Ecco Roberta, ho trascritto tutto il capitolo, spero di non violare il copyright!
E' comunque un libro molto interessante, non se ne può fare a meno se si studia il problema delle piramidi, anche se certe cose possono essere non condivise...
Il sistema di chiusura
Il complesso ciclo rituale del seppellimento di un sovrano aveva una durata molto lunga. Una iscrizione della tomba della principessa Meresankh, nipote di Cheope, attesta un periodo di 272 giorni tra la morte e la sepoltura. Le operazioni comprendevano anche lo stivaggio del ricco corredo funerario. Possiamo averne un’idea considerando quello scoperto nella tomba della regina Hetepheres, madre di Cheope. Oltre agli oggetti personali, si nota un grande baldacchino, una portantina, una poltrona e un letto, tutti di legno prezioso con dorature. Espletate le ultime cerimonie si cominciò a bloccare la camera funeraria mediante il dispositivo a saracinesche descritto sopra, e poi si provvide a chiudere l’accesso alla Grande Galleria. In seguito si bloccò il corridoio di accesso alla Camera della regina mediante un grosso tavolato di legno, il “ponte”, sopra al quale dovevano scorrere i blocchi-tappo trattenuti da sbarre. Al momento opportuno, tolte le sbarre, i blocchi-tappo cominciarono a scendere lentamente e dopo aver superato il “ponte” raggiunsero l’ingresso del corridoio ascendente. Il frenaggio era ottenuto con successive inzeppature mediante cunei di legno. A questo punti tutti gli operai abbandonarono la Grande Galleria; furono sufficienti pochi uomini per le successive manovre di frenaggio compiute a ritroso. Alla fine del percorso, il primo blocco di questa sorta di treno arrivava sul punto d’innesto del corridoio discendente che conduce all’ambiente sotterraneo incompiuto. Una lastra di calcare fissata in fondo al corridoio discendente ne dissimulava l’ingresso.
Trattando della piramide di Cheope, Strabone riferisce che il monumento possiede “una lastra mobile che, qualora la si sollevi, vi si scorge un camminamento in pendenza che porta alla tomba” (XVII, 33). Per quanto strana ad una prima lettura, tale affermazione va considerata con attenzione. Già il Petrie aveva constatato nelle piramidi più antiche, a Dashur e a Medium, le tracce di porte mobili destinate alla chiusura del monumento. Durante i lavori di ripulitura sul lato nord della piramide di Micerino, compiuti dal Servizio delle Antichità dell’Egitto nel 1970-71, ho scoperto, al di sotto dell’ingresso, un frammento di granito (43x25x20cm) che presenta la caratteristica incavature di un dado per cardine. Non si può stabilire se l’elemento rotante fosse stato di rame, ma occorre segnalare che Maspero, negli scavi della piramide di Unas, aveva osservato presso la soglia dell’ingresso tracce di verderame. Tutti questi elementi convergono nell’avvalorare l’ipotesi che anche la piramide di Cheope fosse dotata di una porta di ingresso formata da una lastra rotante, secondo quanto riferisce Strabone.
Quanto poi al corridoio discendente e all’ambiente sotterraneo è probabile che costituissero una specie di esca destinata a sviare eventuali predatori. Infatti l’innesto col corridoio discendente che portava alla vera tomba era bloccato e dissimulato, per cui l’unico ambiente accessibile rimaneva quello sotterraneo, lo stesso che Diodoro denomina “tomba”. Va segnalato che in epoca tarda, circolava la voce, riferita da Diodoro (I, 64), che nessun faraone era stato sepolto nella piramide che si era fatto allestire, ma che le loro vere tombe si trovavano in luoghi ignoti.