KV55: gli oggetti iscritti

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nectanebo
00giovedì 6 febbraio 2014 22:26
Il caso della tomba KV55 è senz’altro conosciuto da tutti gli appassionati dell’antico Egitto, soprattutto per due motivi.
Il primo è l’alone di mistero che circonda il proprietario/a di questa tomba.
Il secondo, diretta conseguenza del primo, è la metodica di scavo (no comment), che ha portato alla perdita di tutte le notizie utili, che potevano chiarire molto, se non tutto, su chi fosse veramente inumato o a chi fosse destinata.

Non mi soffermerò sulle ipotesi di appartenenza della tomba, già ampiamente trattata negli anni scorsi, e che forse avrebbe bisogno forse di un aggiornamento, ma solo sugli oggetti ivi rinvenuti, e in particolare quelli contenenti scritti, che in parte, anche questi, sono già stati pubblicati in altre discussioni del forum.
Cercherò di dare al tutto la stessa metodica, ossia tutti i testi saranno riscritti con l’editor Jsesh e, linea per linea, verrà aggiunta la traslitterazione e traduzione, insomma la procedura standard che ho usato finora.

Saranno allegate le foto dell’oggetto preso in esame che visualizza il testo, nella condizione attuale. I testi verranno inseriti uno alla volta con le relative osservazioni, soprattutto sulle incongruenze, che portano a trascrizioni diverse (aggiunte e/omissioni) di alcune parti testuali.

Gli oggetti contenenti testi, risultano (a me) i seguenti:

Coperchio (cofano)
Cofano (contenitore)
Cofano (base)
Vasi canopi (contenitore ?)
Tenoni
Mattoni magici (2 +1 parz.)
Scrigno Tiye (parz.)
Sacello ( resti - ricostruzione)

Per iniziare, inserisco il testo della linea centrale del coperchio, da cui è stato ritagliato in modo abbastanza accurato presumibilmente il cartiglio.

Le immagini che seguono danno la visione del testo originale.







G. Daressy, nel suo scritto nel volume di T. Devis, (p.16-19) omette la parte di testo della parte finale in prossimità dei piedi. Non mi so spiegare il perché ?
Hotepibre
00venerdì 7 febbraio 2014 13:03
Plaudendo, ancora una volta, all'iniziativa di Nec, eccomi a dare qualche informazione sul sito di cui in questo 3D ci interesseremo, la KV55, una delle tombe più "misteriose" della Valle... ma andiamo con ordine!

"'KV55" è ubicata a poca distanza da quella di Ramses IX e quasi di fronte all’area in cui, 15 anni più tardi, Howard Carter scoprirà laTomba di Tutankhamon (KV62).
Nonostante precisi indizi del contrario, Ayrton e Davis , gli scopritori nel 1907, considerano la tomba intatta.
Ciononostante, operano una campagna di scavo che può, a buona ragione, essere presa ad esempio di come NON si esegua uno scavo archeologico.

Quasi non esiste documentazione delle operazioni svolte all’epoca e poco, o nulla, esiste che consenta di stabilire i metodi impiegati per non disperdere tracce (ma, considerati i risultati, si può ritenere che nulla, appunto, sia stato fatto) e le poche descrizioni, disordinate ed incomplete, sono spesso tra loro difformi e talvolta contrastanti.

Sulle prime sembra si tratti di una sepoltura femminile, nel corridoio, ingombro di macerie, compare, infatti, il nome della Regina Tye, madre di Amenhotep IV/Akhenaton.

Nella camera funebre, regna il caos più totale sia a causa di infiltrazioni d’acqua susseguitesi nei millenni sia, e specialmente, per i danni che sono stati palesemente, e volontariamente, causati da esseri umani; si tratta, infatti, di danneggiamenti selettivi che non possono essere annoverati ne’ tra quelli dovuti alle intemperie, ne’ a saccheggiatori.

Vengono rinvenute le “macerie” di una cappella funeraria rivestita in foglia d’oro (probabilmente dello stesso tipo di quella che sarà poi rinvenuta nella tomba di Tutankhamon) ed uno splendido sarcofago; i nomi sono stati abrasi, o meglio strappati, ed anche le fasce d’oro che circondano le bende sono state tagliate là dove solitamente si trovano i cartigli.
Nonostante l'Ureo sulla fronte, la presenza del cartiglio di Akhenaton su almeno due dei quattro “mattoni magici” presenti nella tomba, la presenza di vasellame intestato ad Amenhotep III e di piccoli cartigli con il nome di Tutankhamon, per Davis non ci sono dubbi, si tratta della Regina Tye.
Di tutt’altro avviso altri studiosi che ritengono invece trattarsi della sepoltura di Akhenaton qui traslato dalla sua tomba di Tell el-Amarna/Akhetaton a cura, forse, dello stesso Tutankhamon.
I vasi canopici, da cui pure sono stati asportati gli urei, sono di chiaro stile amarniano, e su un pannello di legno marcio Tye appare alle spalle di Akhenaton che adora Aton; sono inoltre presenti frammenti di mobilio che recano i nomi di Amenhotep III e della regina Tye.

La maschera d'oro del sarcofago, purtroppo molto malridotto per l’umidità, è stata intenzionalmente strappata e non rimane che il sopracciglio e una parte dell'occhio destro.

Per avere idea di quale scempio sia stato perpetrato (e non solo dai millenni), si consideri che, a tomba ormai vuota, Davis la fa visitare ad alcuni suoi ospiti che autorizza, per souvenir, ad asportare frammenti della foglia d'oro che, secondo un testimone, si trova sparsa nei locali e su cui, letteralmente, si cammina!

La mummia contenuta nel sarcofago è molto malridotta e viene ulteriormente danneggiata dallo stesso Davis che ne fa cadere i denti.
L'esame delle ossa cui la mummia viene sottoposta, in maniera molto empirica nel 1907, conferma, alla luce delle conoscenze dell'epoca, che si tratta proprio del corpo di una donna il che concorda, peraltro, con la posizione delle braccia(braccio sinistro poggiato sul petto, mentre l'altro è disteso lungo il fianco) .
Purtuttavia qualcosa non convince altri studiosi e la mummia viene trasferita all’Istituto di Medicina del Cairo dove il Dr. Smith dichiara trattarsi non di una donna, bensì di un uomo dell’apparente età di 23-25 anni: nonostante la diversità di età, considerando la presenza del suo nome all’interno della tomba, la mummia viene perciò assegnata, da Gaston Maspero, ad Akhenaton, giustificando così, peraltro, l’opera di danneggiamento cui la tomba ed il corpo sono stati sottoposti in epoca antica.

Ma la polemica non si placa e la cosa si complica ancor più quando Norman de Garis Davier, considerando che all’epoca della morte Akhenaton avrebbe dovuto avere almeno 30-35 anni, assegna invece la mummia a Smenkhara che, quale coreggente dell’”eretico” certamente ne seguì la sorte della “damnatio memoriae”.

