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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Omosessualità nell'antico Egitto

Ultimo Aggiornamento: 18/06/2016 15:20
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Tempio di Thot

25/02/2016 17:09
 
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Dal testo linkato da Nec si desume che il racconto dell presunta relazione omosessuale tra "un" re ed il "generale Siséné" deriva, come peraltro già fatto notare, da due testi (la tavoletta OIC t353g dell'Istituto Orientale dell'Università di Chicago ed il Papiro Chassinat E 2 353 1 del Louvre). Un terzo testo, pure citato (frammento in calcare denominato IFAO da Medinet Habu) viene associato ai primi due anche se non ci sono con questi legami palesi.
Per quanto riguarda il periodo storico dei tre frammenti, datazione che si basa sul tipo di lingua adoperato, OIC viene fatto risalire alla XVIII-inizi XIX; Chassinat alla XXII-XXV e IFAO alla XX.

Il testo proposto costituisce un lavoro di "fusione" dei tre testi considerando che Chassinat contiene il "corpo" del racconto, mentre OIC e IFAO la parte iniziale (manca in tutti e tre il finale ovvero, e poi vedremo perché, manca "l'assassino").

Più sopra ho scritto che si parla di "un" re e questo perchè nella parte iniziale ricostruita si può leggere:
"[accadde che la maestà del re dell'Alto e Basso Egitto Nefer] Kha [ra] figlio di [Pepi ?], giusto di voce divenne re ... il principe ... di sua maestà, chiamato Ity ... amore ... generale Siséné, quando non aveva donne ... il generale Siséné per passeggiare e distrarsi ... Teti giusto di voce ..."

...e già sussiste perciò il dubbio se si tratti effettivamente di Nefer-Kha-Ra e di Pepi. Se così fosse, il principe dovrebbe chiamarsi Ity e sarebbe il Generale ad essere "...senza donne..." e qualcuno (il principe?) a "...passeggiare e distrarsi..." con lui.

Accettando i nomi di cui sopra, il fatto si svolge nella VI dinastia e i testi frammentati da cui siamo partiti sono trascrizioni di molti e molti secoli dopo (XVIII-XIX-XX-XXII-XXV dinastie).

In un altro brano del testo ricostruito si legge:
"...il generale Si[séné] e si chiese … NeferKhara. Il Generale Siséné … direttore dell’harem del re, il gran maggiordomo, il cameriere…lo scriba del re, il sovrintendete (?) agli scribi, il soprastante dei campi… le [cortigiane] della residenza e il [consiglio] di Menfi..."

...e più oltre compare un altro personaggio "il postulante di Menfi",e qui la storia raggiunge livelli anche comici, infatti:
"... il postulante di Menfi venne per [raccontare?] al capo del tribunale, quest’ultimo fece cantare i cantori, suonare i musicisti, acclamare gli acclamatori e fischiare i fischiatori in modo che il postulante di Menfi andò via senza essere ascoltato e terminò in [parola non tradotta]..."

...sembra cioè che il "postulante" dovesse perorare una sua causa ma che il giudice, pur di non ascoltarlo, abbia messo in pratica ogni artifizio per non sentirlo! Possiamo ipotizzare che le sue lamentele fossero indirizzate proprio verso il generale Siséné, o magari verso il Re?

Qui si innesta il testo riportato da Nec (e che riporto a mia volta per completezza):
"…[…] Teti, figlio di Henti […]. Allora [egli scorse] la maestà del re dell’alto e basso Egitto, Neferkara, che se ne andava nella notte in passeggiata solitaria, senza nessuno con lui. Allora egli [Teti] si allontano da lui per evitare che (il re) il re lo vedesse. Teti figlio di Henti si tenne invisibile, riflettendo e dicendosi (riflettè e si disse): “allora è così, (questa ) è dunque la verità, (su) ciò che si racconta: egli (il re) esce la notte !” Teti figlio di Henti seguì questo dio (= il re) senza che il suo cuore gli facesse dei rimproveri, per vedere quello che andava a fare. (Il re) arrivò alla casa del generale Sisene, lanciò un mattone e battè col piede, dopo di che, gli si fece scendere una scala (?). Salì, mentre Teti figlio di Henti restò ad aspettare finchè sua Maestà uscì. Dopo che sua Maestà ebbe fatto ciò che desiderava presso di lui ( cioè col Generale) si diresse poi verso il suo palazzo, e Teti lo seguì. Quando Sua Maestà fu entrato nella Grande Dimora, Teti ritornò a casa sua. Ora, Sua maestà, si era recato a casa del Generale Sisene, restandovi per quattro ore della notte..."
...e prosegue:
"...Lei (credo il riferimento sia a sua maestà, altrimenti abbiamo preso tutti una cantonata e non si tratta di un Re/Principe, ma di una Regina/Principessa) rientrò nella Gran Dimora essendo restata quattro ore fino all'alba. Teti figlio di Hent è andato in... [il re?] ... qualche notte senza che il suo cuore si rimproverasse e quando sua maestà rientrò [nella Gran Dimora, Teti ritornò a casa]... "

