Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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I VIAGGI DI BATA -2-

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2006 19:41
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07/11/2006 23:59
 
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LA VALLE DELLE REGINE

[SM=x822725] La Valle delle Regine, in arabo Biban el Harim, era chiamata dagli egizi Ta Set Neferu espressione ancora di dubbia interpretazione ma che si tende a interpretare come il luogo dei figli del Re.
La motivazione, generalmente accreditata circa la scelta del luogo da parte degli antichi egizi per la creazione di questa necropoli reale, sta nel fatto che il sito era considerato sacro, sia per la vicinanza della cima tebana, sia per il fatto che nel fondovalle si trova una grotta/cascata che suggerì la similitudine all’utero della Vacca Celeste (Hathor) dal quale nascevano le acque che annunciavano la rinascita dei defunti.
Sotto il profilo tipologico, le tombe presenti nella Valle delle Regine possono essere suddivise in due categorie:

1 - Le tombe della XVIII dinastia (1552-1295 a.c.) abbastanza simili a tombe di privati di alto rango, essenzialmente costituite da un pozzo sul fondo del quale si apriva una camera funeraria più o meno decorata con presenza o meno di annessi.

2 - Le grandi tombe dell’epoca ramesside ovvero risalenti alla XIX e XX dinastia (dal 1295 al 1069 a.c.) con una struttura molto più complessa, al punto da sembrare delle vere e proprie abitazioni sotterranee; queste sepolture riproducono il modello delle grandi tombe reali della Valle dei Re dello stesso periodo.

Da notare che le Grandi Spose Reali iniziarono ad avere diritto ad una loro inumazione nella valle solamente all’inizio della XIX dinastia (1295 a.c. circa), in quanto prima questo privilegio era riservato solamente ai figli dei faraoni; la prima Regina ad inaugurare questo periodo e quindi, a dare il nome alla valle fu Sat_Ra sposa di Ramses I e madre di Sethi I.
Alla fine del periodo ramesside si assistette ad una sistematica spoliazione delle tombe da parte di ladri profanatori attestata da documenti giudiziari dell’epoca.
Le tombe furono riutilizzate nel periodo della XXI dinastia e nel Terzo Periodo Intermedio, divenendo luogo di sepoltura di personaggi non reali, essenzialmente proprietari terrieri legati alla casta sacerdotale.
La Valle delle Regine continuò la sua decadenza durante l’impero romano divenendo un cimitero popolare, condizione che mantenne fino al IV secolo d.c., quando i copti occuparono il sito incendiarono, deturparono parecchie tombe e fondarono il monastero di Deir Rumi le cui rovine sono ancora visibili .
La Valle delle Regine ha delle caratteristiche idrogeologiche particolari e molte delle tombe presenti, non ultima quella di Nefertari soffrono, fin dalla nascita, di problemi legati alla struttura della roccia del luogo.
Gli antichi operai che più di 3.000 anni fa lavoravano nella valle alla costruzione delle tombe, si rendevano conto del problema e molto spesso erano costretti ad utilizzare la “Muna”, uno speciale intonaco, per ricoprire, a volte anche interamente, le pareti ed i soffitti degli ipogei.
In alcuni casi la roccia diveniva di qualità così scadente che, per motivi di sicurezza e al fine di non perdere inutilmente tempo, gli architetti preferivano interrompere i lavori per riprenderli da un’altra parte in un punto ove, si sperava, la roccia fosse più adatta; si spiega così il gran numero di tombe incompiute nella valle.
Sembra, inoltre, che in età successiva a quella ramesside, ci fu un periodo di piogge molto forti per la zona e la cosa, tenuto conto di quanto detto precedentemente, dovette avere effetti non benefici sulle tombe e sui suoi occupanti.
Il primo archeologo che condusse delle campagne di scavo sistematiche nella Valle delle Regine fu il direttore del Museo Egizio di Torino Ernesto Schiapparelli che vi lavorò dal 1903 al 1906 riportando alla luce tutte le più importanti tombe del sito tra cui la tomba della Grande Sposa Reale di Ramses II: Nefertari.
Fu solo nel 1970 che la valle fu oggetto di una serie di spedizioni da parte dei più importanti centri di ricerca di Francia, che effettuarono una ripulitura completa del sito con l’asportazione di tutto il materiale di riporto e di quello proveniente dagli scavi di Schiapparelli, permettendo un ritorno alle iniziali caratteristiche morfologiche della valle.
Queste spedizioni consentirono, inoltre, un rilievo completo del sito oltre allo studio di tutte le sepolture nella Valle delle Regine. [SM=x822725]

Se, arrivati alla biforcazione in cima al colle, si prende il sentiero che s’innalza ripido verso nord dopo circa dieci minuti di cammino si giunge a un bivio da dove un piccolo sentiero conduce a uno sperone roccioso da cui si può ammirare tutta l’area di Deir El Medina.
Poco oltre, guardando con attenzione, si scorgono dei resti di muri a secco, sono ciò che rimane della “Stazione del Colle”, l’antico posto di guardia dei guerrieri Megiau posti a guardia degli accessi delle necropoli reali.
Proseguendo per circa cinquecento metri, alla base di una falesia rocciosa, un altro sentiero conduce a un terrazzo naturale da cui si può ammirare il complesso dei templi di Deir El Bahari.
Salendo da questo terrazzo fino alla cresta di un piccolo colle poco sotto si notano le vestigia di numerose abitazioni, è il “Villaggio del Colle”, il luogo ove gli operai addetti al turno di lavoro nella Valle dei Re potevano disporre di abitazioni dove ripararsi dal caldo eccessivo e riposarsi dal gravoso lavoro senza dover tornare al villaggio di Ta Seet Maat.
Da qui il sentiero scende verso nord e, poco oltre, si oltrepassa la tomba di Thutmosis III e si arriva nel cuore della Valle dei Re, all’incirca nei pressi della tomba di Sethi I.


(continua)
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