Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Le false porte, le navi dei morti ed il viaggio nell'oltre tomba

Ultimo Aggiornamento: 07/11/2011 06:40
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16/10/2011 13:56
 
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pizia., 14/10/2011 10.25:


Come dice Kareni, che salta a piè pari il periodo dell'origine per tuffarsi in quello imperiale:
"Seppur (per dirla alla Platone :) partecipano entrambe dell' idea di aldilà egiziano. "
Non posso che essere d'accordo.




Ti do pienamente ragione Pizia, è consigliabile partire sempre dall'origine, chiedo scusa di non averlo fatto, volevo cominciare dal momento in cui la concezione si era ulteriormente evoluta.
Giustamente sono nel Predinastico le radici più profonde della civiltà egizia , ed è proprio da lì che ci possiamo attendere gli sviluppi più grandi nella comprensione di essa.
Confrontando i vari periodi si possono trovare divergenze su moltissimi aspetti, come ovvio, data l’estensione su 4000-4500 di storia. E per quanto gli egizi stessi si fossero sforzati per dare un’idea di continuità, ciò è ormai ben chiaro ai nostri occhi.

Rispondo ad alcune domande che hai posto, poi magari Pizia, o chi altro, aggiungerà o rettificherà.

Nepente(1977), 15/10/2011 17.35:


fammi capire un aspetto: nella regione geografica in cui si originò la dottrina del Ka, collima con la zona nella quale si originò la falsa porta, a partire dal Re Scorpione?

(...) potresti quantificarmi in secoli il periodo badariano?




E’ difficile dire dove e quando si generò “la dottrina del ka” certamente nel Predinastico era un’idea già formata dato che abbiamo un re con questo nome, Ka, appunto. (forse predecessore del “re scorpione”)
Ma anche se non lo fosse stato non cambia nulla, il concetto è certamente precedente. Forse uno dei più antichi, sviluppatosi probabilmente, quantomeno in forma embrionale, al di fuori della valle del Nilo, quando l’area sahariana era ancora fertile. Qui è evidente l’essenza animistica e il substrato africano che permea tutta la “religione” egizia (termine improprio poiché moderno, Massimo Izzo me docuit :) ).

Neolitico Badariano: circa 4400-3800 ;).


Nepente(1977), 15/10/2011 17.35:



magari dirò una stupidaggine, ma questa forma di giudizio, si deve al fatto che il defunto, per viaggiare, doveva costruirsi da se la propria imbarcazione celeste? Ho letto che il libro dei morti serviva come pro-memoria proprio a questo: istruzioni per l'uso, in modo da raggiungere l'ultima dimora.
quindi ci sta che contenesse anche le istruzioni per creare la barca; probabilmente seguendo la logica magica, mentre il defunto la citazione della componentistica della nave, equivaleva a costruirla per l'ultimo viaggio. Esiste qualcuno che abbia ipotizzato questo?



No, non credo sia così, ma dovrei leggere il passo preciso per esserne sicuro, penso che si trattasse semplicemente di una delle tante prove che in tal caso consisteva nel nominare le singole parti della nave (le barche erano costruite perché potessero essere smontate e rimontate facilmente), nel pronunciare il “ren”, il nome. In un'altra prova per esempio il defunto doveva chiamare per nome tutti i serpenti stanti al sommo di una porta, per poter passare (vi erano diverse porte da varcare, generalmente si identificano con il termine di “prove dell’apertura delle porte) citazione a riguardo sempre da una mia traduzione: nn šnˁ=j ḥr dw3.t=tn, nn ḫtm=tn ˁ3.w=tn ḥr=j "io non sarò privato della vostra adorazione, voi non sigillerete i vostri battenti su di me..."
Chiaramente molti di questi concetti sono solo abbozzati, o del tutto assenti, nei Testi delle Piramidi dell’Antico Regno.
Il termine "libro" e la divisione in Capitoli può facilmente determinare un'impressione inesatta sulla reale natura di tale testo, suggerendo una organicità concettuale, cronologica e stilistica che è invece del tutto assente. Trattasi infatti di formule eterogenee e di disparata origine, indipendenti tra loro e senza alcun ordine di successione.
Il vero titolo della raccolta è “Formule per uscire al giorno”, riferendosi alla possibilità, da parte dello spirito del defunto, mediante il retto impiego di tali formule, di uscire durante il giorno dal sepolcro. Taluni interpretano invece "uscire dal giorno" intendendo per "giorno" la vita dell'uomo e conseguentemente attribuendo al testo il valore di formulario per agevolare il passaggio dalla vita alla morte e l'insediamento dell'entità spirituale del defunto nel nuovo stato.



