Le lettere di El-Amarna (Akhetaton): Riaffermazione della politica di Akhenaton

Alla prima interpretazione delle lettere di El-Amarna si fece largo l'ipotesi del collasso dell'Impero Egiziano in Asia. Ciò che era stato costituito sotto i tuthmosidi, soprattutto sotto Tuthmosi III dopo la battaglia di Megiddo, venne definito perduto a causa del disinteresse di Akhenaton, al punto che si rese necessarioa la riconquista ad opera di Horemheb, Seti I e sucessivamente Ramesse II.

Le motivazioni di tale disinteresse del sovrano, venivano identificate nella sua stessa personalità: nel suo pacifismo, nel fatto che risultò essere completamente assorbito dalla riforma religiosa, nei contrasti con la classe militare, addirittura nelle sue caratteristiche psicofisiche.

La base di questa visione è da rilevare in una lettura superficiale delle tavolette, i cui contenuti sono effettivamente carichi di grida d'allarme contro pressioni nemiche. Il quadro che ne risultava era quello di un Impero in disfacimento, sull'orlo del collasso.

Nelle lettere non si fa rimerimento a un crollo avvenuto effettivamente nel periodo che ricoprono, ma ciò lasciava presupporre una caduta immediatamente successiva.

Ciò convinse a tal punto gli interpreti che se ne servirono addirittura per ordinare cronologicamente le lettere, mancanti di date di riferimento.

E tale teoria restoò in piedi all'incirca fino agli anni 60.

Successivamente, le lettere furono interpretate in maniera più critica, attraverso il riesame della documentazione disponibile. Ciò portò a una differente interpretazione dei loro contenuti, che oggi appare affermata.

Si definì, quindi che a quell'epoca il controllo egiziano sui territori vassalli era basato su un minimo impiego di presenza e che l'intervento non era negato qualora fosse ritenuto necessario. Il tracollo effettivo riguarda solo la zona nord (Amurru e Qadesh) ed è imputabile all'efficace intervento hittita ad opera di Shuppiluliuma, il quale comunque dovette affrontare una resistenza egizia tutt'altro che lieve.

Le Lettere confermarono perciò un equilibrio stabile nella lunga durata, seppur in presenza di piccoli disequilibri occasionali, avvertiti e riassorbiti.