L'Egitto raffiora a Torino
La soddisfazione di ridare la vita a ciò che sembrava morto. Dalle profondità del mare a Torino, biglietto di sola andata.
Questa storia però parte dall’Egitto e dalle radici del mito: un serpente che morde il timoniere di Menelao presso il delta del Nilo donando a questo territorio il suo nome, Canopo. Un luogo lastricato d’oro si narra.
Il più grosso porto commerciale della terra dei faraoni prima dell’ascesa dell’immortale Alessandria.
Un luogo anche di salvezza perché sulle sue terre sorgeva il tempio dedicato a Ercole dove gli schiavi fuggiaschi potevano trovare riparo.
E la cultura egizia affondò qui le sue radici più profonde: dalla venerazione di Osiride, rappresentato sottoforma di recipiente dalla testa umana o animale, ecco nascere i vasi canopi, le caratteristiche urne cinerarie usate durante i riti d’imbalsamazione.
Una cultura maestosa che pareva eterna. Le calamità naturali invece condannarono queste lande alla sepoltura marina. Dodici secoli nell’oblio delle profonde e scure acque.
Franck Goddio, ricercatore francese, ha però bloccato le lancette di questo silente riposo andando a scovare i tesori che il mare ha per più di mille anni custodito gelosamente. Una scoperta del tutto fortuita, a quanto pare.
Goddio, che svolgeva la professione del manager, si prese un anno di pausa ritornando sui passi che fecero la fortuna di suo nonno, l’archeologo avventuriero Éric de Bisschop.
Ed è proprio nel recupero del relitto della napoleonica Orient che s’imbatté in un gigantesco sito archeologico sottomarino.
Chilometri quadrati di fondale che nascondevano le rovine non soltanto di Canopo, ma anche quelle di Heraclion e del Portus Magnus di Alessandria.
La strada era finalmente aperta per l’impresa, un’impresa all’insegna della fatica e della voglia d’avventura.
Quindici lunghi anni d’immersioni per recuperare quasi cinquecento reperti che ora saranno in mostra alla Venaria reale di Torino.
Un’esposizione dove il protagonista sembra proprio il Tempo: una clessidra che scorre per ben quindici secoli di storia, dal settimo prima di Cristo all’ottavo dopo Cristo, regalandoci oggetti, statue, segni di una vita, sintesi tra il mondo egizio, quello greco e quello romano.
La mostra, patrocinata dalla Fondazione per l’arte della Compagnia di San Paolo e della Regione Piemonte, si affiancherà al Salone del libro che ha come invitata speciale quest’anno proprio la terra delle piramidi.
Un Egitto da scoprire sul filo dell’allestimento del regista statunitense Robert Wilson e dell’intreccio di note della poliedrica Laurie Anderson.
Un procedere nelle pieghe del Tempo cullati dai sensi. Sperimentare l’Egitto come mai prima.