Nepente(1977), 15/10/2011 17.35:


estremamente affascinante, ecco cosa intendevo poco sopra: nelle domus de janas neolitiche la situazione è esattamente la medesima: maniacale riproduzione delle dimore dei vivi; direi che anche nelle tombe etrusche successive, la situazione sia identica: quaindidirei che abbiamo già una costante in un ideologia panmediterranea, elaborata in Egitto.

ancora non son riuscito a controllare la situazione per il mondo greco.
@ Kareni ecco il sarcofago di haghia triada, con sulla destra, la porta:
Sarcofago Minoico

falsa porta in domus de janas

falsa porta etrusca dipinta
anche gli etruschi possedevano la tradizione del viaggio nell'al di là con la barca, a cui sovraintendeva una divinità assimilabile a Caronte.

(...)

la faccenda dell'arte rupestre egizia in cui sono dipinte navi, non la conoscevo. I nordici dell'età del bronzo facevano altrettanto.




Grazie per aver postato le immagini ;), do il mio giudizio: Certe analogie, secondo me, non implicano necessariamente che vi sia stata una civiltà fondatrice e distributrice di tali idee, in periodi anche successivi si potrebbe essere giunti autonomamente, in altre zone, alle stesse conclusioni. Ci troviamo di fronte ad archetipi, cioè a modelli primordiali innati nel pensiero umano. Si pensi agli archetipi mitici: di come civiltà che non sarebbe mai potute entrare in contatto abbiano sviluppato un patrimonio epico-mitico, favolistico e folklorico con analogie evidenti, ad esempio mi viene in mente il mito di Circe, Ἡ Πότνια Θηρῶν, non c’è cultura che non descriva una figura simile (vedi Epopea di Gilgamesh, i Jataka, le Mille e una notte etc.) oppure - il giovane eroe uccisore di mostri e conquistatore di principesse – che riproduce un chiaro schema iniziatico universalmente diffuso.
Per cui l’attribuire alla porta il compito di segnare il passaggio tra due dimensioni, quella dei vivi e quella dei morti, e l’individuare la nave come mezzo per affrontare il viaggio nell’aldilà corrispondono, secondo me, a strutture universali dell’immaginazione collettiva, ad archetipi dell’inconscio umano.

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17/10/2011 15:43
 
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Cito da Kareni:

E per quanto gli egizi stessi si fossero sforzati per dare un’idea di continuità, ciò è ormai ben chiaro ai nostri occhi.


[SM=x822713] non avrei potuto dirlo meglio, si sono proprio sforzati per dare l'idea della continuità, ma ormai noi non ci crediamo più, abbiamo scoperto quanto sia complicato il retroscena.
Si può ben dire che conosciamo meglio noi adesso, a distanza di 5000 anni, il passato del popolo egizio, di quanto non lo conoscessero loro stessi dopo qualche secolo.


il concetto è certamente precedente. Forse uno dei più antichi, sviluppatosi probabilmente, quantomeno in forma embrionale, al di fuori della valle del Nilo, quando l’area sahariana era ancora fertile. Qui è evidente l’essenza animistica e il substrato africano che permea tutta la “religione” egizia (termine improprio poiché moderno, Massimo Izzo me docuit :) )


Sono d'accordo, il concetto di ka è veramente antico, affonda nella notte del paleolitico africano(Massimo Izzo pure me docuit [SM=x822712] )
Possiamo individuare (ma è un'ipotesi), nel momento in cui si riscontrano le prime tracce di pietismo verso i defunti l'origine del pensiero metafisico nell'uomo, se non sbaglio, nel libro di Natale Barca "Sovrani Predinastici Egizi", situato più di 100000 anni fa.

