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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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KV55: Smenkhkhara?

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2010 17:12
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19/07/2006 16:30
 
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Fu scoperta il 6 gennaio 1907 da Edward Ayrton, membro dell'Egypt Exploration Found, durante gli scavi condotti da Davis.
La semplicità della pianta del sepolcro la configura come tomba non reale.





L'ingresso della medesima è situato nel settore centrale della Valle dei Re, pochi metri ad ovest dalla sepoltura di Ramesse IX.




Un disordine indescrivibile attese gli scopritori al momento dell'apertura dell'accesso. Ovunque si trovavano frammenti di arredi funerari, cocci e macerie di ogni genere. Nel corridoio giaceva un pannello e un battente di una grande cappella lignea (sacrario) rivestito in lamina d'oro.



Il corridoio della tomba così come si presentò agli occhi di Ayrton



La camera funeraria si presentò in uno stato ancora peggiore. Le restanti parti della cappella erano poggiate alle pareti; sul pavimento giaceva in ordine sparso materiale appartenente al rituale funerario dell'Apertura della Bocca, ed anche i mattoni magici. In una nicchia nella parete si trovavano i vasi canopi, ricoperti da una sostanza viscosa scura.



La nicchia che conteneva i canopi e due esemplari degli stessi



Ai piedi della stessa si trovava una bara antropomorfa in pessime condizioni. La parte sottostante era caduta al suolo, in una pozza d'acqua che aveva putrefatto il legno. Il coperchio era spaccato in diversi punti, lasciando scoperta la mummia, sul cui capo spiccava un avvoltoio in oro, un probabile diadema.



Il sarcofago così come Ayrton lo vide



A causa delle infiltrazioni d'acqua, dovute alle alluvioni che ancora ai tempi di Davis inondavano periodicamente la Valle, numerosi blocchi si erano staccati dal soffitto danneggiando irrimediabilmente numerose suppellettili funerarie.
Ma certo non furono le condizioni climatiche a cui la tomba fu soggetta le sole a ridurla a quel modo.

Era evidente che il sepolcro era stato profanato nell'antichità.

Nonostante le condizioni in cui si presento, sottovalutando la delicatezza e l'importanza della scoperta, com'era abitudine a quell'epoca, il sepolcro fu svuotato in meno di un anno, commenttendo numerose leggerezze che portarono conseguenze irrimediabili.

Lo stesso fotografo incaricato di documentare la scoperta, giunse sul posto soltanto quattro giorni dopo l'apertura, quando Ayrton aveva già abbattuto il secondo muro di hiusura (quello originale) distruggendone i sigilli. Vennero inoltre scattate anche successivamente pochissime foto (almeno ufficialmente) e tutte di scarsa qualità. Inoltre nessun reperto venne etichettato sul posto.

Quando fra il 1993 e il 1996 l'archeologa americana Lyla Pinch-Broch fu incaricata della ripulitura della KV55, trovò il sepolcro esattamente ome l'avevano abbandonato gli scopritori. A seguito di ricerche, l'archeologa venne in possesso di una foto, scattata prima dell'intervento del fotografo ufficiale che dimostrava chiaramente che gli scopritori entrarono nel sepolcro prima dell'apertura ufficiale. In essa si nota infatti chiaramente che la tomba non era ancora stata ripulita per la documentazione fotografica. Inoltre nelle foto ufficiali la nicchia dei canopi è già stata svuotata, mentre in quello scatto i medesimi risultano essere ancora al loro posto.
Nell'immagine in questione la Pinch-Brock notò la presenza di una sottile piastra rettangolare che identificò con una delle lamine d'oro che rivestivano l'interno della bara (che, come detto, si trovava proprio sotto la nicchia).
Da ciò è facile evincere quanto il regolare sviluppo dell'analisi dei reperti risultò essere già compromesso il giorno successivo alla scoperta.

Pochi giorni dopo la scoperta, Carter (lo stesso che scoprì la tomba di Tutankhamon) riferì che sul mercato clandestino comparvero reperti recanti il nome di Akhenaton e i cartigli dell'Aton. Ciò sottolinea l'evidente ingresso di ladri a tomba già scoperta.

Gli ornamenti recuperati dalla parte inferiore del sarcofago e una gran quantità di lamine d'oro costituenti il rivestimento interno che erano conservati al Museo del Cairo, scommparvero misteriosamente prima del 1931.

Questa premessa illustra ciò che avvenne dal momento della scoperta. Ora passiamo ad analizzare l'interrogativo ancora irrisolto che da cent'anni accompagna la tomba in questione:


chi la occupava?


