Il 2% del Patrimonio Archeologico Egiziano perduto durante la Rivoluzione | Ultimo Aggiornamento: 14/03/2012 12:06 |
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| | | OFFLINE | | Post: 41.058 Post: 22.720 | Registrato il: 24/08/2005 | Sacerdotessa di ATON | Thiatj | - ḥtm mr r ry.t '3.t wts rn n ՚ḫ n itn, S3t n m3't - | |
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26/02/2012 23:49 | |
Il Ministro di Stato delle Antichità Egiziane, Dr. Mohamed Ibrahim, ha riferito alcuni giorni fa che il 2% dei reperti storici conservati presso i magazzini dislocati nei siti archeologici è stato rubato nel lasso di tempo che è intercorso dallo scorso 25 gennaio 2011, data che ha segnato l'inizio della Rivoluzione Egiziana e, di conseguenza, il venir meno del servizio di sicurezza a tutela del Paese.
Lo scorso mese di marzo le stime parlavano di circa 800 reperti - appartenenti a un arco di tempo che abbraccia l'era Faraonica, Romana e Islamica - andati perduti perchè rubati o distrutti durante la Rivoluzione. Notizia rettificata nel lasso di breve tempo, quando il mese successivo il Ministero rese noto di non essere in possesso di stime attendibili. Oggi si parla di un 2%, se possibile, un dato ancora più vago del precedente. Comunque un dato tutt'altro che irrilevante tenuto conto dell'entità di beni che le nostre menti sono in grado di immaginare.
Attualmente le Autorità Egiziane competenti intendono rassicurare il mondo intero, riferendo che il Patrimonio che custodiscono si trova al sicuro. Riferiscono che sono state prese le misure necessarie a prevenire i saccheggi e il contrabbando dei reperti al di fuori dai confini dell'Egitto. Riferiscono che i beni ancora dislocati nei magazzini dei siti e in quelli dei Musei sono stati, in parte, adeguatamente documentati. Resta ancora un 35% da inventariare. E presto avranno inizio i negoziati per il recupero degli oggetti contrabbandati in Belgio, Francia e Stati Uniti.
C'è da chiedersi: come avranno fatto a fare delle stime, tenuto conto che si ignorava che cosa fosse effettivamente custodito nei magazzini e nei Musei?
Ibrahim ha dichiarato, inoltre, che dei tanti reperti che hanno lasciato il Paese nei mesi passati, una parte lo ha fatto in maniera del tutto legale, nel rispetto di una legge che acconsente ai team che operano nei siti Egiziani di detenere il 50% degli oggetti recuperati. Presto si provvederà, tuttavia, a ridimensionare tale legge, riducendo la percentuale di lascito al 5% e vietando di contemplare nella lista delle acquisizioni resti umani e manoscritti.
[Modificato da -Kiya- 26/02/2012 23:51] |
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27/02/2012 00:21 | |
In proposito vorrei proporre alla vostra attenzione un articolo scritto dal Prof. Paolo Matthiae e pubblicato sul sito de Il Sole 24 Ore. Dato il veto posto sulla riproduzione, rimando via link:
Antichità di guerra a Oriente |
| | | OFFLINE | | Post: 297 Post: 263 | Registrato il: 15/01/2012 | EgiTToPhiLo/a | Artista del Re | |
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27/02/2012 20:28 | |
Santo cielo... A dir poco tremendo! Per una volta, speravo che il patrimonio dell AE fosse poco, così che il 2% fosse irrilevante... :( |
| | | OFFLINE | | Post: 41.058 Post: 22.720 | Registrato il: 24/08/2005 | Sacerdotessa di ATON | Thiatj | - ḥtm mr r ry.t '3.t wts rn n ՚ḫ n itn, S3t n m3't - | |
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10/03/2012 19:24 | |
E' trascorso più di un anno ormai da quando ebbero luogo i primi saccheggi, conseguenti alla Rivoluzione, che coinvolsero sia il Museo Egizio del Cairo, che altri dislocati sul territorio Egiziano, senza ignorare i siti archeologici di scavo e i relativi magazzini di deposito. Nonostante questo lasso di tempo, a tutt'oggi ignoriamo il dettaglio di quanto fu sottratto nelle varie occasioni poichè le, tante volte promesse, liste dei reperti rubati non sono mai state pubblicate. Nemmeno risulta aggiornata e completata la lista relativa ai reperti sottratti nel principale Museo del Paese, sebbene alcuni di essi siano tornati al loro posto (molti dei quali, forse, non erano mai stati portati al di fuori dell'Edificio...).
