Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Le stelle cadenti

Ultimo Aggiornamento: 12/03/2011 04:38
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05/03/2011 19:26
 
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Alan Alford utilizza il termine "fulmine" (thunderbolt).
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05/03/2011 19:45
 
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Re:
-Kiya-, 05/03/2011 18.48:

Stando a quanto riferisce Ian Shaw (che riporta gli studi di Lucas), nel testo "Ancient Egyptian materials and technology", sembrerebbe che il nickel nel ferro meteoritico sia presente in alta percentuale (al contrario del ferro fuso, ad esempio) e che alcuni reperti Predinastici (non meglio identificati) ne contengano una percentuale compresa tra il 4 e il 7%, esattamente, mentre altri ne risultano addirittura privi.



Ho consultato in maniera superficiale Ancient Egyptian Materials and Industries di A. Lucas, per adesso non ho trovato indicazioni di reperti di ferro privi di nickel, potresti darmi qualche altra indicazione?


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05/03/2011 19:54
 
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Ancient Egyptian materials and technologies - Ian Shaw


pag. 167 all'inizio, colonna di sinistra.
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05/03/2011 20:32
 
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Re:
-Kiya-, 05/03/2011 19.54:

Ancient Egyptian materials and technologies - Ian Shaw


pag. 167 all'inizio, colonna di sinistra.



Mi sembra di dedurre che Ian Shaw affermi che è difficile distinguere il ferro meteorico in quanto è vero che in esso c'è una certa percentuale di nickel, ma è altrettanto vero che questo nickel per varie ragioni può essere assente, cita poi Paul Craddock che afferma di reperti predinastici senza nickel quasi sicuramente di origine meteorica nonostante Lucas non sia d'accordo.
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06/03/2011 07:38
 
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Re:
-Kiya-, 05/03/2011 19.26:

Alan Alford utilizza il termine "fulmine" (thunderbolt).



Già, tutte voci discordanti, troppo fumo, [SM=x822713] completa inaffidabilità del metodo.
Purtroppo la traduzione dei testi in egizio antico, compresi nomi, sostantivi e toponimi è quanto di meno determinato si possa trovare in giro, tutt'ora gli esperti si contraddicono, pur riconoscendo l'incertezza della materia.
Un giorno, parlando con FrAnkh davanti ai libri dei morti esposti al Museo Egizio, azzardai qualche deduzione basata su similitudini di tipo figurativo, e così lui mi disse che non era il caso di spingersi oltre, perché si finisce per dire delle ... stupidaggini, allora ho smesso.

emilioraffaele, 05/03/2011 18.47:

Un novembre di qualche anno fa, ho assistito, in Abruzzo, ad un fenomeno del genere ed è stato uno spettacolo che mi ha lasciato senza fiato, in quanto il meteorite che ho visto cadere su un monticello a non più di 500 metri da me, scendeva molto più lentamente di una stella cadente e, dietro di sé, lasciava una scia di fumo luminoso, nonostante fosse notte.



Ottima osservazione, stelle cadenti e caduta di un piccolo meteorite in un luogo vicino sono fenomeni visivamente molto diversi, difficile per un primitivo, o anche per un bambino riuscire a collegarli, ma quest'ultimo può contare sulle spiegazioni di un adulto.
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06/03/2011 09:39
 
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Re: Re:
pizia., 06/03/2011 7.38:


Ottima osservazione, stelle cadenti e caduta di un piccolo meteorite in un luogo vicino sono fenomeni visivamente molto diversi, difficile per un primitivo, o anche per un bambino riuscire a collegarli, ma quest'ultimo può contare sulle spiegazioni di un adulto.



Se per stelle cadenti si intende solo quelle piccole scie lasciate da meteore velocissime ad alta quota, sarebbero ben poca cosa rispetto a quelle che arrivano a bassa quota talvolta toccando anche terra, queste ultime sono più rare da vedere ma in quanto a spettacolo non c'è paragone, da appassionato di astronomia avendo tenuto un bel po di tempo gli occhi al cielo ne avrò visto 3, ho visto una di queste passare da una parte a l'altra del cielo lasciando quasi per l'intero del percorso per un secondo una striscia luminosa larga, tenendo il braccio teso in avanti, quanto un dito della mano, ora non so se un primitivo riusciva a collegare i due tipi di stelle cadenti, sicuramente sarebbe rimasto impressionato più dalle seconde, magari memori anche di ricordi tramandati di impatto a suolo delle meteore, un esempio “possibile” potrebbe essere la nota pietra Benben, e comunque visto che emilioraffaele ha avuto la fortuna di assistere ad un piccolo impatto, non vedo dov'è l'improbabilità per il popolo egizio o i suoi antenati di aver assistito ad un evento del genere nel corso di migliaia di anni.