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19/07/2006 16:56
 
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I sigilli
Come accennato, i muri di chiusura risultarono essere due.
Su quello esterno non si rilevarono impronte di sigilli, su quello interno sì: portavva i sigilli con l'emblema della necropoli reale, ossia Anubi, lo sciacallo, seduto sui nove prigionieri che rappresentavano i nemici dell'Egitto.

Secondo una dichiarazione di Weigall, nel 1922, compariva anche il cartiglio di Tutankhamon. Ma successivamente si appurò che effettivamente era presente su alcuni sigilli di argilla, ma analizzando il luogo dove questi vennero trovati (tra le macerie del corridoio, sotto il pannello del sacrario) si stabilì che erano stati apposti su qualche cofanetto che marcì per l'umidità.
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19/07/2006 17:07
 
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Il materiale per l'Apertura della Bocca
Probabilmente in origine era contenuto in un cofano che comprendeva 191 pezzi al suo nterno, ma dev'essersi sbriciolato e il materiale fu ritrovato sparso sul pavimento.

Si compongono di due gruppi:

Il primo da 183 pezzi comprende vasi, utensili e amuleti di fattura grossolana e non destinati a un personaggio reale. Secondo Gabolde potrebbero essere stati confezionati frettolosamente per l'inumazione della KV55, ma non tutti gli studiosi concordano con questa teoria, tranne nel caso che la sepoltura abbia accolto due mummie, quella di un Re e successivamente quella di un appartenente alla sua famiglia (in questo caso si accetta che i reperti possano appartenere all'ultimo inumato);

Il secondo gruppo è composto dai restanti 8 pezzi, tutti iscritti coi nomi di Amenhotep III e Teie, la sua Grande Sposa Reale. E' probabile che siano stati impiegati per la cerimonia dell'Apertura della Bocca che riguardò la Regina. Non sono però doppioni del gruppo precedente, bensì completano il corredo.
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19/07/2006 20:49
 
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I mattoni magici
Definizione: clicca su [Mattoni magici]


Sui mattoni destinati al Nord e al Sud, prodotti in fango o limo del Nilo, risultano delle iscrizioni geroglifiche e i cartigli di Akhenaton riportanti il nome Nfr-hprw-R3 w3-n-R3 (n.d.r.: non dispongo dei caratteri fonetici precisi, li ho adattati come tastiera permette):


Neferkheperura, Waenra


I restanti due mattoni sono malconci, ma è evidente che le iscrizioni sono apposte in ieratico e non vi è traccia del nome del destinatario.

Sorprende che sul mattone Nord Akhenaton sia considerato l'Osiride, tenuto conto che si ritiene che il culto di Osiride fu praticmente abbandonato in epoca Amarniana. Si valuta la possibilità ch'esso sia stato fabbricato dopo il ritorno a Tebe (per sostituire l'originale mancante?), per ordine del successore che si occupò del trasferimento della sepoltura.
Ciò impone comunque di considerare l'ipotesi che alcuni rituali restarono in essere anche durante il culto dell'Aton.


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19/07/2006 23:37
 
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Il sacrario
Grazie alla scoperta della tomba di Tutankhamon, oggi possiamo avere una chiara idea di quello che è una cappella lignea o un sacrario.



Disegno del primo sacrario di Tutankhamon


Foto che lascia intravedere i sacrari interni che custodivano il sarcofago e quindi la salma di Tutankhamon


Nella KV62 se ne rinvennero 4, posti uno dentro l'altro a protezione del sarcofago. Nella KV55 ne è stato rinvenuto uno solo, smontato.

Per forma e dimensioni è simile al secondo sacrario di Tutankhamon. A pianta rettangolare (m. 2,25 x 3,49 x h. 1,86 alla cornice).

A causa delle condizioni in cui venne trovato non fu possibile accertare se entrambe le facce dei pannelli fossero o meno decorate. Basandosi su queli scoperti successivamente si può sostenere che fosse decorato sia all'esterno che all'interno.

I pannelli risultavao essere stati rivestiti con una delicata doratura, incisa in basso rilievo. A causa del posizionamento in verticale il rivestimento in buona parte si staccò scivolando sul pavimento, dove venne ritrovato ormai polverizzato.
Il pannello di fondo, quello posto in orizzontale sul pavimento ebbe sorte migliore e si conservò in discrete condizioni.

Fortunatamente fu incaricato un disegnatore, Harold Jones, a ricopiarne le scene, poichè ad oggi ne restano pochi miseri pezzi.

