Tutankhamon, KV62: papiri occultati?

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-francis-
00giovedì 3 aprile 2008 14:27
Sono perfettamente d'accordo con quello espresso da Giuseppe. Anche a me il papiro sembra falso.
E' strano che Tut, pur avendo l'ureo, non abbia il classico ciuffo laterale prerogativa dell'infanzia.
Ed anche le acconciature degli altri due bambini, con quel ciuffetto al'insù, sono per me nuovità.
Sui capelli troppo lunghi della donna avete già detto, e concordo.
Anche il gioco con le palline, e relativi sacchetti tenuti fra le mani dai fanciulli, non mi ispirano.
Per me è una bufala.
-Kiya-
00giovedì 3 aprile 2008 14:58
Re: Re: Re:
Hotepibre, 03/04/2008 14.08:


...sempre che l'Università in questione ne sappia qualcosa... [SM=x822710]





se scopriamo che è una "bufala" a questo rimedieremo [SM=x822721]
-Kiya-
00giovedì 3 aprile 2008 15:02
Re:
antonio crasto, 03/04/2008 10.58:



Per quanto riguarda il nome Sibuna è l’anagramma di Anubis, per cui potrebbe essere una lettura errata dei geroglifici (da sinistra a destra).



più che errata è lo stesso nome letto al contrario!
anche questo la dice lunga a favore della bufala...

-francis-
00giovedì 3 aprile 2008 17:55
Ma in tante tombe scoperte, e fra i vari reperti trovati, si sono mai viste delle palline? E che dire dei sacchetti che tengono in mano i fanciulli? A me sembra il gioco della tombola, con i sacchetti contenenti le pedine.
Non riesco nemmeno abbinare la pesatura del cuore con l'immagine di tre fanciulli che giocano.
-Kiya-
00giovedì 3 aprile 2008 17:59
guardatelo bene... il tratto del colore.... pastelli a cera? :D
-francis-
00giovedì 3 aprile 2008 18:46
E poi è sproporzionato. Osservate il piede di Anubi e confrontatelo con la sua mano. E poi, perchè ha il viso nero e le gambe rosse?
E la posa dei tre fanciulli non è anomala?
roberta.maat
00giovedì 3 aprile 2008 21:24
Ma dai ! Più lo gurdo e più mi convinco che è una "bufala" ! Pieter Lus ,se non ho letto male nell'articolo da cui nasce la notizia, è uno studente non un professore.....in un altro passo è definito "scholar", sarà un buontempone come l'autore dei "mammozzi" di Modigliani ?
roberta.maat
00sabato 5 aprile 2008 16:02
[SM=x822713] Ho controllato sul mio "libro dei morti" :

Sia nel papiro di Ani (c. 1400 ac.),sia nel papiro di Hunefer (c.1370 ac.) che nel papiro di Anhai (c. 1100 ac.) Anubis ha il viso nero e le gambe rosse e i piedi sproporzionati rispetto alle mani.

Inoltre ho notato, differentemente da quanto ricordavo, che effettivamente le figure femminili, nei tre papiri, hanno tutte i capelli molto lunghi.......più che in altre iconografie.

Per quanto riguarda i "presunti guanti" ,in una delle vignette la moglie di Ani ha le braccia molto più bianche del viso,nelle altre è rappresentata bianca anche nel volto.

Per l'ombreggiatura del cuore sulla bilancia.....ebbene anche questa è visibile sui tre papiri, a volte più e a volte meno evidente.
Che dire ? Forse sarebbe bene aspettare una valutazione di autenticità
da parte di esperti.

Resta, per me, comunque strano lo stato di conservazione,il gioco dei bimbi in una scena di morte, il gioco delle biglie ed il particolare ciuffetto all'insù dei compagni del re".

[SM=x822741] [SM=x822741] [SM=x822741]
antonio crasto
00sabato 5 aprile 2008 16:50
Per avallare quanto detto da Roberta presento un confronto di due personaggi secondo il pariro di Tutankhamon e quello di Ani.



Le due donne e i due Anubis sono in pratica uguali, così da far ipotizzare la mano dello stesso autore, la stessa scuola artistica o, nel caso in cui il papiro di Tutankhamon fosse un falso, la copiatura delle immagini dal papiro Ani.
-francis-
00domenica 6 aprile 2008 12:02
Preso atto di quello che dice Roberta, sono propensa a credere alla seconda ipotesi di Antonio.
Resta da verificare se il papiro Ani e quello di Tut possano essere coevi.
roberta.maat
00domenica 6 aprile 2008 14:41
[SM=g999103] Il papiro di ANI è datato circa 1400 a.c., Tutankhamon presumibilmente morì dopo il 1336 a.c.,dunque con una certa elasticità i papiri potrebbero essere coevi se posticipiamo Ani e anticipiamo Tut, però anche io penso alla seconda ipotesi di Antonio.

Guardando bene i particolari dei due papiri ho notato, in relazione alla figura femminile e all'immagine di Anubis, che l'esecuzione è più minuziosamente curata nel nostro "falso" che nell'altro.

D'altro canto le immagini del papiro di Ani non hanno una purezza di linee nei tratti e ricordano quelle,tecnicamente parlando, che si trovano all'interno della tomba di Tut. Questo particolare mi fa pensare che l'artista della tomba fosse o un allievo o lo stesso autore del papiro di Ani. Per caso avete notato anche voi la comune
durezza dei colori ?

Altra cosa sono, a mio modesto parere, le immagini del papiro attribuito a Tut. I colori sono più morbidi,più amalgamati,e il tratto sembra di una mano più ferma. Questo potrebbe forse confermare una maggiore perizia dell'artista oppure una cura particolare nella
copiatura.

Io propendo per la copia delle figure proprio da quel modello !

Ma FrAnkh non ha dato ancora un suo parere ? [SM=g999100]
-Kiya-
00domenica 6 aprile 2008 22:17
per il momento, FrAnkh non si è pronunciato.

Provo a sentirlo via mail [SM=x822713]
egittophilia.ospite
00lunedì 7 aprile 2008 15:24
'papiro'
Salve a tutti! Qualche giorno fa ho ricevuto da Kiya la richiesta di esprimere il mio giudizio su un papiro che proverrebbe dalla tomba nientepopodimeno che di Tutankhamon. Ho subito risposto privatamente ma, pare che Kiya non abbia ricevuto la mia risposta. Mi ha quindi scritto oggi chidendomi nuovamente di esprimermi. Riporto qui sotto, testualmente, la mia risposta a Kiya. Preciso che ho pensato che parte del testo del suddetto 'papiro' fosse di ANI, anche perchè ho letto il suo nome nel testo! Quindi, niente Tutankhamon, e neppure niente Ani perchè tutte le scenette sono state disegnate di fresco!
Lo definirei una 'bufala', tipo 'papiro Tulli', per il quale, credetemi, ho una certa esperienza in merito.

