00 13/05/2010 22:53
Apprendo con soddisfazione che qualcuno finalmente volge la sua attenzione di studio all'aspetto etico che riguarda la "profanazione" dei defunti.
Ho virgolettato la parola profanazione per sottolineare che ci stiamo occupando della manomissione concreta di persone vissute prima di noi.
Questo oltraggio cui sottoponiamo quei corpi, secondo me, non può prescindere dalla considerazione che esiste un alibi.
Questo alibi, cioè la maggiore conoscenza della persona per ciò che riguarda quello che caratterizzava lo svolgimento della sua vita, ha una sua nobiltà perchè ci avvicina all'essenza vitale di colui che attualmente mostra esclusivamente il deteriorato contenitore del suo essere.
Io penso che cercare in un corpo quanto possibile per individuare elementi utili a costruire l'uomo che lo possedeva non sia poi tanto esecrabile, la conoscenza completa della identità di un defunto, a mio parere, gli rende omaggio poichè ne prolunga la vita e permette che egli sia ancora attore di rapporti umani.
L'oblio cui molti sono destinati fà tacere per sempre quelle anime e forse non è giusto lasciare che il tempo e il disinteresse cancelli le emozioni di chi non c'è più solo perchè non esiste in vita chi le condivideva.

Altre profanazioni, tipo la polvere di mummia, non meritano nemmeno il nostro giudizio, come non meritano giudizio gli abbandoni negli ammuffiti depositi dei musei di innumerevoli corpi di sconosciuti ai quali invece sarebbe dovuta una pia sepoltura che lasci a noi solo l'immaginazione della loro esistenza.
Sapere che esistono corpi accatastati come "baccalà", nascosti nei magazzini mi fà orrore mentre mi piace pensare che, per esempio, quello sconosciuto del predinastico a Torino viene tuttora onorato. Nonostante qualcuno, tra coloro che lo guardano, non abbia grande interesse per lui altri invece si soffermano e portano il proprio pensiero indietro nel tempo per incontrare la sua vera vita.