Nel frattempo,a complicare ulteriormente le cose, sono state trafugate da un inserviente anche le fasce d’oro che stringevano le bende e non è più possibile alcun controllo neanche su quelle...

Si tenta, allora, di risalire all’identità della mummia tentando di ricostruire la storia delle suppellettili funebri, purtroppo estremamente danneggiate anche dai lavori di “recupero” e spesso non più restaurabili, e si “conclude”, perciò, che la tomba era originariamente stata preparata per Tye (il che giustificherebbe la presenza della cappella d’oro); dedicati ad Amenhotep IV, prima che cambiasse il proprio nome, sarebbero stati, invece, i vasi canopici, mentre il sarcofago era stato originariamente concepito per Nefertiti.

La posizione delle braccia, infine, potrebbe rientrare tra quelle "regole" imposte da Akhenaton secondo cui il faraone eretico sommerebbe in se i due principi sessuali, maschile e femminile, e quindi, da solo, simboleggerebbe la coppia reale.
Si obietta comunque che, come abbiamo sopra accennato, il cadavere sarebbe troppo giovane per essere quello di Akhenaton (nonostante la certezza di due dei più grandi studiosi di egittologia, Sir Alan Gardiner e Cyril Aldred) e pochi sembrano essere gli elementi a suffragio di tale ipotesi.

Considerando, invece, Smenkhara, si fa notare che tale personaggio avrebbe, negli ultimi anni, rivestito il ruolo simbolico della defunta (?) Nefertiti, ciò giustificherebbe anche la postura tipicamente femminile; purtuttavia, nessuna iscrizione viene a dare un qualsivolgia elemento di positività a questa ipotesi.

Ulteriori esami clinici cui la mummia venne sottoposta nel 1963 consentirebbero oggi definitivamente di chiarire, a meno di ulteriori sviluppi, che il corpo appartiene ad un maschio morto intorno ai 20 anni il che ha fatto dichiarare allo stesso Aldred (che, come sopra detto, si era espresso altrimenti) che si tratta senza alcun dubbio del corpo di Smenkhara.

Tuttavia il sarcofago, che ricorda come perfezione della fattura quello di Tutankhamon e del quale solo di recente è stato ultimato il restauro, ha continuato a suscitare dubbi; si ritiene infatti che fosse, comunque, destinato ad una donna, la stessa Tye, Nefertiti o la sposa secondaria di Akhenaton Kiya, o una delle figlie del Farone.
In quest’ultimo caso potrebbe trattarsi di Merytaton , forse moglie di Smenkhara, quindi adattato al corpo del Re.

Sempre sulla KV55, vedi anche:
Smenkhara KV55
Iscrizione relativa a Kiya nella KV55
SCAN CT sulla mummia KV55
Corredi e Sarcofagi della KV55
[SM=g999100]
nectanebo
00mercoledì 12 febbraio 2014 21:26
Proseguendo nella illustrazione dei reperti scritti della tomba KV55, prendo in esame quel che resta del sarcofago contenente la mummia.
Essendo in legno, è andato completamente perso, si è salvato in parte il rivestimento in oro, che poteva essere ben più consistente, se l’intervento di recupero e conservativo fosse stato fatto a regola d’arte.

Prima di tutto, due parole su G. Daressy che citerò spesso.

Georges Jules Émile Daressy (1864 - 1938 ), egittologo francese .
Ha lavorato dal 1887 al Museo Egizio del Cairo . Egli fu un importante scrittore del catalogo generale del museo. È stato coinvolto in scavi nella Valle dei Re , a Medinet Habu , Karnak , Luxor , Malqata (Tebe Ovest) , presso il Palazzo di Amenhotep III e ad Abydos.
Ha collaborato con T. Devis al volume sulla tomba di Tiye (KV55) catalogando le scritte.

Il sarcofago si presenta presso il Museo del Cairo in questo Modo:


vista lato destro


Particolare


Lato sinistro



Non ho potuto verificare con certezza se le scritte sui due lati del sarcofago (che partono dalla testa) sono identiche.
Presumibilmente si, almeno da ciò che è visibile dalle immagini.




nectanebo
00domenica 16 febbraio 2014 22:02
E’ preso qui in esame il testo inciso sulla base del coperchio del sarcofago.
È scritto su una lamina d’oro, che purtroppo è l’unica immagine a disposizione.
E’ molto scadente e non da la possibilità di vedere praticamente nulla.
Allego perciò il disegno, tratto da: “Nefertiti l’ultima dimora” di G.S.Busi.
Queste immagini sono già state inserite in un post di anni fa, ma ho ritenuto opportuno reinserirle per completare il quadro informativo.





Il testo è stato reso praticamente completo grazie alle versioni di Daressy e del disegno per i geroglifici, della traslitterazione da Frankh, e della traduzione italiana da Frankh e del Prof. Sesane.

Io, mi sono limitato alla impaginazione, all’ inserimento di una nota e di una parola (in rosso) per completare il tutto.

-francis-
00giovedì 20 febbraio 2014 16:05
Ho letto anch'io, più di una volta, il libro della Busi, e l'ho trovato molto interessante.
Sono d'accordo con le sue conclusioni, anche se il libro è un po' datato: per me il sarcofago è di Akhenaten, e la tomba il nascondiglio dove lo hanno trasferito.
nectanebo
00giovedì 20 febbraio 2014 18:27
Carissima, sono lieto attraverso questo intervento, di fare la tua conoscenza.
Come avrai visto, il mio punto di vista della tomba KV55, è improntato solo agli oggetti scritti. Non ho la competenza di entrare nel merito della storia delle successioni o ha chi appartiene un sepolcro. Lascio agli utenti del forum che vogliono intervenire questa “incombenza”.
Ti ringrazio perciò per l’intervento.

PS. Nel post del 24-1-2007 sulla KV55, hai accennato al testo delle bande contenuto nel libro della Busi (che io non possiedo) con queste parole:

Ci sono inoltre le traduzioni delle bande:
A) Il buon sovrano, immagine di Ra, il re dell'alto e basso Egitto, ...ecc
(segue testo B…C…D…ecc.)


di cui però io non trovo tracce di bande scritte da nessuna parte, tanto meno nel libro di Davis.

Ti chiedo lumi.

