Egitto ed Alchimia

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Stefaniskos
00sabato 8 marzo 2008 13:07
Miei Cari et Illustrissimi Egittophili, quest'oggi, finalmente, mi appresto ad inserire il mio primo Topic in questo bel Forum...

Vorrei qui parlare con voi, come dedurrete dal titolo, di una serie di argomenti legati al rapporto che lega l'Egitto e l'Alchimia...

Difatti è proprio qui che l'Ars Regia ha avuto origine e proprio dall'Egitto, tra l'altro, nasce anche la figura di Ermete Trismegistro,il quale è una derivazione del Dio Egizio Thot, il quale, tra le altre cose, inventò la scrittura, la magia, la matematica e la geometria, ed ovviamente anche la nostra Alchimia....

Quest'oggi iniziamo a parlare del rapporto tra Alchimia ed il Libro dei Morti, qualche spunto di riflessione in merito?

Buona (e costruttiva) conversazione! [SM=x822713]

pizia.
00domenica 9 marzo 2008 16:28
Rapporto fra Egitto e Alchimia...
Certo, qualche legame ci deve essere, visto che gli alchimisti stessi a quanto pare, fanno riferimento ad un leggendario iniziatore, che sarebbe nientemeno che una grande personalità della storia e dell'arte egizia, una persona realmente vissuta, Imhotep, principale funzionario del re Djoser.

Nell'analisi di questo legame però devi aiutarmi tu, perché io posso dirti quelle nozioni che conosco della storia dell'Egitto, ma sull'alchimia so poco davvero.

Visto che hai scelto il Libro dei Morti, continuiamo pure su questo argomento.
E' una raccolta di formule magiche atte ad aiutare un defunto, appena morto, a superare tutte le prove che gli verranno imposte nel suo ingresso all'aldilà.
Niente piombo e niente oro, a meno che questi non siano altro che simboli dell'anima del morto subito dopo il decesso e dell'anima del morto assunta nella Duat e ammessa all'immortalità.
Stefaniskos
00domenica 9 marzo 2008 20:49
Mirra, lino e profumi voluttuosi...
pizia., 09/03/2008 16.28:

Rapporto fra Egitto e Alchimia...
Certo, qualche legame ci deve essere, visto che gli alchimisti stessi a quanto pare, fanno riferimento ad un leggendario iniziatore, che sarebbe nientemeno che una grande personalità della storia e dell'arte egizia, una persona realmente vissuta, Imhotep, principale funzionario del re Djoser.



"Segui il tuo desiderio finché vivi, poni mirra sul capo, indossa lini splendidi impregnati di profumi voluttuosi"

Parole attribuite ad Imhotep, non è così?

Osservate bene gli elementi impegati, vi ricordano qualcosa?

Potrebbero essere collegati alla pratica dell'imbalsamazione? [SM=x822711]

Se non erro, nel processo di imbalsamazione la mirra era una resina utilissima per imbalsamare il corpo, il lino, ovviamente, era il materiale che costrituisce le bende che avvolgono il defunto, mentre il corpo veniva cosparso con oli ed essenze profumate...

Eppure le parole attribuite ad Imothep non sembrano dar l'idea della morte, oppure sbaglio? [SM=x822712]

iakopo
00lunedì 10 marzo 2008 19:14
ermetismo
bisognerebbe mettersi daccordo col significato che vogliamo dare a l'Alchimia: non mi pare ci sia un'univoco visione della cosa: qualcuno la vede più legata alla sperimentazione sacra-metallurgica (sconfinando nella medicina) altri ne hanno una visione più mistica/spirituale di perfezionamento spirituale

credo che l'argomento sia piuttosto ostico: gli scritti alchemici hanno un linguaggio non chiaro, molto simbolico, che non fanno capire di cosa si parli in realtà. tale liguaggio lo si definisce ermetico e cmq. pare che anche questo sia caratteristica egizia (mi viene in mente quella "parte mancante" dell'occhio di horus che Thoth darebbe a chi ne è degno)

pizia.
00martedì 11 marzo 2008 01:04
Potremmo indagare anche i vari significati di "alchimia" nel loro rapporto con l'Egitto; non essendo un forum specializzato in questo non è scontato che qui tutti li conoscano; nel messaggio precedente sollecitavo infatti spiegazioni proprio sull'alchimia, cioé il termine del paragone sul quale so di meno.

