| | | OFFLINE | | Post: 41.058 Post: 22.720 | Registrato il: 24/08/2005 | Sacerdotessa di ATON | Thiatj | - ḥtm mr r ry.t '3.t wts rn n ՚ḫ n itn, S3t n m3't - | |
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03/01/2012 21:23 | |
E' proprio questo il punto.
Ciò che vale generalmente, ciò che è regola incontestabile, è tale soltanto per chi vi assiste come spettatore. Ma non per chi il gioco lo conduce dall'interno.
E' vero che Egittologia e politica (maiuscola in un caso e minuscola nell'altro sono tutt'altro che casuali...) non debbano andare a braccetto. Lo stesso dicasi per la Cultura in genere. Tuttavia abbiamo riscontri in casa nostra (Torino e il suo - nostro - Museo?) di quanto la realtà si discosti dagli ideali.
Hawass per l'Egitto è stato tutto, fuorchè un Egittologo e non certo per assenza di titoli. E' stato uno showman, un manager (e non solo di sé stesso), ma soprattutto un politico, fortemente animato dal desiderio di applicare il suo potere. Lo ha fatto per anni, muovendo i suoi collaboratori come fossero pedine di un gioco in cui il vincitore era annunciato a priori.
E' questo che mi muove a rabbia. E' questo che mi impedisce di accettare che una parte di me, per quanto piccola possa essere, auspichi un suo ritorno, riconoscendogli seppur blandamente delle attenuanti.
Ma, forse, la realtà di cose è ben altra. Forse non siamo semplicemente in grado di accettare.... non desideriamo ammettere a noi stessi che un Patrimonio, quale è quello dell'Egitto, possa dipendere da persone che non ne apprezzano il valore, il quale va ben oltre il mero sfruttamento economico. Non faccio di tutta l'erba un fascio, sia chiaro, seppur mi renda conto che è questo uno di quei casi in cui le eccezioni non fanno la regola, ma sono destinate a rimanere tali. |