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06/03/2011 10:16
 
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La probabilità è cento volte superiore alla nostra, ma riguardo alla possibilità di riuscire a rintracciare il luogo di impatto, per sfruttare adeguatamente il minerale caduto...la vedo difficile.

Grazie Kiya della segnalazione, provvedo ad ordinare il volume.
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06/03/2011 14:32
 
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Re:
emilioraffaele, 06/03/2011 10.16:

La probabilità è cento volte superiore alla nostra, ma riguardo alla possibilità di riuscire a rintracciare il luogo di impatto, per sfruttare adeguatamente il minerale caduto...la vedo difficile.



Non dico che gli egizi aspettassero il “ferro” che cadesse dal cielo per poterlo sfruttare, ma che riconobbero in esso un elemento caduto dal cielo tanto da giustificare il suo nome nella lingua egizia.
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07/03/2011 00:36
 
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Il nome adottato dagli Egizi potrebbe non essere frutto di esperienza diretta, ma il risultato di influenza filologica straniera.
Ciò che essi chiamarono bj3-n-pt, per gli Ittiti era ku-an e, ancor prima, per i Sumeri era an-bar. Tutti i termini sono traducibili con "fuoco dal cielo".
E' plausibile ritenere che vi fosse, a monte, la consapevolezza della provenienza celeste, ma non è detto che fossero gli Egizi a possederla.

Dopo aver appurato quanto sin qui detto (grazie a un articolo proposto parzialmente su JStor - "The use of meteoric iron" di T.A. Richard, pubblicato nel 1941 sul volume n. 71 della rivista The journal of the Royal Anthropological Institute of Great Britain and Ireland), ho voluto cercare riscontri sui dizionari Egizi in mio possesso, di cui fornisco i risultati a seguire:

1) Gardiner riporta il termine bj3, con determinativo N41 (contenitore d'acqua) o N34 (lingotto metallico), traducendolo con "rame"; quindi bj3w per "miniera" e ancora bj3 con il determinativo del cielo, per "firmamento"; il termine bj3-n-pt non è contemplato.

2) Faulkner riporta bj3, traducendolo con "bronzo" e anche "minerale" (con diversi determinativi), specificando però non metallico, manifestando quindi incertezza; bj3w in riferimento a "miniera" o per indicare la regione del Sinai, ricca di giacimenti; il termine bj3-n-pt non è contemplato.

3) Budge traslittera il medesimo termine ba3 traducendolo con "sostanza metallica" o "rame", in seguito ba3 en pet con "ferro del cielo". Nel suo dizionario ho trovato riferimento a uno degli strumenti utilizzati per il rito dell'apertura della bocca (quella specie di piccola ascia, visibile in molte rappresentazioni tombali - vedi immagine in allegato), che gli Egizi chiamavano ba3-em-seH-t-neter e che in origine era fatta di pietra, ma forse a partire dal Nuovo Regno fu forgiata in ferro.
In proposito si trova riscontro nelle formule del rito, dove si può leggere "La mia bocca è aperta, la mia bocca è spalancata da Shu, con il suo arpione di ferro/metallo con cui aprì la bocca degli Dei";

4) Il dott. Secco, nel suo dizionario riporta per bj3 la traduzione di "ferro" o "bronzo", riconoscendo a sua volta un significato incerto del termine. Quindi riprende le stesse varianti e gli stessi significati già proposti da Faulkner, aggiungendo "prodigio" o "segno". Bj3 n pt viene invece esplicitamente tradotto con "ferro meteorico".

Altri studiosi, a loro volta propongono come traduzione "rame" o "metallo" in genere.

Alla luce di quanto sin qui riportato, non ci è consentito escludere (anzi, è molto probabile) che il termine bj3 fosse originariamente utilizzato per indicare più di un metallo, o forse il rame, ampiamente utilizzato fin dalle epoche più remote. Parimenti occorre considerare che i primi ritrovamenti di ferro abbiano indotto gli antichi a ritenerlo una particolare varietà di rame e che soltanto successivamente, in fase di lavorazione, si siano resi conto che si trattasse di qualcosa di diverso, poiché esigeva più calore per la sua fusione. La sua maggiore utilità potrebbe, dunque, essersi scoperta per puro caso, quale risultato di un errore.

Tutt'oggi, a ben vedere, il ferro allo stato puro è scarsamente utilizzato, perchè poco resistente e perchè molto costoso da ottenere. Quello che abitualmente chiamiamo ferro, in realtà, è un acciaio molto dolce, tale perchè contiene una percentuale minima di carbonio ( fino all'1,15%), che gli conferisce durezza. Inoltre, maggiore è la quantità di carbonio contenuta in esso, minore sarà la temperatura necessaria per la sua fusione (per questo la ghisa, che contiene carbonio al 6,6%, fonde già a 1100°C, mentre il cosiddetto ferro - acciao dolce - necessità di temperature superiori ai 1500°C).

