Sono riuscita a leggere su Focus di Marzo 2008 l'articolo, adesso ve lo racconto.
Autore dell’articolo è Franco Capone, vice capo redattore della stessa testata, cosa che fa intendere l’articolo come una specie di “redazionale”.
L’archeologo che si è occupato degli scavi nel sito e ha realizzato questa importante scoperta è Klaus Scmidt, dell’Istituto Archeologico Tedesco di Isanbul, in collaborazione con il museo dei Urfa.
Ed è proprio vicino a questa città che si trova Gobekli Tepe, nella zona sud-est della Turchia, dove nasce il fiume Eufrate, poco distante dal confine con la Siria, un’arida steppa presso il Monte Tauro.
Manufatti simili sono stati trovati a Nevoli Cori, località sull’Eufrate, ma sono più piccoli e presentano braccia e mani stilizzate.
All’interno di un tell alto circa 15 metri sono stati scavati e portati alla luce una quarantina di pilastri sagomati, ma si stima ve ne siano ancora un paio di centinaia sepolti nel terreno di accumulo.
Le dimensioni si aggirano attorno ai 4 m. di altezza, 1.5 m. di larghezza e 0.5 m. di spessore; il loro peso si aggira attorno alle tre tonnellate; sono pilastri isolati a forma di T, intagliati in una vicina cava di pietra nella quale ne sono stati rinvenuti alcuni in via di lavorazione oppure abbandonati.
Si incideva una trincea intorno alla forma da realizzare, vista distesa sulla sua faccia maggiore, quindi si staccava dalla roccia sottostante con una sinergia di più leve; portati sull’area sacra venivano disposti di taglio, cioè con il lato corto rivolto verso il centro, lungo circonferenze al centro delle quali se ne trovavano posizionati due più grandi.
In base agli studi eseguiti sui Moai, si calcola che sarebbero stati necessari 40 uomini per movimentare i blocchi di pietra.
Secondo i ricercatori operanti rappresenterebbero figure umane stilizzate, viste di profilo “… siamo di fronte a un’adunata di esseri mitici rappresentati da pilastri. Guardano in direzione del centro…”; potremmo trovarci davanti ad un antico cimitero, in cui i defunti venivano sepolti tutti attorno alla coppia più vecchia, gli antenati plantangeneti.
Alcuni blocchi hanno delle figure di animali incise sopra: rapaci, serpenti, cinghiali, fiere, ecc.; questa particolarità ha fatto ipotizzare che l’area cimiteriale fosse utilizzata durante un antico rito funerario (presente anche presso altre civiltà, in India, gli zoroastriani) secondo il quale le spoglie dei defunti venivano esposte per qualche tempo in modo che gli animali selvatici se ne cibassero, ripulendo le ossa dalla materia deperibile; in seguito i resti potevano essere sepolti.
Più semplicemente potevano essere gli animali degli ordini totemici sui quali si basavano gli ordinamenti sociali.
Il primato di antichità nell’architettura religiosa era finora detenuto dalle mura megalitiche di Malta, risalenti al sesto millennio a.C., ma la costruzione di Gobekli Tepe sembra essere più antica.
Nelle stratigrafie coeve sono state rinvenute punte di lancia databili a circa 11000 anni fa, datazione concorde con le analisi del radiocarbonio sui resti vegetali.
Non sono presenti resti di ceramica, ossa di animali domestici (e nemmeno raffigurazioni di questi), resti di cereali coltivati, oggetti in metallo, dunque gli archeologi attribuiscono l’opera a gruppi di cacciatori-raccoglitori.
Solitamente i cacciatori raccoglitori del neolitico non sono considerati costruttori di opere megalitiche e di edifici organizzati, perché si mette in relazione questa evoluzione della tecnica e delle strutture sociali con l’aumento demografico, la disponibilità di tempo, la stanzialità degli uomini che iniziarono a coltivare le piante commestibili e ad allevare il bestiame necessario al sostentamento.
In questo caso invece la realizzazione di un’area sacra con manufatti megalitici sarebbe giustificata solo dal rapporto di questi uomini con il mito e la fede, che “…resero più forte e positiva per l’uomo la sua relazione mai facile con l’ambiente naturale”.
Gli stregoni, o sommi sacerdoti, riuscirono a rendere più sopportabile la condizione di vita, sempre segnata dalla speranza nella fortuna di trovare cibo e catturare prede, anche solo con l’illusione di poter fare qualcosa per volgere il fato in modo favorevole, attraverso l’invocazione degli antenati prima, e per il loro tramite con gli dei dopo.
Seguono mie considerazioni, visto che non mi va giù che qualcuno sia più bravo, più antico, più grande, più forte, più bello dei nostri!