Grazie, …Nec.
-francis-
00giovedì 20 febbraio 2014 19:18
La traduzione che hai riportato della base dei piedi del coperchio è identica a quella tradotta e pubblicata sul libro della Busi (pag. 88) del prof. Angelo Sesana. Per quanto riguarda le bande riporto quanto scritto dalla Busi (pag. 86):
"Le lamine d'oro delle bande a, b e c presentavano geroglifici intarsiati ed allocati su di esse; su quelle delle bande d ed e i segni erano stati incisi nel legno e la lamina era stata pressata su di essi, prendendone l'impronta; sul lato piedi f le iscrizioni erano state incise direttamente sul metallo prezioso con un arnese appuntito. Le parti iscritte portavano tracce di modifiche dei geroglifici; sulle bande del feretro le alterazioni si trovavano sia all'inizio che alla fine del testo, mentre la parte mediana risultava originale (e identica). Su tutte lo spazio che una volta aveva contenuto il cartiglio o i cartigli presumibilmente con il nome del re appariva vuoto: in pratica l'intero ovale era stato estirpato.
I segni geroglifici intarsiati delle prime tre bande erano stati tolti e sostituiti con altri incastrandoli nel gesso che era stato usato per riempire gli incavi lasciati dai primi. Nelle altre due bande i geroglifici erano stati modificati. Sul lato piedi le alterazioni erano sparse lungo tutto il testo e consistevano in abrasioni e sostituzioni di pezzi di lamina.
Le sostituzioni riguardavano principalmente le figure-determinativi (in questo caso con la funzione di pronomi suffissi) che erano stati originariamente femminili ma in seguito sostituiti con altri maschili e in alcuni casi frasi di importante rilievo e significato. Figuravano inoltre lunghi spazi vuoti, frutto di abrasioni, uno dei quali di lunghezza consistente. Va ora specificato quale fosse il contenuto delle iscrizioni che in un secondo tempo furono sostituite alle prime: la traduzione che verrà proposta sarà quella quasi unanimemente accettata."

Segue poi la descrizione delle bande che tu già conosci.

Per me è inequivocabile che le iscrizioni fossero state relative ad Akhenaten, e proprio per questo abrase, ma resta tutto ciò che non è stato cancellato a dimostrare che quanto ritrovato in quella tomba fosse del faraone.

Purtroppo non ricordo dove l'abbia letto (è passato troppo tempo) che qualcuno affermava che erano state ritrovare in Germania delle bande d'oro sottratte nella tomba, ma nessuno ne parlò più.
nectanebo
00giovedì 20 febbraio 2014 21:43
Se non ho capito male, correggimi se sbaglio, viene definita “bande” la scritta che corre orizzontalmente nella parte superiore del sarcofago.
Ora, dalla immagine, sembra una scritta continua che corre tutt’attorno al sarcofago.
Al momento della scoperta forse era scomposta in pezzi, da li la definizione bande.
A questo punto devo rivedere l’affermazione:

Non ho potuto verificare con certezza se le scritte sui due lati del sarcofago (che partono dalla testa) sono identiche.
Presumibilmente si, almeno da ciò che è visibile dalle immagini.


Retifico, affermando che le scritte sono diverse nei due lati.

Non posso purtroppo completare il testo per mancanza della scritta geroglifica mancante.
Per informazione quella postata qui, equivale al testo C che avevi postato nel 2007.

La confusione sulle “bande” deriva dal fatto che vengono definite così anche queste:



Che corrono sullo bordo in spessore del sarcofago.
Altra materia per portare confusione sono i cosiddetti “fogli” conservati al Metropolitan Museum. Tutto questo si trova scritto in inglese e per me genera altri dubbi.

Si parla di oggetti della KV55 finiti in via ufficiosa ad un museo Tedesco definiti di secondaria importanza:

….Riesumati ed esaminati di recente, tra di essi sarebbe stata trovata una sottile lamina d’oro appallottolata, la quale, una volta distesa, si sarebbe rivelata come uno dei cartigli asportati dalla bara della tomba KV55 a scopo dissacratorio (non per furto, altrimenti non sarebbe stata buttata via nella tomba stessa), non restava che leggere il nome: Smenkhkara……..
Cit. da: Horemeb – E.Moschetti

Claudio.Busi
00venerdì 21 febbraio 2014 19:26
Salute a tutti, intervengo nella discussione nella speranza di riuscire a fare un poco di chiarezza sul problema delle “bande “ o lamine d’oro. Bisogna premettere che nel corso degli anni una miriade di persone si sono interessate a questi oggetti, purtroppo ne è risultato un bailamme di pareri, interpretazioni, attribuzioni, ecc. ecc., che ha provocato una confusione tale da non capirci più niente.
Se ancora oggi siamo qui a scardinarci le meningi su questo argomento la responsabilità è dovuta in primis agli scavatori che non compresero in pieno, o sottovalutarono, il valore storico della scoperta e colpevolmente documentarono in maniera tanto approssimativa quanto superficiale il contenuto della tomba. Stupisce molto che uno studioso del calibro di Gaston Maspero (che era sul posto in quei giorni di gennaio del 1907) non imponesse la sua autorità e pretendesse una rigorosa documentazione dello scavo. Sembrava che tutti avessero una fretta dannata di concludere il lavoro, col risultato che nel breve giro di una quindicina di giorni la tomba era stata completamente svuotata ad eccezione di alcuni pannelli del sacello di Tiye.

Detto questo premetto che per il momento farò citazioni di autori ma senza riferimenti bibliografici. In seguito se sarà necessario posterò anche quelli.

Bisogna innanzitutto considerare che le cosiddette “bande” con iscrizioni e non, associate al feretro della KV55, erano di TRE tipi diversi.

1) Quelle realizzate specificamente per la mummia: cioè costituite da una sorta di “nastri” larghi circa sei centimetri che erano stati posizionati distanziati fra loro in modo che avvolgessero il corpo bendato (in parole povere come una sorta di nastro da “pacco”) che originariamente portavano inciso il nome di Akhenaton. E’ stato affermato (Aldred lo riporta ma né Weigall né Lindon Smith accennano a questo particolare) che queste furono spedite al Cairo con i resti della mummia stessa. Al loro arrivo al Museo furono messe in un cassetto del laboratorio di Elliot Smith, ma quel giorno stesso furono nientemeno che sottratte dal cassetto e in pratica RUBATE! E qui inizia la confusione, perché Weigall affermò di avere visto le lamine mesi dopo al laboratorio del Museo. Ma come è possibile se Elliot Smith disse che erano state rubate? La risposta sta nella probabilità che entrambi i funzionari fossero in buona fede e che facessero, semplicemente e inconsciamente, riferimento ad elementi diversi.
2) Quelle realizzate specificamente per la bara: cioè le vari iscrizioni a “banda” apposte sia sul coperchio sia sulla cassa della bara. Queste si presentano in maniera composita, vale a dire che erano state realizzate incidendo il legno per alloggiare incastonature in pietre dure raffiguranti geroglifici e decorate con un rivestimento di sottile lamina d’oro. Mentre il lato piedi (Banda F) di tutto il feretro era stato rivestito di sola lamina d’oro incisa con geroglifici. Anche per questi oggetti le vicissitudini furono molteplici, addirittura con implicazioni di natura legale internazionale che causarono una sorta di insabbiamento o depistaggio per la ricostruzione della storia (mi riferisco al fatto che per motivi “misteriosi”, il coperchio della bara restò al Cairo mentre la cassa finì in Germania.
3) Infine i cosiddetti fogli (“sheets”) d’oro. Vale a dire pezzi squadrati di lamina d’oro delle dimensioni approssimative di un foglio protocollo ma senza iscrizioni che erano stati utilizzati per rivestire l’interno sia del coperchio sia della cassa del feretro. In questo modo il corpo del defunto sarebbe stato isolato in una sorta di "capsula" d'oro e non a contatto diretto col legno. Oggi questi fogli si trovano in parte al Cairo e in parte al Metropolitan Museum di New York assieme a tutti i reperti della KV55 che Maspero donò a Davis come compenso per il ritrovamento, (ma negli Stati Uniti esistono degli altri reperti di piccole dimensioni che andarono all'asta e oggi si trovano in mani private).

