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Giorgio De Santillana: "Il mulino di Amleto"

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2012 12:43
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23/04/2008 01:18
 
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Potrei paragonare "Il mulino di Amleto" al leggendario Faro di Alessandria: un bagliore, una luce guida nell'oscurità della notte.
Nell'istante in cui lo sto leggendo, pagina dopo pagina, è la sensazione di rivelazione che continua a prevalere.
Non è certo la prima volta che trattando di miti, vi si accosti l'astronomia, naturalmente, o meglio, nello specifico, la Cosmologia, come fa De Santillana.
Ma forse troppe volte, nel fare questo accostamento, lo si è fatto dal verso sbagliato, indubbiamente in modo limitato.
Prendete queste mie affermazioni per quello che sono al momento, ovvero mere "congetture", scaturite da un cammino appena intrapreso. Tenuto conto che non sono giunta nemmeno a 1/3 del libro, ho valutato la possibilità di attendere a proporre il mio commento, ma poi ho deciso di procedere, affidandomi alla chiarezza e alla semplicità con cui De Santillana propone le sue teorie.
Non escludo che le attuali convinzioni possano essere passibili di modificazioni (tuttavia non lo credo), magari potranno venire completamente ribaltate (tanto meno credo questo...). Forse scriverò semplicemente un mucchio di castronerie (questo, invece, è altamente probabile! [SM=x822714] ).

Ma torniamo al testo e all'argomento trattato, ovvero i miti.
Sebbene De Santillana non contempli minimamente i miti egizi (a dire il vero li sfiora appena), salta subito all'occhio come le teorie proposte vi calzino a pennello.
Ciò rappresenta, a mio avviso, una cosiddetta "lancia spezzata a suo favore", poichè tendo a vederci la conferma di trovarsi al cospetto di una teoria vincente e non spacciata per tale attraverso forzature o una mirata selezione degli argomenti.

Volendo applicare quanto ho finora assimilato a quanto rientra nella sfera dei miti egizi, limitando il campo ai soli miti relativi alle cosmogonie, potrei partire con il sottolineare che ogni divinità in esse contemplata possiede un suo reciproco nella sfere cosmologica (nulla di nuovo fin qui).
Così Ra è il Sole, Shu è l'aria, Geb la terra, Nut è il cielo nel suo complesso, Iside è Sirio, osirideè Orione e così via...
Da qui ad immaginare un sacerdote dell'epoca più remota (probabilmente un saggio vissuto in epoca ancora precedente alle figure sacerdotali comuni in quella che noi definiamo "egizia"), volto a naso in sù duante una notte stellata, il passo è breve.
E che fa questo saggio/sacerdote? Scruta il cielo, verrebbe da dire, per individuare la giusta stella, la giusta costellazione da attribuire a una specifica divinità.
Non so voi, ma per quel che mi riguarda ho sempre (erroneamente) pensato che dapprima fossero nati i miti, su basi parzialmente storicamente attendibili, e che solo successivamente ai loro soggetti venisse attribuito uno o un insieme di astri. Il pregio di De Santillana è stato quello di dimostrarmi che invece è probabile che non sia andata così.
Non so se si tratti di un errore che ho commesso io sola, o se, invece, questa sia impronta più generale a cui siamo stati abituati, abituati così bene da non riuscire a guardare oltre, per renderci conto che potevano esserci altri possibili scenari. Quasi come dogma, ho preso questo (parlo per me non avendo, al momento, altre conferme) e l'ho innalzato a unico.
Probabilmente De santillana non è il primo a percorrere questa strada. Non è stato e non sarà nemmeno l'ultimo. Ma certo è che è stato il primo che mi ha fatto comprendere con tanta chiarezza un punto di vista che si distacca dal coro accademico.
Scorrendo le pagine del testo, riga per riga, (è quasi un berlo ed averne sempre più sete) tutto mi appare sotto un'ottica nuova, limpida... chiarificatrice, al punto che più volte m scopro a domandarmi "come ho fatto a non pensarci prima?" (colpa della mia scarsa preparazione scientifica, è questa la risposta.... devo rimediare!).