Quanto a Teti, il testo in francese fa notare che si potrebbe forse far coincidere questo nome proprio con quello che abbiamo sopra visto di Ity, ma, aggiunge, che l'indicazione del patronimico "figlio di Hint" non c'è nella OIC e in Chassinat.

E' chiaro, comunque, che Teti (sorta di investigatore) ignora quale sia la natura del legame tra il "re" e Siséné come nei migliori romanzi polizieschi.

Quanto all'interpretazione, è già sintomatico che ci si trovi dinanzi a ben tre trascrizioni di uno stesso racconto, fatto abbastanza raro se si escludono "romanzi" come quello di Sinhue o altri manoscritti usati come esercizi per gli scribi, e addirittura di dinastie differenti e di molto successive a quella in cui i fatti (già ma quali fatti?) sarebbero avvenuti.

Non mi sembra che sia esplicitato alcunché riguardo alla omosessualità degli interpreti (il re che tira il mattone, bussa coi piedi e sale una scala calata da casa del generale fa ridere ...e se in quella casa ci fossero state allegre amichette del generale?) e la stessa figura del "postulante di Menfi" sembra quasi una caratterizzazione per mettere più "pepe" nel racconto e ricorda peraltro un altro racconto simile, l'"Oasita eloquente", in cui un giudice, colpito più dal modo di raccontare dell' "oasita" che non dalla sua vicenda umana, non risolve mai il processo pur di sentirlo parlare.

Altro che Maat, altro che massime di Ptahotep o istruzioni al Visir per cui ascoltare i convenuti in giudizio è un dovere quasi sacro.

...e se fosse proprio, semplicemente, un "romanzo giallo" magari così famoso all'epoca da meritare più trascrizioni?
...e se il posizionamento storico in un periodo così lontano dalle trascrizioni servisse proprio a non far riconoscere i personaggi facendoli "perdere" nel mondo della fiaba alla stregua del nostro "C'era una volta"?

Fa notare inoltre l'autore del testo francese che unici personaggi che si ripetono nel racconto sono il Generale ed il Re, mentre altri sembrano davvero personaggi inseriti per arricchire il racconto: il principe Ity, il postulante, Teti figlio di Hent, il giudice.
Ed anche a ben guardare il comportamento del "re" è decisamente sopra le righe, quasi a volerlo umanizzare e rendere ridicolo: esce da solo, di notte, getta mattoni verosimilmente per svegliare qualcuno, bussa con i piedi ad una porta, si arrampica su una scala.

E se fosse semplicemente un modo per mettere alla berlina il potere? Una satira che va contro il potere politico (il re) quello militare (il generale) e quello giudiziario (il giudice).

No, sinceramente, alla luce delle considerazioni di cui sopra, non me la sento di bollare questo racconto come prova di un amore omosessuale all'ombra delle piramidi e non certo per "bacchettonismo", ma solo sotto il profilo semplicemente di valutazione e di studio.
Questo significa dire che l'omosessualità nell'Antico Egitto non esisteva? Assolutamente no! Sempre è esistita e sempre esisterà, è una forma d'amore che si può o meno comprendere o accettare, ma pur sempre amore e come tale merita, a mio avviso e specialmente ai giorni nostri, pari dignità.

[Modificato da Hotepibre 25/02/2016 17:18]
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