Quella sepoltura (di carattere secondario è bene ricordare) non rimase tranquilla a lungo. Dopo la fine della XVIII/XIX Dinastia è possibile che il sepolcro fosse stato riaperto per cause accidentali nel corso dei lavori di realizzazione di un’altra tomba nelle vicinanze. Forse fu in quella occasione che constatato il contenuto i responsabili della necropoli cercarono di occultare per sempre il nome di Akhenaton (ancora considerato come un “eretico”) e la tomba richiusa. Poi il tempo fece il resto: da una lunga spaccatura presente sul soffitto della camera sepolcrale penetrò nel sepolcro dell’acqua piovana che percolò direttamente sul feretro che era sistemato su un cataletto (piedistallo) di legno in forma di leone. Il legno marcì facendo collassare la bara al suolo, questo provocò uno slittamento del coperchio e l’esposizione della mummia all’umidità. Dulcis in fundo sempre dal soffitto caddero dei blocchi di roccia che causarono ulteriori danni al feretro e al suo contenuto.
-francis-
00sabato 22 febbraio 2014 11:11
Grazie Claudio. La tua esposizione è stata chiarificatrice. Infatti le letture del ritrovamento e dei reperti di questa sfortunata tomba secondaria sono piene di imprecisioni e contraddizioni.
Anch'io mi meraviglio della superficialità di Maspero (molto meno di quella di Davis, che pensava solo al denaro e alla fama) ed anche la facilità con la quale hanno regalato letteralmente reperti ritrovati nel sito. Resta però aperto il mistero di quello che disse la direttrice del museo di Monaco. Sono state pubblicate le iscrizioni a cui lei fa riferimento?
Claudio.Busi
00lunedì 24 febbraio 2014 00:14
Ciao, allora di seguito posterò la parte di un articolo che ho tradotto qualche tempo fa riguardante sempre le lamine d'oro scomparse. Come ho già scritto in precedenza si parla dei materiali che erano custoditi con grande segretezza al Museo di Monaco. La direttrice del Museo, quando la presenza di quei materiali divenne di dominio pubblico dichiarò che sulle lamine d'oro c'era un nome che avrebbe sorpreso tutti e che avrebbe scritto un articolo al proposito. Che io sappia (ma potrei benissimo sbagliarmi) questo scritto o non è mai stato pubblicato o non ha creato chissà quale scalpore. In ogni caso il nome indicato sarebbe stato nientemeno che quello di Smenkhkara. A mio avviso siamo alle solite (ma sono passati più di dieci anni da quei fatti, è bene ricordarlo) e io non credo assolutamente che vi fosse scritto "Smenkhkara", bensì "Ankhkheperura" ed è una distinzione assolutamente fondamentale. E qui mi fermo per evitare di innescare la solita discussione su chi fosse veramente quel faraone.
Di seguito l'articolo tradotto che spero possa essere per chi non lo conosca interessante.