Eppure le richieste relative all'individuazione di tali reperti, ci giungono a gran voce, e non solo dal Paese interessato. Ma come si può procedere alla ricerca di qualcosa, ignorando ciò che effettivamente si sta cercando?
Recentemente abbiamo avuto modo di apprendere le dichiarazioni rilasciate dal Ministero di Stato delle Antichità, il quale afferma, come si legge qui sopra, che in origine si stimava che 800 reperti, databili alle tre principali epoche storiche del Paese (Faraonica, Copta e Islamica), fossero stati danneggiati o rubati a partire dal febbraio del 2011. Soltanto un mese dopo, tuttavia, tale dichiarazione venne rettificata dallo stesso Ministero, il quale dichiarò di non essere in possesso di statistiche attendibili e di non poter, di conseguenza, affermare con certezza quanti fossero gli oggetti andati perduti dopo l'inizio della Rivoluzione del 25 gennaio dello scorso anno. Ancora, sempre lo scorso mese, il Ministro Mohamed Ibrahim ci ha reso partecipi del fatto che il 2% dei reperti storici, custoditi dal Governo negli svariati magazzini di deposito, furono rubati a seguito del venir meno dell'attività di sicurezza, dovuta nei siti archeologici del Paese. Non è chiaro, però, se si tratta di una stima personale del Ministro o se invece a monte della stessa sussista un'indagine ufficiale, mirata a fornire riscontri attendibili del reale stato di cose che interessa l'Egitto.
Il problema c'è. Ed è un problema enorme che coinvolge tutti e 65 i magazzini ufficialmente compresi nell'elenco dei depositi archeologici presenti sul suolo Egiziano.
Volendo avere un riscontro informale ci affidiamo alle stime ipotizzate dal Dott. Paul Barford, Archeologo inglese che vive e lavora a Varsavia e che nei magazzini di deposito ha avuto modo di entrarci in più di un'occasione. In base a quanto riferisce il Dott. Barford potremmo ipotizzare che ognuno di essi, ogni deposito archeologico, possa contenere mediamente 200.000 singoli reperti. Un numero che, moltiplicato per quello relativo ai magazzini esistenti, restituisce un totale di 13 milioni di reperti custoditi in tutto il Paese, fatta esclusione per quelli debitamente conservati nei Musei. Se, effettivamente, di questi il 2% è stato sottratto, è facile concludere che siano all'incirca 260.000 i reperti di cui si sono perse le tracce. Un ammontare che corrisponde a più di quanto un unico deposito sia in grado di contenere.
Ora, ciò che salta subito agli occhi in modo lampante è che sussiste una notevole differenza tra gli "800 reperti forse danneggiati e sottratti" ipotizzati inizialmente e la cifra che, si suppone, corrsiponda a verità, o quanto meno che si avvicini alla stessa.
Ciò spiegherebbe, ragionevolmente (sebbene di ragionevole ci trovo ben poco in tutto questo....), perchè le liste ufficiali dei reperti perduti non siano, a tutt'oggi state pubblicate, poichè un conto è stilare un elenco di 800 voci, un altro e dover risalire a ben 1/4 di milione di reperti che all'appello non rispondono più!
Se veramente i ladri sono riusciti a impossessarsi di una tale quantità di oggetti antichi, è un dato che al momento non siamo in grado di accertare con precisione. Quel che è certo è che lo stato di cose attualemente vigente nel Paese non fa che aggravare, istante dopo istante, una situazione già critica di per sé. Una situazione a cui, cosa ancor più grave a mio avviso, le Autorità Egiziane assistono impassibili e, oserei dire, incuranti.