Dall'esame successivo, almeno due cose sono chiare:

venne costruito su ordine di Akhenaton per ospitare le spoglie della madre, Teie e si rifà ad immagini e testi tipicamente Amarniani. Sulla parete di fondo sono rappresentati Akhenaton e Teie che fanno offerte all'Aton, il quale li sfiora con i raggi e le manine che reggono il simbolo "ankh" (vita)

I cartigli e le immagini raffiguranti Akhenaton vennero rimossi ovunque, il suo nome fu sostituito con quello del padre, Amenhotep III.

Basandosi su queste scoperte, Davis si disse convinto di aver ritrovato il sepolcro della Regina e non cambiò nemmeno idea quando gli confermarono che i resti ritrovati appartenevano ad un uomo.

In effetti anche in una camera laterale si riscontrarono iscrizioni che identificavano la tomba come destinata a Teye, ma le dimensioni ridotte non avrebbero permesso l'erezione del sacrario.

Con ogni probabilità la salma di Teie, originariamente sepolta ad Amarna, fu trasferita a Tebe e con essa anche buona parte degli arredi che l'accompagnavano. Secondo Nicholas Reeves, la Regina sostò anche nella KV55, per poi essere trasferita nel sepolcro del marito (e nemmeno questo fu il suo luogo di riposo definitivo! Forse, a seguito di ruberie, durante la XXI dinastia fu ulteriormente spostata, e, ridotta ormai a un corpo spoglio privo di bende, depositata in una camera occultata all'interno della KV35. Reeves sostiene anche che probabilmente lo stesso Akhenaton fu trasferito nella KV55, ma di lui venne successivamente cancellata ogni traccia.
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20/07/2006 00:03
 
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I vasi canopi
Si tratta dei contenitori atti ad ospitare fegato, polmoni, stomaco e intestino mummificati del defunto, di norma fatti in calcite o alabastro.
Quelli in questione sono di manifattura splendida, delle piccole giare con coperchio a testa umana, alti 36 cm circa.
L'iscrizione apposta su ogni vaso venne rimossa per non lasciar traccia del proprietaio. Si legge ancora solo un geroglifico, pt(del cielo).

Il viso rappresentato dai coperchi è femminile e indossa una parrucca nubiana, molto usata sia da uomini che da donne durante la XVIII dinastia, ma non reale.

In origine evidentemente i vasi appartenevano ad una donna non reale, probabile una regina secondaria o una principessa.

Le ipotesi considerate attualmente propendono per Meritaton, ma più ancora per Kiya, che fu sposa di Akhenaton, ma non fu mai "Grande Sposa Reale". Ci sono infatti nella tomba ulteriori evidenze che condurrebbero a lei.

Successivamente i vasi furono riadattati per un uomo, apportandovi alterazioni tutt'oggi visibili. L'applicazione di un ureo sulla fronte, prerogativa reale; una sottile striscia di parrucca che copriva la fronte, venne levigata per eliminare le ciocche di capelli e renderla simile alla bandella d'oro che indossavano i sovrani sotto il copricapo.

Con la profanazione gli urei vennero letteralmente staccati e con ogni probabilità gettati all'esterno della tomba: non se n'è trovata traccia.

Oggi 3 dei vasi sono esposti al Museo del Cairo, il quarto, il più bello, si trova invece a New York, al Metropolitan Museum of Art.

[Modificato da -Kiya- 20/07/2006 14.33]

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20/07/2006 16:50
 
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Il sarcofago

Coperchio del sarcofago


Ciò che ne resta è: il coperchio, gli ornamenti della base e un numero non precisato di lamine appartenenti al rivestimento interno.


Certo a colpo d'occhio c'è una cosa che non può passare inosservata: dal sarcofago è stato estirpato il viso! E chi lo ha fatto lo ha fatto malamente, lasciando parte della fronte e dell'occhio destro.
Questo intervento risale all'antichità e chi lo fece indendeva privare il defunto della sua identità.



Particolare del volto con il rivestimento strappato


Una meravigliosa parrucca nubiana incornicia ciò che resta del viso e su di essa spicca l'ureo Reale. Le mani sono dorate e strette a pugno e un largo collare ricopre spalle e petto.
Il tipo di decorazione è definito rishi e imita il piumaggio degli uccelli, caratteristica peculiare della XVIII dinastia.

Centralmente nel senso della lunghezza il coperchio è attraversato da una banda di iscrizioni, congiungendo mani e piedi. Anche qui si nota l'intervento atto alla cancellazione: il cartiglio del sovrano è stato estirpato.