LA CASSA MANCANTE DEL FERETRO A MONACO E I FOGLI
DI LAMINA D'ORO AL CAIRO

"Dennis C. Forbes, editore di KMT, ha avuto miglior fortuna di altri investigatori nel rintracciare alcuni dei tesori scomparsi della KV 55. Per Forbes, la pista iniziò in qualche momento del 1999 i lettori di KMT scrissero al giornale per avere delucidazione sulle notizie che circolavano in internet riguardo la cassa del feretro della KV 55. Essendo in effetti un termine improprio, la cosiddetta “cassa” riferita su internet è di fatto una collezione di intarsi in pasta vitrea e pietre semipreziose che un tempo decoravano la cassa di legno del feretro. Questi, assieme alle spesse cornici di lamina d’oro cloisonné con le quali erano assemblate nello stile definito rishi (a piume) e in una banda di iscrizioni situate lungo il bordo del feretro, fanno parte di ciò che è rimasto della cassa poiché il legno dove erano inserite si è completamente disintegrato. Gli elementi della cassa erano stati inviati da Davis al Museo del Cairo assieme al resto del feretro e altri oggetti della KV 55, e Gaston Maspero dischiarò nel 1915 nella sua Guide du Visiteur au Musée du Caire (Cairo 1915, p. 407) che il coperchio della bara era stato restaurato (da M. Reseigno e Carlo Oropesa, che stavano completando il lavoro iniziato da Daressy tre anni prima. Vedi Martha Bell in JARCE 27 [1990], 99, n. 10, 12.). Non so se all’epoca furono fatti piani per restaurare anche la cassa, ma poiché il coperchio fu terminato nel 1915, il commento di Maspero che il restauro di Oropesa era ancora “in corso” è interessante, e potrebbe indicare che fosse anche in programma un tentativo per restaurare la cassa. Nel 1931, quando Rex Engelbach condusse uno studio dettagliato del feretro (vedi ASAE 31 [1931], 98 segg.) non fu possibile rintracciare alcuni degli elementi della cassa. Ricerche successive effettuate al Museo del Cairo non portarono ad alcun risultato ed essi furono alla fine classificati come andati perduti o rubati, e di collocazione ignota.
Le voci che circolavano su internet nel 1999 indicavano che la cassa del feretro era finalmente stata localizzata, presumibilmente in un museo europeo. Forbes (su KMT [10: 3], 2, 18-19) confermò queste voci e pubblicò alcune foto a colori degli elementi della cassa, che erano stati ricostruiti su una forma di plexiglass in guisa di bara. Essi sono (2005) attualmente nella collezione del Museo Statale di Arte Egiziana a Monaco in Germania. I dettagli di come essi raggiunsero questo museo restano un mistero per il pubblico generico. Il portavoce del museo Dr. Sylvia Schoske, in un’intervista concessa alla BBC il 13 luglio 1999, ipotizzò che gli elementi del feretro erano probabilmente stati asportati dal Museo del Cairo in qualche momento subito dopo la Prima Guerra Mondiale. Nel suo articolo su KMT, Forbes scrisse che essi erano “in ultima analisi stati acquistati da un collezionista” prima di giungere in possesso del Museo di Monaco in circostanze che non sono ancora pienamente state chiarite. Forbes scrisse anche che “diversi noti egittologi” avevano dichiarato non ufficialmente di aver visto gli elementi del feretro, o foto di esso, e riportò che il cartiglio di Smenkhkara appariva su una banda di geroglifici presente sul fondo della cassa restaurata. Tuttavia, Forbes riportò inoltre che la Dr. Schoske negava l’esistenza di questo cartiglio ma confermava che alcuni dei titoli che apparivano nelle iscrizioni esistenti “avrebbero sorpreso molti egittologi”.
Nel corso di una recente visita al Museo del Cairo, Forbes stesso ebbe una piacevole sorpresa (descritta in KMT [12: 1], 2-3.). Il direttore generale emerito del museo Dr. Mohamed Saleh, gli mostrò un Registro Temporaneo nel quale appariva una immissione che accennava qualcosa sugli elementi della cassa del feretro. Una registrazione non firmata, datata 2 dicembre 1915, recitava che il legno della cassa era “troppo decomposto per salvarlo” proseguendo che i restanti elementi (descritti come un ‘lavoro di oreficeria, di pietre e pasta vitrea ….. mosaico) erano stati deposti in due scatole in una camera alle spalle dell’ufficio di Maspero. (Vedi anche Geoffrey Martin in BdE 97 [1985], 119, n. 52, e Martha R. Bell in JARCE 27 [1990], 99, n. 11, dove viene citato anche questo Registro Temporaneo). La registrazione prova che questi elementi della cassa si trovavano al Museo del Cairo almeno fino all’inizio di dicembre del 1915.
Esiste, tuttavia, ragione di credere che il lasso di tempo della scomparsa degli oggetti descritti e datati 2 dicembre 1915 sul Registro Temporaneo può essere ridotto ulteriormente. Una storia affascinante sui movimenti degli oggetti della KV 55 all’interno del Museo del Cairo può essere ricavata dalle note a piè di pagina nel lavoro di Martha Bell JARCE 27. La Bell cita (in JARCE 27 [1990], 99, n. 11) una immissione nel Registro Temporaneo il 2/12/15/2 (leggi, 2 dicembre 1915 oggetto lotto 2) che combacia con quella mostrata a Dennis Forbes da Saleh. I contenuti di queste registrazioni sono stati brevemente citati nel paragrafo precedente, e molto probabilmente descrivono alcuni degli elementi della cassa che è oggi a Monaco. Bell dichiara (ancora nella nota a piè di pagina 11, p. 99 del suo scritto) che gli oggetti designati Temp. Reg. N° 2/12/15/2 furono poi combinati con altri oggetti della KV 55 che erano stati inseriti nelle Registro Temporaneo numero 5/11/27/16. Questi due lotti di oggetti, ora combinati, furono assegnati al coperchio del feretro col numero JdE 39627. La Bell indica che il JdE 39627 fu inserito con un numero del Registro Speciale negli anni 1960 (SR 7784), e descritto all’epoca come “Lamine d’oro dal sarcofago di Smenkh-Ka-Ra. Alcuni iscritti e alcuni con intarsi vitrei”; “Lamina d’Oro”; “Peso 920 grammi”. (L’utilizzo da lei effettuato di sigle separate di quotazione possono indicare che ogni annotazione era stata scritta da mani diverse, forse perché tre persone diverse avevano esaminato gli oggetti ed ognuna aveva aggiunto qualcosa alla descrizione.) Questi devono essere stati gli oggetti in origine indicati nel Registro Temporaneo N° 5/11/27/16, quelli combinati con il Registro Temporaneo N° 2/12/15/2 e poi aggiunti al JdE 39627. Se il Registro Temporaneo N° 2/12/15/2 rappresenta gli oggetti ora a Monaco (e Dennis Forbes ritiene che lo sia – vedi KMT [12: 1], 3, para. 1), poi che questi particolari oggetti non avrebbero potuto lasciare il Museo del Cairo prima che la data indicata sul Registro Temporaneo fosse combinata con quella del 5/11/27/16, che riporta 5 novembre 1927, oggetto lotto 16. E questo avvenne solo quattro anni prima che Engelbach scoprisse che gli elementi della cassa del feretro mancavano.
"
-francis-
00lunedì 24 febbraio 2014 12:03
Intanto ti ringrazio per l'articolo. Lo leggerò con molta calma.
Però, se posso dire una mia impressione, solo mia, il nome di Smenkhkara mi ha sempre lasciata perplessa. Sensazioni, che ovviamente non fanno testo.
nectanebo
00martedì 4 marzo 2014 21:28
E’ sempre un piacere leggere Claudio, che ringrazio. I suoi interventi rendono questa discussione veramente interessante, ricca di nuovi spunti e molto completa.

Si prendono qui, a seguire in esame, i mattoni magici e i tenoni in bronzo.
La traduzione dal geroglifico di due mattoni e la traslitterazione è tratta dall’ intervento di "Frankh", postato in una discussione di alcuni anni fa, riguardano i mattoni nord e sud, rinvenuti in relativo buono stato e impaginati nello standard riga per riga.
Per quello est e ovest ( molto più deteriorati), sono mie le parti tradotte ricavate dal testo del Daressy.
Ogni mattone sarà preceduto dalla descrizione data dal Davis e tradotta in ITA. A cura di Claudio Busi.
Le foto sono tratte dal libro del Davis: Tomb of Tiye

I mattoni magici.

Mattone settentrionale
Lunghezza cm -18, larghezza cm 10, spessore cm 0,45
Si presenta completo con l’eccezione del frammento mancante ad una estremità (Tav. XXII-Davis). E’ composto di fango (argilla) del Nilo seccata al sole, la superficie risulta trattata con fine argilla grigiastra, più chiara di quella che compone il mattone.
All’ inizio sono presenti cinque righe orizzontali di testo geroglifico rituale, tracciate con pigmento nero e successivamente incise. Dietro questo testo è possibile vedere l’incavo
che alloggiava la base di una statuetta di legno, simile ad una trovata nella tomba di Tuya (pag. 29, tav. 22), mentre sul davanti è presente il foro lasciato da un picchetto (piolo).






Mattone Meridionale
Lunghezza cm 20.5, larghezza cm 9.5, spessore cm 4.
Appare quasi intatto (Tav XXII-Davis), ed è stato realizzato come il mattone precedente.
Presenta iscrizioni in sette righe di geroglifici. La fine della prima riga è coperta da un grumo di sostanza bituminosa, e l’intera parte superiore del mattone è stata cosparsa di qualche sostanza liquida. Al centro dello spazio fra l’inizio del testo e la fine del mattone è visibile, inserito nel mattone stesso, un ramoscello carbonizzato.
Per questo è possibile che un piccolo frammento di legno fosse stato cosparso di bitume e poi acceso. Sono incline a credere che dopo la cerimonia funebre, questa torcia fosse stata sostituita da una lucerna (lampada) finta. Nella tomba fu trovato un oggetto dalla forma
tronco conica con un’altezza di cm 4, un diametro di cm 6.5 sul lato superiore e di cm 3 in quello inferiore, realizzato in ceramica invetriata verde e con un foro al centro della parte superiore. (Tav. III, fig. 1). L’oggetto poteva raffigurare un modello di vaso, usato come lampada [gerogl.] con la fiamma rappresentata dal ramoscello che ora è andato distrutto, il quale sarebbe stato posizionato sul mattone in conformità
del rituale prescritto.