Chi potrà fare qualcosa per la tutela del Patrimonio culturale Egiziano?
[Modificato da -Kiya- 12/03/2012 09:02] |
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10/03/2012 19:30 | |
250.000 reperti ? Una tragedia senza pari ! |
| | | OFFLINE | | Post: 55 Post: 55 | Registrato il: 30/01/2012 | EgiTToPhiLo/a | Suddito | |
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10/03/2012 19:58 | |
Sinceramente mi sembra un po' improbabile che l'ammontare sia così alto. A differenza di quanto farebbe ognuno di noi egittophili, questi reperti rubati non verrebbero tenuti in casa (ma io reperti rubati in casa non ne vorrei comunque) ma verrebbero venduti. Se presumiamo che anche solo il 10% dei reperti rubati fosse stato immesso nel mercato nero, difficilmente sarebbe passata inosservata la presenza di quasi 30.000 reperti. Anche se l'Egitto non fosse molto solerte nei controlli in entrata senza dubbio nei controlli in uscita, negli altri paesi, una maggiore quantità di reperti si sarebbe fatta notare. Figuriamoci se poi fossero stati immessi tutti nel mercato!
Chissà forse tra vedere e non vedere hanno esagerato, probabilmente perché non hanno la benché minima idea di quanto hanno perso, e non gliene frega granché dato che sono implicati guardie, polizia e politici locali.
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10/03/2012 20:14 | |
Se davvero in tutto questo sono implicati guardie, polizia e polititici locali, chi resta a denunciare l'eventuale uscita dei reperti dal Paese, i cittadini?
C'è un tale giro di denaro, e interessi plurimi, nel mercato nero delle Antichità che non sono affatto sorpresa delle mancate denunce di esportazioni di oggetti sottratti al Paese.... Allo stato attuale, probabilmente, la maggior parte degli oggetti sottratti dai magazzini ufficiali non hanno ancora lasciato l'Egitto. Si trovano , suppongo io, in depositi privati, dislocati entro i confini casalinghi, nell'attesa che le acque si calmino. [Modificato da -Kiya- 10/03/2012 20:14] |
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12/03/2012 08:58 | |
Poco spazio dedicano le TV a queste notizie.
Lo stesso avvenne in Iraq, ma mi immagino che pure in Siria ci siano grossi problemi (anche se là i problemi maggiori sono di altra natura).
Mi aspettavo però che all'Egitto, dato il fascino che più o meno giustamente esercita, fosse dato più spazio...
Come mia sensazione, polizia e guardie locali non ispirano molta fiducia. Mi ricordo che dove non si poteva fotografare, bastava qualche spicciolo per far cambiare idea. Lo so, ciò è dovuto alla miseria; non condanno nessuno. Su tutto questo c'è però da riflettere.
Ric[Modificato da Riccardo Banchi 12/03/2012 08:58] |
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12/03/2012 09:05 | |
Waenra, 10/03/2012 19.58:
Sinceramente mi sembra un po' improbabile che l'ammontare sia così alto.
Supponiamo che effettivamente sia eccessivo e riduciamolo della metà, per procedere cautamente. Il risultato è comunque pari a 130.000 che, a mio avviso, restano troppi comunque. Senza contare il fatto che è un numero destinato ad incrementare quotidianamente, visto quanto sta accadendo in più di un sito archelogico dove, persone senza alcuno scrupolo si muovono liberamente con bulldozer e camion, richiamati dalla possibilità di recuperare tesori.... |
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13/03/2012 00:42 | |
Sull'argomento, con particolare riferimento al Museo, riporto il testo di un articolo pubblicato quest'oggi dalla redazione di "Il Journal":
Il misterioso saccheggio al Museo Egizio
Di Redazione • 12 mar, 2012
A più di un anno dall'inizio della rivoluzione egiziana, ancora non è stata fatta piena luce sul saccheggio del Museo Egizio del Cairo.
