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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Gli Egizi e il nome

Ultimo Aggiornamento: 14/12/2009 22:50
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- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
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17/09/2008 22:24
 
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E' più che nota l'importanza simbolico/religiosa che gli antichi Egizi attribuivano ai nomi propri:

"Pronuncia il suo nome ed egli vivrà in eterno, tacilo e l'oblio lo colpirà"


una citazione composta ora su due piedi, ma che rende appieno il pensiero Egizio.

Ebbene, non possiamo altrettanto negare le numerose curiosità che scaturiscono man mano che ci si addentra in questa cultura: nomi che calzano a pennello, "indossati" a misura dai loro possessori, cambi di nome Reali e assenza del medesimo su rappresentazioni di infanti. Esempi se ne potrebbero citare a iosa, ma sarebbe superfluo, poichè in tali "anomalie", chi più chi meno, ci siamo imbattuti tutti.
Sembra diventare sempre più lampante il fatto che evidentemente qualcosa è sfuggito all'analisi e le domande che restano senza risposta, paiono confermarlo: quando si assumeva un nome? come per noi, era attribuito al momento della nascita, oppure no? avevano facoltà di scegliersene uno personalmente o gli veniva "donato" alla stregua di un titolo, secondo le personali propensioni manifestate nella prima fase di vita?

Questi ed altri sono gli interrogativi che mi pongo da tempo e sono certa che ve li siete posti anche voi, insieme ad altri che avrei piacere di leggere qui, nel tentativo di trovare risposte.
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- ShemsetRa -
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18/09/2008 19:28
 
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Ciò che ha letto FrAnkh nelle scritte sui sarcofagi dei due feti della tomba di Tut, mi fa pensare che chiunque, a quell'epoca, regno di Tut o giù di lì, una volta morto fosse Osiride, dunque nel caso di bambini nati morti il nome ren non sarebbe stato necessario, passando immediatamente alla qualifica di Osiride.
E' da notare come al defunto venga comunque dato questo nome, indipendentemente da altre considerazioni, come invece si fa in altre religioni, ad esmpio in quella cattolica, secondo la quale il bambino può accedere ad una vita nell'aldilà solo se battezzato, altrimenti passerà l'eternità nel limbo; e il battesimo non è forse, tra le altre cose, l'imposizione del nome?
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- ḥtm mr r ry.t '3.t
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18/09/2008 22:18
 
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Ne abbiamo già parlato telefonicamente, ma per correttezza riporto qui il mio pensiero.
Come ben dici, per la nostra religione è iol battesimo che ufficializza il nome. Per quella egizia, non sappiamo se esistesse un equivalente. Non sappiamo con quale procedura venisse assegnato il nome a una persona. Sappiamo però che in numerosissimi casi (per non dire tutti quelli noti), il nome è indicativo della principale propensione di chi lo possiede. Pensiamo a Maherpira, ad esempio, "il leone dei campi di battaglia". Non credo che costui, quando nacque, ispirò i propri genitori a tal punto da lasciargli indovinare che sarebbe diventato un grande generale...

In quanto all'epiteto "Osiride": nel caso di adulti, sovrani o meno, esso precede comunque il nome proprio, cosa che nel caso delle due bimbe invece non avviene. Ciò lascerebbe presupporre che alle due piccine non fu dato un nome. Forse perchè morte prematuramente, forse perchè vissute per un lasso di tempo troppo breve... ciononostante ebbero diritto a una tumulazione di tutto rispetto, ma al nome no?

Allora, spontaneamemte mi chiedo: quando, come e perchè veniva assegnato un nome proprio, nell'antico Egitto?
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

18/09/2008 22:59
 
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E quando veniva assegnato, poteva poi essere cambiato se il soggetto manifestava attitudini diverse?
Oppure veniva dato in un contesto in cui la promessa era ormai quasi mantenuta?
Ovvero: quanto sentivano gli egizi il dovere imposto loro dal proprio nome?
Anche il nostro nome ha un significato, più o meno evidente, più o meno perduto nel tempo, ma ciò non ci vincola: ho una collega che si chiama Bruna, ma è bionda.
Forse noi ci sentiamo più vincolati dal cognome, cioé dal nome di famiglia, soprattutto se altisonante, impone degli obblighi.
Gli egizi si sentivano vincolati dal nome?