Che il pensiero animistico abbia provenienza centroafricana, almeno per quanto riguarda l'Egitto, sembra avallato da quanto successe poi, in fase di codificazione della scrittura, quando si assunse un toro (=ka) per indicare il ka e tutte le sillabe ka nei testi scritti.
Siccome la forza vitale è stata vista come un toro, probabilmente il popolo a cui appartiene questa tradizione ha un'economia legata allo sfruttamento dei bovini, siano essi selvatici o già domesticati.
Quindi escludiamo possa essere identificato con quelli del sud ovest asiatico e persino del delta del Nilo, per la loro vocazione integralmente pastorale, e rivolgiamo la nostra attenzione al popolo di Nabta Playa, attivo dal 10000 al 5000 a.C. più o meno.



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17/10/2011 17:29
 
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maniacale riproduzione delle dimore dei vivi; direi che anche nelle tombe etrusche successive, la situazione sia identica: quaindidirei che abbiamo già una costante in un ideologia panmediterranea, elaborata in Egitto


Nelle tombe dei re veniva imitato il palazzo (prima nella forma del tumulo, poi solo nel sarcofago), mentre non si può dire lo stesso per le tombe delle altre persone, per cui si continuò a scavare una fossa ovale e a coprirla con un tumulo.
La geometrizzazione è cosa da ricchi [SM=x822706] chissà?

Chiedi foto... spero proprio che qualcuno mi aiuti, sul web non sono riuscita a trovare una foto della tomba U-j di Umm el-Kab, ma sul libro Kemet, alle Sorgenti del Tempo, di A.A.V.V. c'è e le fessure si vedono bene, mentre su "La Nascita dello Stato in Egitto, la Dianstia 'Zero'" di Silvia Vinci c'è il rilievo in pianta.
Ma potrebbe esserci qualcosa di analogo... spero che qualcuno ne trovi e le posti qui.
Invece foto di navi ne trovi molte:

Petroglifi con navi presso Assuan

Interessantissimo .doc di Natale Barca guarda nella seconda metà

La dichiarazione di cui ho parlato, tratta dal Libro dei Morti, è stata oggetto di una conferenza tenuta a settembre 2009 da Gilberto Modonesi, ma il numero così a memoria non lo ricordo, appena riesco andrò a cercare gli appunti.
Se non sbaglio si trattava, proprio come dice Kareni, di una delle prove a cui il defunto deve sottostare, nominando i pezzi della nave la "risvegliava" e tutti erano aminati e parlava con loro, persino col paletto dell'ormeggio. Quello nell'aldilà in fondo è un viaggio ideale, allegorico, con un arrivo, una partenza e un percorso fatto di prove piuttosto che di spazi da percorrere, la nave non serviva per un lungo viaggio, ma in quel caso per il solo traghettamento da un lato all'altro del fiume.


Certe analogie, secondo me, non implicano necessariamente che vi sia stata una civiltà fondatrice e distributrice di tali idee, in periodi anche successivi si potrebbe essere giunti autonomamente, in altre zone, alle stesse conclusioni.


Condivido tutto.
Cioé anche io aderisco a quel modo di pensare che non reputa unica l'idea, ma ripetibile ogni qualvolta ce ne siano le condizioni, però esiste anche un modo di pensare diverso che, partendo dall'ipotesi che l'idea sia unica, deduce vi sia stato un contatto ogni volta che questa si ripresenta.
Come dico sempre, "de gustibus".
Credo dipenda dalla forma mentis di ognuno di noi, dal modo di procedere nella ricerca, l'importante è non perdere di vista la differenza fra verità ed ipotesi.


mmmmmmm mi consente di dubitare? reimpiego sì, ma mirato direi,


Se ti fa piacere pensare così, o questo converge particolarmente i tuoi obiettivi.... in ogni caso è ovvio, sei liberissimo di dubitare e di cercare altri casi di reimpiego di ancore in false porte, chissà, magari scopriremo una connessione fra queste due cose a cui nessun egittologo aveva ancora pensato, oppure scopriremo che qualcuno ci aveva già pensato ma noi semplici dilettanti non ne sapevamo ancora nulla.
Poi potremo andare a cercare anche occulte simbologie nel riuso (molto più documentato) di stipiti come macine...
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19/10/2011 13:23
 
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Cito dal primo messaggio di Nepente 1977 (non sono capace di usare il comando Quota anche dopo la spiegazione di Kiya)

".... in ambito minoico, se la mia interpretazione fosse corretta, la falsa porta si nota nella scena nella quale degli uomini portano in processione un modellino di nave..."

