Anche se prima scherzavo, lo penso veramente.
Hanno copiato tutto, anche questo.
Anche la filosofia non mi sembra affatto estranea al pensiero egizio, dirò di più, la filosofia greca come siamo abituati ad intenderla nel mondo occidentale deriva pari pari dalla speculazione teologica egizia.
Ma faccio un passo indietro.
La conoscenza è dominio degli dei presso i greci, i romani , gli egizi, come anche presso l'uomo primitivo.
E questo risulta abbastanza ovvio, perché dal momento in cui nasce nell'uomo l'idea di Dio ha qualcosa a che fare con il padre, o meglio, diciamo con gli antenati.
E da chi se non dagli antenati si imparano le cose?
Presso i popoli che hanno solo cultura orale, ma anche presso quelli che cominciano a scrivere il loro patrimonio di conoscenze, tutti sanno che le informazioni arrivano dagli antenati.
La differenza fra fra greci ed egizi in tale frangente mi sembra ben poco sensibile, in entrambi i mondi ad esempio esistono tante figure intermedie fra divino e umano che fanno anche da tramite nella trasmissione del sapere.
Trovo un grosso salto di qualità con l'ebraismo e il cristianesimo; allora sì l'uomo diventa senza speranza.
Durante la vita potrà sì e no imparare il mone di un po' di cose, ma solo quando abbandonerà il suo essere fisico avrà la speranza di accedere a quella sapienza che è solo del divino.
L'aspetto umano, fin troppo umano degli dei esiste sia nel pensiero egizio che in quello greco: Osiride partecipa al sadico giochino di Seth e così comincia tutta quella storia complicatache coinvolge anche Horus, Iside e l'Enneade, con sofferenze umane, ma non solo, anche gioie, amori, feste.
Così la mitologia greca è popolata da dei che mangiano bevono, banchettano allegramente, sono coniugati, ma si tradiscono, hanno figli in modi molto vari, soffrono, puniscono, combattono fra loro e vengono evirati dai propri famigliari...
Più vado avanti e più vedo convergenza