Approfondimenti su "alchimia"?
pizia.
00martedì 11 marzo 2008 01:22

Potrebbero essere collegati alla pratica dell'imbalsamazione


Osiride è l'imbalsamato per eccellenza, avvolto interamente, esclusa la testa in un sudario di lino; forse rappresenta anche il primo re mummificato e divinizzato.

Oltre al mito di Osiride, che è pur sempre un mito, esistono prove reali: nel sito di Hierakonpolis sono stati rinvenuti parecchi corpi con fasciature in lino intrise di resine, ad esempio alle mani, ai piedi, al collo; non si può parlare ancora di mummificazione vera e propria, ma è sicuramente testimonianza di pratiche tese alla conservazione del corpo.

Ma torniamo all’alchimia.
Da profana ne ho un’idea vaga, ho sempre pensato che fosse lo studio di procedimenti per tramutare il piombo in oro, cioè materia pesante e vile in materia preziosa, la più preziosa.

In particolare per gli egizi l’oro era il materiale di cui erano costituiti i corpi degli dei, quindi, volendo affidarci al significato simbolico più evidente, possiamo intendere che il piombo rappresenti il corpo degli umani mortali e l’alchimia studiasse dunque il procedimento per trasformare l’uomo qualunque in divinità.

Non a caso nel linguaggio simbolico vengono utilizzati come “allegorie” il piombo e l’oro.

Dal punto di vista chimico, noi lo sappiamo perché abbiamo la tavola di Mendeleev, essi sono effettivamente due materie molto simili.
Sono due elementi, cioè non composti da altri, la loro molecola è formata da atomi tutti uguali; sono due metalli, proprietà che dona loro molte caratteristiche simili, sia in purezza che nella combinazione con altri elementi; sono molto pesanti, fra quelli conosciuti in antichità sono i più pesanti, assolutamente simili nel peso molecolare; occupano la stessa riga e la stessa zona nella tavola periodica, n° di protoni 82 e 79 rispettivamente, cioè hanno gli elettroni posizionati negli stessi orbitali e con uguale spin, l’oro ne ha solo qualcuno in meno.

Fisicamente è anche possibile trasformare l’uno nell’altro, anche se la trasformazione da oro a piombo necessita di somministrazione di energia, mentre quella da piombo a oro l’energia dovrebbe fornirla.

Ma queste osservazioni, chiare, ma col senno di poi, hanno riscontro nella simbologia ermetica?
Conoscevano i nostri antichi queste proprietà oppure le intuivano paragonandole con altri aspetti della realtà a loro più accessibili?
E se sì, da quando? [SM=x822741]
Maat Ka Ra
00mercoledì 12 marzo 2008 09:21
Forse non ho capito bene, e se così fosse vi prego di farmelo presente e spiegare eventualmente meglio...Imhotep, le sue opere e i suoi scritti non ha nulla a che fare con l'Alchimia, nè con la trasformazione del piombo in oro, come nemmeno il Libro dei Morti. Stefaniskos, riporta l'intera frase che è stata attribuita ad Imhotep, vedrai tu stesso che non si riferisce a ciò che credi. Se posso aggiungere un particolare, al tempo di Imhotep le pratiche di imbalsamazione non erano ancora così avanzate e le resine utilizzate avevano lo scopo di profumare ed idratare il corpo, non costituivano il fulcro del processo, ruolo che è sempre stato del natron e dell'eviscerazione. Imhotep fa riferimento, nel dettaglio, alla cura della persona come accadeva quando era ancora in vita, non da cadavere!

Mi sembra di avere davanti la mensa Isiaca! [SM=x822717]
Hatshepsut76
00mercoledì 12 marzo 2008 09:43
Re:
Maat Ka Ra, 12/03/2008 9.21:


Mi sembra di avere davanti la mensa Isiaca! [SM=x822717]



Ne parla anche De Rachewiltz nel suo libro, fornendone un'analisi dettagliata; e in effetti dopo aver letto la sua trattazione son curioso di vederla... Nell'aver letto quello che hai scritto, ho trovato delle assonanze che me l'hanno fatta ricordare... [SM=g999103]