"Carissima Kiya! Che piacere risentirti! Ti ringrazio, innanzi tutto per
la fiducia accordatami per avere un mio parere sul papiro che ho avuto
modo di vedere nel post di egittophilia. Ti dirò subito che di poche
cose sono sicuro nella vita come nel dichiarare che, se gabellato per
originale, si tratta di un falso clamoroso! Se invece si tratta di un
'papiro' tipo quelli che si trovano in vendita ai turisti nelle
bancarelle di Luxor o del Cairo, allora posso dire che, anche se non
fatto poi proprio male, può anche andare bene. Non entrerò nel merito
della faccenda, ma dirò solo che il testo grande è stato fotocopiato
dal papiro di Ani, e questo la dice lunga sulla validità del
'reperto'.
Ma ci sono altri (tanti!) elementi che concorrono a dimostrarne la
falsità. Non starò qui ad elencarli, per non perdere inutilmente del
tempo, ma, ti assicuro che sono veramente tanti! E' una specie di
'papiro Tulli' in versione moderna, attaccato agli innumerevoli
eventi
'misteriosi' che immancabilmente saltano fuori quando si parla
di
Tutankhamon. Niente da fare, tutti si sono inventati le cose più
assurde su questo faraone, e adesso ci si mettono anche gli Olandesi!
Comunque, sarebbe un ottimo argomento per il buon Giacobbo, se non ne
ha già parlato. Ma, non appena lo verrà a sapere, vedrete che
trasmissione in TV!"
-Kiya-
00lunedì 7 aprile 2008 15:50
Re: 'papiro'

Carissimo! E' sempre un piacere, ma anche un onore, leggere i tuoi interventi su EgiTToPhiLìa [SM=x822750]
Come hai ben intuito, non ho ricevuto seguito alla mia mail, ragion per cui mi sono permessa di ricontattarti. Come vedi, del resto, qui tutti ti acclamano! [SM=g999103]

Naturalmente ti ringrazio per averci fornito conferma a quanto, più o meno, già palesato. Ma le nostre altro non erano che teorie basate su semplici supposizioni (parlo per me, almeno).

Colgo l'occasione per complimentarmi con Roberta, che ha avuto la pazienza e la disponibilità, ma soprattutto la prontezza, di cogliere le somiglianze con il papiro di Ani. Grazie anche ad Antonio per la collaborazione attiva.

Tuttavia sarei felice di leggere quali sono gli elementi che lo classificano irrimediabilmente come un falso, se non altro per verificare se ci erano sfuggiti o li abbiamo... "annusati" anche noi.
Non farti mai remore, caro FrAnk, secondo tua disponibilità, lo sai che ti leggiamo sempre volentieri, ancor di più se ci proponi pagine e pagine.

Quindi, Carissimo... sono io a ringraziare te e lo faccio dal profondo del cuore [SM=x822713] e ... spero di incontrarti questa sera alla conferenza presentata dagli Amici del Museo [SM=g999103]




p.s. a proposito del Papiro Tulli, citato dal nostro FrAnkh, vi invito a leggere qui:



tenendo conto che l'Antef (alias Franco Brussino) a cui ci si riferisce, altri non è che il nostro FrAnkh [SM=g999103]



roberta.maat
00lunedì 7 aprile 2008 16:12

Ringrazio tantissimo FrAnk per il suo intervento.

Naturalmente grazie a Kiya per i complimenti che mi ha diretto.....aggiungo che quando ho inserito il mio post in cui dicevo di aver controllato il mio libro dei morti, sono stata frenata da quella famosa "timidezza reverenziale" nei confronti degli Egittophili , non me la sono sentita di affermare con decisione che i personaggi erano copie da Ani e quindi ho descritto quelle che ,epidermicamente, erano per me delle anomalie.
-francis-
00lunedì 5 maggio 2008 10:52
Non riesco a trovare il topic in cui si parla del papiro Pieter Lus, quello dove si vede il giovane Tut giocare a bocce, e da noi tutti definito falso.
In effetti è proprio così. Ho mandato le immagini all'amico Daniele il quale mi ha risposto che il papiro è palesemente opera moderna, oltre che che di cattivo gusto.
Inoltre non ha mai sentito nominare questo Pieter Lus, nè crede che esista. Ho fatto anch'io una ricerca su Google ed in effetti il suo nome non esiste. Daniele conclude affermando che, comunque, a Leiden sono gente serissima...
-Kiya-
00lunedì 5 maggio 2008 11:51
eccolo Franca:

freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=5473189&p=3

e ringrazia Daniele per l'autorevole conferma ;)
-francis-
00lunedì 5 maggio 2008 12:09
Grazie Kiya. Pensi sia il caso di inserirlo nella discussione giusta?
-Kiya-
00lunedì 5 maggio 2008 12:36
se credi, posso unire questa alla discussione madre, così ti evito di riscriverlo.
A riadattare il tuo testo penso io. Piuttosto, chiederesti a Daniele ulteriori dettagli? ad esempio quali sono gli elementi che lo inquadrano come "bufala"?


p.s. proprio in virtù della serietà di Leida, metriterebbero di essere messi al corrente su come viene impiegato il loro buon nome ;)
-francis-
00lunedì 5 maggio 2008 14:41
Re: Re: Re:
Hotepibre, 03/04/2008 14.08:


...sempre che l'Università in questione ne sappia qualcosa... [SM=x822710]





Questo il link dell'università: www2.uniecampus.it/info_uniecampus.asp


-Kiya-
00lunedì 5 maggio 2008 23:40
discussioni unite ;)
-francis-
00domenica 11 maggio 2008 13:50
Molto brevemente, perchè è in partenza per Rodi dove tratterà il tema amarniano, Daniele così ha risposto al muio quesito sul papiro:

"Sono sicuro che quelli di Leiden non ne sanno nulla, inoltre il nome del sedicente professore non è noto né inserito nell’elenco del personale di detta illuminata università. La postura dei personaggi è altamente antiegiziana, specie della coppia in piedi, e non si capisce cosa c’entri una scena di gioco (?) con la pesatura dell’anima di fronte all’Enneade…

Il bordo sfilacciato e la conservazione del papiro è così nitida che è senza dubbio opera moderna; e ti dirò, nemmeno tanto bella, io non l’avrei comprato…

Le parrucche dei bambini e le basette sono incoerenti, e anche la coroncina d’oro di uno di essi; guarda la tunica della donna, la posizione della mano, il fatto che sia inclinata in avanti; guarda il presunto Geb sdraiato sopra, con una assurda parrucca. Dal punto di vista paleografico, vi sono delle scritture diverse: il geroglifico corsivo nelle colonne sopra e il geroglifico epigrafico (incoerente su papiro) il testo con i protocolli di Tutankhamen.