Forse leggendo attentamente e sezionando la leggenda del vero nome di Ra potremmo capire qualcosa di più sul senso del nome.
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18/09/2008 23:25
 
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Il vero nome di Ra racchiudeva il suo potere e pertanto era celato agli uomini. Non doveva essere pronunciato. Pena per Ra: la perdita di ogni potere a beneficio di chi ne carpiva il nome.... insomma l'esatto contrario di quanto ci è stato tramandato a proposito del potere del nome...
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

18/09/2008 23:38
 
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La leggenda però non dice quale fosse alla fine il vero nome di Ra, noi continuiamo a chiamarlo Ra, ma forse Iside aveva carpito qualcosa di più.

Forse il problema di Ra nel divulgare il proprio nome non era tanto la perdita dei poteri, quanto la rivelazione della sua profonda ed intima natura, il nome appunto, ciò l'avrebbe reso meno misterioso, quindi meno "divino". O forse proprio questo mettere a nudo la propria anima avrebbe comportato la perdita dei poteri.
E' come se un uomo che conscesse il suo nome, semplicemente nominandolo potesse obbligarlo a fare qualcosa, tipo: "che Ra mi faccia diventare ricco!", detto col suo vero nome avrebbe potuto diventare un obbligo per il dio.
E' magia bianca, se non sbaglio...

Si dice anche che nessuno tranne la madre conosca il vero nome di una persona, dunque quello che si dice, che si usa pubblicamente è un secondo nome, o un nome di comodità, mentre l'altro rimane segreto.
E questo dove l'ho letto? [SM=x822718]
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18/09/2008 23:49
 
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forse l'importanza del nome scaturisce dalla teologia Menfita, secondo la quale Ptah crea ogni cosa attraverso il Cuore e la Lingua, ovvero pensando e pronunciandone il Nome.
Ciò lascerebbe intendere che ogni cosa, e quindi aggiungerei ogni persona, che viene creata, quindi che nasce, possiede già un nome.
E' pur vero che non si afferma che un nome gli venga attribuito, ma, appunto che già gli è proprio. Se questo volesse dire che sia necessario attendere che il nome si riveli, a tempo debito, attraverso le personali attitudini?

Come al solito la mia mente si lascia trasportare in elucubrazioni tutt'altro che lineari....
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

19/09/2008 00:06
 
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Effettivamente la magia della parola, il Verbo, è la struttura portante della teologia menfita.
Il demiurgo crea le cose semplicemente nominandole, che fosse così anche per le persone?
Da qui l'esigenza di avere due nomi, uno detto, rivelato, e uno segreto che nemmeno l'interessato conosce.
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- Waenra,
MerytWaenRa, Semenet -
19/09/2008 09:56
 
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Ma senza un nome non era possibile la vita nei campi di Iaru.
Proprio per questo penso che i due feti non siano mai nati, e che pertanto non sia stato ritenuto opportuno dare loro un nome.
Attualmente, prima ancora che con il battesimo, il nome lo si registra all'anagrafe... esisteva un ufficio simile nell'antico Egitto?
Parlando di faraoni, quattro dei loro nomi erano scelti al momento dell'incoronazione ed erano, praticamente, il loro programma "elettorale". IL quinto era quello assegnato loro alla nascita, e non credo proprio che potesse già essere una previsione del suo futuro.
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

19/09/2008 16:30
 
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Con la mania che avevano per la burocrazia avrebbero registrato tutto, anche un anagrafe, se fosse esistito.
Forse l'imposizione del nome era una pratica considerata poco formale, altrimenti avremmo notizia almeno di riti legati al nome delle persone.
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