Il dibattito sull'EEF procede in modo proficuo ma, per il momento, il grande assente è proprio l'interessato, il Dott. Loeben, il cui intervento è stato più volte acclamato non solo per un approfondimento, ma anche per togliere qualsiasi dubbio sulla veridicità dei contenuti degli scritti che circolano nel web.
Al momento, essenzialmente, l'attenzione è puntata sul particolare degli occhi della testina, rappresentati secondo quella tecnica che è stata definita '
sfumato eyes', in modo sfuggente, quasi solo abbozzati. Alcuni affermano che una tale peculiarità si sia riscontrata unicamente su alcune
ushabties appartenenti ad Akhenaton, ma sono stati prontamente smentiti da chi invece sostiene che possediamo anche
ushabties di privati sulle quali questo dettaglio è parimenti riscontrabile. A questi occorre aggiungere le statue di Tutankhamon, poste tra le zampe di alcune delle sfingi del Viale di Karnak, le quali, però, originariamente appartenevano proprio ad Akhenaton e Nefertiti. C'è chi dissente anche a riguardo dell'ipotesi del frammento di un'
ushabti reale, citando l'assenza di una barba posticcia. Ma è stato dimostrato, grazie a reperti appartenenti a Tuthmosi IV, Tutankhamon, Seti I e Siptah, che la barba non è da ritenersi elemento essenziale.
Naturalmente è ampiamente contestata l'affermazione di Loeben, circa l'impiego della quarzite per rappresentare 'quasi esclusivamente' individui di sesso femminile. Sebbene questi abbondino, si è riscontrato un ampio utilizzo di questo materiale in Epoca Amarniana, anche per elementi diversi dalla statuaria.
In ogni caso, qualora anche la quarzite denotasse un soggetto femminile, occorrerebbe chiamare in causa più di un personaggio quale candidato a possibile attribuzione. Da Teie a Kiya, ma anche Meritaton o Ankhesenamon, i cui volti - peraltro - denotano una più profonda somiglianza con i tratti replicati nel reperto in questione, rispetto a quelli di Nefertiti che presenta sovente un mento squadrato e una mascella ampia.
Grazie alla Dott.ssa Maya Muller, veniamo a conoscenza dell'esistenza di una pubblicazione risalente al 1964 in cui il Dott. Bengt Peterson si è occupato di questa testa - di proprietà del collezionista Henri Nilsson di Stoccolma. L'articolo riporta la negazione in proposito a un'
ushabti del Re, proprio in virtù dell'assenza della barba posticcia. Ciononostante, il Dott. Peterson propone l'attribuzione ad Akhenaton, supponendo che la testa fosse sormontata dal copricapo
khat.
La Dott.ssa Muller prosegue, poi, sottolineando che la foto non consente di chiarire con certezza i dettagli delle orecchie. La forma arrotondata potrebbe essere pertinente all'appendice di una corona. Tanto quella blu (tipica di Nefertiti), che quella a calotta, con cui è sovente rappresentato Akhenaton. I danni evidenti non consentono di escludere né l'uno, né l'altro sesso. Evidenzia, inoltre, osservando l'ovale del viso, un angolo piuttosto aperto tra il mento e la linea del collo, una caratteristica che deporrebbe a favore di Nefertiti. Va detto, comunque, che proprio la linea del collo risulta alterata, in quanto interessata da rottura. Il resto dei lineamenti richiamerebbero invece ai tratti di Akhenaton, specie la parte superiore del mento, sotto la bocca, di forma sferico-ovoidale come nelle rappresentazioni tarde del Re. In proposito suggerisce di osservare il rilievo del modello dello scultore che mostra Akhenaton e Nefertiti di profilo (foto 1), posti l'uno di fronte all'altra, anche il gruppo statuario che rappresenta la coppia (Foto 2), oggi conservato al Louvre (vedi foto in allegato). Sul reperto della foto due esiste però un acceso dibaattito in relazione alla sua datazione. Gli studiosi sono in aperto disaccordo, datandolo quanto ai primi anni di Regno del Re, quando al loro termine.
Segue la risposta della Dott.ssa Anneke Bart, la quale non si pronuncia a favore dell'esistenza di orecchini. Potrebbe trattarsi semplicemente di lobi carnosi. Essendo, però, gli stessi visibilmente danneggiati, l'interrogativo persiste.
[Modificato da -Kiya- 04/06/2012 20:32]