Odissea e a fianco di ognuno erano segnati tre numeri: tutte le combinazioni (216 appunto), che si possono ottenere gettando tre volte i dati; il verso corrispondente alla combinazione ottenuta era considerato la risposta, anche se un po’ criptica, alla questione posta: una sorta di i-ching in versione egizia.



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EgiTToPhiLo/a
Scriba
22/12/2005 16:41
 
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Re:
la magia, gli oracoli, e persino alcuni strumenti divinatori erano in largo uso nell'antico egitto.

Di solito i rituali dedicati a Hapi erano molto legati alla famiglia e i legami affettivi.

:)
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EgiTToPhiLo/a
Scriba Reale
25/12/2005 12:03
 
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sono parole splendide.....

inpoltre quoto appieno quello scritto da messalina....
:sm080:
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