Allora, siamo arrivati a parlare del ferro e del suo progressivo utilizzo in Egitto, partendo da una domanda di Kiya riguardo al significato – esclusivamente di contenuto spirituale - che gli egiziani davano al fenomeno delle stelle cadenti.
Abbiamo distinto le “meteore” dai “bolidi” e ne abbiamo analizzato il contenuto, abbiamo sufficientemente appurato il significato del termine utilizzato per la parola “ferro” e stiamo approfondendo il periodo storico in cui l'utilizzo del ferro stesso divenne una pratica “industriale.
Ma torniamo alla prima domanda: Come interpretavano il fenomeno delle stelle cadenti gli antichi egizi?
Io credo che questo fenomeno era sicuramente studiato. Gli antichi osservavano assiduamente il cielo nottorno e le sue manifestazioni.
Infatti, come in ogni parte del mondo, in Egitto veniva praticata la professione di Astrologo.
“Il Papiro Demotico del Museo di Berlino n. 8345 porta scritte alcune colonne di un testo ad uso degli astrologi; gli oroscopi si basavano sulla creduta influenza degli astri sul destino individuale umano (Pag. 735 e seguenti: Letteratura e Poesia dell'Antico Egitto – di Edda Bresciano)”.
Nella letteratura egizia, salvo errore, sembra che non si parli mai delle stelle cadenti. Il Grande Inno ad Aton, uno dei testi più celebri della cultura egizia, parla anche della notte in questi termini:
“.....quando riposi, nell'orizzonte occidentale, la terra è nell'oscurità, come se fosse morta, gli uomini dormono nelle loro camere, con la testa coperta, e un occhio non vede l'altro. Potrebbero venir rubati i loro beni che sono la loro testa, ma non se ne accorgerebbero. Tutti i leoni escono dalla loro tana, tutti i serpenti mordono. L'oscurità è per loro chiarore....
Era forse un momento della giornata da associare alla paura, alla morte, alla magia?
Sul soffitto del Cenotafio di Sethi I, ad Abido, è narrato come Nut, la Dea del cielo, in sembianze di scrofa, divori i suoi stessi figli, cioè le stelle e li partorisca nuovamente ogni notte ad oriente: Nella forma più arcaica della teologia solare, la dea, in forma di vacca celeste Hator, assorbiva Ra e, ogni mattina lo rigenerava, la Vita era rappresentata nel disco solare, come dice Mario Tosi, il tema dominante degli egizi, era “l'uscire al giorno”.
Io penso che il fenomeno delle stelle cadenti, bolidi, o meteore che fossero,era interpretato come un evento negativo, presagio di sventura e probabilmente era legato, nelle sua interpretazione, a riti e procedure di magia.
Per quanto mi riguarda, mi è capitato spesso, per necessità connesse alla pratica di uno dei miei hobby sfrenati da pensionato, di trovarmi di notte sotto un cielo pieno di stelle, specie nel periodo estivo, affaccendato ad utilizzare l'acqua irrigua comunale - precedentemente prenotata - per bagnare le mie colture orticole e, in quelle notate calde e piene di odori, quando vedo una stella cadente, non posso non pensare ai versi della poesia del Pascoli, (X Agosto):
…...
e tu cielo dall'alto dei mondi
sereni, che sei infinito, immortale
inondi con un pianto di stelle,
quest'atomo opaco del male.