Particolare del cartiglio reale rimosso


Ciò che resta del testo recita:

"Il principe perfetto, immagine di Ra, il re dell'Alto e Basso Egitto vivente di Maat, il Signore delle Due Terre [....] (nome), il bel bambino del disco vivente che è colui che vive in eterno, giusto in cielo e sulla terra"

(trad. di Gabolde)

Le parti indicate in neretto sono state evidentemente corrette successivamente. Si ritiene siano state sostituite alle frasi originarie, che forse recitavano: "La sposa grandemente amata da" e nel secondo tratto "Kiya, possa ella vivere in eterno".

Sì che l'iscrizione originaria sarebbe stata:

"La sposa grandemente amata da [Neferkheperura-Waenra], il bel bambino del disco vivente che è colui che vive in eterno, Kiya, possa ella vivere in eterno".

sottolineato dal fatto che solo Akhenaton si definiva "vivente di Maat".

Il sarcofago è molto simile al sarcofago mediano di Tutankhamon, specie nella decorazione.



Sarcofago mediano di Tutankhamon



Molti studiosi peraltro concordano sul fatto che buona parte dell'arredo funerario di quest'ultimo era in origine destinato a qualcun altro. Ad avallare la teoria si aggiunge il fatto che il feretro inumato nella KV55 si adatta perfettamente al sarcofago di Tutankhamon. Sebbene possa essere un riferimento superficiale, non lo si può totalmente sottovalutare.

Il fondo del sarcofago ha una storia ancora più complessa.
La storia ufficiale narra che otto anni dopo la scoperta gli intarsi e le lamine di rivestimento furono registrate su un registro d'entrata del Museo del Cairo. Dove si trovavano durante quegli otto anni?
Lo stesso anno, il coperchio del sarcofago fu restaurato da un "giovane scultore italiano", tal Reseigno (o Rescigno); mentre degli elementi della base se ne occupava un altro italiano, Carlo Oropesa, che stava provvedendo a sostituire il legno antico con una sagoma moderna, approfittandone per rimpiazzare anche alcune parti in faience che erano andate perdute. Un lavoro il cui tempo fu stimato in circa tre anni.
L'anno successivo Georges Daressy si occupò di tradurre le iscrizioni presenti. Fu l'unico a cui ciò fu concesso...

Nel 1927, una ulteriore annotazione sul medesimo registro dichiarava che i pezzi residui della base erano stati archiviati con altri reperti simili provenienti dalla tomba.

Di Oropesa a partire da allora non se ne parla più.

Nel 1931 Engelbach, si dedicò a un secondo studio delle iscrizioni, ma la maggior parte delle lamine d'oro era scomparsa.

Rubate.

Su quei reperti scomparsi non si seppe più nulla, fino al 1990, quando su internet cominciò a girare la notizia che i medesimi si trovavano a Monaco di baviera.

Il Museo di Monaco venne "assediato", finchè nel 1999 il direttore del Museo fu costretto ad ammettere che le lamine si trovavano lì ed erano state applicate su una forma di plexiglass.
Ricostruendo la lunga strada percorsa in quegli anni di silenzio dalle lamine si scoprì che le stesse furono acquistate da un antiquario svizzero intorno al 1950, che tentò, nei 20 anni a seguire di piazzare la vendita ovunque. Successivamente si scoprì che ne entrò in possesso dall'Italia...
Nel 1980 i reperti giunsero alla Collezione di Stato di Arte Egizia di Monaco, dove in gran segreto vennero restaurati.
Solo nel 1994 il Museo divenne il loro proprietario, in seguito a una donazione.

Nel 2001 i pezzi sono finalmente rientrati in Egitto ed oggi sono stati riuniti al coperchio ed esposti nella sala "Amarna" del Museo Egizio Cairota.

Con sorpresa gli studiosi, dopo attento esame hanno riscontrato la mancanza dei nomi di Akhenaton nelle lamine recuperate (strappati anche qui) e inoltre hanno appurato che i restauratori del Museo di Monaco, di fatto, si sono semplicemente limitati ad incollare sul plexyglass gli ornamenti rishi, provvedendo al restauro delle iscrizioni laterali, che però non aggiungono elementi ulteriori a quanto già noto.

Il Museo di Monaco però era anche in possesso dei fogli d'oro che rivestivano l'interno del sarcofago. Si disse che medesimi seguirono le lamine nel viaggio verso il Cairo. Prima ancora vennero esaminati da due studiosi che richiesero di restare anonimi ( [SM=x822741] ) i quali sostennero di avervi letto un cartiglio. Non fu il nome di Akhenaton ad emergere, bensì quello di Smenkhkhara.

