Veniva praticata nell'antico Egitto, ma prettamente in luoghi appartati o comunque in case di piacere situate ai margini delle città.
Non sono giunte fino a noi rappresentazioni in proposito, se vogliamo escludere quelle riportate sul
Papiro Satirico-Erotico di Torino(clicca sul nome per leggere l'approfondimento).
Il lato sinistro è dedicato a una vicenda che si svolge in una casa di piacere.
In merito a questo argomento, nei testi scolastici del Nuovo Regno troviamo un rimprovero del maestro allo scolaro dissoluto che recita:
"Siedi nella casa e le etère (*) ti circondano e desideri esser tenero e fare ciò che ti piace. Stai seduto davanti alla ragazza, unto d'unguento. La tua ghirlanda di fiori di iscetepen è al tuo collo, e batti il tamburo sul tuo ventre..."
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(*) Questo è un termine che di norma usavano in Grecia, per identificare quelle donne che rappresentavano l'eccezione (in Grecia la donna raramente compariva in pubblico, relegata nei Ginecei e non rivestiva certo l'importanza delle donne egiziane sue contemporanee), che partecipavano ai banchetti con gli uomini, ove suonavano e cantavano per loro, pagate per il divertimento e il piacere maschile. In realtà molte donne considerate etere erano persone di grande cultura e sensibilità: tra tutte ricordiamo la più nota e influente, Aspasia, la compagna di Pericle.