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"Le sorgenti del Nilo" di Luca Re

Ultimo Aggiornamento: 20/06/2006 15:11
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20/06/2006 14:03
 
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Quali sono le sorgenti del Nilo? Questo enigma millenario, nascosto in un dedalo di laghi e fiumi, ha stuzzicato la fantasia di mercanti, esploratori e viaggiatori attraverso i secoli, trovando una risposta definitiva solo nella seconda metà dell'Ottocento.
Il geografo alessandrino Claudio Tolomeo scrisse nel II secolo d. C. che il Nilo scorreva dall'equatore al Mediterraneo, dopo essere nato da due laghi circolari, alimentati a loro volta da vari fiumi provenienti dal massiccio dei «lunae montes», regno delle nevi perenni. I monti della luna sono le cime del Ruwenzori, ma la fonte più meridionale del Nilo, come stabilito in via definitiva dall'austriaco Oscar Baumann nel 1892, è il fiume Kagera, principale affluente del lago Vittoria. La conquista italiana del Ruwenzori nel 1906, per conto del duca degli Abruzzi, arrivò dopo l'epopea di numerosi esploratori, impegnati a svelare il mistero.

Nel 1857 la Royal Geographical Society di Londra finanziò la missione di Richard Burton e John Speke. I due uomini, dopo aver condotto ricerche separate, giunsero a conclusioni diverse: Speke riteneva di aver individuato la fonte del Nilo nel lago Nyanza (ribattezzato Vittoria), mentre Burton puntava l'indice sul lago Tanganica.
La Royal Society, per risolvere la diatriba, affidò a Speke una seconda spedizione nel 1860, insieme a James Grant. Il viaggio aggiunse un nuovo tassello al puzzle geografico: Speke tornò al lago Vittoria e scoprì che a nord ovest vi sgorgava un fiume, convincendosi di aver finalmente trovato la sorgente più meridionale del Nilo.
Bisogna poi ricordare l'itinerario dei coniugi Baker nel 1864. Essi appurarono che il Nilo Vittoria (quello scoperto da Speke), fuoriuscito dal lago omonimo, andava a immettersi nel lago Alberto, per poi continuare il suo corso verso l'Egitto. La teoria di Tolomeo sembrava quindi confermata.

Nel 1867 fu il turno dell'esploratore scozzese David Livingstone, che trascorse alcuni anni a perlustrare il lago Tanganica e il bacino del fiume Lualaba, erroneamente persuaso di risolvere in questo modo il rompicapo. Il 28 ottobre 1871 l'avventuriero e giornalista Henry Morton Stanley trovò Livingstone a Ujiji, sul Tanganica: si era messo sulle sue tracce inviato dal direttore del New York Herald. I due continuarono insieme le ricerche nella zona, senza giungere a risposte certe.

Dopo la morte di Livingstone, Stanley intraprese delle spedizioni tra il 1875 e il 1877, deciso a verificare le idee dei suoi predecessori. Stabilì che il Tanganica alimentava il bacino del Congo, di cui il Lualaba era il corso superiore. Grazie alla prima circumnavigazione completa del lago Vittoria, perlustrò sulla riva meridionale la foce del fiume Kagera, battezzandolo Nilo Alexandra e considerandolo la principale zona sorgentifera del Nilo.
Nel 1888 l'esploratore anglo-americano raggiunse il lago Alberto Edoardo; in seguito avvistò nitidamente il Ruwenzori (già intravisto nel 1876 dall'italiano Romolo Gessi). Grazie ai resoconti di Stanley, i monti della luna balzarono agli onori della cronaca, attirando la curiosità e l'attenzione di nuovi personaggi, come il duca degli Abruzzi, che per primo ne scalò la vetta più alta nel 1906.

Cent'anni fa, il 18 giugno 1906, il duca degli Abruzzi Luigi Amedeo di Savoia conquistò la vetta del Ruwenzori, nell'Africa equatoriale, svelando il segreto dei «monti della luna», così denominati dal geografo Claudio Tolomeo nel II secolo d.
C. Vari appuntamenti celebrano l'anniversario dell'impresa, come la spedizione commemorativa organizzata da Italia e Uganda e la mostra «I popoli della luna», presso il museo nazionale della montagna di Torino.
Alla fine dell'Ottocento il massiccio del Ruwenzori (il più esteso dell'Africa), posto sull'attuale confine tra l'Uganda e il Congo, era un territorio ancora ignoto: un labirinto di foreste vergini, ghiacciai e cime, culminanti nella Punta Margherita (5.109 m). L'enigma delle sorgenti del Nilo era stato risolto, ma nessuno si era ancora inoltrato sulle pendici del Ruwenzori, che in lingua Bakonjo, idioma di una delle numerose tribù locali, significa «montagne della pioggia». ll duca degli Abruzzi fu il primo a salire tutte le sommità, completando l'esplorazione della regione. Le immagini del celebre fotografo e alpinista Vittorio Sella mostrarono agli europei il volto di quel regno misterioso, perennemente avvolto dalle nubi, che Tolomeo aveva posto al limite delle terre conosciute.

