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IL NEOLITICO - Ipotesi sulla nascita dell'arte della Ceramica

Ultimo Aggiornamento: 08/02/2012 17:27
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03/05/2010 17:47
 
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Alla formazione della TERRA, le rocce di feldspato-quarzo-mica, galleggiavano su un denso substrato basaltico in fusione, mantenuto presumibilmente in un apparente stato solido dalla formidabile pressione di 1-5 tonnellate per centimetro quadrato. Il raffreddamento della crosta, portò ad una contrazione di questa e quindi alla sua molteplice frattura. Con la formazione dei mari ed il successivo assestamento del globo, la crosta si sollevò in alcune zone e si abbassò in altre. Frantumato dapprima dall'azione erosiva dei venti e dell'acqua, poi immerso nel fondo dei mari e successivamente corroso dall'azione chimica dei diversi elementi, il feldspato si decompose, dando origine all'argilla. Ulteriori assestamenti fecero riemergere qua e là le rocce feldspatiche sommerse e di conseguenza i giacimenti di argille, costituiti pertanto da materiali di sedimento. Altri giacimenti, peraltro piuttosto rari, rimasero nel luogo stessi di formazione. Si tratta delle argille cosiddette residue, altrimenti chiamate caolini. Diverse teorie attribuiscono la formazione dei caolini alla fuoriuscita, attraverso fratture terrestri, di soluzioni liquide provenienti dall'interno del globo, successivamente solidificatesi. E qui mi fermo, in quanto il “cappello” era proprio necessario, anche se non sono un Geologo.

Una volta trovata l'argilla nel suolo, come mai l'uomo pensò di servirsene per fare anzitutto dei recipienti?. Egli già disponeva di materie assai più facili da lavorare: i vimini, le cortecce, il legno, il cuoio, la pietra, che non richiedevano certo l'uso di tecniche complicate come l'utilizzo del fuoco. Inoltre la Natura gli forniva recipienti già pronti, come conchiglie, gusci , pelli. Nomade come era, l'uomo primitivo non aveva particolari stimoli a fabbricarsi recipienti artificiali in creta, troppo fragili per resistere alle vicende di una vita errabonda. E' logico pertanto pensare che i primi manufatti in creta siano stati creati presso popolazioni stabili, sedentarie, dedite all'agricoltura. Quanto all'idea di servirsi della creta per foggiarne un recipiente, è difficile pensare che sia nata per caso, anche per la necessità di cuocere ad elevata temperatura il manufatto crudo. E' lecito invece ritenere che la creazione della ceramica sia stata frutto dell'evoluzione dell'intelligenza dell'Uomo, tenuto conto che l'arte ceramica è sorta presso popoli diversi, distanti tra loro e sicuramente sconosciuti uno all'altro (Cinesi, Incas, ecc.). Questo è un principio a cui credo; secondo me sussiste la possibilità che l'evoluzione del “processi cognitivi” sia un fenomeno verificatosi per tutto il Genere Umano, all'incirca nella stessa epoca.

Torniamo alla ceramica: con un po' di fantasia è facile immaginare l'uomo primitivo (dico sempre Uomo, ma è molto, molto più probabile che sia stata una Donna) nel momento in cui prova a modellare con la creta trovata vicino all'accampamento stagionale, una ciotola utilizzandola per bere dal fiume e poi lasciare il manufatto abbandonato ai raggi del sole. Dopo qualche giorno egli rimane stupito nel constatare che la rozza ciotola, plasmata, dopo molte giornate di sole, si è notevolmente indurita. E' così che egli scopre che, con la creta plastica, si possono ottenere rapidamente, con una minima fatica manuale, recipienti di qualsiasi grandezza e per qualsiasi esigenza, bastando – a renderli finiti – semplicemente l'azione del sole.