Ciò che voglio far notare, è che in lingua italiana "porta" e "porto" (quello nautico) hanno la stessa radice.
Curioso no?
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20/10/2011 00:06
 
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Re:
mavir, 19/10/2011 13.23:

Cito dal primo messaggio di Nepente 1977 (non sono capace di usare il comando Quota anche dopo la spiegazione di Kiya)

".... in ambito minoico, se la mia interpretazione fosse corretta, la falsa porta si nota nella scena nella quale degli uomini portano in processione un modellino di nave..."

Ciò che voglio far notare, è che in lingua italiana "porta" e "porto" (quello nautico) hanno la stessa radice.
Curioso no?



reinizio dall'ultimo messaggio, poi domani, appena posso rispondo a Pizia e Kareni...

in effetti di primo acchito la tua parrebbe una osservazione sui generis, ma la radice e l'etimo sembano proprio gli stessi, e rimandano entrambi al significato di luogo di passaggio, al non-luogo, cioè alla soglia.

se poi potesse interessanrti ulteriormente, aggiungerei che alla tutela dell'uscio di casa fossero preposte,3 divinità minori, tra le quali abbiamo Forcus, un adattamento latino della divinità marina greca, Phorky, uno dei 3 aspetti del Vecchio del Mare [SM=x822712] [SM=x822712]

grazie mille per lo spunto...

domani rispondo a Pizia e Kareni ringraziandoli sin d'ora per l'ennesima carrellata di osservazioni interessanti.. [SM=x822724] [SM=x822713]


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20/10/2011 08:02
 
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... E che dire riguardo a "Duau" e "Sef", gli "Akerui"?
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20/10/2011 23:25
 
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Re:
Diego Baratono., 20/10/2011 08.02:

... E che dire riguardo a "Duau" e "Sef", gli "Akerui"?



non so se il mio piccolo spunto sul vecchio del mare sia piaciuto, ma per completare aggiungerei che un vecchio marino, Proteo, albergasse nei pressi dell'Isola di faro, in Egitto.
Nereo nell'egeo, Forco verso l'occidente.

G.le Baratono, potrebbe spiegarmi chi siano Duau e Sef?

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20/10/2011 23:44
 
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Re:
Kareni, 16/10/2011 13.56:


E’ difficile dire dove e quando si generò “la dottrina del ka” certamente nel Predinastico era un’idea già formata dato che abbiamo un re con questo nome, Ka, appunto. (forse predecessore del “re scorpione”)



grazie mille... per caso esistono, culture africane animistiche con una dottrina simile al "Ka" ? presumo di sì.



No, non credo sia così, ma dovrei leggere il passo preciso per esserne sicuro, penso che si trattasse semplicemente di una delle tante prove che in tal caso consisteva nel nominare le singole parti della nave (le barche erano costruite perché potessero essere smontate e rimontate facilmente), nel pronunciare il “ren”, il nome. In un'altra prova per esempio il defunto doveva chiamare per nome tutti i serpenti stanti al sommo di una porta, per poter passare (vi erano diverse porte da varcare, generalmente si identificano con il termine di “prove dell’apertura delle porte) citazione a riguardo sempre da una mia traduzione: nn šnˁ=j ḥr dw3.t=tn, nn ḫtm=tn ˁ3.w=tn ḥr=j "io non sarò privato della vostra adorazione, voi non sigillerete i vostri battenti su di me..."
Chiaramente molti di questi concetti sono solo abbozzati, o del tutto assenti, nei Testi delle Piramidi dell’Antico Regno.



approfondendo ulteriormente questo passo invece mi piacerebbe sapere, se per ognuna delle nove porte fosse prevista una prova specifica.
Oppure, se, data la disorganicità del "libro dei morti" di cui parla Kareni, la corrispondenza Prova-numerodella porta, fosse casuale...




