Ahmes Nefertari e Amenhotep I in una raffigurazione
conservata al Museo di Berlino
Innumerevoli monumenti votivi (statuette, bassorilievi, ex voto, stele, ostraca figurati), venuti alla luce a Deir el Medina, testimoniano l'esistenza di un fervente culto postumo riservato alla memoria della regina Ahmes Nefertari e di suo figlio Amenhotep I, due sovrani dell'inizio della XVIII dinastia (1550 - 1500 a.C.), considerati i santi patroni del villaggio e della comunità che lo abitava. Un secolo dopo la loro morte, durante il regno di Amenohotep III (1391-1353 a.C.), la regina e suo figlio divengono oggetto di un culto postumo eccezionale, in cui assumono il ruolo di antenati protettori e di eroi carismatici. In uno slancio collettivo e spontaneo, la popolazione tebana e quella di Deir el Medina si pongono sotto la protezione di questa coppia premurosa, che sa ascoltare ed esaudire le preghiere, per quanto esse siano modeste. Questa capacità di prestare attenzione a tutte le richieste e di ricomporre le liti interne del villaggio è sottolineata dalla presenza di orecchi incisi sulle stele o depositati come oggetti votivi ai piedi dei santuari. Divinità della vita quotidiana, i due sovrani erano spesso associati anche alle divinità dell'oltretomba, con il compito di propiziare il passaggio dei defunti nell'aldilà. È del resto probabile che le bellissime statuette in legno raffiguranti la regina, splendide testimonianze dell'abilità degli scultori di Deir el Medina, provengano dalle tombe degli artigiani locali.