Gli antichi egizi avevano una visione sana dell’erotismo.
Amore, procreazione e piacere erano il significato dell’atto amoroso a cui davano lo stesso valore che esso ha nella natura. La rappresentazione degli déi stessi indica il rapporto stretto che c’era tra sessualità e religione: il Dio Min, come altri déi, veniva rappresentato con il fallo eretto, simbolo assoluto di fecondità dell’uomo e della terra; Osiride, dio della vegetazione e della fecondità della terra, veniva anche rappresentato disteso e mummiforme, ma con il fallo che si ergeva dalle bende, simbolo dell’energia vitale che sconfigge la morte. La cultura erotica (e religiosa) egizia è piena di raffigurazioni riguardanti il sesso: déi minori raffigurati da un fallo e sempre il simbolo del fallo,nei geroglifici, significava seme, progenitura, gloria o progenitura, mentre
il geroglifico per rappresentare la donna era, ovviamente, una vulva che, comunque, veniva sempre rappresentata come un triangolo pubico semplice, non essendo ritenuto un oggetto di particolare rilievo o censura.
Benché non esistano raffigurazioni erotiche di atti sessuali umani veri e propri nella cultura egizia, essa ci ha lasciato parecchi scritti sull’argomento, anche pornografici e goliardici e già a quell’epoca esistevano gli strip tease e le danzatrici che usavano la loro arte per sedurre; del resto, la donna dell’antico Egitto era una donna che comandava come nessun’altra sul resto della terra e quindi libera, seducente ed aggressiva.
“E’ giocando che spesso nasce l’amore”.
FONTE:
www.rossoscarlatto.com/public/850.asp