Per ora ho meditato su quanto dice Roberta sulla divinità Nefertum ...
molto interessante.
Ne ho letto notizie qua e là, ma sempre in contesti riferiti ad altri argomenti e quindi si trattava solo di accenni.
Non mi ero mai posta il problema del suo nome e non sapevo che fosse scritto in un modo differente da quanto mi sarei aspettata.
Ora è evidente che ci troviamo di fronte a due grafie diverse della stessa parola.
1)il nefer “classico”, quello propriamente detto, cuore e trachea.
2)il nefer legato al nome della divinità, che presenta il fiore di loto.
Se in un certo nomo, quello in cui Nefertem era patrono, il nome del dio si scrive col fiore di loto perché il suo mito racconta come egli nacque dal fiore di loto, mi viene spontaneo pensare che il segno “cuore + trachea” non fosse ancora stato codificato per indicare quel suono, almeno in quel luogo.
Comunicare a voce con suoni uguali o comunque simili è certamente più facile, mentre quando si comincia a tentare di scrivere il problema si fa più complesso; insomma, è nato ben prima il linguaggio della scrittura, così come è nato ben prima un linguaggio unico dello stato unitario (“faraonico”).
Dunque è possibile che i primi tentativi di scrittura, soprattutto se inerenti a concetti astratti, abbiano generato in qualche caso diversi segni atti a descriverli, poi uno di essi è stato più usato dell’altro.
Secondo una mia ipotesi la divinità è dunque più antica di quanto possa sembrare dalle prove archeologiche (primi testi in cui viene citata), anche se durante l’Antico Regno fu protagonista di uno dei miti tesi a spiegare la cosmogonia.
Essa risale ad un tempo precedente all’uso della scrittura, per cui quando si rese necessario scrivere quel nome, probabilmente nel suo nomo d’origine, la pianta totem (in questo caso il totem non è animale), venne associata al suono, nfr-t-m, mentre in altre parti del paese nfr si rese diversamente per altri motivi che noi ignoriamo.