Tali recipienti non sopportavano a lungo l'uso a cui erano destinati, è così che egli pensò di utilizzare, in sostituzione dei raggi del sole, un calore assai più forte, come quello dato dal fuoco e che era in grado di far scaturire dalla selce e che gli ustionava la pelle molto più rapidamente di quanto non facesse il sole. La ciotola di creta, già disseccata, posta sulla fiamma, mutava lentamente di colore, passando dal primitivo grigio ad un bel bruno rossastro e, freddatasi, la poteva prendere tra le mani e poteva constatare che era diventata dura come la pietra.

La cottura degli oggetti era eseguita per singolo pezzo, all'aperto, o in buche nel terreno, sulle quali veniva acceso un fuoco, tenuto vivo per diverse ore, fino alla trasformazione della creta in terracotta, a temperature intorno ai 600 gradi centigradi. Al giorno d'oggi la cottura nei forni avviene oltre i 900 gradi centigradi, per otto/dieci ore e sicuramente i manufatti di quei tempi non raggiungevano il livello di consistenza e resistenza che si conseguono oggi. Gli oggetti prodotti venivano resi impermeabili in vari modi: con il latte, con il grasso animale ed erano successivamente interrati, oppure sottoposti a levigatura. Infatti molte ceramiche primitive venivano strofinate prima della cottura, con una pietra tenera e con un osso, o con un pezzo di legno lucido. La levigatura andava eseguita quando la creta aveva la consistenza del cuoio duro, quasi al termine dell'essiccazione.

Per molti secoli questa “invenzione” non fece grandi passi avanti. L'uomo si limitò a fabbricare oggetti in terracotta, che raggiunsero la perfezione artistica soltanto secoli dopo, mediante l'uso di pigmenti colorati ed altre tecniche sofisticate. La fase dell'invetriatura, il ricoprire cioè con una patina vetrificata la terracotta, così da renderla lucida ed impermeabile, fu, con molta probabilità successiva al momento nel quale l'uomo imparò a fondere i metalli. Infatti poiché per la fusione di essi gli artefici si avvalevano di crogioli in terracotta, con ogni probabilità, durante gli esperimenti, il contenitore assumeva la tipica colorazione del minerale utilizzato in quel momento. E' così che si sono ottenuti gli splendidi smalti che ritroviamo sui più antichi pezzi invetriati che si conoscano, eseguiti dagli Egizi, o dai Cinesi, oltre 5000 anni fa.


 

03/05/2010 23:53
 
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Re:
Interessante trattazione, Dario! Mi resta solo un po' oscuro questo punto qui:

emilioraffaele, 03/05/2010 17.47:

(dico sempre Uomo, ma è molto, molto più probabile che sia stata una Donna)



Cosa te lo fa pensare?


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Probabilmente il fatto che gli uomini si occupavano tutto il giorno di cacciare, mentre le donne, raccoglitrici, avevano bisogno in primo luogo di contenitori e secondariamente avevano forse più tempo per modellare un tocco di creta trovato per caso.
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Nei gruppi che rinunciavano al nomadismo, adottando stili di vita stanziali, magari solo stagionali, c'era sicuramente una divisione dei compiti. Ancora oggi, presso le ultime "tribù" africane che ancora possono essere definite "primitive", es.: i Boscimani della Namibia, la caccia è compito dell'uomo. La sua capacità di procurare le prede è un simbolo di virilità. Non credo che ci fossero grandi differenze nei comportamenti messi in atto dalle popolazioni del Neolitico rispetto ai Boscimani di ieri l'altro; magari a fasi alterne i popoli del Neolitico sono stati addirittura favoriti nella sopravvivenza, dalle condizioni climatiche certamente migliori di quelle che si riscontrano oggi nel deserto del Kalahari. Le donne del Neolitico, hanno sicuramente avuto maggiori occasioni e tempo per "sperimentare" e quindi per "migliorare" le condizioni di vita del Gruppo.
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04/05/2010 22:56
 
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Re:
emilioraffaele, 03/05/2010 17.47:

Questo è un principio a cui credo; secondo me sussiste la possibilità che l'evoluzione del “processi cognitivi” sia un fenomeno verificatosi per tutto il Genere Umano, all'incirca nella stessa epoca.