Seppur il ferro sia un elemento molto diffuso nella crosta terrestre, in superficie la sua presenza è relativamente scarsa. Abbiamo quindi appurato che l'unica (o quasi) fonte di questo materiale durante l'antichità possano essere stati i meteoriti, ma non possediamo riscontri del fatto che tutti fossero consapevoli della loro effettiva origine. Un utilizzo confermato anche dalle analisi condotte su alcuni, seppur rari, reperti che hanno consentito di apprezzare la presenza di una percentuale di nichel idonea a classificare il materiale come di provenienza meteoritica.
Tra i reperti analizzati figura una daga databile alla I Dinastia di Ur (3500 a.C.), il cui ferro conteneva una percentuale di nichel pari al 10,9% e le già citate perline Egizie di Gerzah, rinvenute nel 1911, che ne contenevano il 7,5%.
Anche Lucas, nel testo già riportato nei precedenti interventi, concorda con l'origine meteorica del ferro di cui sono prodotte le perline, ma non ne sostiene la lavorazione per mano dell'uomo, sottintendendo che gli oggetti in questione fossero stati impiegati così come rinvenuti. E' lo stesso Lucas a confermare lo scarso numero di reperti in ferro ritrovati, databili nell'intervallo compreso tra il Predinastico e il Nuovo Regno (soltanto sei, di cui quattro assai prossimi alla XVIII Dinastia), a cui si vanno ad aggiungere quelli, posteriori, rinvenuti nella tomba di Tutankhamon, doni di un Re Asiatico delle regioni dell'Ovest.
E' possibile, dunque, che a seguito del contatto con i Regni Ittiti e Mitannici, e la conseguente introduzione della lavorazione di questo materiale, sia stato adottato il termine più specifico bj3-n-pt. All'incirca nello stesso periodo compare, infatti, anche il termine bj3-n-ta (ferro/metallo della terra), forse per distinguere il rame estratto dai giacimenti del Sinai o i minerali importati con i commerci da Paesi stranieri.


Concludendo, possiamo affermare che il ferro fece la sua comparsa nella vita dell'uomo intorno al 4000 a.C., sottoforma di elemento contenuto nei meteoriti caduti dal cielo. Gli venne attribuito un valore magico-simbolico e fu impiegato per la produzione di oggetti rituali e protettivi. Per la sua effettiva introduzione nell'industria produttiva di oggetti di uso comune, tuttavia, occorrerà attendere il 2000/1500 a.c., epoca in cui antichi popoli, come gli Ittiti, lo utilizzeranno per la produzione di armi. Da qui la tecnologia del ferro si diffonderà dapprima verso Oriente, quindi anche in Egitto, e poi verso Occidente.





In allegato: lo strumento rituale ba3-em-seH-t-neter, utilizzato durante la cerimonia dell'"apertura della bocca" (riproduzione moderna in legno di pino)
[Modificato da -Kiya- 07/03/2011 08:19]
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07/03/2011 07:24
 
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Re: Re: Re:
Biceleon, 06/03/2011 9.39:



Se per stelle cadenti si intende solo quelle piccole scie lasciate da meteore velocissime ad alta quota, ...


Proprio queste! [SM=x822713]
Parlo per me ovviamente, io questo avevo capito nel primo post, quello in cui si poneva la domanda all'origine dell'intero DDD.
Quelle altre, sono in maniera fin troppo evidente meteoriti in arrivo dal cielo, da questo punto in poi sono d'accordo con te, anche sul corollario relativo al benben [SM=x822713]

E torniamo al ferro, anche se come argomento è lievemente OT, ma non troppo.
Ho guardato con più attenzione le analisi specifiche sui materiali in mio possesso, cioé solo quelle pubblicate sul catalogo della mostra "Egitto mai visto".
Sono state effettuate qualche anno fa, su campioni di pigmenti colorati usati in pittura durante il Primo Periodo Intermedio, prelevati dai manufatti provenienti da Assiut e da Gebelein, acquisiti da Schiapparelli durante le campagne di scavo risalenti a circa un secolo fa.
Nei campioni di colore rosso e marrone, ma in quantità apprezzabili anche nel giallo, sono presenti componenti ferrose accompagnate da vari altri elementi, quali calcio, silicio e titanio, ma non figura il nichel.
Questo farebbe supporre che il minerale polverizzato non fosse di provenienza meteorica, ma ovviamente si tratta di uno studio mirato, il cui risultato è valido limitatamente a quelle località e per un periodo ben definito.

-Kiya-, 07/03/2011 0.36:

Il nome adottato dagli Egizi potrebbe non essere frutto di esperienza diretta, ma il risultato di influenza filologica straniera.
...


Ecco, questa è una considerazione fondamentale, purtroppo gli egizi non detengono questo primato, essi entrarono nell'Età del ferro trascinati dai popoli vicini, evidentemente metallurghi più esperti.

[Modificato da pizia. 07/03/2011 07:33]
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