Ti garantisco al 100% che è una cagata moderna fatta neanche da un falsario, ma da un artista per turisti."



neferneferure
00martedì 30 giugno 2009 09:05
Sto leggendo qualcosa di interessante su questi papiri, pare che Carter ne avesse parlato in un primo tempo, in seguito ritrattò dicendo che erano rotoli di lino che alla
luce fioca di una candela erano stati scambiati per papiri. Ciò è in contraddizione con
quanto affermato fin dall'inizio cioè che sono entrati attaccandosi alla corrente di una
tomba vicina (vi saprò dire quale) e non alla luce "fioca di una candela. In seguito
Carter ebbe modo di minacciare un ufficiale inglese dicendo che avrebbe potuto divulgare i contenuti di detti papiri. La questione è pesantissima, potrebbe riscrivere la storia delle origini del mondo ebraico.
Vi farò sapere il resto.
-Kiya-
00martedì 30 giugno 2009 14:06
Da sempre ho manifestato i miei dubbi a riguardo dell'assenza di papiri all'interno del corredo funerario di Tutankhamon. Un'assenza che non trova facili spiegazioni, tenuto conto dell'enorme importanza riconosciuta alla parola scritta, soprattutto in ambito mortuario.
Non credo che quanto riportato sulle pareti della tomba possa essere stato ritenuto sufficiente a fornire al Re la dovuta protezione.


Che testo stai leggendo a rigurdo, Neferneferure?
roberta.maat
00martedì 30 giugno 2009 14:47
Abbiamo parlato diffusamente di queso problema qui ma non trovo più la discussione........per la precisione ricordo di una polemica che, nel web, portava lontano in questioni di matrice ebraica !
roberta.maat
00martedì 30 giugno 2009 14:52
Chiedo scusa ho trovato.....era proprio qui !

ripropongo l'articolo : www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?stor...
neferneferure
00martedì 30 giugno 2009 18:42
Cara Roberta.maat, conosco l'articolino che hai proposto, è un bignami di quanto ampiamente esposto
nelle oltre 370 pagine ampiamente circostanziate del libro che sto leggendo:La cospirazione di Tutankhamen di Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald (Newton Comton editori). Sono poco oltre lametà ed intendo esprimermi solo quando sarò arrivata fino in fondo, comuqnue tutto mi pare tranne che una polemica.
neferneferure
00martedì 30 giugno 2009 18:44
Scusate le inversioni di battuta ma dopo 11 ore di ufficio la vista mi si incrocia.
roberta.maat
00mercoledì 1 luglio 2009 12:22
Non intendevo minimizzare i tuoi studi ! Riproponevo un vecchio articolo già segnalato e soprattutto non mi sogno neanche di ritenere esaustivo "l'articolino"........aspettiamo ovviamente un tuo commento al testo che stai leggendo .
NEFERNEFERURE
00mercoledì 7 ottobre 2009 15:23
DA LA COSPIRAZIONE DI TUTANKHAMON-COLLIN-OGILVIE HERALD -N.COMPORTON ED
Al tempo di Carter le notizie sul contesto storico di Mosè erano concentrate sul faraone Ramesse II, visto come il faraone del Giogo “che non conosceva Giuseppe”. Gli studiosi biblici notarono che durante il suo lungo regno Ramesse II aveva avviato una serie di progetti di proporzioni colossali: fu lui ad obbligare gli Israeliti ridotti in schiavitù a costruire le “città deposito di Ramses e Pitom”? Il libro della Genesi parla di Giusepe,suo padre Giacobbe e dei suoi 11 fratelli che si stabilirono, per ordine del faraone,
nella “terra di Goscen” nota anche come “il territorio di Ramses”. L’ovvia associazione dei nomi suggeriva che fosse stata costruita durante il regno di Ramesse il Grande,inoltre, certe iscrizioni egizie facevano riferimento ad una città perduta chiamata Pi-Ramesse (la casa di Ramesse)che si sapeva essere situata sul delta orientale del Nilo, vicino alla città confine di Sile. Ai tempi di Carter, Pi-Ramesse era identificata con la città in rovina di Tanis, situata sul ramo tanitico del Nilo, e che a sua volta veniva atta coincidere con la città di Soan, si cui si diceva che fosse stata costruita 7 anni rima della città canaanita di Ebron . Soan viene nominata nel salmo 78 come il luogo in cui vivevano Giacobbe ed i suoi discendenti. L’asociazione fra Tanis e Pi-Ramesse emerse a
causa della sua collocazione nel delta orientale e per il fatto che nella zona restavano steli, obelischi e statue che portavano il nome di Ramesse .
Oltre ad essere identificata con Pi-Ramesse e la biblica Soan, Tanis era considerata la tessa città di Avaris capitale degli Hyksos che governarono il Delta orientale nel Secondo eriodo Intermedio(1786-1575 aC)
Fu al tempo in cui essi si trovavano in Egitto che, come ritengono alcuni studiosi della bbbia, Giuseppe e Giacobbe (di origIne semita come gli Hyksos) si stabilirono in questa Rgione.
Nell’estate 1882 lo svizzero Edouard Naville scoprì uno sviluppo urbano di immense proporzioni nel sito Tell ed-Dab’a, nella provincia del delta orientale del Nilo di Sharkiya, il sito si estendeva verso ovest sul vecchio ramo pelusiaco del Nilo e a nord fino al villaggio di Kantir: emersero testimonianze di un’occupazione asiatica che coincideva con a presenza in Egitto degli Hyksos; il sito era stato abbandonato per c.a 250 anni prima di Esere nuovamente abitato durante il regno di Horemhab e in seguito continuò ad essere una
