Pertinentissimo! Ci sono molti aspetti che non conoscevo.
Tratta proprio di quelle divinità a cui mi riferivo, ma non sapevo ad esempio che la dea mandata a recuperare Shu e Tefnut da Ra venisse identificata con la pupilla dell'Occhio di Horus.
- viene ribadita l'aggressività dell'occhio di Ra (contro i suoi nemici e a difesa dei Beati attaccando chi gli potrebbe fare del male) e l'associazione con il colore rosso e la malattia e la morte;
- l'Occhio di Horus è invece associato alla prosperità, alla guarigione e al colore verde.
Vengono poi riportate attestazioni scritte e amuleti che indicherebbero la possibilità che uno si trasformi nell'altro e viceversa, un po come l'Occhio di Ra è prima Hathor poi Sekhmet e poi ancora Hator nel racconto della Vacca Celeste.
Però non capisco bene l'identificazione "pupilla dell'Occhio di Horus"/"Dea dell'Occhio di Ra allontanatosi per recuperare Shu e Tefnut".
In teoria avrebbero funzioni molto diverse.
Dovrebbe cercarsi una risposta nel fatto che questa Dea è a volte Hator, Sekhmet o Bastet?
Mi da spesso problemi pensare a questa "consustanzialità", se così si può dire (aiutandomi con la Teologia Cristiana della Trinità), che però "propone" persone Divine distinte e quindi con funzioni differenti (ritorna in soccorso la Teologia Cristiana).
Sekhmet tortura i dannati e invece Bastet protegge il defunto Beato fino all'alba e come udjat fa luce per lui nell'oltretomba (testi dei sarcofagi/coffin texts CT I ,250a-e come riferito dallo scrittore)
Una bella questione che forse tira in ballo la visione del potere magico/divino per gli egizi.
Dovremmo pensare ad alcune figure come polivalenti ed in relazione al contesto nel quale vengono a trovarsi, per capire la forma e l'esito che avrebbero determinato?
E poi che dire di tutte le trasformazioni in animali etc., a volte leggendo lo do per scontato e lo accetto per così com'è ma sottintende una certa visione del mondo che se non sbaglio potrebbe fare riferimento al Ka.
Grazie comunque del link, bell'articolo davvero!
Comunque per ricapitolare proporrei che fra le varie forme del divino, anche quando sono strettamente correlate, sia la scelta di una specifica forma ed attitudine, richiesta esplicitamente anche con una preghiera allegata, che indichi di volta in volta la funzione di quella Divinità in quella parte testo o in quel amuleto o in quella/e posizione/i (che vengono raccontate come momento che si sviluppa in una storia nonostante la sua "intemporalità") nel mito.
Appunto perché possono avere un aspetto o un altro, forse anche per questo ci sono immagini piene zeppe di riferimenti e Divinità rappresentate con tantissimi attributi e il sincretismo: per ricordare la "poliedricità" e la complessità del divino o se vogliamo del mito.
Saluti
Alessandro