00 18/06/2011 12:02
Da appassionato di cultura sumerica/accadica mi sono spesso imbattuto nelle teorie di Zecharia Sitchin e dei suoi sostenitori, sul nostro forum qualcosa abbiamo trattato.

Sul web di materiale critico riguardo Sitchin ce ne ben poco, principalmente troviamo le argomentazioni del Dr. Michael S. Heiser e i suoi sottoprodotti, cioè delle ulteriori riflessioni fatte da altri avendo come base il lavoro di Heiser.

Uno degli errori di fondo che mi sento di sollevare a chi ha analizzato il lavoro di Sitchin è quello di non aver verificato le fonti citate da quest'ultimo, l'unica scusante è la difficoltà di reperire il materiale.

Molti nel forum conoscono la mia fissazione nel controllo delle fonti, cosa che ritengo fondamentale prima formulare qualsiasi ipotesi, se poi le fonti non vengono capite o peggio ancora alterate le possibili ipotesi si moltiplicano esponenzialmente, quindi la base prima di tutto.
Ora, controllare le fonti di Sitchin è un lavoro non da poco, come dicevo molte di queste sono quasi irreperibili, se aggiungiamo che Sitchin il più delle volte cita solo un autore o solo il titolo di un articolo senza ulteriori riferimenti il lavoro diventa immane.

Nonostante tutto, per amore della verità, ho provato a fare un tentativo focalizzando la mia ricerca su quei testi che sono fondamentali per la tenuta delle teorie di Sitchin, riporto di seguito una delle pagine fondamentali del lavoro di Sitchin:

«I testi mesopotamici affermavano spesso che mulmul comprendeva sette LU.MASH (sette "vagabondi ben conosciuti") e gli studiosi hanno pensato che questi ultimi fossero le più brillanti fra le Pleiadi, che sono visibili a occhio nudo. Il fatto che in realtà, a seconda della classificazione utilizzata, queste stelle più brillanti siano sei o nove, e non sette, costituiva certamente un problema, ma, poiché non c'erano alternative, si preferì per il momento accantonarlo.

Franz Kugler (Sternkunde und Sterndienst in Babel), che non era mai stato particolarmente convinto della soluzione delle Pleiadi, la escluse poi categoricamente quando, in un testo mesopotamico, trovò l'inequivocabile affermazione che mulmul comprendeva non soltanto "vagabondi" (pianeti), ma anche il Sole e la Luna: non era dunque possibile che il termine indicasse le Pleiadi. Nel tentativo di approfondire la questione, si imbatté poi in altri testi che affermavano a chiare lettere che "mulmul ulshu 12" ("mulmul è una fascia di 12"), dieci dei quali formavano un gruppo a sé stante. La nostra opinione è che il termine mulmul si riferisse al sistema solare e che la ripetizione della sillaba stesse a indicare il gruppo nel suo complesso, "il corpo celeste che comprende tutti i corpi celesti".

Charles Virolleaud (L'Astrologie Chaléenne, «L'astrologia caldea») translitterò un testo mesopotamico (K.3558) che descrive i membri del gruppo mulmul o kakkabu/kakkabu. L'ultima riga del testo è esplicita:

Kakkabu/Kakkabu.
Il numero dei suoi corpi celesti è dodici.
Dodici sono le stazioni dei suoi corpi celesti.
Il totale dei mesi della Luna è dodici.

I testi, dunque, non lasciano dubbi: il mulmul - il nostro sistema solare - era composto da dodici membri. In realtà ciò non dovrebbe sorprenderci, poiché lo studioso greco Diodoro, spiegando le tre "vie" dei Caldei e il conseguente elenco di 36 corpi celesti, affermava che «di questi dèi celesti, dodici detengono la massima autorità; a ognuno di essi i Caldei assegnano un mese e un segno dello zodiaco».

Ernst Weidner (Der Tierkreis und die Wege am Himmel) scoprì che, oltre alla via di Anu e alle sue dodici costellazioni zodiacali, alcuni testi parlavano anche della "via del Sole", composta anch'essa da dodici corpi celesti: il Sole, la Luna e altri dieci. La riga 20 della cosiddetta tavola TE affermava: «naphar 12 sheremesh ha.la sha kakkab.lu sha Sin u Shamash ina libbi ittiqu», significa: «in totale, 12 membri [stannonella fascia] a cui appartengono il Sole e la Luna, e dove
orbitano i pianeti». A questo punto possiamo finalmente capire il significato che
aveva per gli antichi il numero dodici.» - Il pianeta degli dei, pp. 254-255

Se si naviga sul web e si digita K. 3558 troviamo che un sostenitore di Sitchin afferma che la frase naphar 12 sheremesh ha.la sha kakkab.lu sha Sin u Shamash ina libbi ittiqu è tratta dalla tavoletta K. 3558, cosa non vera, tra l'altro risulta non vero nemmeno quanto dice Sitchin in quanto la Tavoletta-TE consta solo di 12 righe, la frase infatti è tratta da una tavoletta ritrovata ad Uruk, ma questo lo spiegherò poi.

Come potete vedere ce un po di confusione, anche tra i fans di Sitchin, nei prossimi post proverò a fare un po di chiarezza, anche se non ho ancora sviscerato del tutto le fonti da me reperite, diciamo che posterò il materiale man mano che l'indagine va avanti.