Le spedizioni di Luigi Amedeo di Savoia. L'impresa del duca sul Ruwenzori va inquadrata nel contesto storico a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, durante l'espansione coloniale in Africa degli stati europei. La corsa d'oltremare italiana era terminata nel 1896, con la disfatta di Adua e la mancata annessione dell'Etiopia. La regina Margherita era convinta che il nipote Luigi Amedeo, all'epoca poco più che ventenne (era nato a Madrid nel 1873), avrebbe potuto restituire alla nazione un'immagine vincente, ricca di coraggio e determinazione.
Craig Richards, danzatore bakonzo, 2005 (per gentile concessione del Museo Nazionale della Montagna, Torino)Il duca, marinaio e scalatore, grazie ai finanziamenti del re Vittorio Emanuele II, intraprese numerose spedizioni, acquistando notorietà a livello internazionale. La sua predisposizione all'avventura si coniugava con l'abilità organizzativa e la disponibilità di mezzi e attrezzature. Nel 1897 effettuò la prima salita del monte Sant'Elia in Alaska (5.489 m), mentre nel 1899-1900 viaggiò verso il Polo Nord: la squadra di punta arrivò a 381 km dalla meta, il punto più settentrionale raggiunto dall'uomo. Nel 1909 Luigi Amedeo tentò l'ascensione del K2, in Karakorum, fermandosi a più di 6.000 metri di quota lungo lo «sperone Abruzzi». Due anni prima, nel 1906, il giovane esploratore italiano aveva rivolto la sua attenzione alle montagne della luna.

La conquista del Ruwenzori. Il 15 maggio 1906 il duca degli Abruzzi partì da Entebbe, nel protettorato inglese d'Uganda, verso il massiccio del Ruwenzori. Era accompagnato da quattro scalatori con incarichi scientifici, quattro guide alpine, il fotografo Vittorio Sella con il suo assistente e un cuoco. La carovana, composta da centinaia di portatori che trasportavano viveri e attrezzature, arrivò in due settimane a Fort Portal, ultimo avamposto britannico prima delle montagne.
In seguito, il duca e i suoi uomini marciarono nella valle di Mobuku, dominata dalla vegetazione lussureggiante della foresta pluviale. Affrontarono le insidie che avevano sempre ostacolato le precedenti esplorazioni inglesi: pioggia persistente, nebbia, acquitrini e terreno fangoso, in cui si sprofondava fino al ginocchio. Il 7 giugno la spedizione stabilì il campo base a Bujungolo, a quota 3798. Dal 10 giugno al 16 luglio, Luigi Amedeo scalò con le guide tutte le vette principali del Ruwenzori, battezzandole coi nomi di sovrani e principi europei. Il 18 giugno raggiunse le due cime più elevate: la Punta Alessandra e la Margherita.

Craig Richards, valle di Kichewamba, 2005 (per gentile concessione del Museo Nazionale della Montagna, Torino) Gli avvenimenti del centenario. Le iniziative per il centenario della conquista del Ruwenzori sono numerose. Innanzitutto bisogna ricordare la spedizione di scalatori italiani e ugandesi che, tra il 10 e il 25 giugno, seguirà le orme del duca degli Abruzzi. La salita alla Punta Margherita è prevista il 18 giugno.
Il museo nazionale della montagna di Torino ospita fino al 17 settembre la mostra «I popoli della luna», dedicata non solo all'avventura di Luigi Amedeo nel 1906 (con le fotografie di Vittorio Sella), ma anche all'antropologia e alla storia dell'esplorazione africana nella regione del Ruwenzori.
Il Consiglio nazionale delle ricerche ha organizzato una missione scientifica, per installare a quota 4.500 una stazione meteorologica e condurre studi approfonditi sui ghiacciai del massiccio.


fonte: "Il Sole 24 ore"
20/06/2006 15:10
 
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Non sapevo tutta questa storia! E' stato molto interessante apprenderla! [SM=x822708]

[Modificato da Hatshepsut76 20/06/2006 15.11]

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