Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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KV55: gli oggetti iscritti

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2014 00:55
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EgiTToPhiLo/a
Suddito
21/02/2014 19:26
 
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Salute a tutti, intervengo nella discussione nella speranza di riuscire a fare un poco di chiarezza sul problema delle “bande “ o lamine d’oro. Bisogna premettere che nel corso degli anni una miriade di persone si sono interessate a questi oggetti, purtroppo ne è risultato un bailamme di pareri, interpretazioni, attribuzioni, ecc. ecc., che ha provocato una confusione tale da non capirci più niente.
Se ancora oggi siamo qui a scardinarci le meningi su questo argomento la responsabilità è dovuta in primis agli scavatori che non compresero in pieno, o sottovalutarono, il valore storico della scoperta e colpevolmente documentarono in maniera tanto approssimativa quanto superficiale il contenuto della tomba. Stupisce molto che uno studioso del calibro di Gaston Maspero (che era sul posto in quei giorni di gennaio del 1907) non imponesse la sua autorità e pretendesse una rigorosa documentazione dello scavo. Sembrava che tutti avessero una fretta dannata di concludere il lavoro, col risultato che nel breve giro di una quindicina di giorni la tomba era stata completamente svuotata ad eccezione di alcuni pannelli del sacello di Tiye.

Detto questo premetto che per il momento farò citazioni di autori ma senza riferimenti bibliografici. In seguito se sarà necessario posterò anche quelli.

Bisogna innanzitutto considerare che le cosiddette “bande” con iscrizioni e non, associate al feretro della KV55, erano di TRE tipi diversi.

1) Quelle realizzate specificamente per la mummia: cioè costituite da una sorta di “nastri” larghi circa sei centimetri che erano stati posizionati distanziati fra loro in modo che avvolgessero il corpo bendato (in parole povere come una sorta di nastro da “pacco”) che originariamente portavano inciso il nome di Akhenaton. E’ stato affermato (Aldred lo riporta ma né Weigall né Lindon Smith accennano a questo particolare) che queste furono spedite al Cairo con i resti della mummia stessa. Al loro arrivo al Museo furono messe in un cassetto del laboratorio di Elliot Smith, ma quel giorno stesso furono nientemeno che sottratte dal cassetto e in pratica RUBATE! E qui inizia la confusione, perché Weigall affermò di avere visto le lamine mesi dopo al laboratorio del Museo. Ma come è possibile se Elliot Smith disse che erano state rubate? La risposta sta nella probabilità che entrambi i funzionari fossero in buona fede e che facessero, semplicemente e inconsciamente, riferimento ad elementi diversi.
2) Quelle realizzate specificamente per la bara: cioè le vari iscrizioni a “banda” apposte sia sul coperchio sia sulla cassa della bara. Queste si presentano in maniera composita, vale a dire che erano state realizzate incidendo il legno per alloggiare incastonature in pietre dure raffiguranti geroglifici e decorate con un rivestimento di sottile lamina d’oro. Mentre il lato piedi (Banda F) di tutto il feretro era stato rivestito di sola lamina d’oro incisa con geroglifici. Anche per questi oggetti le vicissitudini furono molteplici, addirittura con implicazioni di natura legale internazionale che causarono una sorta di insabbiamento o depistaggio per la ricostruzione della storia (mi riferisco al fatto che per motivi “misteriosi”, il coperchio della bara restò al Cairo mentre la cassa finì in Germania.
3) Infine i cosiddetti fogli (“sheets”) d’oro. Vale a dire pezzi squadrati di lamina d’oro delle dimensioni approssimative di un foglio protocollo ma senza iscrizioni che erano stati utilizzati per rivestire l’interno sia del coperchio sia della cassa del feretro. In questo modo il corpo del defunto sarebbe stato isolato in una sorta di "capsula" d'oro e non a contatto diretto col legno. Oggi questi fogli si trovano in parte al Cairo e in parte al Metropolitan Museum di New York assieme a tutti i reperti della KV55 che Maspero donò a Davis come compenso per il ritrovamento, (ma negli Stati Uniti esistono degli altri reperti di piccole dimensioni che andarono all'asta e oggi si trovano in mani private).

Quella sepoltura (di carattere secondario è bene ricordare) non rimase tranquilla a lungo. Dopo la fine della XVIII/XIX Dinastia è possibile che il sepolcro fosse stato riaperto per cause accidentali nel corso dei lavori di realizzazione di un’altra tomba nelle vicinanze. Forse fu in quella occasione che constatato il contenuto i responsabili della necropoli cercarono di occultare per sempre il nome di Akhenaton (ancora considerato come un “eretico”) e la tomba richiusa. Poi il tempo fece il resto: da una lunga spaccatura presente sul soffitto della camera sepolcrale penetrò nel sepolcro dell’acqua piovana che percolò direttamente sul feretro che era sistemato su un cataletto (piedistallo) di legno in forma di leone. Il legno marcì facendo collassare la bara al suolo, questo provocò uno slittamento del coperchio e l’esposizione della mummia all’umidità. Dulcis in fundo sempre dal soffitto caddero dei blocchi di roccia che causarono ulteriori danni al feretro e al suo contenuto.
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