E' un po' trovarsi di fronte a un grande puzzle, estremamente complesso e confuso, in cui si è ormai raggiunta la consapevolezza di pezzi mancanti, difficili da reperire. Ciò compromette anche la comprensione di quanto già assemblato, il quale resta di assai difficile interpretazione. Questa l'idea che ho sempre avuto di fronte ai miti egizi.
Ora mi trovo sempre nella condizione di riconoscere dei pezzi mancanti, problema a cui sono costretta ad aggiungere ulteriori complicazioni, inevitabilmente causate da mie personali elucubrazioni mentali, scaturite dal desiderio di individuarne la chiave di lettura. Atteggiamento che, di norma, anzichè avvicinare, allontana dall'obbiettivo perseguito.

Ma ritorniamo per un istante all'immagine del saggio/sacerdote. Eccolo lì, sempre col suo naso all'insù. La differenza, stavolta, sta in quello che fa. Egli, infatti, non ha più necessità di cercare associazione tra stelle/costellazioni e dèi, poichè queste sono già state fatte in precedenza, magari dai suoi avi, magari direttamente da coloro che poi furono divinizzati. Possiamo forse escludere, del resto, che un tempo esistette un re che si chiamava Osiride, il quale si proclamò dio, in terra come in cielo, associando se stesso alla costellazione di Orione e la sua sposa a Sirio? C'è forse modo migliore per garantirsi l'eternità e la sovranità post-mortem? in tal caso, il compito del nostro saggio/sacerdote acquista un'altra valenza, quella di "semplice" osservatore delle stelle per registrare cosa fa il suo dio. Tali avvenimenti, indubbiamente degni di nota, furono dapprima tramandati oralmente, successivamente messi per iscritto. Ed ecco che si può affermare di aver assistito alla nascita e all'evoluzione di un mito.

Alla luce di quanto ipotizzato, forse ciò che ci manca (i famosi pezzi del puzzle, ricordate?) per giungere a una "soluzione" non riguarda la storia in sè, fatti realmente accaduti in un'epoca ormai dimenticata per quanto lontana. Non del tutto almeno. Forse la nostra ricerca andrebbe invece focalizzata su quelle stesse stelle e quelle stesse costellazioni che furono così care a uomini e dèi, studiandone i moti e gli eventi che le hanno interessate. Chissà che ciò non permetterebbe davvero di incastrare i pezzi del puzzle nel modo giusto. Chissà che davvero non basti, in fondo, semplicemente ruotarli e guardarli con occhi nuovi...
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EgiTToPhiLo/a
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23/04/2008 12:15
 
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Cara Maria,
quel libro è nella mia biblioteca, ma devo ammettere che non ho ancora avuto il tempo di leggerlo.
Sai bene quale importanza io dia ai miti e come ritenga che essi vadano letti in maniera non letteraria.
Ho dato un piccolo esempio nella mia conferenza a Torino (Mito di Osiride).
Perché non apri una directory per le discussioni sui miti egizi?
Credo potrebbe interessare a molti.
Per il momento ti auguro una buona lettura.
Ciao Antonio
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23/04/2008 13:53
 
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lo aperta proprio ieri, infatti, Antonio :)

gli ho dedicato un'intera sezione. Si chiama "Il Riflesso degli Dèi", guarda in Home
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23/04/2008 14:10
 
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appena avrai tempo da dedicare alla lettura, impegnalo sul testo citato. Sono davvero interessata a sentire la tua opinione a riguardo.