grande città fino all’epoca di Ramesse il Grande. Divenne così chiaro che questo estesissimo Sto fosse stato una città ramesside, probabilmente la capitale settentrionale di Ramesse, ricostruita sulle rovine di una città precedente che risaliva all’Antico Regno. Fatto più mportante: era stata occupata durante il Secondo Periodo Intermedio da popolazioni asiatiche
che provenivano dalle zone della Siria e della Palestina, il che indicava che questo fosse il sito di Pi-Ramesse, e quindi la biblica città deposito di Ramses. Inoltre Naville evidenziò che nella Bibbia dei Settanta si identifica Goscen, la terra degli ebrei, con un‘area araba del dea orientale, la cui città principale era Phacusa. Il suo nome originale in egiziano si potrebbe leggere come gsm o gsmt, in cui naville lesse il nome di Goscen. Oggi Phacusa è la
citta di Faqus a 6 Km da Tell ed Dab’a. ll dr Manfred Bietak ha esplorato l ‘area e conferma la tesi dell’identificazione del sito con Avaris, la capitale degli Hyksos, e Pi-Ramesse.
Bietak dimostrò inoltre i blocchi di costruzione ramessidi sparsi per Tanis erano stati rubati dal sito di Tell ed Dab’a e riciclati dopo l’insabbiamento del ramo pelusiaco del Nilo, su cui era un tempo situato il sito di Tell el Dab’a tra la XXIa e XXIIa Dinastia. La città, che fino a quell’epoca era stata la capitale settentrionale dei re ramessidi, fu trasferita blocco dopo
bloco a Tanis, situata sul ramo tanitico del Nilo ancora fluente. Pi-Ramesse svanì nel deserto mentre Tanis crebbe in ampiezza ed importanza.
Fu questo trasferimento di potere da una città capitale ad un’altra che, secondo Bietak, creò confusione tra gli studiosi biblici qando si trattò di localizzare Goscen in Tanis.
Ramesse dunque non fu in fondatore di Pi-Ramesse:lui e suo padre si limitarono a ricostruire il sito e a trasformarlo nella loro capitale settentrionale. Fu nominato Pi-Ramesse in suo onore, ma non ne fa il faraone del giogo.
Nel 1896 l’egittologo inglese William M. Flinders Petrié portò alla luce un’enorme stele di granito nero mentre si trovava nel tempio funebre di Merenptah a Tebe ed un suo duplicato frammentario è stato trovato nel tempio di Karnak. Nota come STELE DELLA VITTORIA risale all’anno V del regno di Merenptah, commenta la sconfitta dei libici ed esaltano il faraone vincitore; a questo seguono 12 righe che magnificano il trionfo del sovrano anche su altri
nemici dell’Egitto a nord del regno, fra le righe una recita così: “Israele è stato
completamente raso al suolo, non il suo seme”. Questa menzione è il riferimento più antico conosciuto di quelli che potrebbero rivelarsi i discendenti di Giacobbe, inoltre, evidenzia come i figli di Israele fossero visti come una forza abbastanza potente da costituire una minaccia. Inoltre i nemici sono nominati col nome della loro madre patria, Israele invece è scritto come nome di persona, indicando che si riferisce ad una tribù o ad un clan, plausibilmente privo di terra stabile.
La scritta indica che, anche se sconfitti in battaglia,i capi israeliti rappresentavano sempre una minaccia per l’Egitto, in effetti vi sono buone possibilità che essi non abbiano posto problemi all’Egitto finchè non iniziarono a divenire troppo ribelli e a minacciare la precaria stabilità imposta a Canaan da Ramesse II; è importante questa osservazione perché la Bibbia
dice che prima di entrare nella Terra Promessa i figli di Israele avevano vagato 40 anni nel deserto. Dunque, anche se gli ebrei avevano attraversato il fiume Giordano quando fu scolpita la Stele di Israele (o della Vittoria), nell’anno quinto del regno di Merenptah, ciò implica in termini strettamente biblici che l’esodo doveva aver avuto luogo almeno quarant’anni prima e questo significa che Merenptah non poteva essere il faraone delll’esodo; il ruolo dovrebbe
essere assegnato a suo padre Ramesse II, mentre il faraone del Giogo, che aveva regnato 4 decenni prima, doveva essere stato un altro re, plausibilmente il padre di Ramessei II, Sethi I, suo Padre –Ramesse I – era già anziano quando nel 1308 C era salito al trono, ed aveva regnato solo un paio d’anni prima di morire. Alla luce di questi fatti necessita abbandonare ogni
congettura sul fatto che siano stati gli ebrei ridotti in schiavitù a costruire la città deposito di Ramses, o Pi-Ramesse, durante il regno di Ramesse il Grande: è invece possibile che ne siano stati coinvolti nel regno di Sethi I o addirittura in precedenza, forse durante quello di Horemhab. Ma allora la città non poteva essere conosciuta con il nome di Ramses, la terra degli ebrei non sarebbe stata la terra di Ramses: il che mostra che questi nomi rappresentano un anacronismo. In altre parole, essi sono stati aggiunti alla storia dell’esodo soltanto molto tempo dopo gli eventi descritti, probabilmente diversi secoli dopo, quando il
Pentateuco fu riportato per la prima volta in forma scritta.