Grazie per aver postato le immagini ;), do il mio giudizio: Certe analogie, secondo me, non implicano necessariamente che vi sia stata una civiltà fondatrice e distributrice di tali idee, in periodi anche successivi si potrebbe essere giunti autonomamente, in altre zone, alle stesse conclusioni. Ci troviamo di fronte ad archetipi, cioè a modelli primordiali innati nel pensiero umano. Si pensi agli archetipi mitici: di come civiltà che non sarebbe mai potute entrare in contatto abbiano sviluppato un patrimonio epico-mitico, favolistico e folklorico con analogie evidenti, ad esempio mi viene in mente il mito di Circe, Ἡ Πότνια Θηρῶν, non c’è cultura che non descriva una figura simile (vedi Epopea di Gilgamesh, i Jataka, le Mille e una notte etc.) oppure - il giovane eroe uccisore di mostri e conquistatore di principesse – che riproduce un chiaro schema iniziatico universalmente diffuso.
Per cui l’attribuire alla porta il compito di segnare il passaggio tra due dimensioni, quella dei vivi e quella dei morti, e l’individuare la nave come mezzo per affrontare il viaggio nell’aldilà corrispondono, secondo me, a strutture universali dell’immaginazione collettiva, ad archetipi dell’inconscio umano.

Spero di non essermi dilungato troppo...


La questione degli archetipi mitici, o mitologemi archetipici 8se ricordo la dicitura corretta) è dibattuta sin dal sodalizio Jung-Kerenyi. Io preferisco il metodo storicistico che cerca di risalire alla ragioni sociali, ambientali storiche, che portarono alla nascita di un istituto religfioso o anche di un racconto mitico.

Ipotizzare un origine egizia della falsa porta porta quasi automaticamente a postulare come le altre culture abbiano acquisito tale simbologia adattandola alla propria cultura.
Cosa che non è manco del tutto campata in aria, quando penso, ad esempio, all'enorme influenza greca sull'arte etrusca la qualepotrebbe eser debitrice verso i greci della falsa porta, così come lofurono di altro...(ma per i greci, ripet, devo ancor verificare..)

del resto: possiamo porre porre la questione dal punto di vista "archetipico", immaginando che il simbolo fosse qualcosa di universale: anche se questo non mi pare esatto: non tutti scolpivano o dipingevano false porte, che io sappia.

oppure potremmo porci dl punto di vista storicistico, e chiderci se culture diversissime dotate del medesimo simbolo, non abbian elaborato quest'ultimo, a causa di processi storici similari di partenza...che poi però presero strade affatto diverse... [SM=x822709]





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20/10/2011 23:46
 
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Re:
pizia., 17/10/2011 15.43:

Cito da Kareni:
Sono d'accordo, il concetto di ka è veramente antico, affonda nella notte del paleolitico africano(Massimo Izzo pure me docuit [SM=x822712] )
Possiamo individuare (ma è un'ipotesi), nel momento in cui si riscontrano le prime tracce di pietismo verso i defunti l'origine del pensiero metafisico nell'uomo, se non sbaglio, nel libro di Natale Barca "Sovrani Predinastici Egizi", situato più di 100000 anni fa.


Chi è Izzo che citate in continuazione? cosa dice al riguardo del ka?


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20/10/2011 23:53
 
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Re:


Se non sbaglio si trattava, proprio come dice Kareni, di una delle prove a cui il defunto deve sottostare, nominando i pezzi della nave la "risvegliava" e tutti erano aminati e parlava con loro, persino col paletto dell'ormeggio.


era quanto intendevo dire anche io, riferendomi alla "magia"




Se ti fa piacere pensare così, o questo converge particolarmente i tuoi obiettivi.... in ogni caso è ovvio, sei liberissimo di dubitare e di cercare altri casi di reimpiego di ancore in false porte, chissà, magari scopriremo una connessione fra queste due cose a cui nessun egittologo aveva ancora pensato, oppure scopriremo che qualcuno ci aveva già pensato ma noi semplici dilettanti non ne sapevamo ancora nulla.
Poi potremo andare a cercare anche occulte simbologie nel riuso (molto più documentato) di stipiti come macine...



No, converge nei miei obiettivi, capire se e quale nesso esistesse nella civiltà egiziana tra fasa porta e nave dei morti. questo è importante. Chiaramente, quello dell'ancora riutilizzato per costruire l'architrave di una falsa porta è un indizio, ma isolato, speavo di avere d più dai testi delle piramidi, dagli affreschi, dalla compresenza nelle tombe di modellino o affresco di nave, con falsa porta: questo avrebbe valore statistico e quindi probante.

anche la statistica in archeologia soffre di vari difetti....
[SM=g999105] [SM=g999100] [SM=g1619697]


[Modificato da Nepente(1977) 20/10/2011 23:54]
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