Maat Ka Ra
00mercoledì 12 marzo 2008 09:53
Per curiosità, Hat, che dice Rachelwitz sulla Mensa Isiaca?
Hatshepsut76
00mercoledì 12 marzo 2008 13:08
un'infinità di cose... mi sembra siano circa tre pagine di trattazione, e se non ricordo male si dedica soprattutto alla disposizione delle figure, al significato dei geroglifici etc...ti faccio avere le fotocopie [SM=g999103]
Maat Ka Ra
00mercoledì 12 marzo 2008 13:11
I geroglifici presenti sulla Mensa Isiaca non hanno alcun significato.... [SM=x822717] ...cosa si è inventato de Rachelwitz?? [SM=x822734]
-Kiya-
00mercoledì 12 marzo 2008 14:27
la Mensa è un falso, risalente all'epoca Romana. Con ogni probabilità, si è voluto privilegiare l'aspetto estetico, che la riconduce senz'altro allo stile Egizio, ma, confermando quanto detto da Maat, i geroglifici che riporta sono disposti a caso e senza alcun senso compiuto
-Kiya-
00mercoledì 12 marzo 2008 21:51
ecco la Mensa Isiaca, direttamente dal sito del Museo Torinese:

Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino - Mensa Isiaca
pizia.
00mercoledì 22 aprile 2009 00:08
Egitto e Alchimia
Visto che aiuto dagli esoteristi ne abbiamo ottenuto poco, mi sono data da fare da sola e ho trovato come l’Egitto con l’alchimia c’entri davvero.

Anche grazie a un libro molto interessante regalatomi qualche giorno fa da un caro amico (grazie ancora!).
Erik Hornung, nel suo: “Egitto esoterico” dedica un intero capitolo all’alchimia; qui illustra anche il parere di vari studiosi sull’argomento.

Possiamo ravvisare o meno reali origini delle discipline alchemiche nella cultura antico egizia, ma non si può ignorare come gli alchimisti stessi dichiararono di essere debitori delle proprie conoscenze sull’argomento proprio a tradizioni scritte provenienti da questa terra e dal suo glorioso passato.
Che abbiano reali ragioni per affermare ciò o che lo facciano solo per simpatia o per guadagnare alla loro scienza una certa credibilità è affare da discutere e da soppesare.

E’ anche da ricordare come dall’evoluzione del pensiero alchemico sia scaturita la moderna chimica.

Probabilmente gli studiosi del Medioevo erano consapevoli di quanto le loro fonti classiche, greche e latine avessero attinto alle conoscenze egizie e non ne fecero segreto ma punto di forza.
Gli autori classici del resto, non mancarono mai di elogiare e citare i loro informatori egizi e le tradizioni orali e scritte provenienti dalla loro patria, consci dell’importanza di tali informazioni e della loro origine ben più antica di qualunque altra, da cui pescarono a piene mani.

Tuttavia, oltre ai molti ingredienti egizi, ve ne sono di alieni.
Ad esempio sembrano molto egizi l’impiego e lo studio della pietra e la lavorazione artistica dei metalli e delle materie preziose, nonché le tecnologie ad esse collegate; non sembrano invece particolarmente egizie le idee di collegamenti e corrispondenze fra pianeti e divinità, usanza assira, oppure la teoria dell’affinità fra cose e sostanze, diffusa ragionevolmente dopo l’opera di Bolos di Mendes ed in conseguenza di questa.

Sulla sacralità dell’alchimia si può dire che essa nacque nei templi, come tutte le conoscenze egizie, più o meno, questi luoghi erano vere e proprie fucine di lavori pratici e teorici, in cui si eseguivano le lavorazioni artigianali e artistiche, in cui si scoprivano e si inventavano tutte le cose nuove e tutti i procedimenti che avrebbero potuto, in un secondo tempo, uscire dall’area sacra, diventare dominio pubblico e trasformasi in lavori specialistici.
Hatshepsut76
00mercoledì 22 aprile 2009 00:43
Re:
pizia., 22/04/2009 0.08:

Anche grazie a un libro molto interessante regalatomi qualche giorno fa da un caro amico (grazie ancora!).



Chissà di chi si tratta... [SM=g999103] [SM=g1621243]


_Bastet_
00venerdì 24 aprile 2009 19:37
Quoto Kiya, la Mensa Isiaca è un falso, poichè le figure e l'intero "bronzo" rappresenta figure poste a caso, (anche se è da poco che osservo i "dipinti" egizi), si vede che non è l'ordine usato nell' "era" egizia; poi si dice chiaramente che i Romani erano affascinati dall'Egitto, perciò (anche propio perchè risale all'epoca romana) è probabile sia un'imitazione fatta male.

Sull'alchimia anche io penso siano stati gli Egiziani uno dei primi popoli(o addirittura i primi) a crearla, a delinearla, usarla...poi resterà sempre un mistero sapere chi fu il primo egiziano a "entrare nell'ottica" (secondo me non ce nè stato uno in particolare, ma pian piano piu persone hanno unito le conoscenze!).
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