Per quanto riguarda Pitom, l’altra città deposito, probabilmente si trattava della fortezza di Per-Atum (pr-Itm), la casa del Dio Atum. Essa compare in un dispaccio effettuato da un ufficiale egiziano dove dice che ha dato accesso alle tribù Shazu di Edom (pastori nomadi, antichi Beduini) ai pozzi d’acqua di Pr-Itm per la sopravvivenza loro e delle loro greggi (P.Anastas vi,4: 11-15:5,
in Donald B.Redford Egypt,Canaan and Israel in Ancient Times, Princeton University Press, 1992, p 228).
Nel 1883 Eduard Naville ritenne di aver trovato Per-Atum (e quindi Pitom) in un insediamento di nome Tel l el Maskhuta, sul lato più orientale dello Wadi Tumilat, al limite meridionale di quello che è oggi il Canale di Suez. Ivi trovò iscrizioni che si riferivano al luogo Thuku (la Tjekku della Stele) ed una statua “del buon giudice dii Pitom”. Tra le rovine trovò strutture in mattori
rettangolari che descrisse come stanze-deposito, le cui pareti erano fatti in mattoni fatti senza paglia. Successivamente fu contraddetto da un altro archeologo, John s.Halladay ma senza spiegazioni sufficienti, attualmente Tell el Maskhuta e Tell el Retabeh si contendono il titolo.
--
CRONOLOGIA BIBLICA
E’ un sistema frequentemente utilizzato nel passato per definire la cornice storica degli eventi chiave dell’Antico Testamento; ha fatto scuola la “Chronologia sacra” di James Usher (1580-1656) arcivescovo di Armagh e professore di teolgia – testo tuttt’oggi presente nella ricerca
creazionista. Sommando le età dei patriarchi, oltre alle generazioni elencate delle tribù, dei re, giudici e profeti etc egli determinò che la Creazione aveva avuto luogo nel 4004 aC. Utilizzando questa data come punto di partenza della storia biblica, egli calcolò la cronologia di tutti i principali eventi contenuti nella Bibbia.
Partendo da questo, certe citazioni isolate riprese dall’A.T. sono state riportate per calcolare la data dell’esodo. Alcuni calcoli portano a trecento anni prima dell’epoca di Ramesse II e suo figlio Merenptah, altri alemno duecento anni dopo…
Le cifre che rappresentano periodi di tempo sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento hanno chiaramente un intento simbolico e non si riferiscono ad tempo reale, i particolare il numero 40
(40 anni di peregrinazioni nel deserto, 40 giorni e 40 notti Mosè rimase sul monte Sinai dove
ricevette le tavole della Legge, anche Gesù restò nel deserto 40 giorni e 40notti..), si ritiene
che anche l’età di Mosè alla sua morte -120 anni – rifletta uno stato di perfezione essendo
multiplo di 40 e di 12 (12 tribù, 12 apostoli etc).
-
...
Fu il rivale di Carter , Arthur Weigall, che propose una soluzione al dilemma dell’epoca dell’esodo che potrebbe far luce su ciò che Carter aveva a propria disposizione quando minacciò le autorità britanniche al Cairo nel 1924.
Weigall aveva già scritto un volume di grande successo nel 1910 dal titolo “The life and times of Akenaten; era un eccellente studioso del periodo di Amarna inoltre, in qualità di ispettore capo delle Antichità per l’Alto Egitto nel 1905 aveva lavorato alla pulitura della tomba quasi intatta di
Yuya e di sua moglie Tuya, nonni di Akenaton. Negli scavi gli era stato collega anche un giovane Howard Carter che si fece un’esperienza che gli venne molto utile quando- 13 anni dopo- scoprì la tomba di Tutankhamen
Per l’occasione Weigall pubblicò “Tutankhamen and other essays” che riportava una serie di affascinanti questioni in modo estremamente stimolante e scorrevole oltre a contenere un dettagliato resoconto della scoperta della tomba, oltre a ciò il volume forniva una narrazione delle vita e dei tempi di Tutankhamen, collocandolo nel contesto dei tumultuosi eventi che
circondarono l’eresia di Amarna. L’autore andrò tuttavia oltre poiché dopo aver descritto l’ascesa al potere di Akhenaton, iniziava a decantare le virtù dell’intangibile e vago Aton, vedendolo nei termini di una rappresentazione arcaica della “adorazione del del vero Dio,
quasi come lo concepiamo adesso”. Weigall portava l’attenzione sulle straordinarie somiglianze tra il salmo 104 e il cosiddetto Inno all’Aton, che si dice sia stato scritto dallo stesso Akhenaton.
Oltre a questo il libro conteneva le opinioni di Weigall sulla vita di Mosè e l’epoca dell’esodo.
A questo scopo aveva attinto agli scritti di Manetone il Sebennita, uno scriba e sacerdote egizio del tempo di Eliopoli, di cui sa che aveva scritto in greco, sua lingua di origine, non meno di 80 libri tra il 280 e il 250 a.C. Fra essi c’era una storia del suo paese intiolata Aegyptiaca o Storia d’Egitto commissionatagli da Tolomeo II Filadelfo; quest’opera è andata perduta ma alcuni frammenti
si possono trovare in un’opera dal titolo “Flavius Josephus Contra Apionem”, scritta da Giuseppe Flavio, scrittore ebreo che scrisse le cronache di eventi fondamentali della storia ebraica.
Contra Apionem era un attacco letterario contro quegli ebrei che avevano compilato opere che presentavano la razza ebrea in un’ottica che Giuseppe considerava spregiativa, se non falsa.
Fra i destinatari, come dice il titolo, c’era Apione, un grammatico greco vissuto ad Alessandria, ma soprattutto Manetone, il quale aveva scritto che gli ebrei discendevano dai lebbrosi, più precisamente, il suo resoconto inizia con l’introduzione di un faraone di nome Amenophis il quale,
desiderando vedere gli dèi, chiese consiglio ad un suo omonimo saggio “con la conoscenza del futuro”.
Costui rispose che l’unico modo per ottenere il suo scopo era quello di liberare il suo regno da tutti i lebbrosi e gli impuri. Fu così che ottantamila individui furono radunati ed inviati alle cave di pietra dove vivevano segregati dal resto della popolazione egizia. Tra di loro c’erano alcuni sacerdoti eruditi che erano stati contaminati.
Conscio di quanto aveva messo in moto, Amenophis il saggio temeva che gli dèi sarebbero stati adirati con lui e col re; ben conoscendo le conseguenze delle sue parole egli predisse che certe persone
sarebbero venute in soccorso di questi sventurati contagiati, che si sarebbero ribellati, avrebbero deposto il re e sarebbero rimasti padroni del regno per 13 anni. Amenophis trascrisse la sua profezia e si uccise.
Quando il re venne a conoscenza della morte del suo omonimo e delle predizioni che aveva fatto, decise di modificare il suo atteggiamento nei confronti dei lebbrosi e degli impuri. Questi avevano richiesto di assegnare loro come dimora la città deserta di Avaris (presedente residenza degli Hyksos) ed il re
a questo punto glielo aveva concesso. (Ricordiamo che era anche Pi-Ramesse indentificata con Tell ed Dab’a). Dopo aver occupato la città, i lebbrosi e gli impuri utilizzarono Avaris come base per la loro rivolta ed elessero un loro capo “tra i sacerdoti di Eliopoli”, il cui nome era Osarsiph o Osarseph.
(Il nome sembre derivare da due divinità: Asar o Osiride e Seph, variazione ebraica di Seth. Gli ebrei avrebbero tuttavia visto nel nome Osiride una forma del nome ebraico Giuseppe, che poteva derivare dalla medesima radice. Cfr Manetho, trad Waddell, cit o 125 n3).
Osasiph emanò nuove leggi opposte agli usi egizi, disse di non adorare gli dèi egizi e di non astenersi
