per entrare piu nello specifico riguardo all'esercito del nuovo regno..
Erodoto nei suoi libri dice che i distretti militari dell'egitto arruolavano 410.000 uomini ma dice anche che l'esercito egiziano non supererà mai le 50.000 unità in una battaglia. Da quello che si sa, ogni anno codesti distretti militari erano obbligati as fornire il faraone di 2000 truppe scelte, che saranno destinate a divenire la sua guardia personale e dopo l'introduzione dei carri da guerra, il faraone si proteggerà con 600 veicoli. Sia in pace che in guerra ai soldati egiziani non viene corrisposta nessuna paga, d'altronde essi non conoscono la moneta, questa verrà adottata dopo Alessandro il Grande sotto i Tolomei. Comunque i guerrieri godono di alcuni privilegi: dodici arure cioè circa tre ettari di terra libere da imposte. Inoltre chi fa parte del corpo di guardia del faraone riceve ogni giorno un peso di cinque mine di grano abbrustolito, due mine di carne bovina e quattro aristeri piu un litro di vino. Infine a tutto ciò va aggiunto l'eventuale bottino di guerra: i nemici vinti che diventano loro schiavi e, per i più valorosi, preziose asce d'oro offerte dallo stesso faraone.
le insegne di guerra
Ogni nomo o distretto possiede da tempi remoti il suo emblema araldico, il quale viene dipinto o scolpito sulle insegne che si portano in guerra; per cui tutti i soldati originari di una stessa località marciano e combattono all'ombra dell'insegna, che ritrae l'animale o l'albero sacro del distretto di provenienza. Queste insegne militari sono generalmente delle lunghe aste di legno con sopra scolpita la divinità, come si rileva dal bassorilievo di una tavoletta di cosmetici, raffigurante la vittoria del mitico faraone Narmer. Tra le più famose si ricordano l'insegna con la testa d'ariete, sotto la quale combattono i valorosi guerrieri del distretto tebano, il cui dio protettore è Amon adorato appunto nelle spoglie di ariete, e l'insegna con lo scarabeo dei battaglioni di Menfi, città in cui dimora Ptah il più antico degli dei, raffigurato in forma scarabeo. Con il tempo le insegne di combattimento si ridurranno alle cinque delle grandi divinità: Amon, Ra, Ptah, Sutekh e Phra. Esse daranno il proprio nome ad ognuna delle cinque grandi unità, ciascuna forte di circa 10.000 uomini, in cui durante il Nuovo Regno verrà suddivisa l'intera armata egiziana.
Vestimenta, armi di difesa e razione di guerra
I soldati egiziani portano come veste una semplice fascia di tela bianca, sorretta alla vita da una cintura, e lunga quasi fino al ginocchio. Gli ufficiali hanno inoltre sandali di cuoio e grandi mantelli. Soldati e ufficiali sono sprovvisti di elmi, portano soltanto un copricapo di tela per difendersi dal cocente sole africano. L'arma di difesa per eccellenza è il caratteristico scudo egiziano rettangolare con la parte superiore ricurva, esso è costituito da una pelle d'animale, generalmente d'ippopotamo, ma anche d'antilope come quello di Tutankhamon, stesa su un leggero telaio di legno. La facile deteriorabilità di questo scudo e quindi la eccessiva richiesta costringono l'Egitto a farne una produzione a livello industriale, per cui in tante pitture del tempo si vedono decine di operai intenti alla loro fabbricazione. Durante la marcia lo scudo viene appeso alla spalla mediante una striscia di cuoio. in alcuni bassorilievi, specialmente del Nuovo Regno, si notano soldati con scudo circolare, queste raffigurazioni si riferiscono per lo più a contingenti mercenari assoldati dal faraone. E' il caso dei greci agli ordini di Psammetico I, e di Ramesse II con i suoi Sherdi. L'uso delle corazze viene introdotto ai tempi del Nuovo Regno, ma esse resteranno sempre appannaggio della classe dei nobili. Le corazze egiziana di fattura molto semplice, con cuoio rinforzato da lamine di bronzo, devono essere molto efficienti se dobbiamo credere ad Erodoto, il quale scrive che esse sono richieste dagli ufficiali persiani, e quest'ultimi in fatto di armi non sono secondi a nessuno. Infine sono da citare gli amuleti, le sentenze su papiro, gli occhi mistici, gli anelli con lo scarabeo, le piume di animali sacri, che per il superstizioso soldato egiziano costituiscono l'estrema ultima difesa di fronte alle armi nemiche. Povera come il vestimento è la razione di guerra che il soldato porta con sé in marcia: grano abbrustolito, acqua, pane di fichi pressati e uva secca, più cipolla ed aglio
