Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Le Spose Divine e le Divine Adoratrici di Amon

Ultimo Aggiornamento: 30/05/2009 16:01
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La prima "Sposa divina di Amon", ovvero la prima Hemet Netjer, fu Ahmose Nefertari, Sposa principale di Ahmose I, iniziatore della XVIII dinastia, e madre del suo erede, Amenhotep I.
La Sposa del Dio aveva poteri simili a quelli del Re. Poteva dedicare edifici e partecipare a rituali di fondazione.
Se non era ella stessa la Sposa del Re, aveva il diritto di officiare accanto alla coppia Reale. Poteva consacrare le offerte e la sua presenza era richiesta sul palco allestito per la Festa Sed, nella quale deteneva ruolo celebrativo a pari diritti del Re. Prioritario restava tuttavia il suo compito di "soddisfare la potenza creatrice del dio."

All'inizio, e per lungo tempo, tale ruolo fu privilegio della Regina e di Principesse appartenenti alla famiglia Reale, tuttavia tale regola poteva subire eccezioni in particolari casi in cui le necessità politiche lo richiedessero.
Prova ne è, ad esempio, il constatare che durante il Regno di Amenhotep III nessuna delle Spose Divine era di sangue reale.
Forse ciò va ricondotto alla grande influenza, e al relativo potere, che il Clero di Amon possedeva a quell'epoca. Potere che gli avrebbe certamente concesso di riservare i titoli di maggiore importanza a persone di particolare fiducia.

Con lo scisma Amarniano e per tutta l'epoca Ramesside la posizione del Re tornò a rivestire quel ruolo millenario che gli era riconosciuto, ma a seguito dell'estinzione dei Ramessidi, con l'avvento della XXI dinastia, nota come la "dinastia dei profeti di Amon" (venne incoronato un sacerdote di Amon) si assistette nuovamente a una presa di potere da parte del clero, al punto di poter legittimamente parlare di Teocrazia.
Anche la casta delle "Spose Divine" ne trasse beneficio. Al titolo originario se ne accostò un secondo, ovvero quello di "Divina Adoratrice di Amon", in egizio antico Dwat Netjer, e la carica si evolvette al punto da divenire indipendente persino dal Faraone stesso.
Con la figlia di Pinedjem I, ad esempio, si stabilì che le Divine Adoratrici di Amon sarebbero dovute restare nubili a vita, col privilegio, però, di lussuose dimore, all'interno delle quali si istituivano delle vere e proprie scuole per la formazione delle future Adoratrici. Il titolo infatti poteva essere tramandato esclusivamente per adozione e aveva carattere ereditario, in quanto una Divina Adoratrice non poteva essere sostituita. La nuova Sposa, al momento dell'investitura, riceveva un cartiglio contenente il suo nuovo nome, derivato dalla radice di Mut, in onore alla sposa celeste del Dio.
In questa fase il ruolo dell'Adoratrice acquisì maggiore importanza e divenne tramite tra il Re e il Sacerdote di Amon. La sua presenza era fondamentale durante l'esercizio dei riti, seppur la sua funzione primaria restava quella di "far gioire il cuore del Dio".
La carica ebbe grande diffusione soprattutto durante la XXII dinastia, epoca in cui però si assistette anche a una ripresa di potere da parte del Re e i Faraoni imposero che fosse una delle loro figlie a ricevere il titolo di Divina Adoratrice.
Così fu fino all'avvento della XXVI dinastia, quando i Persiani restituirono il titolo a fanciulle vergini, nate da famiglie locali.

Tra i suoi attributi principali, riscontrati sui rilievi che rappresentano la Divina Adoratrice in carica, troviamo: "mano del dio" (in egizio: Djeret Netjer); "colei che rallegra la carne del dio; colei che si unisce al dio"; "colei che ha la gioia di vedere Amon".
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30/05/2009 16:01
 
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Tra le "Spose Divine" più famose si annovera Hatshepsut, che ereditò il titolo grazie alla sua discendenza da Ahmose Nefertari, sua bis-nonna.
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