Giorno 10/08/2007
Partiamo dall'albergo alle 7,30; la prima tappa è il posto di polizia dove si forma il convoglio diretto ad Abido.
Alle 8 in punto si parte, i dintorni di Luxor sfrecciano via veloci, quasi senza rendercene conto siamo a Qena, la provincia cui fa capo il territorio dell'antica Waset.
Lasciatala alle spalle notiamo un incremento della povertà che, ci sembra, arriva a essere quasi miseria o, almeno spero, è il nostro modo di vivere, lo stile divita che conduciamo che c'induce a vedere le cose in questo modo.
Nella zona che stiamo attraversando non c'è più la risorsa del turismo con tutti i suoi indotti, manca anche l'influenza della ricca provincia, c'è, invece, il disinteresse di questa amministrazione provinciale ai bisogni di questa gente; le case sono, nel migliore dei casi, di mattoni crudi, identici a quelli dell'era faraonica ma ci sono anche semplici ripari di canne e rami sopra i quali svetta l'immancabile parabola televisiva, tutte sono, comunque, apparentemente incomplete e sparse lungo la strada.
Le uniche persone che sembrano felici sono i bambini che, ancora come una volta, hanno tra i loro passatempi quello di salutare le auto che sfrecciano sulla strada.
Giunti al bivio per Safaga, Mar Rosso, il grosso del convoglio ci lascia e, con nostra soddisfazione, giunti a destinazione siamo in numero sufficentemente ridotto.
Come già sperimentato con successo nella nostra precedente visita di due anni addietro, acquistiamo i biglietti e attraversiamo velocemente tutto il tempio senza soffermarci ad ammirarlo e uscendo, invece, verso l'Oseiron.
Siamo fortunati, troviamo un guardiano e un poliziotto compiacenti che ci accompagnano anche in posti dove non si potrebbe accedere, ovviamente dietro bashis; visitiamo e fotografiamo la cosidetta "Piscina", lo slargo di un canale le cui pareti verticali sono incise di scene e colonne di geroglifici.
Scendo, poi, la scala con i gradini di legno che arriva fino alla lurida e putrida acqua verdastra, dove galleggiano bottiglie di plastica e rifiuti vari, che allaga il fondo dell'Oseiron.
Il fondo non si vede tanto è scura quest'acqua (?) verde ma, presumo, non sia meno fonda di un metro e mezzo, sul lato destro, nei pressi di quello che doveva essere un accesso sotterraneo e dove è chiaramente visibile una ringhiera di recente installazione (qualche anno o decina d'anni), la parete è incisa con scene d'offerta a un dio, presumo Osiride, e, più in basso, a pelo d'acqua, dei cartigli che non ho ancora riconosciuto (Sethi I ????).
Risalita la scala e versata la mancia ai nostri due accompagnatori, rientriamo nel tempio nella "galleria degli antenati", tutte le pareti sono ricoperte dei cartigli dei vari re che hanno preceduto Sethi I e Ramses II, non controlliamo, non ci saremmo comunque riusciti, la mancanza dei faraoni dell'eresia Atoniana e neppure del cartiglio di Hatshepsut, ammiriamo e fotografiamo i rilievi e la scena della cattura del toro selvaggio da parte del re e di suo figlio e successore.
Mentre rientriamo nelle altre sale incrociamo, brevemente, gli altri turisti che stanno spostandosi in gruppo ascoltando le spiegazioni dei rispettivi accompagnatori; è l'unico momento in cui siamo con loro.
Rimaniamo soli e visitiamo in tutta tranquillità le sette cappelle, dedicate ad altrettante divinità, che compongono il cuore del tempio, ognuna ha una falsa porta sul fondo tranne quella di Osiride, dove una vera porta, immette in due piccoli ambienti.
Osserviamo i dettagli in rilievo nelle cappelle e sulla prima metà della sala ipostila, quella eretta da Sethi I, nella seconda metà della sala, quella aggiunta da Ramses II, tutto è inciso così come nelle parti che sono state modificate o aggiunte da questo re.
Quando usciamo ci fermiamo a bere una bibita fresca presso il punto di ristoro dinnanzi al tempio, poi, dopo che abbiamo raggiunto il nostro pulmino, dobbiamo attendere ancora una buona mezz'ora prima che tutti siano saliti a bordo dei rispettivi mezzi e il convoglio si rimetta in viaggio per il rientro.
A causa di un disguido non possiamo fermarci a Dendera, pazienza, un paio d'ore di piscina non hanno mai ammazzato nessuno.
Ciao, BATA