Intanto il Cinghiale guarda la tv, due canali egiziani, due canali spagnoli e quattro italiani, il tutto via satellite, naturalmente si vedono mentre la nave è ferma, quando è in movimento non è possibile, quindi per l’intrattenimento durante la navigazione esiste un canale dedicato, a circuito chiuso, gestito dal maitre della nave, sul quale passa una serie di film in dvd.
Inoltre 24 ore su 24 è attiva la telecamera di prua, che mostra ciò che vede il guidatore davanti a sé!
Passo al bagno: in uno spazio molto ristretto ci sta tutto, anche la vasca di dimensioni discrete (non è di quelle con lo scalino dentro!) che funge anche da doccia con la tenda, il water, il lavandino e naturalmente niente bidet, come nel Regno Unito, e non perché si tratta di uno spazio ristretto, è proprio perché non usa.
Una cosa mi lascia davvero positivamente impressionata, cioè la pulizia della nostra cabina e di tutta la nave, è davvero impeccabile.
Per ora siamo solo in 6 persone imbarcate in mattinata, oltre a noi due, che ci trovavamo già a Luxor, ci sono una coppia di Rimini e due ragazzi piemontesi, arrivati in mattinata dopo aver passato due giorni al Cairo.
Ci troviamo tutti a pranzo, nella sala al piano seminterrato, semi-annacquato, (come si dice?) insomma, è come se fossimo sommersi fino al collo e il resto fuori, infatti le finestre sono alte e rasentano il pelo dell’acqua, al centro della sala c’è un bancone a U per il buffet, ma oggi siamo così pochi che il pranzo ci viene servito al tavolo, e siamo tutti e sei assieme, perché l’ambiente navale è un po’ più spartano del grande albergo, qui non sarebbe possibile mettere un tavolino per stanza con i soli occupanti, da comporre con altri se ci sono più persone in comitiva, qui le tavole sono un po’ più grandi, da 6 posti o più, in questo modo si economizza lo spazio dei percorsi, si rendono più stabili le stesse tavole e la roba che vi si poserà sopra.
Visto che staremo assieme per una settimana, durante le escursioni, i pasti e gran parte del tempo libero, possiamo fare conoscenza subito con i nostri compagni di viaggio e passare qualche momento conviviale; fa piacere parlare un po’ in italiano qui, dove il discorso più comprensibile può essere al massimo in inglese, per il resto è tutto arabo.
Dopo pranzo abbiamo tempo fino alle tre per un riposino, oppure fare qualcos’altro, Paolo naturalmente preferisce stendersi sul letto, io sul ponte sole, il piano più alto della nave, per godermi il caldo, oggi ben più intenso di ieri, forse per l’assenza del vento che invece ieri soffiava come di solito da nord.
Vorrei starmene in ozio tutto il giorno anche per abbronzarmi un po’, prendere un po’ di colore, ma purtroppo ho solo un’ora, infatti comincia subito la parte culturale, al pomeriggio alle 14.30 adunata, visita ai templi.
Ma il cielo è troppo bello, il sole ci gratifica, noi figli della nebbia, imbozzolati per 6 mesi all’anno nel nostro mondo di foschia, è veramente esaltante strappare all’inverno almeno due settimane per far parte di questa mite estate fuori stagione.
Il nostro accompagnatore Paolino ci presenta la nostra guida ai monumenti, un ragazzo cairota di nome Yasser, al quale ci presentiamo anche noi, perché per adesso siamo così pochi che ci chiamiamo tutti per nome, ma da domani, quando il gruppo diventerà più folto non sarà più possibile avere trattamenti personalizzati.
Con il pullman piccolo ci portano al tempio di Karnak; sono le tre del pomeriggio, ma la luce è strana, ha un aspetto eccessivamente decadente, sarà a causa delle giornate corte dell’inverno, sarà per qualche altro motivo che mi sfugge.
Entriamo nel tempio e la nostra guida comincia a spiegare la storia del monumento; già avevo carpito qualcosa dalla romanza della sera precedente, oggi ho fatto un ripasso.
Della prima impressione direi che Yasser è molto preparato e racconta con precisione le vicende storiche; ascolto con interesse perché, confesso, non sono molto pronta sulle questioni nozionistiche, mastico sempre la storia egizia a grandi linee, senza date perché le odio, mi fermo alla dinastia e a volte devo prima leggere un cartiglio anche per dire quella.
Percorriamo gli stessi passaggi fatti durante lo spettacolo di “Suoni e Luci” e, arrivati in fondo, in prossimità del lago sacro la nostra guida ci lascia in libera uscita per le foto e per andare a vedere le cose che ci hanno più colpito, ma ognuno per sé.
“Domande?”, chiede. “Sì!”, rispondo.
Si abituerà alle mie obiezioni.
Chiedo se l’area del tempio di Akhenaton è visitabile, visto che è lì vicino, ma mi risponde di no e me ne dispiace un po’.