Mattone occidentale
Lunghezza cm 9, larghezza cm 9.5, spessore cm 3.
I due ultimi mattoni sono meno spessi del primo, e sono anche in cattive
condizioni di conservazione. Sul mattone ad ovest vi sono cinque righe
tracciate longitudinalmente in scrittura ieratica ; la metà sinistra di questo oggetto, sul quale doveva esserci il simbolo Djed, è andata perduta. Nessuna immagine, è disponibile solo una parziale stesura del testo in formato geroglifico.




Mattone orientale
Di questo mattone è rimasta solo una porzione di cm 11 x 9, con uno
spessore di cm 2.6, il testo riporta solo qualche simbolo ieratico: …..


TENONI IN BRONZO

Quattro congiunzioni mediante tenoni sono stati trovati fra i detriti,
e servivano ad assicurare la chiusura del coperchio del sarcofago.
Hanno una forma imperfetta rettangolare, con angoli arrotondati, dello spessore didi 6 / 7 millimetri. Le loro dimensioni, in lunghezza e larghezza sono:

A. – H = cm 23 x cm 6,8;
B. – H= cm 21 x cm 6,5;
C. – H= cm 23 x cm 7;
D. – H= cm 22,5 x cm 7.
La parte superiore del secondo tenone è stata completamente troncata.
E’ stato tagliato orizzontalmente nel senso della larghezza del metallo da ceselli, e poi strappato via lateralmente. (PL XXIII. - Davis).
La metà superiore dei tenoni era inserito nel legno del cofano, e fissato da un piolo di bronzo di cm 3,8 in lunghezza.
La metà inferiore del tenone penetra per una profondità di cm 11,5
nella cavità ricavata nello spessore del bordo del sarcofago.
Su ognuno dei tenoni, c'è una iscrizione verticale, indicante
il nome ed il titolo della Regina Tiyi






Dopo questi inserimenti, rimane da postare la parte più controversa degli oggetti della tomba, su cui si sono adottate le misure più “distruttive” da parte degli scavatori.
Parlo del Sacrario (Shrine), di cui rimangono solo due tavole parzialmente dorate.
Con le immagini che ho potuto reperire e lavorando (come al solito) di fantasia, ho cercato di ricrearne la posizione.
Sarà inserito il testo completo, che evidenzierà come ci siano discordanze tra le immagini dei disegni e il testo rilevato dal Daressy durante lo scavo.
Spero che Claudio Busi intervenga, magari per contraddire la mia idea sulla posizione dei Reperti.

Hotepibre
00mercoledì 5 marzo 2014 09:28
Effettivamente, come rilevato da Nec, questa discussione (come peraltro quella relativa alla KV62) si sta arricchendo sempre di più grazie agli interventi puntuali dello stesso Nec, per quanto riguarda i testi, e di altri utenti per le "notizie" di contorno che danno una nuova luce "monografica" a questa sfortunata e "misteriosa" tomba.
Per chi fosse interessato, la discussione sui "mattoni magici" cui fa riferimento Nec si trova QUI! Mattoni Magici KV55.

AVVERTENZA: visto l'interesse suscitato dalla KV55 ed il lavorone che Nectanebo sta preparando per proseguire in qeusta esclusiva monografia, ho "normalizzato" i titoli delle discussioni che ad essa fanno riferimento. Se fate una ricerca in Egittophilia con KV55, o con KV 55 troverete tutti i collegamenti [SM=x822713] .
Buona Lettura!

Per scrupolo più che per altro, rammento che tutti i testi prodotti e pubblicati in Egittophilia e, più in generale, in FreeForumZone, sono di esclusiva proprietà dei rispettivi autori e NON possono perciò essere copiati, o ceduti ad altri, o tradotti e pubblicati in altre lingue, o altrimenti utilizzati, a qualsiasi titolo se non previa specifica ed esplicita autorizzazione del/degli autore/i e del/degli Admin del forum ospitante.
Claudio.Busi
00venerdì 7 marzo 2014 12:47
Bravo Nec! Ottimo lavoro!

A presto, Claudio.
Hotepibre
00venerdì 7 marzo 2014 13:39
Come preannunciato, per non "appesantire" questa discussione, ma in ogni caso in naturale sua prosecuzione, Nectanebo ha aperto un nuovo 3D incentrato sullo "scrigno" che veromilmente conteneva il sarcofago della KV55 alla stessa stregua di quanto rilevato nella tomba di Tutankhamon.
Questa discussione, perciò, prosegue...

[SM=g999105]


Buona lettura [SM=g999103]
-francis-
00sabato 8 marzo 2014 11:08
Reeves in "Valley of the king..." a pag. 57 scrive: "Per l'osiride, il re Neferkheperura-Waenra, giustificato...".
Purtroppo la Busi non tratta approfonditamente la questione dei mattoni magici, ma se è vero che c'era scritto Waenra mi sembra che sia incontestabile la presenza di Akhenaten.
nectanebo
00sabato 8 marzo 2014 13:33
....ma se è vero che c'era scritto Waenra...

Sui mattoni Nord e sud c'è effettivamente scritto
Neferkheperura-Waenra, rilevabile nei due cartigli.

C'è una omissione nella traslitterazione sia mia che di "Frankh".

La traslitterazione corretta è: nfr xprw ra - wa n ra.

Il nome più completo compare anche sul sacrario in questa stesura:



e se ne riparlerà nell'apposito post.

Ripeto il link al nuovo post [Hotepibre]

[SM=g999105]
nectanebo
00sabato 8 marzo 2014 21:05
Ho trovato in rete questo testo, in cui si citano impronte di sigilli.
Non viene indicato su che parti, o in che posizione si trovino.
Su tutto ciò che ho letto su questa tomba, non si cita mai questo particolare.
Questo è il testo tradotto dall’ inglese:

Numerose impronte di sigilli di argilla sono stati trovati in KV55, cinque dei quali portavano il prenome di Tutankhamon (cf. Ayrton,ToQT, 10 , DRN, 44., n 160, e pl . II, n. 8, 10, 12-14. ). Reeves e Aldred, presuppongono che queste impronte del sigillo indicano che Tutankhamon, in qualche momento durante la sua breve permanenza sul trono, aveva impiegato KV 55 come una "cache" per la sepoltura di alcuni dei suoi parenti.

Immagini dell’impronta (a me, incomprensibile !)