dagli animali sacri di cui avevano massimo rispetto, bensì di ucciderli e distruggerli tutti, inoltre ordinò di non unirsi ad altri che non fossero di quella confederazione. Poi Osarship parlò agli impuri dicendo loro di non lavorare più nelle cave, avrebbero invece dovuto costruire delle mura intorno alla
città e prepararsi per una guerra contro il re Amenophis. Osarship si assicurò poi l’amicizia di altri sacerdoti e dei contaminati e inviò pastori a Gerusalemme nella speranza che riuscissero a convincere i “pastori”, cioè gli Hyksos, ad unirsi alla loro causa. All’inizio del “Contra Apionem” Giuseppe Flavio
aveva riportato la storia di Manetone dell’espulsione degli Hyksos ad opera del re Tummosis o Amosis, certo Ahmose, dicendo che che, al loro ritorno in Siria(cioè Canaan) avevano edificato la città di Gerusalemme e questo magrado il fatto che nell’A.T. Gerusalemme divenne importante per la tradizione
israelita solo all’epoca delle monarchie unite, sotto Davide e Salomone, centinaia di anni dopo Mosè.
Come segno di riconoscenza Osarsiph promise ai pastori la restituzione della città di Avaris .
Dopo aver accetato l’offerta, circa 200.000 Hyksos si mossero in aiuto ad Osaship e nsieme presero il controllo dell’Egitto. Amenophis fuggì da Menfi col figlio Sethos e 300.000 dei suoi uomini più adatti alla guerra in Etiopia dove il re gli doveva un favore.
Ma il popolo di Gerusalemme, essendosi unito agli egiziani contaminati, iniziò a trattare gli Egiziani in modo barbaro. Dopo 13 anni in esilio Amenophis ricostituì le forze beliche e con figlio tornò in Egitto,
ingaggiò una battaglia contro i pastori e la gente contamiata sconfiggendoli e inseguendoli fino ai confini con la Siria.
Questa è la storia riportata da Manetone nella su Aegyptiaca: secondo Weigall esistevano pochi dubbi sul fatto che il governo di Osarship-Mosè costituisse i 13 anni dell’eresia dell’Aton a Tell el Amarna.
Weigall riteneva che gli 80.000 impuri fossero gli eretici adoratori dell’Aton, ed il loro spostamento dalle cave corrispondesse al trasferimento storico di tutta la capitale da Tebe ad Amarna.
Weigall ipotizzò che, facendo Horemhab risalire il proprio regno alla Morte di Amenothep III, questo spiegava il motivo per cui Manetone considerava che tutti questi aventi avessero avuto corso
durante il regno di un solo re, Amenophis, che è vagamente basato basato sul padre di Akhenaton,Amenothep III. In altre parole , almeno alcuni degli eventi descritti da Manetone sono davvero accaduti in un arco di tempo piuttosto lungo iniziato negli ultimi anni di Amenothep e culminato durante il
Regno di Horemhab, che Weigall riteneva responsabile della defintiva espulsione di lebbrosi, impuri e pastori dall’ Egitto.
Partendo dall’assunto che il capo degli impuri e degli asiatici fosse un sacerdote egizio di Eliopoli di nome Mosè, Weigall propose che questi fosse nato sotto il regno di Amenothep III e che fosse fuggito nella terra di Madian nel regno di Akhenaton. Sospettò quindi che Tutankhamon fosse il faraone sotto
il quale Mosè tornò in Egitto e organizzò l’esodo dei suoi connazionali ridotti in schiavitù.
Le parole di Weigall vanno considerate nel contesto in cui furono scritte: nel 1923 gli egittologi ritenevano che il faraone del Giogo fosse Ramesse II e quello dell’esodo Merenptah; Weigall dimostrò l’implausibilità di questa credenza evidenziando la debolezza della cronologia biblica.
Nessuno prima di Weigall era giunto a proporre delle connessioni tra l’epoca di Amarna e la storia Biblica che conosciamo, fu però contestato da Sir Ernest A.Wallis Budge, custode delle antichità egizie
ed assire presso il British Museum. Budge rifiutò l’idea che potesse sussitere una relazione tra l’atonismo e l’adorazione di Dio, e poiché Budge aveva un’influenza infinitamente maggiore di Weigall, le sue teorie furono prese più seriamente smorzando ogni tentativo di stabilire un legame tra Mosè
ed Akhenaton finchè lo psicanalista Sigmund Freud non avrebbe espresso la stessa ipotesi alla fine degli anni Trenta.
Egli propose che Mosè fosse stato un egiziano della corte di Akhenaton. Egli presntò alcune evidenze per supportare la propria tesi, tra cui il fatto che la parola ebraica che indica”Signore”, Adonai,
o Adon, diviene Aton, disco solare, quando viene scritta in egiziano. Questa osservazione fa capire meglio il Capitolo 12, versetto 12 del’Esodo, che parla della strage dei primogeniti egiziani durante la notte della Pasqua ebraica:”farò giustizia di tutti gli dèi d’Egitto. Io sono il Signore”.
Se “ il Signore”, cioè Adonai, viene sostituito dalla parola Aton, il passo adesso recita:” …farò giustizia di tutti gli dèi d’Egitto. Io sono l’Aton”.
Secondo gli autori Collins /Ogilvie-Herald, vi sono innegabili evidenze nel collegare il resoconto di Manetone di Osarship-Mosè con l’epoca di Amarna. Dal momento che questa è la versione più completa
del racconto dell’esodo conservata nell’antica letteratura egizia, ci sono tutte le ragioni per concludere che sia basata su fatti storici realmente accaduti.
Riferimenti sull’esodo emergono anche dagli scritti di Ecateo di Abdera (Aegyptiaca) citati da Diodoro Siculo nella sua Biblioteca Historica e nell’Aegyptiaca di Apione (avversato da Giuseppe
Flavio); Apione scrive:”Ho saputo dagli antichi uomini dell’Egitto che Mosè era di Eliopoli eche si sentiva obbligato a seguire gli usi dei suoi antenati, e offriva le sue preghiere all’aperto,verso le mura della città, ma aveva convinto tutti a rivolgersi al sole nascente, fatto che si accordava con la situazione di Eliopoli…” Come Manetone, Apione afferma che un uomo saggio unì i
“lebbrosi” e gli “impuri” contro il potere del faraone d’Egitto, motivo per cui furono cacciati dal paese. Ancora una volta si legge che Mosè non era un israelita ma un sacerdote, di rango elevato, di Eliopoli. Inoltre, apprendiamo che egli aveva prescelto una nuova forma di adorazione
del sole “adatta” ad Eliopoli, luogo di culto del dio-sole Ra, per cui aveva abbassato le mura della città per poter salutare ogni giorno il sole nascente.
Sembrano esservi pochi dubbi sul fatto che parlando di Mosè, Apione faccia riferimento alla rivoluzione religiosa del regno di Akhenaton.
-Nota mia: sorvolo sul Culto di Eliopoli perché ne sapete certo più di me, disponibile ad approfondire se richiesto.
Tornando al libro: Se si può dire che un periodo più di altri abbia influenzato gli eventi checircondarono l’esodo biblico, questa è l’epoca di Amarna, non il regno di Ramesse II o disuo figlio Merenptah.
Manetone diceche il faraone che avversò i lebbrosi e gli impuri e venne scacciato dall’Egittoper poi tornare ad espellerli fu Amenophis, ed è identificabile con Amenothep III, duranteil cui regno visse un ministro di nome Amenophis figlio di Hapu, senza dubbio l’Amenophis figlio di Papis del racconto di Manetone.
Sembra certo che durante gli ultimi anni di vita, Amenohpis III condivise il regno in coreggenza col figlio Akhenaton per almeno undici o dodici anni. Tante le prove a sostegno di questa tesi (che non riporto per motivi di brevità) che forniscono le basi perfetti per proporre che il padre di Tutanhamen fosse proprio Amenothep III.