Armi di offesa
Arma di offesa, tenuta in somma considerazione dagli egiziani, è il grande arco ad una sola curvatura, esso è in dotazione agli arcieri, che sono, insieme con i conducenti di carri, anch'essi d'altronde arcieri, l'élite delle forze combattenti dell'armata. La predominanza degli arcieri sulla fanteria, quest'ultima armata sempre alla leggera con scudo, scarsamente resistente, e lancia di non pregevole fattura, è comune a tutta l'area dei popoli semitici ed è spiegabile con il tipo di guerra che si conduce nelle grandi e desertiche pianure afro-asiatiche. Comunque questa peculiarità della predominanza dell'arco di fronte alla lancia sarà fatale ai popoli camito-semitici, quando gli stessi si scontreranno con il fante pesantemente armato dei popoli indoeuropei. Infatti tutte le grandi vittorie di quest'ultimi, cominciando dagli Ittiti, passando per gli opliti greci, per finire alle falangi macedoni e alle legioni romane, su eserciti asiatici, generalmente più numerosi, saranno dovute nella maggior parte dei casi proprio alla carta vincente del fante pesantemente armato. Gli arcieri egiziani per i loro archi, nei primi tempi, si servono di frecce di giunco con punta di pietra o di osso. Tale pratica non verrà mai del tutto abbandonata perché, in un paese povero di materie prime qual'è l'Egitto, è uno spreco economico enorme usare, per la punta delle frecce, il bronzo o il ferro. Altra arma d'offesa è la lancia con asta di legno non molto lunga, circa m. 1,60, e con punta e manicotto di bronzo, che più tardi sarà sostituito dal ferro. Infine abbiamo, per gli ufficiali, la spada ricurva atta a colpire di taglio, questa, chiamata "khopesch", sembra caratteristica dell'armamento egiziano, ma in realtà è assai diffusa anche nell'area semitica; come è confermato dalla stessa Bibbia, che usa sempre letteralmente la frase colpire di taglio e quando descrive una spada a due tagli, atta a colpire di punta, la menzione come una rarità. Anche la doppia ascia è un'arma abbastanza diffusa tra gli ufficiali dell'esercito egiziano. Dalle pitture murali della tomba di Nakht si rileva l'uso, come arma di offesa, del boomerang. L'armata disponeva inoltre di un corpo di frombolieri.
Addestramento, disciplina e trattamento dei prigionieri
L'addestramento per chi risiede nei distretti, destinati alla leva militare, comincia fin da bambino, e non deve essere molto piacevole se da un testo del Nuovo Regno si legge la seguente descrizione: "quando egli è ancora in tenera età, viene preso e portato in una caserma. Qui deve abituarsi alle dure fatiche militari e per ogni lieve trasgressione il suo corpo viene battuto come un papiro. Deve abituarsi anche a portare carichi più pesanti di una soma di un asino e a bere acqua putrida... tutto ciò in previsione delle lunghe marce nelle assolate terre siriane". Il reato più grave di cui può macchiarsi un soldato egiziano è quello di diserzione. La pena è, come in tutti i tempi e per tutti gli eserciti, la morte, con l'aggravante però per il soldato egiziano che i suoi genitori vengono condannati al lavoro forzato nelle miniere. Malgrado ciò questo reato non è poi tanto raro, anzi sotto il regno di Psammetico si ha addirittura una diserzione in massa del corpo di guardia della piazzaforte di Elefantina, stanco, secondo quanto scrive Erodoto, di non essere rilevato dopo tre anni di guarnigione. I disertori, per sfuggire all'immancabile vendetta del faraone, si arruolano poi sotto le insegne del re etiope di Napata. Per quanto riguarda il trattamento dei prigionieri di guerra e delle città conquistate, gli egiziani ignorano, nel modo più assoluto, la spaventosa crudeltà dei popoli semiti, difatti i prigionieri diventano semplicemente schiavi dei vincitori, il che non è poco se si pensi soltanto per un attimo all'impalamento o alla scorticazione della pelle, praticati sistematicamente dagli eserciti assiri nello stesso periodo. Una delle rare eccezioni a questa benevolenza verso i nemici vinti è quella del faraone Meremptah (l238 a. C.), che, dopo aver sbaragliato i predoni libici, ordina per rappresaglia l'indiscriminata decapitazione di tutti i prigionieri. Ma, a parziale discolpa di quel faraone, sta il fatto che quei feroci predoni si erano resi responsabili di orribili torture nei confronti di indifesi contadini egiziani.
[Modificato da davide.cool 14/05/2007 21.17]