Qualcuno sa qualcosa in merito ???
Claudio.Busi
00domenica 9 marzo 2014 10:10
Si tratta dei sigilli di chiusura di scatole o vasellami vari per le offerte. Erano frammentati e sparsi fra lo scheggiame sotto la bara e dietro alle tavole di legno del sacello appoggiate a una parete della tomba. Alcuni portavano il nome di Tutankhamon, altri quelli di Amenhotep III.
nectanebo
00martedì 11 marzo 2014 18:19
Delle "bande" che corrono sullo bordo in spessore del sarcofago, trattate precedentemente,
ho inserito solo una foto parziale, questa:



Per una veduta d'insieme che renda l'idea della loro effettiva collocazione
mi è sembrato utile inserire la foto completa, questa:



Le frecce indicano presumibilmente ( non ne sono certo ) dov'è collocato il cartiglio.
nectanebo
00domenica 16 marzo 2014 18:05
Ricevo e inserisco da parte di Sargon, questo bell’ approfondimento sulla bara rinvenuta nella tomba KV55, ringraziandolo per il bel lavoro di ricerca. Se avessi fatto errori nell’impaginazione del testo chiedo all’autore di ratificare il mio scritto.


Il sarcofago della KV 55 – Il segreto della bara d’oro

In occasione dell’ esposizione del sarcofago rinvenuto nella KV55, tenutasi al Museo Statale d'Arte egizia a Monaco di Baviera, dal 17 Ottobre 2001 al 6 Gennaio 2002, l’ opera fu sottoposta ad accurati esami scientifici, i cui risultati furono raccolti nell’ opera di Alfred Grimm / Sylvia Schoske: Il segreto della bara d'oro - Akhenaton e la fine del periodo di Amarna.


Gli esami effettuati sottoponendo la bara ai raggi X, hanno innanzi tutto stabilito la testa della bara è originale. La "testa che ora occupa la bara della KV55 " è la sola e unica che abbia mai avuto. L' inchiesta a Monaco di Baviera nel 2001 , non ha dato la minima indicazione che questa parte della bara non fosse quella originale .
Questa sembra essere l' unica bara trovato dai tempi dinastici, che non avesse i lembi della nemes come copricapo, usato nel caso di un re, ma quelli di una lunga parrucca che scende sulla parte anteriore delle spalle . La mancanza di questo tradizionale copricapo regale sembra strano, dato che Akhenaton è sempre stato rappresentato portarlo in combinazione con il doppio ureo e quindi non sembra avere alcuna attinenza al suo uso . Ogni bara di re trovata dal Nuovo Regno, sembra impiegare questo copricapo, che era riservato solo per il monarca. Sembra un pò strano che Akhenaton avesse rinunciato a questo tipo di insegne della dignità regale per una semplice parrucca .

L'aspetto di oggi non è certo l' originale, la bara rimase diverse centinaia di anni in acqua, la parte inferiore era completamente marcita, frammenti di legno piccoli si sono conservati . La parte superiore è stata staccata e certamente ci sono parti mancanti della parrucca che originariamente apparivano sicuramente in modo diverso rispetto ad oggi . La bara è stata restaurata , non ricostruita . Le parti superstiti sono state salvate e unite insieme per dare l’ impressione del presunto aspetto originario , ma solo utilizzando le parti che erano sopravvissute.

Uno dei principali supporti alla teoria che la bara fu fatta originariamente per Kiya sono le iscrizioni etichettate A - F. Solo mediante ispezione visiva dell’ iscrizione delle bande A - E , sono state diagnosticate modifiche ( differenze di colore dell’ oro , interfacce ). Così si giunse alla teoria che le iscrizioni sulla fasce A - E , furono successivamente modificate nella parte della titolatura completa di Kiya. Le iscrizioni modificate sono state prese come un dato di fatto, una ulteriore indagine sull’ originale non ha mai avuto luogo. Fino al 2001 tutti gli studi sulla bara avevano avuto luogo solo mediante ispezione visiva attraverso le vetrine nel Museo del Cairo e acquisizioni di dichiarazioni precedenti in materia .

Nel 2001 a Monaco di Baviera la bara fu passata ai raggi X per la prima volta. Fu fatta anche una TAC per l'oggetto. Qui era chiaramente visibile che le bande dell’ iscrizione A – E, sul coperchio e sulla base erano originali e inalterate. Le interfacce presunte sono infatti le zone di sovrapposizione delle singole lamine d'oro. Le differenze di colore sulle lamine d'oro sono attribuiti all'azione di umidità nel corso dei secoli.

L' unica iscrizione che è stata modificata è quella sulla piastra di base del coperchio e del contenitore , etichettata con F. Qui vi sono sostituzioni di sezioni della doratura per l'installazione di nuove parti dell'iscrizione chiaramente visibili anche ad occhio nudo . A causa della diversa qualità di queste nuove parti dell’ iscrizione si suppone almeno cambiamenti nel testo, che in due momenti diversi sono stati fatti .

Che nel’ iscrizione F nella prima versione il nome che appariva fosse di Kiya non è stato dimostrato , tuttavia, è probabile ( a causa della somiglianza delle iscrizioni A - E e alla sua titolatura ) . Monaco di Baviera suggerisce che l'iscrizione F, in questo posto sulla bara è la versione Amarniana di una preghiera di una dea ( Iside o Nefti di solito) per il defunto, nota da altre bare dal Nuovo Regno (vedi ad esempio la bara d'oro di Tutankhamon)

Alfred Grimm / Sylvia Schoske: “Il segreto della bara d'oro - Akhenaton e la fine del periodo di Amarna”, non è solo un catalogo di una mostra, ma illustra tutte le indagini svolte, e documenta i risultati della preparazione della bara, i processi di lavorazione e i materiali utilizzati sono stati identificati e descritti .

Anche se l'aspetto a prima vista non è così attraente e impressionante come la bare della KV 62, il lavoro di intarsio degli artigiani hanno prodotto un’ opera meravigliosa. Ma quando la si guarda più attentamente, si vede subito che la bara della KV55 , nei dettagli, ha una fattura molto più complessa e costosa rispetto, ad esempio , alla seconda bara di Tutankhamon.
Infatti, gli intarsi delle parti a forma di goccia del modello rishi ( piuma ) sono composti da tre diversi materiali in ogni goccia: calcedonio, turchese e lapislazzulo, mentre sulla seconda bara da KV 62 ne furono usati solo due: turchese e calcedonio. Un lavoro molto elaborato con materiali costosi.
Anche il resto della decorazione è composto da quattro materiali: calcedonio, realgar, turchese e lapislazzulo.

Infine alcune mie considerazioni alle quali non so dare risposta. La bara fu elaborata per una regina, essendo la sua parrucca sormontata da un ureus e con le braccia incrociate sul petto per impugnare i simboli reali, quindi non poteva essere Kiya il cui nome è sempre stato rappresentato senza il cartiglio. Quindi potrebbe essere stata realizzata originariamente per una di queste tre regine, Tiye, Nefertiti o Meritaton.