Inoltre, sempre in argomento, mi sapresti indicare un testo che tratti di cosmologia e che sia un po' "didattico", trattandone le basi? mi interesserebbe saperne di più sui moti planetari e sulla precessione di stelle e costellazioni (vale anche per queste, presumo...)

in merito, avrei anche alcune domande da porti, che provvederò a inserire nella sezione di Archeoastronomia

;)
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27/04/2008 23:18
 
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Domani mi procurerò questo testo.
Avevo in animo di farlo tempo fà quando chiesi al forum di verificare i famosi 37 modi per scrivere cielo in geroglifico così come sostenuto dall'autore.
Adesso però ho un motivo più valido per leggerlo.
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27/04/2008 23:25
 
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tieni conto che in proposito al cielo, De Santillana si limita semplicemente alla citazione, non entrando nell'argomento dal punto di vista filologico.
In esso non troverai riferimenti o l'elenco riguardante, ad esempio, questi 37 modi per riferirsi al cielo, ma forse fa molto di più, soffermandosi sulla questione e facendo riflettere il lettore.

Riprende un argomento sul quale ho personalmente sempre puntualizzato (spesso ottenendone anche critiche negative), riferito all'interpretazione (perchè di questo si tratta) delle lingue antiche.
Noi oggi le abbiamo interpretate. Ma questo potrebbe essere lontano anni luce dal loro reale significato.
Proprio il termine "cielo" è portato ad esempio. Quei 37 modi per rappresentarlo non sono sinonimi. Ognuno ha una particolare connotazione, che attribuisce al termine un particolare significato, in quel dato contesto, e non altrove. Ed è questo il nostro limite... l'incapacità di comprendere cosa realmente intendessero dire gli egizi, si cela in quelle sfumature.

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28/04/2008 08:44
 
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Quei 37 modi per rappresentarlo non sono sinonimi. Ognuno ha una particolare connotazione, che attribuisce al termine un particolare significato, in quel dato contesto, e non altrove. Ed è questo il nostro limite... l'incapacità di comprendere cosa realmente intendessero dire gli egizi, si cela in quelle sfumature.



Intendevo proprio questo.......se furono usati tanti segni diversi....è proprio in questo che va cercata la sfumatura che determina un pensiero e non un altro.
Anche da una sola parola, sviscerandola totalmente, si proprebbe penetrare un pò di più il loro intendimento.
14/07/2009 14:06
 
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Strano che di questo testo manchi la scheda.... Provvedo subito!



Titolo: Il mulino di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo
Autore: Santillana Giorgio de; Dechend Hertha von
Prezzo e disponibilità: verifica
Dati: 2003, 630 p., ill., 3 ed.
Curatore: Passi A.
Editore: Adelphi (collana Gli Adelphi)



Il mulino di Amleto.
Saggio sul mito e sulla struttura del tempo



In sintesi: Il mulino di Amleto è uno di quei rari libri che mutano una volta per tutte il nostro sguardo su qualcosa: in questo caso sul mito e sull'intera compagine di ciò che si usa chiamare "il pensiero arcaico". Cresciuti nella convinzione che la civiltà abbia progredito "dal mythos al logos", ci troviamo qui di fronte a uno sconcertante spostamento di prospettiva: anche il mito è una "scienza esatta", dietro la quale di stende l'ombra maestosa di Ananke, la Necessità. Anche il mito "opera misure", con la precisione spietata: non già le misure di uno Spazio indefinito e omogeneo, bensì quelle di un Tempo ciclico e qualitativo, segnato da scansioni scritte nel cielo, fatali perché sono il Fato stesso.
[Modificato da -Kiya- 09/01/2011 05:05]
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15/07/2009 08:28
 
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Molto interessante, direi quasi complementare, di James Frazer "Il ramo d'oro" (antropologia culturale e storia delle religioni), ed inoltre segnalo "Le figure del Mito" di Joseph Campbell. Buona lettura!
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EgiTToPhiLo/a
Artista del Re
21/02/2012 12:42
 
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Ho la pecca di non aver letto questo libro, che ho trovato in tantissime bibliografie...
Un giorno dovrò farlo.

Ric
[Modificato da Riccardo Banchi 21/02/2012 12:43]
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