Tessuti e moda in Africa

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-francis-
00lunedì 26 novembre 2007 11:54

Egitto, terra di sogno, di scienza e di grande mistero ci sorprende ogni volta con una nuova, interessante, piccola sfaccettatura e questa volta ci narra la storia dei suoi tessuti. I materiali più usati per la produzione tessile erano la Lana, sicuramente nota in età romana; il Cotone, introdotto dopo la conquista araba (640 d.C.); la Lana d'albero, più rara e proveniente dall'India; il Lino, la fibra naturale più usata nello stato, fino ad oggi. Il Lino veniva seminato in inverno e dopo 80-100 giorni, verso la fine di Marzo, si procedeva con la raccolta secondo tre diversi stadi di maturazione della pianta. Gli steli più teneri erano usati per tessuti delicati; quelli allo stadio intermedio venivano adoperati per i tessuti di uso comune; i più rigidi per i tessuti rustici, come tele, corde e stuoie. La raccolta dei semi avveniva per mezzo di un pettine montato sulla sommità di un trespolo, mediante scapecchiatura. Gli steli, attraverso stigliatura e scotolatura, venivano macerati separando poi, le fibre dalla corteccia e dalla parte legnosa ottenendo le fibre grezze o filacce.

Il tipo di tessuto più semplice e comunemente usato per tutta l'età faraonica è un tessuto a trama semplice o "a tela", ottenuto facendo passare il filo di trama alternativamente sopra e sotto un filo d'ordito e scambiando l'ordine nella corsa successiva della spoletta, questo metodo è indicato come "Armatura unita 1/1". Altri tipi di tessitura sono la “Tappezzeria”, dove il numero dei fili di trama sono maggiori di quelli d’ordito per cm2.
I fili d’ordito richiedono di essere rafforzati in due modi: 1) con un filo di grosso calibro attraverso una forte torsione; 2) con 2, 3 o 4 fili uniti assieme in ciascun passaggio di trama, impiegato solitamente per mantelli e tuniche. Il “broccato” è un tessuto base ad armatura unita in lana in cui, per decorare, si inseriscono fili di lana o lino bianchi. L’inserzione è operata introducendo una trama supplementare, ovvero broccando solo la parte da decorare. Infine la tessitura “a nodi”, ottenuta inserendo nel tessuto di base in lino bianco, fili di lino bianco o lana policroma lasciati liberi a intervalli regolari con l’aiuto di bachette, che una volta tolte, lasciano come degli occhielli, sistemati in righe parallele. Il prodotto finito era usato come arazzo per muri.

Per quanto riguarda l’abbigliamento, dalla preistoria fino alla fine dell’età faraonica, venivano usati abiti consistenti in una gonna più o meno lunga per gli uomini e una tunica per le donne, con cinture, sciarpe e manti. Gli abiti non richiedono particolari cuciture o tagli. I gonnellini sono formati da un telo rettangolare o leggermente sagomato, che veniva avvolto sui fianchi e trattenuto da una cintura, i lembi potevano essere annodati, formando sul davanti una specie di piega triangolare o trapezioidale. Le gonne dei personaggi più influenti erano lunghe sotto il ginocchio, ampie, svasate e con davantino elaborato. Il contadino come l’operaio in genere, portava un piccolo perizoma. Il sovrano dall’età protostorica fino alla XVIII dinastia, vestiva con una gonna stretta e corta, con davantino trapezioidale (Shendit) ornata sul retro da una coda animale, ricordo dell’antico costume del cacciatore preistorico. I Vizir portavano una gonna lunga e liscia che copre anche il petto ed è trattenuta da un cordino attorno al collo. Lo stesso abito era portato dai sacerdoti, ma in alcuni casi vi si aggiungeva sulla spalla destra o sinistra, una pelle di pantera.


Hatshepsut76
00lunedì 26 novembre 2007 13:49
interessante questa discussione, Franca... [SM=g999103]
non so nulla di stoffe nell'antico Egitto, ma mi piacerebbe approfondire... Magari appena riesco controllo il volume di S. Donadoni, La vita egizia... [SM=g999103]
ely.91
00lunedì 26 novembre 2007 17:20
interessantissimo il discorso sulle stoffe
pizia.
00lunedì 3 dicembre 2007 22:04

Altri tipi di tessitura sono la “Tappezzeria”, dove il numero dei fili di trama sono maggiori di quelli d’ordito per cm2.