By Sargon





Da:
Alfred Grimm / Sylvia Schoske: Il segreto della bara d'oro - Akhenaton e la fine del periodo di Amarna. - [Catalogo della mostra speciale "Il segreto della bara d'oro - Akhenaton e la fine del periodo di Amarna", Monaco di Baviera Museo di Stato di Arte Egizia, 17 Ottobre 2001 al 6 Gennaio 2002. - Monaco di Baviera Museo Statale d'Arte egizia, 2001. - ISBN: 3-87490-722-8. - 162 p.

Bubastis2013
00domenica 16 marzo 2014 20:11
Secondo me, se veramente il sarcofago era stato inizialmente destinato ad una regina, prenderei in considerazione Meritaton. I vasi canopi, tutti e quattro integri, molto belli e con la stessa acconciatura di quella del sarcofago, non raffigurano Nefertiti, i cui ritratti ci sono ben noti e sono praticamente inconfondibili (e il ritratto dei quattro vasi non è certamente il suo).
Come pure non è quello di Teye, che morì in età avanzata.

I cartigli rimossi ? Basta confrontarne la lunghezza con quelli di Meritaton e altre regine candidate.
Il cartiglio di Nefertiti era molto lungo: conteneva molti segni rispetto a quelli consueti (Nefer-Neferu-Aton-Nefertiti, i geroglifici erano incolonnati su almeno quattro livelli)

Quanto a Kiya, mi risulta che non sia mai divenuta regina. Del resto, non ci sono manomissioni della titolatura reale ("Grande Sposa Reale" che diventa "Signore del Giunco e dell'Ape")
sargon.
00domenica 16 marzo 2014 23:19
Sono anche io dello stesso parere, infatti le uniche due wine jar attribuite a Smenkhkhare dicono:
"Di Smenkhare abbiamo poi solo due wj certe che portano la data anno 1, una, la F36, dalle proprietà di Ankhkheperure, l’ altra, la F35 si riferisce alla proprietà di Smenkhkhara “giustificato” cioè morto".
Poi abbiamo il famoso graffito di Pawah che dice:
"Anno 3, 3 ° mese di Inondazione, giorno 10 Il re dell'Alto e del Basso Egitto, signore delle Due Terre, Ankhkheprure -. Amato da Aton, figlio di Re Nefereneferuaten amata Waenre (Akhenaton) ... Dare lode a Amon …”
Se Smenkhkhare morì dopo un solo anno, chi era Ankhkheprure -. Amato da Aton, figlio di Re Nefereneferuaten amata Waenre che regnava nel 3° anno di regno se non la sua vedova Merytaton?
Hotepibre
00lunedì 17 marzo 2014 11:12
Mi pare di capire che il testo proposto da Nec (e trasmessogli da Sargon) sia la traduzione di un testo scritto in altra lingua. In alcuni passi, infatti, è quasi difficile interpretare cosa si intenda come, ad esempio in "...Gli esami effettuati sottoponendo la bara ai raggi X, hanno innanzi tutto stabilito la testa della bara è originale. La "testa che ora occupa la bara della KV55 " è la sola e unica che abbia mai avuto. ...".
Credo che il discorso riguardi la ricopertura in gesso laminata d'oro del volto, a voler indicare che è escluso si possa parlare di "ricostruzione" del viso; che quello che oggi vediamo perciò, sia pur "strappato", è quello che effettivamente aveva quando il sarcofago "uscì dalel mani" dell'artigiano che lo realizzò, e che nessun intervento venne eseguito, "ab antiquo", per adattare il viso ad un nuovo personaggio differente da quello per cui il sarcofago stesso era stato creato.

In generale, se così fosse, se cioè si riportano testi, anche in traduzione, di altri, prego voler evidenziare la cosa (magari con il virgolettato) onde non incorrere in violazioni anche involontarie di copyright.
Vero che alla fine si legge:
"Da:
Alfred Grimm / Sylvia Schoske: Il segreto della bara d'oro - Akhenaton e la fine del periodo di Amarna. - ..."

ma non si comprende se il riferimento sia alle sole immagini o anche ad altre parti del testo.

Scusate, lo so di essere un noioso "controllore", ma come si dice "...è un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo" per limitare ogni eventuale lamentela che possa essere rivolta al forum da terzi.
sargon.
00lunedì 17 marzo 2014 23:20
La Convenzione di Berna [modifica]
Ammetto di aver fatto una traduzione un pò superficiale, ma mi sono attenuto alle regole citando gli autori e il testo, essendo il materiale del forum fornito a scopo culturale e non di lucro.

L'articolo 10 della Convenzione di Berna prevede il diritto di citazione con le seguenti regole:
Articolo 10
1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.
2) Restano fermi gli effetti della legislazione dei Paesi dell'Unione e degli accordi particolari tra essi stipulati o stipulandi, per quanto concerne la facoltà d'utilizzare lecitamente opere letterarie o artistiche a titolo illustrativo nell'insegnamento, mediante pubblicazioni, emissioni radiodiffuse o registrazioni sonore o visive, purché una tale utilizzazione sia fatta conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.
3) Le citazioni e utilizzazioni contemplate negli alinea precedenti dovranno menzionare la fonte e, se vi compare, il nome dell'autore.
Hotepibre
00lunedì 17 marzo 2014 23:34
Sargon, ti rigrazio per questo sfoggio di cultura, ma credo sia del tutto fuor di luogo giacchè molto chiaramente avevo scritto che non è proibito riportare testi di altri, ma indicare CHIARAMENTE quali sono i testi di non personale produzione.
Mi pare, del resto, che in altri post tu abbia tenuto a specificare che tutti i tuoi testi sono di tua produzione, ma ora si scopre che (in questo caso) si tratta di "...una traduzione un pò superficiale..." e, converrai, che se non l'avessi chiesto, sarebbe decisamente stato molto difficlie individuare quali parti siano state tradotte e quali, invece, siano frutto di tuoi studi o di tue considerazioni.

Ti pregherei perciò, per l'ennesima volta:
a. di non usare i link a collegamenti esterni al forum;
b. di delimitare i testi non tuoi (anche se tradotti) con virgolette e non genericamente con frasi, a fondo pagina, dalle quali non è possibile desumere quali siano le parti non proprie;
c. attenerti alle regole del forum che iscrivendoti hai implicitamente accettato.

Ti ripeto, ancora una volta, che tutto quanto viene scritto qui dentro è degno di nota e siamo felici di poter leggere quanto i nostri utenti scrivono, ma ci sono regole che vanno rispettate ed a queste chiedo di attenerti anche nella considerazione che, come hai gentilmente fatto notare, non vanno di certo contro le regole generali da te citate!

Grazie
sargon.
00martedì 18 marzo 2014 00:55
Ma non capisco il problema, io ho riassunto notizie contenute in un testo di 160 pagine e ne ho indicato sia gli autori che il titolo dell' opera, la prossima volta virgletterò le frasi complete. D' altronde io ho mostrato i miei testi per la prima volta solo su questo forum e quindi sono in debito di esperienza.
Come ci tengo a ripetere i testi elaborati sono sempre di mia mano. Per il futuro citerò più correttamente l' eventuale bibliogafia.
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