Giorno 09/08/2007
Ancora entusiasti di quanto visto il giorno precedente, fiduciosi che a una richiesta diretta ed esplicita la direttrice del museo ci avrebbe permesso di scattare qualche foto ai reperti ospitati nella sala della mummia di Re Ahmose, ci dirigiamo verso il museo dove abbiamo appuntamento con la nostra amica che ci fa da interprete.
Gentilmente la direttrice ci riceve e ascolta la nostra richiesta ma, altrettanto cordialmente, si barrica dietro le norme burocratiche che governano ogni ufficio statale del mondo e, veniamo informati, che per poter scattare quattro foto, intendo quattro di numero, dobbiamo essere autorizzati per iscritto direttamente dal Dott. ZAHI HAWASS.
Ringraziamo masticando amaro e ci dirigiamo verso Karnak, rinunciando, per ora, a rivisitare il museo, accompagnando la nostra amica che deve incontrarsi con un gruppo di turisti provenienti da Marsh Alam per visitare tutte le bellezze di Luxor in poco meno di mezza giornata (?????).
Durante il tragitto, che copriamo in “Service”, il tipo di spostamento più comune del posto e che abbiamo ormai imparato a usare, notiamo che i lavori di sbancamento per dissotterrare l’antico viale professionale che collegava Karnak al tempio di Amon in Waset procedono e stanno dando i frutti sperati, molti basamenti e frammenti di sfingi a testa d’ariete sono ammassati, alcuni sono già risistemati al loro posto, ai bordi dello scavo che assomiglia a un canale le cui sponde sono ricoperte di pietra grezza.
Alla conclusione dei lavori, dopo che tutte le sfingi, i loro resti o i semplici basamenti saranno riposizionati al loro posto, il turista avrà l’impressione di passeggiare nell’antico viale professionale.
Arrivati di fronte al pilone d’ingresso di Karnak notiamo, è impossibile non farlo, i lavori di demolizione e rifacimento di tutta la spianata antistante l’attuale ingresso e, veniamo informati, che alla fine dei lavori anche questo sarà spostato sul lato destro del pilone.
Teniamo compagni alla nostra amica fin all’arrivo dei turisti, oltre una dozzina di autobus gran turismo che trasportano vari gruppi di varie nazionalità arrivano contemporaneamente a causa del viaggio da effettuarsi in convoglio, poi, lasciatala al suo lavoro e acquistati i biglietti, entriamo nel più grande e bel complesso templare di tutto l’Egitto.
Con tutti i lavori che ho visto essere in corso, Luxor è un grande cantiere dove il bello e il brutto, il giusto e l’errato si mischiano in un unico coktail, un certo timore che volessero stravolgere anche Karnak in fondo al cuore l’avevo; per fortuna non è così, almeno per ora, e Karnak è stupenda come al solito, ci invita a visitarla in ogni pertugio e, alla fine, anche per il concorso della massa dei turisti, ci perdiamo di vista e ci ritroviamo, dopo una buona mezz’ora previo telefonata, sotto l’obelisco di Hatshepsut che, mentre aspetto, ho l’occasione di ammirare per l’ennesima volta, è magnifico e, pensare che gli obelischi non hanno alcuna fondamenta, lo rende, così come gli altri, un miracolo d’ingegneria.
Prima di uscire, dopo aver gironzolato in piena libertà in lungo e in largo, essersi fermati, mischiandosi ai turisti giunti dalla costa del Mar Rosso, per ascoltare le fantastiche invenzioni delle varie guide, andiamo a visitare il museo all’aperto posto all’interno del complesso templare in un angolo a destra del pilone d’ingresso.
Occorre munirsi di biglietto supplementare e, anche per questo, passare dalla caotica multirazziale fiumana di gente che percorre i viali principali a questo angolo di pace dove le cappelle di Sesostri, Amenhotep, Thutmosi e Hatshepsut sono visitate da caprette belanti e si può passeggiare in tutta tranquillità è, in un certo senso, quasi traumatico.
Rientriamo in albergo con ancora un po’ d’amaro in bocca ma soddisfatti degli angoli nascosti che abbiamo trovato o ritrovato a Karnak.
Un pensiero si fa largo nella mia mente: quando tornerò, forse anche presto, questo cantiere si sarà fermato o proporrà altre e forse atroci novità?
Ciao, BATA