Cioé secondo te è possibile che in varie parti del mondo, persone non in contatto fra loro abbiano scoperto, o inventato, in maniera del tutto indipendente, la tecnica della ceramica?

Forse ci leggiamo nel pensiero oppure nell'aria c'è qualche emanazione responsabile dei nostri pensieri uguali a distanza, da un paio di giorni infatti stavo proprio pensando a scrivere un topic sull'invenzione della ceramica.
Non ricordo di preciso dove, forse sul libro "Sovrani predinastici egizi" di Natale Barca c'è scritto quali siano le più antiche testimonianze conosciute di ceramica.
Appena trovo la notizia la scrivo, intanto aggiungo alcune osservazioni.

L'arte della ceramica, o meglio, il suo sviluppo è certamente in relazione con la tendenza alla sedentarizzazione, ma proprio in Egitto, e nel Nord Africa in generale, la ceramica appare in contesti ancora nomadi in alta percentuale, e anche molto poco agricoli.

La scoperta dell'azione indurenete del fuoco su certi composti d'argilla può essere avvenuta in molti modi.
Le capanne precarie talvolta avevano parti rivestite con fango usato come fosse intonaco; le tombe spesso presentano pareti o pavimenti lisciati con composti d'argilla; i focolari utilizzati per la cottura dei cibi erano fosse scavate nel terreno, a volte bordate di sassi, spesso all'esterno, raramente dentro alle capanne; durante le celebrazioni di riti il fuoco è un elemento diffuso.
Quindi gli uomini "mesolitici" possono aver osservato queste cose, variamente combinate fra loro: il fuoco acceso nel focolare domestico oppure quello acceso durante i riti cuoceva parti di intonaco rendendolo particolarmente resistente, impermeabile e non più solubile con l'acqua, cambiandone il colore, allo stesso modo cuoceva grumi di terra posti lì accanto.

Aggiungiamo queste possibilità a quella narrata da Emilioraff, quella nata dalla ciotola essiccata al sole portata poi sul fuoco, per sottoporla ad un calore maggiore rispetto a quello solare.

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05/05/2010 00:15
 
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Anche io penso, come voi, che le grandi scoperte siano avvenute per esperienze dirette in concomitanza con le azioni fondamentali della vita condotte dall'uomo in tutti i luoghi dove si è insediato e probabilmente in analoghi momenti del suo sviluppo. Credo che le tappe importanti come la cottura della creta o la costruzione della ruota siano segnate da eventi casuali che, nella ripetizione, suggerirono l'uso volontario.
Mi piace molto l'immagine presentata da Pizia del muro di creta che vicino al fuoco diventa "inspiegabilmente" per l'uomo neolitico più resistente e impermeabile. Allo stesso modo mi piace pensare alla curiosità, stimolo dell'ingegno, suscitata in lui dal rotolare di un tronco .
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05/05/2010 15:56
 
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Ecco, trovato riferimento.
Per inquadrare in termini di tempo il discorso generale sulla ceramica, riporto la notizia delle ceramiche più antiche finora rinvenute, nel sito di Taga-lagal nel Niger, circa 9330 anni fa e nel sito di Ti-n-Torha Est in Libia, 9080 anni fa (pag. 52, capitolo sulla Fase di El-Adam, "SOvrani Predinastici Egizi" di Natale Barca).

Dall'andamento del discorso sembra riferirsi a un dato assoluto, non solo valido per l'Africa ma per tutto il mondo. Ancora una volta il primato sembra africano, contro la diffusa credenza che tutto debba iniziare dall'Asia Sud-Occidentale.

