| | | OFFLINE | | Post: 41.058 Post: 22.720 | Registrato il: 24/08/2005 | Sacerdotessa di ATON | Thiatj | - ḥtm mr r ry.t '3.t wts rn n ՚ḫ n itn, S3t n m3't - | |
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12/08/2009 17:06 | |
L'evoluzione raggiunta nell'analisi microscopica delle colorazioni permetterà agli studiosi di approfondire in merito alle origini della colorazione impiegata nell'arte dell'antico Egitto. Ciò ha già permesso di stabilire che le capacità chimiche e i processi necessari ad estrarre i pigmenti da piante o insetti, per creare solide colorazioni, sarebbero state note agli Egizi già più di 4000 anni fa. Le analisi precedenti si limitavano a confermare il loro impiego soltanto a partire dal 1200 a.C.
L'analisi dei pigmenti è stata un importante mezzo di identificazione, che ha permesso di studiare l'arte antica per decenni. L'applicazione della chimica può ora raccontare una storia molto più dettagliata a riguardo di quando, dove, come e, talvolta, anche da chi un oggetto è stato eseguito.
Più antico è il reperto, però, minore è la quantità di pigmenti di colore conservatasi. A complicare le cose va aggiunto che finora, in caso di coloranti organici, come quelli derivanti da piante e insetti, erano necessarie quantità elevate, campioni importanti, da sottoporre all'analisi; molto maggiori rispetto a quelli necessari a classificare pigmenti inorganici (minerali).
Prelevare campioni considerevoli di pigmento da una pittura o da una scultura e, quindi, sottoporli ad analisi era da ritenersi assolutamente fuori questione, in quanto avrebbe irrimediabilmente compromesso il reperto. Fino ad oggi, di conseguenza, molte opere provenienti dall'antichità hanno potuto conservare i loro segreti, proprio a causa dell'impiego di pigmenti di origine naturale.
Secondo un rapporto pubblicato da Scientific American, oggi è possibile eseguire tali analisi, senza correre il rischio di danneggiare anche i reperti più datati. Si può infatti ricorrere all'impiego di un laser per l'esecuzione di una microanalisi che, sfruttando nanoparticelle di argento, assorbe minuscole molecole di pigmento da sottoporre poi alle analisi più dettagliate.
L'impiego di questa tecnica ha permesso, ad esempio, di rivelare quello che è, finora, il più antico impiego di colorante organico: un colorante rosso naturale, estratto dalla robbia e utilizzato per decorare le antiche faretre in cuoio egizie, databili in un intervallo di tempo compreso tra il 2124 e il 1981 a.C.
Al risultato si è giunti prelevando quantità millesimali di pigmento, con sorpresa degli stessi studiosi, consci del fatto che con i metodi precedentemente impiegati sarebbe stato necessario prelevare un campione visibilmente più grande. |