Scritto da: pizia. 30/04/2006 18.45
Eppure il meccanismo per cui la mitologia mette in relazione di parentela gli dei (moglie-marito, padre-figlio) è sostanzialmente simile e si innesca con la migrazione di gruppi da un nomo all'altro, facilmente riconoscibile in entrambe le culture anche se in epoche diverse.
ed in proposito, mi riallaccio a un pensiero che ho giusto approfondito in questi giorni, leggendo il volume di Kaster ""La saggezza dell'antico Egitto", nel quale vengono analizzati i principali scritti giunti fino a noi e il credo di fondo degli antichi Egizi.
Aldilà del dualismo che ovunque nella religione egizia regna sovrano, ciò che mi ha fatto riflettere è la connessione tra politica e religione.
Verissimo quanto dice la nostra Pizia a proposito dell'influenza dei nomoi che acquisivano potere sulla mitologia.
Prova palese di questo è l'elevarsi di Amon quando Tebe diviene centro di potere durante la XVIII dinastia. Prima questi era infatti ritenuto una divinità secondaria.
Ma perchè di questo non si parla quando si ha a che vedere con l'epoca Amarniana?
Perchè voler a tutti i costi vedere ij Akhenaton un riformatore religioso se in fondo non fece altro che seguire i passi dei suoi predecessori?
Perchè voler necessariamente partire dall'idea che Aton per lui rappresentasse il tutto, quando magari il passo più importante che compì fu quello di creare una nuova città e trasformarla nella nuova capitale?
Certo, Aton rivestiva la sua importanza. Altrimenti non lo avrebbe scelto come protettore. Ma non mi pare che ci siano prove che confermino la priorità religiosa rispetto all'idea di un luogo luogo da cui comandare.
In fondo sarebbe stato più semplice per il faraone agire a Tebe, se si fosse trattato esclusivamente di voler limitare la casta sacerdotale.
Che ne pensate?