Se si può accettare una coreggenza lunga, allora è chiaro che Amenothep III era ancora vivo mentre Akhenaton fondava la sua religione monoteista e tentava di abolire le classi sacerdotali rivali, inclusa quella di Ammone, la più potente.
Segue un approfondito esame degli scritti di Manetone e di altri antichi scrittori
per stabilire la relazione che avevano con l’epoca di Amarna.
Manetone diceche il faraone che avversò i lebbrosi e gli impuri e venne scacciato dall’Egitto per poi tornare ad espellerli fu Amenophis, ed è identificabile con Amenothep III, durante
il cui regno visse un ministro di nome Amenophis figlio di Hapu, senza dubbio l’Amenophis figlio di Papis del racconto di Manetone.
Sembra certo che durante gli ultimi anni di vita, Amenohpis III condivise il regno in coreggenza col figlio Akhenaton per almeno undici o dodici anni. Tante le prove a sostegno di questa tesi (che non riporto per motivi di brevità) che forniscono le basi perfetti per
proporre che il padre di Tutanhamen fosse proprio Amenothep III.
Se si può accettare una coreggenza lunga, allora è chiaro che Amenothep III era ancora vivo mentre Akhenaton fondava la sua religione monoteista e tentava di abolire le classi
sacerdotali rivali, inclusa quella di Ammone, la più potente.
Mi fermo su gli altri racconti, ma se dovessero interessare qualcuno me lo dica pure, ed io proseguirò.
L’evidenza cruciale della presenza della piaga in Egitto emerge tra le centinaia di lettere del Periodo di Amarna scritte dal re vassalli di Amenhotep III, Akhenaton e Smenkhkare, durante I loro regni. Una tavoletta sembra indicare che anche la regina Tiy ne cadde vittima, è Rivolta a Naphururea, il nome accadio di Akhenaton.
Se la piaga si prese la vita della madre del faraone, come sarà stata vista dai suoi sudditi?
Non l’avranno considerata un segno del fatto che gli antichi dèi erano in collera? Gli antichi sapevano che le malattie contagiose si trasmettevano da persona a persona: la piaga potrebbe spiegare l’abbandono di Amarna (rif.Graham Phillips, Act of Gold). Phillips propose che il racconto dell’uccisione da padrte del dio ebreo fosse in realtà un ricordodi questa epidemia. Il popolo egizio giunse forse a pensare che la piaga fosse una punzione divina causata dal fatto che gli dèi abbandonati non erano appagati da sacrifici ed offerte?
E potrebbe aver suggerito che gli stranieri considerati lebbrosi dovessero essere radunati o imprigionati o espulsi dall’Egitto: avvisati di ciò che stava per accadere è possibile che abbiano deciso di abbandonare l’Egitto di loro spontanea volontà fuggendo nella Siria-Palestina
dove alla fine si integrarono con i popoli nativi?
IN ALTRE PAROLE, almeno una certa parte degli eventi che Manetone descrive ebbero in realtà luogo durante il regno di Horemhab, questo fa di lui il candidato più verosimile per il titolo di faraone del’esodo, che assai probabilmente ebbe inizio quando questi, nei primi anni di Tutankhamen, divenne comandante dell’esercito egiziano.
Tutto punta verso questa conclusione.
Secondo gli autori Collins/Oglivie-Herald Petra possiede la chiave per svelare la vera ubicazione del Monte di Yahweh e quindi le origini del popolo israelita. I sacerdoti “contaminati” e i seguaci dell’Aton mantennero una salda fede nei principi monoteistici del disco solare che,
secondo gli autori, tentarono di imporre agli Shasu e agli “stranieri” asiatici che vennero scacciati dal Delta orintale egiziano, ma la cui originaria madrepatria erano i monti del Seir, terra di Edom. Ma quando gli Israeliti si accamparono a Petra, dietro il Monte di Yahweh, accadde qualcosa di unico. Sembrerebbe che i princìpi dell’Aton si fossero in qualche modo mischiati con gli aspetti chiave del locale dio del monte e divinità lunare, venerato dai nativi
Shasu, o Edomiti, il cui clan principale era quasi certamente noto come “Israele”.
Questa fu senza dubbio la ragione per cui, invece di guidare gli Israeliti della Bibbia direttamente
in Palestina, Mosè li portò a Petra, l’antica Kades, e lo fece forse anche perché molti degli individui asiatico-arabi che lo accompagnavano erano davvero Shasu provenienti da questa ragione. Si ricordi inoltre che Mosè, negli anni trascorsi nella terra di Madian, era stato probabilmente introdotto alla montagna del dio Yahweh forse dallo stesso suocero Ietro.
Secondo gli autori questo è il modo in cui nacque la religione mosaica intorno al 1200/1300 a.C.: l’interva vicenda fu una fusione di idee e credenze appartenenti a popoli con retroterra culturali ed etnici differenti. Inoltre , la genesi di tali accadimenti ebbe luogo in prossimità
dell’antica Petra, sia sul Gebel al-Madibah, il Luogo Alto, l’ubicazione più ovvia di “Yahweh
nella terra degli Shasu”, sia nel vicino Gebel Harun, il biblico monte Hor.
L’Israele della Stele della Vittoria è quasi sicuramente il principale popolo degli Shasu, così chiamato
forse dal nome del capostipite.
Adesso sappiamo che non furono gli Israeliti a sottomettere le città di Canaan bensì
I popoli del Mare, razza mista di origine egeo-anatolica, solitamente identificati con i Filistei.
La conquista biblica di Canaan non è verosimile, secondo Albrecht Alt e Martin Noth , è un mito
nazionale creato secoli dopo gli eventi descritti dalla Bibbia. Secondo questi archeologi degli
anni venti, i nuovi arrivati vissero in pace al fianco dei popoli indigeni come semplici contadini;
in seguito però, molto gradualmente, il loro numero crebbe in modo tale che tra le due parti
emersero motivi di disputa principalmente rispetto alla terra e ai diritti sull’acqua.
Ecco in cosa consistette – secondo loro -il graduale emergere della razza israelita della tarda Età
del Bronzo fino all’epoca i della monarchia unita sotto David e Salomone.
Nel 1962lo studioso biblico george Mendehall dell’Università del Michiganespresse la sua teoria della “rivolta dei contadini” per spiegare le origini del popolo israelita.Propose che in origine si rattasse di pastori sminomadi che dopo aver spezzato i vincoli loro imposti dai capi feudali
e dalle autorità egizie , erano emigrati sugli altopiani dove riuscirono a sviluppare la propria unicità etnica raggruppandosi come confederazione tribale. Secondo lo studioso ciò che accadde
potrebbe essere definito una rivolta contadina contro il sistema incrociato delle città canaanite.
Questo spiegava perché vi fossero scarsissime evidenze archeologiche a supportare la veridicità storica dell’esodo e dei 40 anni trascorsi nel deserto. Mendenhall concluse che tra gli istigatori della rivolta desse esserci stato un gruppo di prigionieri schiavizzati che erano riusciti a sfuggire
ad una situazione intollerabile in Egitto. Ipotizzò che senza nessun’altra comunità su cui potessero far affidamento per essere protetti e sostenuti, essi stabilirono una relazione con una divinità, Yahweh, il quale non aveva precedenti se non nelle tradizioni in quanto ai modi in cui Dio si
manifestava agli esseri umani (Mendenhall, The Hebrew Conquest of Palestine).
Alla fine interi gruppi dotati di un clan o di un’organizzazione tribale si unirono alla nuova comunità, si identificarono con gli oppressi d’Egitto e tutti gli originari eventi storici con cui tutti i gruppi si identificarono presero la precedenza e alla fine esclusero le tradizioni sroriche dei gruppi
