Hatshepsut76, 01/11/2008 18.51:
... e mi chiedo se - sempre ammettendo che il cannibalismo fosse una sorta di sacrificio - la/le persone in vita non mangiassero il corpo per nutrirsi, e quindi per farsi accompagnare, in vita dalle facoltà che possedeva il defunto...
La traduzione che riporti, se non erro, è la medesima che compare nel testo della Bresciani, "
Letteratura e poesia dell'antico Egitto". Purteroppo non ho a portata di mano il volume, se qualcuno tra voi volesse dare uno sguardo alle note dell'autrice, credo si possa approfondire in maniera interessante (lo faremo in un 3d dedicato, qui
egittophilia.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=... ad esempoi).
Personalmente io credo che l'inno sia una grande metafora. Sarebbe un enorme controsenso, seguendo i principi della concezione egizia a riguardo della preservazione del corpo, l'idea che se ne potessero cibare.
Inoltre, leggendo il testo si evince che si rivolge ad un Unas defunto e che lo stesso si ciba dell'
heka, ovvero della magia, di cui gli dèi avevano pieno il ventre. Credo che si tratti quindi di indagare il significato magico intrinseco che quelle parole dovevano rendere.