A maggior ragione, questa ceramica potrebbe appartenere a gruppi nomadi o seminomadi, piuttosto che ad agricoltori stanziali, come potrebbe essere più facile se il primato fosse asiatico, perché in effetti la stanzialità e l'agricoltura, dobbiamo ammetterlo, nacquero in Oriente.
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05/05/2010 18:14
 
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Mi dovete scusare, ma non sono capace di copiare sul mio topic, una sezione dei vostri, magari mi dite come si fa...

 

Cara Roberta, sono convinto, insieme a te, che è stato proprio l'ingegno a sospingere l'uomo ad evolversi fino a noi. Sono state le innumerevoli azioni, una diversa dall'altra, in luoghi diversi, tutte comunque dettate – almeno inizialmente - dalla “necessità di sperimentare”, assaggiando cibi sconosciuti, utilizzando materiali nuovi, muovendosi verso luoghi inesplorati alla ricerca di condizioni di vita migliori.

 

Cara Pizia, si, credo che abbiamo un'emanazione in comune, sicuramente alimentata dal forte interesse per il periodo Predinastico Egizio. Pensavo da tempo di aprire un topic sulla ceramica antica. Diversi anni fa ho avuto la possibilità di insegnarla a tante persone (quella moderna) e mi ricordo con piacere di quel periodo, anche perché ero più giovane e poi lo trovavo molto divertente, anche se faticoso, perché i corsi si svolgevano dopo la mia attività istituzionale. La ceramica è' una “pratica” che mi sta molto a cuore, come la scultura. Comunque io sono convinto che la strada dell'evoluzione umana è stata sostanzialmente la stessa, a prescindere dal luogo in cui è partita. Tempo fa inserii un Topic che non riesco a ritrovare, nel quale ipotizzavo la possibilità che le diverse culture umane avevano seguito schemi evolutivi comuni. Ci sono moltissime usanze nel mondo antico, che convergono nello stesso punto. Secondo me il percorso dell'Uomo si è svolto su una strada obbligata, segnata non soltanto dalla capacità genetica di apprendere e di ricordare, ma anche dall'impossibilità di fare scelte diverse, in quanto tutte dirette alla sopravvivenza e finalizzate al miglioramento delle condizioni di vita.

 

In questi giorni sto leggendo proprio Sovrani Predinastici Egizi, di Natale Barca e devo confessare che, almeno in questa fase iniziale, la confusione nella mia testa è grande: Halfiano, Sebiliano, Arkiniano....tutto raccontato con precisione cronologica ed agganciato al tipo di clima del momento, ma senza schemi di riepilogo. Debbo confessare che mi è veramente difficile assimilare le informazioni lette. Chissà se qualche studioso ha pensato di tracciare, magari su dei lucidi di cartina geografica, i movimenti di questi popoli, per poter ricostruire “dinamicamente” le diverse migrazioni dei progenitori degli Egiziani? Sarebbe davvero interessante.

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06/05/2010 08:27
 
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Avevo letto da qualche parte però che le attestazioni più antiche di ceramica sono state trovate in territorio Cinese.. Non ritrovo però la fonte, forse mi sbaglio, o si tratta di una fonte "datata"...
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06/05/2010 19:43
 
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Parlo a braccio, senza documentarmi, mi trovo in altra sede. Sinceramente non lo so, non sono molto addentrato sulla storia dell'arte della Cina Antica, ma i suoi artigiani, 5000 anni fa, utilizzavano tecniche UNICHE per quei tempi ed i risultati li vediamo in tutti i musei del mondo che hanno la fortuna di esporre i loro capolavori. Selezionavano il tipo di creta, la impastavano lungamente, poi la seppellivano - anche per quaranta anni - e soltanto allora la utilizzavano creando opere ineguagliabili. Ma il massimo della tecnica la raggiungevano con la porcellana. E' chiamata anche Terzo Fuoco, poiché il manufatto necessita di tre diverse cotture e la composizione argillosa è differente da quella della ceramica. Il pezzo da lavorare si ottiene colandolo negli stampi. Prima della terza cottura (circa 700 gradi), l'oggetto viene dipinto con colori specifici.
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