Hai qualche notizia in più?
Non riesco a capire la "tappezzeria". Da un risultato tipo jeans?
-Kiya-
00lunedì 3 dicembre 2007 22:30
a proposito di tessuti... è noto che si impiegava largamente il lino.
A riguardo, secondo voi, come ovviavano alle stropicciature e... come riuscivano ad ottenere "plissettature" a dir poco sorprendenti?

Chissà se anche in Egitto esisteva l'antenato del nostro ferro da stiro....
roberta.maat
00lunedì 3 dicembre 2007 23:11
[SM=x822741] subito mi associo a questa domanda e spiego perchè. Me la ero posta una mattina mentre ad Esna mi ero soffermata a guardare un tipo che sotto una tenda (in un mercato)stirava una galabija-non so se ho scritto bene-....questo personaggio molto pittoresco era seduto su mattoni, di fronte una panca,al lato destro un ferro pesantississimo che scaldava su un fuoco di legna,al lato sinistro un secchio pieno d'acqua dove immergeva con la mano una spugna che poi portava alla bocca per succhiarne il contenuto e spruzzarlo poi vaporizzato su quanto stava stirando. Tecnica primitiva.....ma quanto ? Non ho mai visto nulla che ricordi un ferro da stiro e neanche ho mai letto di questa attività quotidiana che pure doveva essere importante almeno per gli abiti di corte o di culto.Farò delle ricerche ma per il momento posso consultare solo Cimmino e Romer per quanto attiene la vita quotidiana. [SM=g999100]
-Kiya-
00lunedì 3 dicembre 2007 23:54
a me invece il dubbio è nato durante la visita alla mostra "La bellezza femminile nell'antico Egitto", nell'ammirare quegli abiti meravigliosi che ricordavano quelli in voile plissè che erano in gran voga sul finire degli anni 80.
Impossibile non restare sorpresi da cotanta maestria...

mi aggrego alla ricerca di riferimenti in proposito, ma rimando al week end per la stesura dei risultati ;)
roberta.maat
00mercoledì 5 dicembre 2007 14:09
Ho trovato questo nel web :
Anche il Faraone Ramesse II indossa un finissimo gonnello plissettato, fermato in vita da una
cintura, che immaginiamo preziosissima. Così dettava la moda. Gli affreschi rinvenuti nelle Tombe
egizie della Valle dei Re e delle Regine o quelli di Santorini nelle Cicladi - testimoni dell’evoluta
civiltà minoica - ci mostrano un gusto ineccepibile per il bello, per il tessuto fine, curato, soprattutto
plissettato. Le pieghe dovevano essere la vera tendenza 4000 anni fa e certamente status
symbol dell’epoca, visto che la “massa” poteva permettersi una semplice pezza di lana o di lino
rettangolare, da indossare così come usciva dalle mani del tessitore, senza alcuna cucitura o
confezione. Ma come venivano realizzate delle pieghe così perfette, così precise, a volte
piccolissime? Gli Egizi immergevano il tessuto in una soluzione di gomma e lo
pieghettavano aiutandosi con uno strumento piatto, molto pesante, che aumentava la
pressione delle mani. Erano i primi lisciatoi, che venivano adoperati a freddo, talvolta con l’ausilio
di acqua per inumidire i tessuti. Eccolo, dunque, il primo ferro da stiro della storia di cui si
abbia testimonianza. In pietra, in legno, in marmo, in terracotta o in vetro, non si sa quando
l’uomo abbia iniziato ad utilizzarlo. Possiamo solo immaginare che allora fosse molto faticoso far
scivolare questi oggetti pesantissimi e che, senza l’aiuto del calore, fosse altrettanto difficile
ottenere plissettature tanto perfette.

Pare inoltre che il primo vero ferro da stiro venisse usato in cina all'epoca della dinastia Han (dal 206 AC). Si trattava di un recipiente di bronzo variamente decorato con un manico in legno o in avorio .
Siamo in possesso di una qualche immagine di queste "macchine liscianti" nel periodo storico che ci interessa ? Continuo a cercare.
Tom_75
00mercoledì 5 dicembre 2007 14:40
in Nigeria tessono e colorano la "rapa" senza usare nessun tipo di macchinario tecnologico ; i risultati della colorazione tramite henna o altri coloranti vegetali e' sorprendente!
pizia.
00mercoledì 5 dicembre 2007 15:28
Re:
roberta.maat, 05/12/2007 14.09:


Pare inoltre che il primo vero ferro da stiro venisse usato in cina all'epoca della dinastia Han (dal 206 AC). Si trattava di un recipiente di bronzo variamente decorato con un manico in legno o in avorio .