Ad un successivo esame, avvenuto al Cairo, del cartiglio in questione nessuna traccia. E a dire il vero nell'esposizione del Museo del Cairo non c'è traccia dei fogli d'oro d'oro del rivestimento interno!
Evidentemente i due studiosi di Monaco esaminarono materiale che a tutt'oggi non è mai stato esposto in pubblico.

Anche Reeves che avrebbe avuto modo di accedere a detto materiale però sostiene che non vi è traccia di cartigli e che gli stessi risultano ovunque rimossi.

L'enigma rimane tale...

Il tutto è alimentato da altri fatti strani a riguardo:
fin dalla sua scoperta, le immagini della Tomba non vennero divulgate. Ciò avvenne solo nel 2001 attraverso la rivista di settore KMT e riguardano esclusivamente il rivestimento del coperchio.
Nell'ambiente si afferma che non necessariamente ciò che non è disponibile debba essere stato rubato, tant'è che alcuni studiosi videro coi loro occhi i fogli d'oro al Museo di Monaco.
Inoltre, fino al 1989, quando l'esposizione al Museo del Cairo comprendeva il solo coperchio, ai piedi dello stesso era visibile un'altra lamina incisa. oggi non c'è più!

Resta da augurarsi che i restauratori del Museo stiano operando lavori su essa e che le novità palesate dallo stesso tre anni fa conducano a chiarire almeno in parte tutti questi interrogativi...

per ora ... è silenzio!
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20/07/2006 17:23
 
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La mummia
Ormai non è più nemmeno corretto definirla mummia. Ci troviamo di fatti di fronte a uno scheletro reso incompleto dalla mancanza di alcune ossa.

Al momento della scoperta il cadavere era comunque ancora bendato e ricoperto dal rivestimento dorato del sarcofago, cosa che fece ritenere erroneamente che si trattasse di bende d'oro!

Il cadavere venne sbendato per appropriarsi di amuleti e gioielli e la mummia andò quindi in pezzi.
La testa risultava già staccata a causa della caduta di un blocco dal soffitto. Per il colpo accusato il pettorale d'oro saltò sulla fronte e venne scambiato per un diadema.
Sui posi indossava 6 braccialetti d'oro.
Il braccio sinistro era ripiegato sul torace, quello destro lungo il fianco, nella tipica postura riservata alle regine!
La spiegazione addotta fu che in origine anche il braccio destro era incrociato sul petto in postura reale, ma che lo stesso potesse essere scivolato giù in seguito all'antica profanazione o dopo la scoperta (c'è da chiedersi come la parte di un corpo essicato possa "spostarsi" senza spezzarsi!!!).

Non dimentichiamo che da una prima analisi si pensò di trovarsi di fronte al cadavere di una donna, ma le analisi furono condotte da due medici non anatomisti, che si lasciarono condizionare dall'ampio bacino che il corpo presentava.

Quando successivamente le ossa furono spalmate di paraffina e inviate, in un cesto (!!!) al Cairo, il dottor Smith (anatomista) le classificò come appartenenti a un soggetto maschile di circa 25/26 anni.

Quando nel 1922 si scoprì la tomba di Tutankhamon, si notò l'incredibile somiglianza tra i due teschi.

Nel 1966 il dottor Harrison, a seguito di ulteriori esami, abbassò l'età dell'individuo ad un intervallo compreso tra i 20 e 25 anni, adducendo al fatto che le epifisi non erano ancora completamente saldate.

Nel 1988, primo colpo di scena: le ossa vennero esaminate con una nuova tecnica ai raggi X e l'età dello sconosciuto balzò a 35 anni. Un secondo studio avvenuto nel 1992 confermò il risultato.

Nel 2001 ebbe luogo un'ulteriore analisi. Si valutò che effettivamente le epifisi non erano interamente saldate, che solo un dente del giudizio era visibile e l'età venne nuovamente stimata intorno ai 20/25 anni.

Oggi sappiamo che la presenza dei denti del giudizio non è rilevante al fine di determinare l'età di un individuo e nemmeno la mancata saldatura delle epifisi, la quale è soggetta a troppe variabili, come l'esistenza di gravi malattie che possono portare un ritardo.

Per questa ragione l'attribuzione della salma ancora oggi lascia dubbi tra Akhenaton e Smenkhkhara. Il primo deceduto verso i 35/40 anni, il secondo intorno ai 25.

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- ShemsetRa -
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21/07/2006 23:10
 
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Faccio il tifo per Smenekhkhara!!! [SM=x822710]
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18/01/2007 00:37
 
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dato l'interesse dimostrato per questo argomento, ho pensato di riesumare questo topic che racconta abbastanza ampiamente la storia della KV55 [SM=x822713]
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