La notte del 28 gennaio del 2011, mentre in Piazza Tahrir migliaia di persone stanno vivendo il loro terzo giorno di rivoluzione e la situazione con le forze dell’ordine risulta tesa fino allo spasimo, qualcuno fa irruzione nel Museo Egizio del Cairo trafugando 54 reperti di valore inestimabile mentre altri 70 risulteranno danneggiati o completamente distrutti.
Inizialmente Zahi Hawass, che Le Monde definisce come il “pittoresco” ministro dell’Antichità di Mubark e che in Italia il pubblico conosce per la presenza nella quasi totalità dei documentari sull’Egitto, nega che vi sia stato il furto con danneggiamento e in seguito quando, dopo due mesi di indagini, affermerà che si è trattato di maldestri “cercatori d’oro” che sono riusciti a fuggire calandosi con una corda dalle finestre senza causare troppi danni, si attirerà l’ilarità di numerosi archeologi.
C’è chi, come l’archeologo britannico Paul Bratford, sospetta che l’esercito egiziano abbia approfittato del saccheggio per prendere il controllo del Museo e renderlo uno dei primi edifici dove condurre i fermati per interrogarli e torturarli. Queste circostanze emergeranno in seguito dalle testimonianze di molti attivisti che racconteranno di esser stati torturati nelle stanze del museo dalle forze di sicurezza. Sempre nel museo, inoltre, sabbero state sottoposte al test della verginità alcune ragazze fermate in Piazza Tahrir, un caso anche questo in attesa che giustizia venga fatta.
In molti credono invece che i responsabili del museo, su ordine di Mubark, si siano resi complici del saccheggio in modo da gettare discredito sui manifestanti. Nei giorni successivi invece i manifestanti si adoperarono per fornire protezione agli edifici sensibili della città ma non è escluso che a compiere questo gesto scellerato siano stati dei vandali come atto simbolico di vendetta che per molti era uno dei simboli del regime corrotto. Le Monde in questo caso cita un professore dell’ Università di Cambridge, Megan Rowland, che si è occupato del tema in un libro
“Molte statue sono state deliberatamente schiacciate, le mummie sono state smembrate e le monete gettate a terra. Un tale grado di vandalismo ricorda il saccheggio del Museo di Baghdad ed evoca un atto di vendetta politica” afferma “Prima della rivoluzione, il museo era un simbolo dell’alienazione che il regime ha imposto agli egiziani: uno dei tanti luoghi del turismo di massa. Se a questo aggiungiamo i bassi salari dei dipendenti del museo, non è difficile immaginare il risentimento generato. E ‘molto significativo che un negozio di souvenir del museo è stato attaccato. Zahi Hawass ha deriso l’ignoranza presunta ladri, che hanno preso le copie degli originali. Ma egli è indagato per corruzione per la vicenda dell’appalto con cui è stato assegnata la gestione del negozio”.
Nonostante alcune delle opere rubate siano state ritrovate, ancora oggi non è stata fatta chiarezza su quanto accaduto la notte del 28 gennaio 2011 e il Museo Egizio è al centro di un acceso dibattito. Un progetto vorrebbe che venisse spostato entro il 2015 fuori della città, nel distretto di Giza a pochi chilometri dalle piramidi. Ma in questo modo aumenterebbe ancora di più la distanza con gli egiziani che vorrebbero invece riappropriarsi di un luogo che custodisca la memoria della propria identità e non sia solamente un’attrazione turistica. Il nuovo direttore Tarek El-Awadi , si è dimesso il 10 febbraio, per mancanza di risorse, ha detto. Di architettura coloniale, venne inizialmente amministrato dai francesi, poi divenne un simbolo del nazionalismo di Nasser e della corruzione del regime di Mubarak, e, infine, della violenza del Consiglio militare. Per questo potersene riappropriare sarebbe in atto altamente simbolico per la popolazione che ha sostenuto la rivoluzione
[fonte: www.iljournal.it ] |
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