E ti pareva?
Fra gli studiosi delle varie civiltà tutti hanno le nostre deformazioni: i loro "soggetti" hanno inventato tutto per primi.
Dalla nostra parte però abbiamo il tempo, infatti se in qualche modo scopriremo come venisse stirato il lino nel periodo imperiale egizio, i cinesi del 206 a.C. possono andare ... a stirare. [SM=x822710]


roberta.maat
00mercoledì 5 dicembre 2007 15:37

Dalla nostra parte però abbiamo il tempo, infatti se in qualche modo scopriremo come venisse stirato il lino nel periodo imperiale egizio, i cinesi del 206 a.C. possono andare ... a stirare.



Hai ragione ! Però mi è sorto un altro dubbio.....riguarda la sostanza con la quale sarebbero stati "apprettati" i tessuti per foggiarli a piegoline ! Si cita una gomma ma forse occorre approfondire.

pizia.
00mercoledì 5 dicembre 2007 15:44
Anticamente si usava il latte, ma non so se in Egitto erano già a conscenza di questa sua proprietà (certamente sì).
roberta.maat
00giovedì 6 dicembre 2007 14:10
Credo di poter dire a proposito di quella "gomma" che i nostri usassero polvere di gomma di acacia con acqua di palude .Questo intruglio veniva usato anche come maschera di bellezza per distendere i tratti del viso.
Patate e riso non esistevano ancora come colture mentre l'acacia è sempre presente in ricette di varia natura,allora ho pensato che da questo albero probabilmente si poteva estrarre la sostanza adatta per "inamidare" e stirare poi con attrezzi liscianti i veri tessuti per abbigliamento. Voi che ne dite ?
-Kiya-
00giovedì 6 dicembre 2007 21:48
indubbiamente la gomma di acacia, che poi non è altro che la gomma arabica ytilizzata anche per la produzione di caramelle gommose )sì, lo ammetto... ne sono golosa!), è un polimero ottimo come legante (viene utilizzato anche in pittura per legare i colori) e si ritiene anche che poteva essere tra quei componenti resinosi utilizzati durante la mummificazione dei defunti.
Non so però dire se la sua struttura si prestava anche all'utilizzo indicato. La polvere di acacia, diluita con l'acqua non credete che avrebbe "sporcato" i tessuti?

certo considerando che uno dei suoi impieghi attuali è quello di adesivo su carta e cartone, non è possibile escludere che sia proprio questa la gomma di cui si parla nel testo inserito da Roberta. Probabilmente veniva utilizzato in minima percentuale e con una rilevante quantità d'acqua... il risultato dovrebbe essere stato una specie di leggero collante. Ma, in tal caso, non sarebbe stato rimosso col lavaggio?
-Kiya-
00giovedì 6 dicembre 2007 23:36
Ecco svelato il mistero della pieghettatura:

Gli Egizi si servivano di un apposito strumento e di sostanze apprettanti per ottenere un risultato perfetto e duraturo.

Uno di questi strumenti è esposto al Museo Egizio di Firenze:
Piano I, Sala VIII, Vetrina V - N.inv.2691
Dimensioni: lungh. cm 81,5; largh. cm 9,5; spess. cm 2,4
Provenienza: Rosellini, Spedizione Franco Toscana 1828-29
Stato di conservazione: integra
Descrizione: lunga asse lignea, realizzata forse con legno di Iuniperus Lycia, provvista di un corto manico ad una estremità, con una faccia intagliata “a scaletta”. Sembra che possa trattarsi di uno strumento usato dai lavandai quando dovevano realizzare le pieghettature che caratterizzano sempre gli abiti egiziani, in particolar modo dal Nuovo Regno in poi, quando non solo il gonnellino ma tutto quanto il vestito è pieghettato fittamente. Pare
che il vestito, bagnato e impregnato di sostanze apprettanti fosse passato su questo strumento, pressandolo, in modo tale che ne ricevesse l’impronta.
In Egitto, soprattutto dove l’eccessiva distanza dal fiume e la difficoltà nell’approvvigionarsi d’acqua non permettevano alle singole persone di lavare in casa era comune il ricorrere a lavandai professionisti che si occupavano sia del lavaggio come della stiratura delle vesti.

Il testo sopra riportato proviene da una pubblicazione del MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DELLA TOSCANA. Per una lettura completa e per visualizzare un disegno del reperto descritto, vedi:




[SM=g999105]
Hatshepsut76
00venerdì 7 dicembre 2007 09:03
thanks! download effettuato! [SM=g999103]
-Kiya-
00venerdì 7 dicembre 2007 09:30
un'altra versione, non supportata da fonti ufficiali, parla di uno strumento di argilla, probabilmente a doppio piano, a base "dentellata" nel quale si introduceva l'abito umido. L'argilla veniva bagnata a sua volta. Il tutto veniva poi lasciato ad asciugare al sole, dando all'abito il caratteristico effetto plissettato.