singoli che si erano uniti in seguito. Ciò che Mendenhall sembra aver sottinteso è che le prime comunità israelite includevano rifugiati egiziani le cui storie di schiavitù e lotta nella madrepatria,
insieme alla successiva fuga per la libertà, avevano offuscato i ricordi folklorici indigeni.
La potenza dell’esodo cancellò i miti locali sotto un fondamento comune. Pare che Mendenhall considerasse questi egiziani rinnegati alla stregua di iniziali adoratori dell’Aton, o almeno questo
hanno supposto i commentatori, come affermano in modo tanto straordinario importanti autori minimalisti quali Israel Filkestein e Neil Asher Silberman nel loro fondamentale lavoro “The Bible Unearthed:Archaelogy’s News Vision of Ancient Iscrael and the Origin of Sacred Texts ” del
2001: “Questo gruppo (proposto da Mendenhall) potrebbe essere stato influenzato da idee religiose egizie non ortodosse, come quelle che stimolarono la rivoluzione monoteista di Akhenaton enl quattordicesimo secolo primo dell’Era Comune. Questo insieme avrebbe dunque costituito il nucleo intorno al quale si cristallizzarono i nuovi abitatori degli altopiani. L’ascesa del primo Israele fu una rivoluzione sociale ad opera dei non privilegiati contro i loro signori
feudali, rafforzata dall’arrivo di una nuova visionaria ideologia”.
Quando negli anni sessanta e settanta dello scorso secolo fu proposta la teoria della rivolta contadina, essa offrì un’alternativa del tutto nuova rispetto alle precedenti sulla conquista di Canaan da parte degli israeliti; gli anni ottanta e novanta però sono stati testimoni dell’ascesa della cosiddetta teoria minimalista sulla creazione della società ebraica. Utilizzando le ultimissime scoperte archeologiche, essa tenta di dimostrare che l’esodo non ebbe luogo
e che Canaan non fu mai conquistata alla fine dell’età del Bronzo. Gli studiosi minimalisti
considerano che la nazione israelita si fosse gradualmente sviluppata a partire dalla popolazione indigena degli altopiani meridionali e centrali all’inizio di quel periodo noto come Prima Età del Ferro(1200-900 a.C.). Evidenze emerse da almeno 250 siti suggeriscono che gli antenati
di Israele fossero pastori nomadi e seminomadi che iniziarono a condurre stili di vita sedentari creando così insediamenti permanenti allevando bestiame.Inoltre, la scoperta in questi siti di lame curve, unitamente all’analisi dei pollini, ha dimostrato che i “protoisraeliti” divennero contadini che coltivavano grano ed orzo.
Non c’è tuttavia la sicurezza che queste popolazioni dell’età del ferro fossero davvero i primi israeliti, purtroppo, del loro ambiente culturale ed etnico si sa poco e anche per gli esperti è una questione di congetture. Finkelstein e Silberman citano un toro di bronzo scoperto in un tabernacolo in cime ad una collina presso Tilfit, nella regione dei monti, come
un oggetto di origini proto israelite. Questa tuttavia è una bestia associata all’adorazione di Yaweh ma anche del dio-luna Sin e del dio caaanita Hadad o Baal. Un affresco delle rovine di Mari, città di Amoriti di lingua semita al confine tra Siria e Iraq sulla riva occidentale del fiume Eufrate, mostra Baal come un toro che avanza sulle cime dei monti, ad esprimere il potente legame tra il toro dei cieli e le montagne. Filkestein e Silberman citano anche “un’insolita
struttura di pietra” trovata sul monte Ebal e considerata come “un primo altare israelita”.
E’ estremamente difficile appurare se le cose stiano davvero così, in particolar modo perché i tabernacoli in cima alle colline sono comuni in tutta la Palestina.
L’unico fattore che rende particolari i primi insediamenti della Prima Età del Ferro sugli altipiani centrali e meridionali, è la mancanza di ossa di maiale tra i resti degli animali addomesticati, e ciò malgrado esse siano presenti in siti contemporanei nei bassopiani costieri
(terra dei Filistei) e in Transgiordania, patria dei Moabiti e degli Ammoniti. Non dovrà dunque stupire che gli studiosi minimalisti si siano basati su questa scoperta per dimostrare che l’astinenza dal cibarsi di maiale tra ebrei e musulmani abbia avuto origine con queste comunità.
Gli autori Collins e Ogilivie-Herald sostengono che l’assenza di ossa di maiale può essere derivata da una fusione di usi e credenze religiosi tra asiatici ed egiziani che vivevano nel Delta orientale prima dell’esodo, una strana fusione tra le paure e l’odio per i maiali degli antichi Egizi, e l’associazione di questi animali con il dio imbroglione Seth.
Secondo Finkelsetein e Silberman , fu soltamto nel settimo secolo a.C. durante il regno di Giosia-re di Giuda – che fu commissionata la scrittura della maggior parte del materiale che poi andò a costituire il Pentateuco e i libri successivi dell’Antico Testamento. Si deve pertanto pensare che ogni storia e leggenda degli eventi che ora definiamo esodo e della conquista di
Canaan da parte di Giosuè sono state fortemente influenzate, se non create, in questo periodo della storia ebraica; questi racconti sarebbe interessati storie folkloristiche che contribuirono a dare ai popoli di Giuda un’identità etnica. Ancor più importante è il fatto che l’Alleanza stretta tra Giacobbe e Yahweh può essere reputata poco più di una giustificazione
politica di Israele per occupare Canaan, creata da coloro che furono coinvolti nella prima stesura dell’Antico Testamento: questa è l’opinione dei minimalisti tuttavia, un riesame del resoconto dell’esodo in case alle fonti egiziane, greco-egiziane e graco-romane ci dice di una storia completamente differente e suggerisce che il numero di persone coinvolte fosse di molto
inferiore ai 600.000 del libro dell’Esodo che partirono dall’Egitto, forse poche migliaia se non centinaia, di individui di origine egiziana ed asiatica: ecco perché gli archeologi non hanno mai trovato prove palesi della loro presenza nel deserto, inoltre le ricerche sono
state indirizzate in luoghi associati agli Israeliti in base alle tradizioni local (Capitoli Il Monte della Luna – Al Madbah, il luogo alto – La casa di Dio).
Come gli autori hanno tentato di dimostrare (in appositi capitoli che non mi sento di riportare ma che invito tutti a leggere), il racconto biblico delle peregrinazioni degli Israeliti conduce
direttamente a Petra, passando per Elim, l’attuale Elat, inoltre, la loro partenza da Kades, il lungo aggiramento della catena montuosa del Seir e il loro passaggio lungo il Wadi Arabà per raggiungere il Mar Morto e la terra dei Moabiti si spiegano assai bene dal punto di vista
geografico. Se non vi fossero stati né un esodo né un periodo trascorso ne deserto, quale che sia stata la sua durata, perché dunque creare un ritratto così preciso delle peregrinazioni degli Israeliti? Chiaramente la narrazione biblica non è corretta, ma ci sono tutte le ragioni per supporre una base storica dietro la costruzione di questi racconti nel contesto della quale essi venivano usati per spiegare le origini della razza israelita.







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