Ci sono andata
Ho avuto l'onore, per la prima volta in assoluto, di poter ascoltare il Prof. Silvio Curto, il quale ci ha intrattenuto per buoni 45 minuti raccontandoci di letteratura egizia, poesia, prosa e insegnamenti, con una curatissima semplicità nella scelta della terminologia e senza celare l'emozione che gli è propria nel leggere i brani scelti per l'occasione. Emozione che, senza fatica, è stata percepita da ognuno dei presenti.
Chiaramente la conferenza mirava alla presentazione del volume sopra indicato, e come tale, non poteva non essere incentrata sull'argomento geroglifici, non da un punto di vista tecnico però, bensì letterario. Il prof. Curto e il Dott. Tosi sono stati invitati a presentare la prima grammatica egizia in lingua italiana mai pubblicata finora. Un volume importante, che conta quasi 900 pagine e in formato maxi (A4), basato su un metodo di apprendimento progressivo dell'egiziano classico del Medio Regno (XI/XII dinastia). Tradotto dal dott. Cristian Orsenigo, egittologo presso la cattedra di Egittologia dell'università di Milano, il testo comprende 55 lezioni, ognuna delle quali corredata da esercizi di traslitterazione e traduzione (in linea col Gardiner, anche qui mancano le soluzioni). Comprende inoltre un breve vocabolario egizio/italiano/egizio.
Definita dallo stesso Mario Tosi essenziale e completa, per alcuni aspetti sarebbe anche superiore all'opera di Sir Alan Gardiner, dalla quale si discosta già per impostazione. Tutto ciò la renderebbe accessibile anche a chi, come me, vorrebbe avvicinarsi al geroglifico da autodidatta, non potendo usufruire di lezioni a riguardo.
Ma veniamo a quella che a mio parere, non me ne vogliano autori e traduttori, nonchè editore, è stata indubbiamente la parte più interessante dell'incontro: l'esposizione del prof. Curto.
Lo stesso ha esordito introducendo una breve panoramica sulle grammatiche egizie, a partire da quella di Champollion, prima in assoluto per forza di cose, citando poi l'opera di Lepsius e quindi, naturalmente, Sir Alan Gardiner. Breve nota a riguardo degli scritti successivi, indicati come "figli" di quest'ultima, la cui ultima edizione risale al 1950 (la prima al 1928).
Una nota accolta con piacere da me, e certamente da tutti coloro appassionati dall'epoca Amarniana: il prof. Curto ha voluto introdurre la poesia, che trova il suo momento di spicco durante il Nuovo Regno, citando Akhenaton e definendolo il Dante Alighieri dell'antico Egitto.
Il percorso ha poi seguito la via delle iscrizioni funerarie, mettendo in luce la forte religiosità che permeava nell'animo egizio, riservata esclusivamente a coloro che ultimavano la loro esistenza terrena da giusti, mentre chi non si era comportato secondo i dettami veniva praticamente cancellato dal ricordo, come se mai fosse esistito.
Si è passato poi all'interpretazione di una serie di iscrizioni su stele, alcune delle quali ospitate presso il Museo Egizio della nostra città, e quindi agli insegnamenti (Amenemhope e Ptahhotep) le cui morali lasciano tutt'oggi, a millenni di distanza, un segno indelebile verso chi le ascolta. Non sono mancate le letture di alcuni Canti d'Amore, come brani tratti dai famosi Canti del Boschetto, introdotti da Edda Bresciani nel suo volume dedicato alla letteratura egizia, edita da Einaudi.
Con un breve accenno alla prosa del Medio Regno, con riferimenti dovuti al racconto di Sinuhe e quello di Unamon, il prof. Curto ha poi passato la parola al dott. Tosi, non senza prima evidenziare alcune tutt'altro che velate critiche a quello che è il fin troppo constatato impoverimento culturale odierno, teso a ridurre pressocchè tutto ad immagini, che il più delle volte si perdono nei meandri della memoria soltanto pochi istanti dopo averle sfogliate... trasmettendo poco o nulla di tutto ciò che dietro le immagini che ci vengono quotidianamente propinate dell'antico Egitto si cela.