Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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La frazione mancante nell'occhio di Horus

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2008 15:11
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di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
10/12/2007 02:51
 
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Re:
pizia., 10/12/2007 1.33:

La conoscenza è dominio degli dei presso i greci, i romani , gli egizi, come anche presso l'uomo primitivo.
E questo risulta abbastanza ovvio, perché dal momento in cui nasce nell'uomo l'idea di Dio ha qualcosa a che fare con il padre, o meglio, diciamo con gli antenati.
E da chi se non dagli antenati si imparano le cose?
Presso i popoli che hanno solo cultura orale, ma anche presso quelli che cominciano a scrivere il loro patrimonio di conoscenze, tutti sanno che le informazioni arrivano dagli antenati.

La differenza fra fra greci ed egizi in tale frangente mi sembra ben poco sensibile, in entrambi i mondi ad esempio esistono tante figure intermedie fra divino e umano che fanno anche da tramite nella trasmissione del sapere.

...

L'aspetto umano, fin troppo umano degli dei esiste sia nel pensiero egizio che in quello greco: Osiride partecipa al sadico giochino di Seth e così comincia tutta quella storia complicatache coinvolge anche Horus, Iside e l'Enneade, con sofferenze umane, ma non solo, anche gioie, amori, feste.
Così la mitologia greca è popolata da dei che mangiano bevono, banchettano allegramente, sono coniugati, ma si tradiscono, hanno figli in modi molto vari, soffrono, puniscono, combattono fra loro e vengono evirati dai propri famigliari...

Più vado avanti e più vedo convergenza [SM=x822718]



ok, per il dominio della conoscenza, ma, a mio parere gli Egizi non la consideravano esclusiva degli dèi, diversamente non saprei spiegarmi perchè è Thot ad insegnare la scrittura agli uomini e perchè, come ho già scritto sopra, Osiride lascia l'Egitto con la "missione" di trasmettere l'insegnamento dell'agricoltura e dell'allevamento. Quindi la vedo grosso modo come un "dono" che ha origine tra gli dèi, i quali, per amore verso l'uomo, decidono di renderlo partecipe. Ed ecco che quindi acquista un senso che si affermi che Thot conceda l'ultima frazione necessaria all'intero a chi si pone sotto la sua protezione (che si riferisca agli scribi?)

In Grecia non ravviso la stessa cosa. Lì sì che la conoscenza è bene esclusivamente divino e ce lo ricorda anche Plutarco, con una frase bellissima nel suo "De Iside et Osiride", quando afferma:

"... non per argento e oro la divinità è beata, e non per tuoni e fulmini e potente, ma per sapienza e ragione. [...] la supremazia di Zeus è più santa proprio in quanto è più antica per conoscenza e sapienza. Così, secondo me, ancora nel fatto che la conoscenza divina possiede per sempre la realtà degli avvenimenti, consiste l'eccellenza di quella vita eterna che al dio appartiene: se la conoscenza e il pensiero della realtà venissero meno, l'immortalità non sarebbe più vita, ma tempo."

L'immortalità... altro ambito in cui è possibile operare una distinzione: per i Greci, seppur esisteva una vita dopo la morte, era pur sempre riferita a un'esistenza "umana", che fosse Eliso o Tartaro, Paradiso o Inferno (per dirla a modo nostro). Per gli Egizi, il defunto diventava simile alla divinità. Dapprima vi fu la Duat, dove l'oltrepassato diveniva un astro del firmamento (esattamente come Osiride o altri dèi, rappresentati con le stelle), quindi comparvero i Campi Iaru, ma nessun "inferno", semmai l'oblio. E il Faraone, dopo morto, fu sempre ritenuto un dio.

Non sei d'accordo, Pizia?

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