Un'altra tecnica molto in voga era quella del drappeggio. Abiti molto ampi venivano indossati e poi "lavorati" e fermati per mezzo di fasce e cinture che gli donavano l'aspetto "arricciato"
roberta.maat
00venerdì 7 dicembre 2007 12:35
[SM=x822754] [SM=x822754] sempre molto da imparare dai nostri e da chi li studia con tanta passione ! [SM=g999100]
-Kiya-
00venerdì 7 dicembre 2007 22:59
svelato il "mistero" degli strumenti impiegati, resta sempre quello relativo ai materiali utilizzati come apprettanti.

Amido estratto dai cereali forse? O gomma arabica, come suggerito da Roberta? e se invece ricorrevano a natron diluito? l'ipotesi non è del tutto anomala se si considera che questo elemento presente massicciamente in natura, veniva impiegato non solo per disidratare i corpi dei defunti, ma anche per stabilizzare e irrigidire le bende di lino che avvolgevano le mummie.

Mi chiedo perchè nessuno abbia mai pensato di procedere all'analisi chimica dei tessuti per fornire una risposta. Oppure , se mai sia stato fatto, perchè nessuno ne tratti, limitandosi a citare fugacemente l'uso di "sostanze apprettanti".
Alcuni dei vestiti che ho ammirato alla mostra precedentemente citata, mostravano perfettamente ancora le pieghe originali, al punto che sembravano confezionati in tempi recenti, tanto perfetta è la conservazione. E' evidente quindi che, qualunque esso sia, il prodotto utilizzato ha vinto il tempo.
roberta.maat
00venerdì 7 dicembre 2007 23:31
Anche soluzioni sature di zuccheriproducono un effetto inamidante però continuo a pensare che doveva trattarsi di gomma di acacia perchè,se non altro, garantiva almeno una qualche flessibilità.....infondo non dovevano essere troppo rigidi quegli abiti e mi pare di sapere che le altre sostanze probabilmente avrebbero conferito un aspetto quasi vetroso e col calore anche un fastidioso "appiccicume". E' più che giusto augurarsi un esame chimico semplicissimo su quei reperti.
-Kiya-
00sabato 8 dicembre 2007 00:02
io credo che, indipendentemente dal prodotto utilizzato, la durezza o l'effetto "colla" dipendessero in realtà dalla quantità d'acqua utilizzata nel processo di diluizione. Maggiore era la percentuale d'acqua, minore la rigidità (anche con l'amido oggi è così, no? - sono profana... )
pizia.
00lunedì 10 dicembre 2007 00:52
Vero, infatti quando si usa l'appretto tradizionale bisogna diluirlo con una quantità a piacere di acqua; il prodotto concentrato assomiglia molto al Vinavil, ha anche un odore simile.
E poi è bianco, perché di solito si usa sui tessuti bianchi quindi deve essere particolarmente invisibile.
Le donne di casa di qualche generazione fa usavano lo sciroppo di zucchero per inamidare i pizzi, le bomboniere e i colletti, oppure come ho già detto il latte. Entrambi non lasciano traccia quando sono asciutti e non sono nemmeno attaccaticci.
Erano tutte cose facilmente reperibili e solubili in acqua, mentre le resine non lo sono, quindi sarebbero più difficili da utilizzare, ma non impossibili, perché molte si sciolgono nell'alcool, [SM=x822741] però non sono bianche, o meglio, asciugando si ossidano e diventano scure.
Ma di tutte queste cose quale poteva essere più facilmente reperibile in Egitto?
Certamente il latte, però era anche prezioso per l'alimentazione.
Sostanze zuccherine ne conoscevano molte, ma erano spesso brune; forse il succo di qualche frutto dolce e chiaro esisteva, qualcosa tipo limone, che è anche leggermente sbiancante, ma anche qualche radice contenente amidi.
Vorrei fare una prova con l'acacia per vedere se la sostanza collante si scioglie facilmente in acqua.
-Kiya-
00lunedì 10 dicembre 2007 01:06
vero, solo gli abiti bianchi, insomma neutri e non colorati con altre sostanze, si prestavano alla plissettatura. E infatti, che io sappia, solo gli abiti in lino naturale erano sottoposti a quel tipo di lavorazione. Lo posso però confermare solo sulla base delle mie personali conoscenze e di quanto ho avuto modo di ammirare.
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