Chi sente si incuriosisce e chiede cos’è, ma è solo una distesa di sassi semisepolti e questa è una cosa davvero strana, chissà perché a me interessano dei sassi semisepolti, allora devo rivelare che la mia passione per l’Egitto non si limita al sole e al clima, ma che è fatta soprattutto della sua storia antica, quindi di ogni pietra che porti un segno parlante degli uomini del suo passato grandioso.
A questo punto facciamo anche due conti: siccome alle sette di sera bisogna far ritorno alla nave, anche perché i monumenti chiudono, abbiamo tempo fino alle cinque per girovagare nel tempio di Karnak, così avremo altre due ore per fare altrettanto in quello di Luxor.
A me sembra un tempo irrisorio, in due ore non riesco a guardare nemmeno una stanza, ma mi devo adeguare, altrimenti la mia vacanza dovrebbe durare 15 mesi, non 15 giorni, e gli altri 14 mesi e mezzo chi li paga?
Cerco di non perdere nemmeno un secondo e mi dirigo subito verso la parte più antica dell’area sacra, ormai conoscete tutti questa mia deformazione, la mia mania di cominciare sempre dall’inizio, in termini temporali, e ora posso perdermi in questo spazio primigenio.
In un attimo sono le cinque, per fortuna che sono accompagnata da un familiare che forse ci tiene a riportarmi a casa sana e salva, anche perché non può raccontare poi ai miei genitori che mi ha perduta nel tempio di Karnak alla prima uscita di gruppo.
Il sole sta tramontando, la sensazione è stranissima, le giornate sembrano ancora più corte che da noi, ma se la logica non mi inganna, procedendo verso l’equatore dovrebbero invece diventare un po’ più lunghe, anche se d’inverno non si pareggeranno mai come durante gli equinozi, eppure è già scuro.
Bata mi aveva spiegato anticipatamente questo fenomeno strano, questa notte precoce dell’Egitto invernale, ma il fatto che ti sorprenda proprio nei templi accresce fascino e mistero di questa terra; l’accesso all’area più sacra, allegoria di un cammino iniziatico, avviene sempre, manifestatamene ancora adesso, con una progressione dalla luce assoluta ed abbagliante del giorno esterno, verso il buio della stanza più sacra, attraverso elementi architettonici sempre più chiudenti e gradazioni di ombre sempre più profonde, percorso che sorprende proprio per la forma tangibile e reale che prende grazie al volgere della giornata.
E come ogni tramonto sul Nilo ora il paesaggio è di una bellezza che lascia senza fiato, d’altra parte non conosco parole italiane abbastanza convincenti da descrivere anche solo pallidamente lo spettacolo di magnificenza a cui ogni sera si assiste, forse in lingua egizia, forse in geroglifico, ma in altre lingue non credo.
Forse vi dirò ogni sera le stesse cose…
Pochi minuti ed eccoci arrivati al tempio di Luxor, ormai è il crepuscolo, il cielo è sempre una meraviglia da contemplare mentre trascolora, a destra del primo pilone, con le sue statue di Ramses il cielo è diventato rosa intenso, mentre dalla parte opposta è già blu scurissimo, di là la notte avvolge tutto e fra un po’ avvolgerà anche noi, ma non c’è tempo per pensare, la nostra guida già ci parla di storia passata, mentre entriamo dal cancello lato Nilo.
Grazie ad una illuminazione artificiale adeguata si può visitare il monumento anche di sera, infatti c’è una folla discreta, piuttosto eterogenea e la gente continua ad entrare nella zona archeologica; man mano che si procede attraverso le sale, un po’ più piccole di quelle già viste, l’ambiente si fa sempre più stretto: per entrare nel sancta santorum e in una piccola chiesa ricavata in una stanza bisogna spingersi fra i giapponesini!
Come ho già potuto osservare ieri sera, la visita del tempio in nocturna temporibus è molto suggestiva, ma non ideale per la comprensione dell’arte e dell’architettura; le foto verranno molto particolari, ma poco utili per studiarvi sopra una volta tornati a casa.
Stavolta la visita è un po’ sofferta, la guida si ferma per parlarci nei punti canonici, in cui quasi tutte le guide dalle mille lingue si fermano, attende la riunione del gruppo, comincia ad urlare delle spiegazioni, ma questa non è vita, presto ci scoraggiamo e otteniamo la via libera, così comincio a spiegare io a Paolo, che mi dice “siiì” ogni 40 secondi ma credo che pensi a tutt’altro, forse alla cena…
Alle sette appuntamento fuori, davanti al pilone d’ingresso, usciamo tutti un po’ prima per fare una passeggiata lungo il viale delle sfingi, con il pullman che ci aspetta già all’uscita lato città per riportarci alla base.
Serata semplice ma veloce, per cena il buffet imbandito e in sala tutti gli ospiti, che a scaglioni hanno raggiunto la nave durante la giornata, alcuni provenienti da un breve soggiorno al Cairo, altri direttamente dall’Italia, tutti pronti in ogni caso per la partenza vera e propria, domani mattina, alle 5, quindi a letto presto.
[Modificato da pizia. 13/03/2007 10.58]